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La nobile missione della SGI - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:32

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La nobile missione della SGI

Dalla storia recente l’esempio di una famiglia che ci ha insegnato «l’opera di ricostruire noi la pace, a partire esattamente da dove siamo nel momento presente»

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Dalla storia recente l’esempio di una famiglia che ci ha insegnato «l’opera di ricostruire noi la pace, a partire esattamente da dove siamo nel momento presente»

Le canzoni sono una forza per lo sviluppo dinamico. Quando le voci dei giovani si innalzano nel canto, risuona la speranza. Le canzoni forgiano legami di amicizia. Dove risuona il canto delle persone si diffonde la pace.
L’”Inno alla gioia”, dalla Nona Sinfonia di Beethoven, cantato dai mille giovani del Kyushu all’inizio dell’anno, è risuonato nei cuori dei membri di tutto il mondo. Anche al recente Summit europeo, che si è tenuto nel Centro culturale di Taplow Court dal 16 al 18 gennaio e al quale hanno partecipato i responsabili della SGI provenienti da trenta paesi, i rappresentanti della Germania hanno intonato un vibrante “Inno alla gioia” [vedi NR, 553, 9].
Quest’anno, in cui cade il settantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, si inaugurerà il Centro culturale Ikeda di Francoforte per la pace. I responsabili europei hanno applaudito la determinazione dei membri tedeschi di irradiare dal loro paese una nuova luce di pace.
Il poeta tedesco Friedrich Hölderlin (1770-1843) scrisse: «Oh fratelli! Abbiamo stretto un patto. Abbiamo stretto un bellissimo patto, benedetto ed eterno». Con lo stesso spirito vorrei rivolgermi così a tutti i miei amati compagni di fede della SGI, in ogni parte del mondo: «Oh miei fratelli e sorelle, uniti da un voto sin dal tempo senza inizio!».
Noi siamo compagni di fede legati da una meravigliosa relazione karmica; siamo Bodhisattva della Terra che sono nati qui, insieme, nella stessa epoca per aiutare gli altri esseri umani, nostri simili che soffrono, a diventare felici e a diffondere una salda rete per la pace.
Nel gennaio di settant’anni fa (8 gennaio 1945) il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, venne a sapere che il suo maestro, il presidente fondatore Tsunesaburo Makiguchi, era morto in carcere l’anno precedente (18 novembre 1944). Entrambi erano stati incarcerati per essersi opposti alle brutali autorità militari di allora. Negli ultimi anni Toda ricordava cosa provò in quel momento di cordoglio e di profonda indignazione: «Quando seppi che il mio maestro era morto urlai: “Chi ha assassinato il mio maestro?”. E decisi di sforzarmi con tutto il cuore per far conoscere agli altri il Buddismo del Daishonin e di dare la mia vita per Nam-myoho-renge-kyo. Dato che promisi solennemente di dare la vita, perché dovrei aver paura di incontrare calunnie o persecuzioni?». Questa dichiarazione di Toda esprimeva allo stesso tempo l’intento di tutelare la memoria del suo maestro, la cui morte era stata causata dalla natura demoniaca delle autorità, e anche il suo grande voto per kosen-rufu.
Per quale scopo viviamo? “Missione” è sinonimo di consapevolezza dello scopo della nostra vita. La parola giapponese per “missione” (shimei) è composta da due caratteri che significano “usare la propria vita”. Per quale scopo usiamo la nostra vita? Dal momento in cui ci risvegliamo profondamente alla nostra missione di impegnarci per uno scopo nobile, il nostro stato vitale si espande enormemente. Quando decidiamo di impiegare la vita per gli alti ideali condivisi dai maestri e i discepoli Soka, niente ci può fermare.

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Eliminare infelicità e disperazione dal nostro mondo era il desiderio a cui anelava il mio maestro Toda, e la missione di tutti i maestri e i discepoli Soka dediti al compito di realizzare l’”adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel pae­se”. Questa è soprattutto una lotta contro le forze che calpestano e distruggono la dignità della vita. È la grande sfida di asciugare le lacrime di tristezza e disperazione dagli occhi delle persone e costruire un mondo di felicità e di pace.

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Il 17 gennaio ricorrono vent’anni dal grande terremoto di Hanshin che nel 1995 devastò Kobe e altre parti della regione del Kansai. Ho nuovamente offerto solenni preghiere per la felicità eterna di tutti coloro che hanno perso la vita in quel terribile disastro.
I nostri membri che vivono in quelle zone, sopportando un dolore inconsolabile in condizioni devastanti, con uno spirito combattivo e invincibile hanno ripreso a vivere con vigore ed energia.
Serbando in cuore le parole del Daishonin: «Quando accade un grande male, seguirà un grande bene» (RSND, 1, 992), i nostri compagni di fede del “Kansai sempre vittorioso” hanno trasformato le lacrime in preghiere permeate da un voto per kosen-rufu.
Mia moglie ha un vivido ricordo della lotta coraggiosa di una donna colpita dal disastro. La sua amata figlia di diciannove anni era morta nel terremoto lasciando una bambina di quattro mesi. Prendersi cura della nipotina neonata non lasciò alla donna il tempo di abbandonarsi al lutto. Subito dopo il terremoto si recò da tutti i vicini a cercare del latte per nutrire la bambina. Crebbe la nipote facendole credere che lei e suo marito erano i suoi genitori e che la madre defunta era una sorella maggiore che era morta nel terremoto: poi, alla fine, quando la bambina era in terza elementare, le rivelò la verità. Quando le disse che in realtà era la nonna e non la madre, la nipotina rispose: «Mamma, tu sei la mia mamma». Oggi è una ragazza di vent’anni che sta crescendo determinata a dimostrare la sua gratitudine sia alla madre che le ha dato la vita, che alla madre che l’ha cresciuta.
Il 12 gennaio, insieme ad altri ragazzi e ragazze nati nel periodo del terremoto, ha celebrato il Giorno del raggiungimento della maggiore età. Per inciso, anche la maggior parte dei membri della squadra dell’Università Soka che hanno corso la maratona di Hakone Eiden all’inizio dell’anno sono ventenni.
Sto pregando per la felicità e il successo dei nostri membri che hanno la missione così grande di aprire una nuova era di kosen-rufu mondiale.

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Per celebrare il quarantesimo anniversario della SGI si sono tenuti una serie di eventi a Guam, dove fu fondata il 26 gennaio 1975. Vorrei cogliere questa opportunità per esprimere il mio più profondo apprezzamento per la calorosa amicizia e il sostegno dei molti ospiti che hanno partecipato, fra cui il governatore di Guam Eddie Baza Calvo e anche per l’impegno profuso da tutti i nostri membri. Mi ha molto colpito sapere che Guam è una società prospera in cui le donne hanno un ruolo particolarmente attivo e importante nella società.
La riunione in cui fu fondata la SGI nel 1975 vide la partecipazione dei rappresentanti di cinquantuno paesi e aree. Oggi, quarant’anni dopo, ci sono membri in centonovantadue paesi e territori del mondo e la SGI è cresciuta fino a diventare una rete di pace, cultura ed educazione che illumina tutta l’umanità.
Nichiren Daishonin scrive: «Il sole sorge a est, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a ritornare nel Paese della Luna [India]» (RSND, 2, 882). Oggi la SGI sta trasformando in un’innegabile realtà la predizione del Daishonin della trasmissione verso Occidente del Buddismo.
Lanciando un coraggioso appello per kosen-rufu in Asia e formulando l’idea di cittadinanza globale, Toda aprì la strada a questa realizzazione. Settant’anni fa, nella devastazione del Giappone postbellico il mio maestro si alzò da solo e iniziò a darsi da fare per realizzare il suo ideale. Nichiren Daishonin, citando un proverbio, scrive: «Uno è la madre di diecimila» (RSND, 1, 117). Anche lo sviluppo dinamico di una nuova era di kosen-rufu nel mondo inizia dalle azioni di un singolo individuo. Inizia dall’alzarsi individualmente, parlare a una persona, incoraggiarla, accendere la fiamma della speranza nel cuore di ognuno.
Siamo ancora agli stadi iniziali di questa nuova era. Certamente incontreremo ostacoli sul nostro cammino e saremo assaliti da tempeste di avversità. Tuttavia, come osservava il filosofo britannico Bertrand Russell (1872-1970): «È la speranza, e non la paura, il principio creativo di tutte le attività umane». Come esseri umani possiamo costruire un futuro migliore! Non dobbiamo mai abbandonare questa luminosa speranza. Solo credendo nel potenziale infinitamente nobile che c’è dentro di noi possiamo cambiare il modo di pensare delle persone e trasformare il nostro ambiente.
Nichiren Daishonin scrive: «Recitare Myoho-renge-kyo con la consapevolezza che non esiste alcuna differenza fra Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione nel lontano passato, il Sutra del Loto che è la strada dell’Illuminazione di tutti gli esseri, e noi persone comuni, significa ereditare la Legge fondamentale di vita e morte» (RSND, 1, 189).
Ognuno di noi che recita Nam-myoho-renge-kyo e si dedica a kosen-rufu è degno del massimo rispetto. Noi e la Legge mistica, la Legge fondamentale dell’universo, siamo una sola cosa indivisibile. La grande vita del Budda dal tempo senza inizio pulsa dentro di noi. Noi, proprio noi, siamo entità di suprema ed eterna speranza. Risvegliandoci a questo riusciremo ad attingere alla saggezza intrinseca per superare tutte le sofferenze di nascita e morte, senza il minimo dubbio.

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I nostri successori della Divisione futuro, la speranza del mondo, stanno seguendo saldamente le nostre orme. Il 12 gennaio i membri della SGI provenienti dal Paraguay, venuti a Tokyo per un corso, hanno preso parte alla riunione generale della Divisione scuole superiori che celebrava il cinquantesimo anniversario della sua fondazione. Sono stato molto toccato dall’esecuzione di una canzone in spagnolo da parte del coro degli studenti della Scuola superiore Fuji. I canti di speranza uniscono il mondo e aprono la strada al futuro.
Il 26 gennaio, data della fondazione della SGI, è anche il giorno in cui nacque la famosa cantante austriaca Maria von Trapp (1905-1987), la cui storia ha ispirato il famoso musical The Sound of Music [da cui è stato tratto il film Tutti insieme appassionatamente, n.d.r.].
Alla fine degli anni ’30 Maria e la sua famiglia, i cui membri erano cantanti che si esibivano insieme, rifiutarono di cantare per i nazisti. Fuggirono dall’Austria e infine riuscirono a raggiungere gli Stati Uniti dove si rifugiarono, ma furono detenuti al centro di immigrazione di Ellis Island mentre il loro caso veniva esaminato. Durante il confino sull’isola cantavano per gli altri detenuti, che come loro affrontavano difficoltà e lotte dolorose. Maria disse che in quei momenti «il canto riusciva a distogliere le persone dai loro angosciosi pensieri».
Elise Boulding (1920-2010), pioniera delle ricerche per la pace con la quale ho pubblicato un dialogo, conosceva la famiglia von Trapp. Disse: «I von Trapp dimostrarono […] come sia possibile costruire la pace e ci ricordarono un compito importante […] l’opera di ricostruire noi la pace, a partire esattamente da dove siamo nel momento presente».
Noi della famiglia SGI, saldamente uniti e cantando allegramente, siamo colmi di forza d’animo, di coraggio e del potere di incoraggiare gli altri. Nel luogo in cui ci troviamo in questo preciso momento, continuiamo i nostri sforzi per costruire e diffondere la nostra rete di persone comuni per la pace in tutto il globo.

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Chi sono i protagonisti di questo “Anno dello sviluppo dinamico nella nuova era di kosen-rufu nel mondo”? Sono individui coraggiosi decisi ad agire, che recitano Nam-myoho-renge-kyo considerando «allo stesso modo sofferenza e gioia» (RSND, 1, 607). Individui sinceri che oggi piantano i semi della pace, della Legge mistica, nelle proprie comunità.
Gli sforzi costanti di queste persone sono profondamente legati alla pace e alla sicurezza della società globale e produrranno una gloriosa fioritura che continuerà fino al lontano futuro.
Amici miei, campioni del mondo! Spalanchiamo le porte a una primavera di vittoria e fiduciosi apriamo la strada verso la luminosa pietra miliare dell’ottantacinquesimo anniversario della Soka Gakkai (18 novembre)!

Insieme ai compagni di fede,
con un voto nei nostri cuori,
avanziamo dinamicamente
sul cammino che abbiamo scelto
verso la vetta della pace.

22 gennaio 2015

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