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La natura siamo noi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:43

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La natura siamo noi

Esiste un piccolo orto al Centro culturale di Firenze che è stato curato, innaffiato, coltivato con tanta cura dai piccoli dai cinque ai sette anni. Un’esperienza svolta ogni mese che li ha accostati al mondo della natura e che li ha fatti sentire parte di essa

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Esiste un piccolo orto al Centro culturale di Firenze che è stato curato, innaffiato, coltivato con tanta cura dai piccoli dai cinque ai sette anni. Un’esperienza svolta ogni mese che li ha accostati al mondo della natura e che li ha fatti sentire parte di essa

È la fine di settembre. Gli alberi e le piante del grande giardino del Centro culturale di Firenze si stanno tingendo di rosso, di giallo, di marrone… Inizia così l’attività del “gruppo dei piccoli” che, accompagnati dai loro genitori, si incontrano l’ultima domenica di ogni mese da settembre a maggio. Sono cresciuti da quando ci siamo salutati per le passate vacanze estive, così come, seguendo il ciclo delle stagioni e il proprio ciclo vitale, cresce ogni essere vivente.
È proprio questo spazio naturale, con le sue somiglianze e differenze, che fa scoprire ai bambini il principio di inseparabilità della vita e del suo ambiente.

«Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai. Se la sorgente è inesauribile, il fiume non si prosciugherà mai. Senza legna il fuoco si spegne. Senza la terra le piante non crescono. Nichiren è come la pianta e il suo maestro come la terra» (Fiori e frutti, RSND, 1, 808).

A volte è proprio qui, nel nostro corpo, che sono registrate le nostre sensazioni, il nostro legame con le cose. «Prova a stare in piedi: radicati bene a terra e senti quanto è lungo e solido il tuo scheletro. Immagina di prendere forza dalla terra e oscilla un po’, come albero al vento… Scoprirai che le tue braccia aperte possono abbracciare il cielo e il mondo intero, mentre la tua flessibilità ti consente di piegarti senza cadere».
I bambini hanno sperimentato così, regalandoci immagini fisiche di loro stessi che diventavano alberi: c’erano cipressi alti e lunghi; querce dalle folte fronde che accoglievano tanti uccellini; salici piangenti che carezzavano il terreno. C’erano radici che più affondavano, più sostenevano la chioma.
Abbiamo chiesto loro cosa potrebbero essere per noi umani le radici: «La mamma, gli amici, gli animali che vivono con noi, le maestre, il nonno, il babbo…». Hanno sintetizzato in un attimo gli affetti che offrono il nutrimento fondamentale a vivere!
Tornando “esseri umani”, il percorso si è chiuso con l’attività pratica di mettere a dimora un giovane nespolo giapponese per incoraggiare i bambini a vivere ben radicati nell’ambiente naturale, rispettando il valore della diversità e della unicità di ogni forma di vita.
Il piccolo orto, nel frutteto, chiamato «L’orto del gruppo Futuro», preparato tagliando l’erba, dissodando il terreno, tracciando i solchi per far scorrere l’acqua e accogliere le piantine di insalata, ha portato i bambini a comprendere che il benessere della nostra salute dipende dalla qualità del rapporto con la natura e quindi anche dalla qualità di ciò che mangiamo. Creare un orto biologico significa, infatti, rispettare il ritmo della natura, praticare la protezione dell’ambiente per evitare ogni possibile causa di inquinamento.
Toccare la terra, versare l’acqua, seguire le fasi lunari per la messa a dimora, raccogliere quando era il momento per farlo, ha fatto sperimentare ai bambini, tutti insieme, quanto impegno e quanta cura richiede questo rapporto di vicendevole dipendenza.
Aurora: «Mi è piaciuto fare le cose con gli altri. Mi è piaciuto preparare il terreno per le piantine e vederle crescere bene. Mi è piaciuto dare l’acqua all’albero per farlo diventare grande».
Chiara: «È stato bello mettere le piantine e dare l’acqua all’albero tutti i giorni, con il fresco, e vederli crescere. Mi è piaciuto anche vedere gli altri animali vivere nell’orto: la lucertola, il fagiano, il merlo, il lombrico e il ragno».
Sara: «È stato divertente fare le cose con gli altri e mi è piaciuto pure fare i lavoretti tutti insieme: abbiamo piantato e dato l’acqua all’albero… dopo una settimana era cresciuto, era gigantesco e con tutte le foglie più verdi!».
Niccolò: «Vado volentieri all’attività della domenica, soprattutto per i giochi e per tante belle storie. Mi viene in mente quella volta che venne raccontata una favola di una ragazza trasformata per incantesimo in albero e un principe la liberò e vissero per sempre felici e contenti. Le cose imparate sugli alberi mi sono servite anche a scienze e poi mi sono accorto di quante cose belle esistono nel mondo».
L’attività mensile dei bambini ha permesso a tutti di sviluppare ulteriormente il principio di esho funi che ricorda di quanto siamo inseparabili dal nostro ambiente – la natura, le persone, le cose – e quanto prendercene cura generi un fiorire di scoperte e collegamenti tra tutti gli ambiti della nostra vita. E scoprire che una vita così illuminata offre tanta bellezza.

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