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La nuova alba della Cambogia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:43

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La nuova alba della Cambogia

Dal 1970 al 1975 la furia della guerra civile in Cambogia travolge Yae e la sua famiglia. Insieme ai suoi quattro figli è costretta a ritornare in Giappone, dove aveva iniziato a praticare molti anni prima. Nel 1979 la Divisione giovani della Soka Gakkai dà inizio a una campagna per istituire un fondo di aiuto per i profughi cambogiani e una serie di iniziative per rafforzare la democrazia nel paese

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Dal 1970 al 1975 la furia della guerra civile in Cambogia travolge Yae e la sua famiglia. Insieme ai suoi quattro figli è costretta a ritornare in Giappone, dove aveva iniziato a praticare molti anni prima. Nel 1979 la Divisione giovani della Soka Gakkai dà inizio a una campagna per istituire un fondo di aiuto per i profughi cambogiani e una serie di iniziative per rafforzare la democrazia nel paese

Da questo numero, fino al completamento del ventunesimo volume, pubblichiamo degli estratti della Nuova rivoluzione umana. il testo integrale dei capitoli è disponibile nel portale dei giovani, all’indirizzo www.ilvolocontinuo.it

Yae Takane era riuscita a lasciare la Cambogia insieme ai suoi figli poco prima della caduta di Phnom Penh. Dietro consiglio della madre, nel 1955 si era unita alla Soka Gakkai in Giappone. In seguito sposò Phan Soreh, un diplomatico assegnato all’ambasciata cambogiana in Giappone, e nel 1964 lo seguì in Cambogia. Il padre di Phan Soreh rivestiva una posizione importante nel governo di Sihanouk e la giovane coppia si trasferì in una bella casa circondata da vari ettari di terra.
Quando però Lon Nol fece il colpo di stato nel 1970, suo marito fu trascinato via e la famiglia perse la casa e tutti i beni. Yae continuò a ripetersi: «Sto praticando con fede. Non permetterò che simili problemi mi sconfiggano».
Yae recitò Daimoku con tutte le sue forze e sperò che il marito facesse ritorno sano e salvo. Fortunatamente fu rilasciato dopo soli tre mesi.
Più o meno in quel periodo gli eserciti degli Stati Uniti e del Vietnam del Sud invasero la Cambogia per sostenere il governo di Lon Nol: ebbe così inizio una guerra civile tra le truppe di Lon Nol e quelle del FUNK, comprendente i Khmer Rossi, guidati da Pol Pot. Bombe e pezzi di artiglieria esplodevano costantemente, giorno e notte.
Un giorno il figlio maggiore di Yae stava andando in bicicletta quando un razzo gli esplose a un solo metro di distanza, facendolo saltare in aria insieme alla sua bicicletta. Miracolosamente il ragazzo rimase illeso e riuscì a pedalare fino a casa. Yae sentì che il figlio era stato protetto e recitò Daimoku con profonda gratitudine.
La furia della guerra civile aumentò e l’esercito di Pol Pot gradualmente prese il sopravvento. Le società e le imprese internazionali iniziarono a ritirarsi dalla Cambogia. Per facilitare la partenza dei propri cittadini, l’ambasciata giapponese di Phnom Penh rilasciò passaporti e richiese visti di uscita al governo della Repubblica Khmer di Lon Nol.
In questo modo Yae e i suoi quattro figli ebbero il permesso di lasciare il paese, ma il marito cambogiano no. Poi dovettero affannarsi per ottenere i biglietti aerei, per i quali erano necessari dollari americani perché la guerra civile aveva privato di ogni valore la valuta cambogiana. Il marito di Yae riuscì a trovare il denaro sufficiente per i biglietti raggranellando l’equivalente di vent’anni di stipendio. In quel periodo però non c’erano più voli in partenza. Yae recitò Daimoku con tutte le sue forze. Poi un conoscente le disse in confidenza dell’esistenza di un aereo che era stato rattoppato alla meno peggio: dato che al momento era l’unico aereo in grado di volare, avrebbe dovuto fare tutto il possibile per prenderlo il mattino dopo.
Yae era sicura che attraverso la fede lei e la sua famiglia avrebbero superato quella tempesta di avversità fino al completo trionfo. Come ha scritto il filosofo francese Alain (1868-1951): «L’unica risorsa dell’uomo è la sua stessa volontà». Fede è sinonimo di forza di volontà.
Yae Takane e il marito Phan Soreh si scambiarono la promessa di sopravvivere e di ritrovarsi.
Ci furono alcuni giapponesi che, pur essendo riusciti a ottenere i visti e i passaporti in regola, ugualmente non riuscirono a lasciare la Cambogia perché non potevano comprare i biglietti aerei. Congedandosi dagli amici giapponesi che la vollero salutare, Yae disse: «Non rassegnatevi! Venite in Giappone non appena vi è possibile».
Yae e i figli lasciarono l’aeroporto di Phnom Penh su un vecchio aereo bimotore, che non era in grado di raggiungere un’altitudine elevata, e dovette tenersi molto basso, volando attraverso il fuoco antiaereo proveniente da terra. Stringendo i figli a sé, Yae recitò Daimoku intensamente, pensando che sarebbero morti. Invece riuscirono ad attraversare il confine thailandese e alla fine l’11 aprile 1975 fecero ritorno in Giappone.
Poiché entrambi i suoi genitori erano defunti, Yae dovette crescere i quattro figli completamente da sola. Al suo ritorno in Giappone l’attesero molti anni di difficoltà. I figli non parlavano giapponese e a scuola furono vittime di discriminazioni. Incoraggiata dai compagni della Soka Gakkai, Yae praticò con impegno e si sforzò con tutta se stessa per dare alla sua famiglia una vita dignitosa. La fede è la fonte del coraggio e della forza vitale. Yae perseverò, spinta dalla ferma convinzione che alla fine si sarebbe ricongiunta al marito.
In Cambogia, Heng Samrin, originariamente un membro dei Khmer Rossi, ruppe con Pol Pot e si rifugiò in Vietnam. In seguito fondò, con il sostegno dei vietnamiti, il Fronte Unito Nazionale Cambogiano per la salvezza nazionale [in seguito noto come Fronte Unito Nazionale Cambogiano per la Costruzione e la Difesa, n.d.r.]. Nel gennaio del 1979 rientrò in Cambogia insieme alle truppe vietnamite, che cacciarono il governo di Pol Pot da Phnom Penh.
In tutto quel tempo, Yae Takane non aveva più ricevuto notizie del marito. Quando venne a sapere dei lavori forzati e dei massacri perpetrati da Pol Pot e dai Khmer Rossi, soffrì profondamente al pensiero di ciò che il marito e i membri della Gakkai rimasti in Cambogia dovevano aver vissuto. Si sentì in colpa per essere riuscita a mettersi in salvo insieme ai bambini.
Nel dicembre del 1979 una giapponese, membro della Soka Gakkai che aveva vissuto in Cambogia, riuscì a tornare in Giappone con i due figli. Shin’ichi Yamamoto [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] la invitò insieme a Yae Takane al Centro culturale Kanagawa della Soka Gakkai a Yokohama, nella prefettura di Kanagawa, e le incoraggiò con tutto il cuore dicendogli: «È meraviglioso che siate qui. Avete la missione di dedicare la vostra vita alla pace nel mondo».
Il marito di Yae Takane, Phan Soreh, era stato mandato ai lavori forzati in un villaggio agricolo. In questi villaggi chi una volta abitava in città veniva definito “persona nuova” e discriminato rispetto agli abitanti del villaggio, considerati “la popolazione vecchia”. La “persona nuova” riceveva due miseri pasti al giorno, costituiti da una tazza di farinata di riso annacquata.
Phan Soreh fu messo a lavorare per scavare canali di irrigazione. A fare da guardia furono assegnati giovani contadini sui vent’anni, armati di fucili e fruste. Mentre le “persone nuove” sempre più emaciate si affaticavano sotto i loro carichi pesanti, le giovani guardie li colpivano con le canne dei fucili e li insultavano. Se un bracciante faceva qualcosa che le guardie potevano considerare sgradevole, il fatto veniva riferito ai capisquadra, che sparavano subito al colpevole come se si trattasse di una semplice esercitazione di tiro al bersaglio.
Niente è più spaventoso di una educazione corrotta. Se alle persone non si insegna a creare una pace vera, a coltivare i valori umani e a rispettare la sacralità della vita, l’umanità continuerà a sperimentare simili tragedie.
Tutti e dieci i membri della famiglia del cugino di Phan Soreh morirono per le fatiche o le malattie. Mentre stavano lavorando in una fabbrica di tabacco, Phan Soreh e suo fratello decisero di tentare la fuga. Un giorno sgattaiolarono nella foresta, nascondendosi tra gli alberi in attesa del calar della notte. Le mine terrestri sistemate dall’esercito di Pol Pot erano disseminate in tutta la zona. Non avevano altra scelta che procedere con grande lentezza al buio, avanzando con attenzione seguendo le impronte lasciate in precedenza per evitare di far scoppiare le mine terrestri. Trovarono molti fossati pieni di cadaveri: se ci fossero caduti dentro, sarebbe stato molto difficile uscirne. Senza viveri, mangiarono insetti e qualunque cosa che poterono infilare in bocca. Bevvero acqua sporca brulicante di larve di zanzare. Per giorni oscillarono tra la vita e la morte, ma alla fine raggiunsero la Thailandia e riuscirono a raggiungere un campo profughi.
Phan Soreh alla fine arrivò in Giappone nel 1980. Yae Takane fu felicissima di vedere che il suo desiderio si era realizzato e che le sue preghiere erano state ascoltate. Avvertì con intensità il potere del Buddismo e il cuore le traboccò di gratitudine per il Gohonzon e la Soka Gakkai, grazie alla quale aveva conosciuto il Buddismo del Daishonin. Decise così di passare il resto della sua vita a praticare con uno spirito di infinito apprezzamento e di dedicarsi alla pace della Cambogia.

Un sostegno concreto dai giovani

Nel 1992 la Divisione giovani della Soka Gakkai lanciò la propria campagna “Voice Aid” (“Aiuto vocale”), durante la quale i membri raccolsero radio usate da mandare in Cambogia a sostegno dell’obiettivo dell’Autorità di Transizione delle Nazioni Unite in Cambogia (UNTAC), di istruire la popolazione sul governo democratico e fornire informazioni sulle imminenti elezioni. Nel febbraio del 1993, i rappresentanti della Divisione giovani si recarono a Phnom Penh per consegnare oltre 280.000 radio. Tre mesi dopo si ebbero nel paese le prime elezioni generali dopo lo scoppio della guerra civile, e circa il 90% del popolo cambogiano andò a votare. Le radio svolsero una funzione importante per il successo di quelle elezioni.
Inoltre i membri della Divisione giovani nel Kyushu indirizzarono le proprie energie a sostegno dell’educazione conducendo la campagna “Post Aid” (“Aiuto postale”), in cui raccolsero cartoline preaffrancate non usate e usarono il denaro del rimborso delle spese postali per contribuire ai programmi di alfabetizzazione in Cambogia. Con parte di quei fondi essi riuscirono ad aiutare le strutture scolastiche elementari in un quartiere periferico di Phnom Penh e nella provincia di Takéo. Dietro insistenza dei funzionari educativi e amministrativi locali, quelle scuole elementari vennero chiamate Scuola Soka Gakkai e Scuola Soka Makiguchi.
Nell’ottobre del 1999 il governo cambogiano donò una medaglia d’oro alla Soka Gakkai a riconoscimento dei suoi vari contributi alla società. Se da un lato l’organizzazione della Soka Gakkai in Cambogia era sparita nel tumulto degli anni della guerra civile, dagli inizi degli anni ’90 nuovi membri iniziarono a fare la loro comparsa nel paese. Semi freschi del Buddismo di Nichiren vennero piantati dai membri della SGI che arrivarono in Cambogia per aiutare la ricostruzione. I cambogiani stavano cercando una vera filosofia buddista per creare pace e felicità; nell’aprile del 2000 il ministro delle Religioni cambogiano riconobbe ufficialmente la SGI-Cambogia nella sua veste di organizzazione buddista. Nell’aprile del 2002 a Phnom Penh fu completato il Centro culturale della SGI-Cambogia. Nel marzo dello stesso anno l’Università Reale di Phnom Penh conferì la sua prima cattedra onoraria in assoluto a Shin’ichi Yamamoto.
Alla fine il sole dell’umanesimo del Buddismo di Nichiren stava sorgendo tra le nuvole nere della tragedia che erano rimaste sospese sul paese per lungo tempo. Una nuova alba è iniziata.

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