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La missione delle donne nella costruzione della pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:31

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    La missione delle donne nella costruzione della pace

    Suzanne Pritchard, responsabile europea delle donne e giovani donne

    In occasione della giornata internazionale della donna, presentiamo un’intervista a Suzanne Pritchard sul ruolo e la missione delle donne nella costruzione della pace e di una società di autentico rispetto e uguaglianza.
    L’intervista è già stata pubblicata nel numero di marzo-aprile 2023 di Forum, rivista della SGI tedesca

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    In base agli insegnamenti di Nichiren Daishonin, quale può essere il nostro approccio al tema dell’identità di genere?

    In primo luogo, il Buddismo di Nichiren riconosce l’infinito potenziale che esiste ugualmente in tutte le persone. È una filosofia di rispetto e di uguaglianza che – per la prima volta nella storia – può consentire a tutti gli esseri umani, indipendentemente dall’etnia o dal genere, di vivere davvero in modo complementare. Ciascuno di noi ha un ruolo fondamentale nel processo di realizzazione di tutto questo.
    Naturalmente esistono innegabili differenze biologiche tra uomini e donne, ma molti psicologi affermano che all’interno della psiche umana esiste uno spettro di qualità tradizionalmente definite come “maschili” o come “femminili”, e ogni individuo manifesta queste qualità nel proprio modo unico.
    Sempre più spesso nella società le persone non vedono la propria identità in termini di maschile o femminile. Da qui l’importanza della visione buddista secondo cui ognuno, proprio “come il pesco, il prugno, il ciliegio o il susino selvatico” (cfr. BS, 124, 47), è una manifestazione della Legge fondamentale della vita e ha le proprie caratteristiche uniche e degne di profondo rispetto.  
    Tuttavia, possiamo constatare che nel corso della storia le tradizionali idee sull’identità di genere hanno svolto un ruolo importante nel plasmare la natura e la struttura della società. 
    Anche le qualità di “maschile” e “femminile” sono state e continuano a essere valutate in modo differente. 
    Dal punto di vista del Buddismo, tutto ciò ha le sue radici nell’illusione fondamentale inerente all’essere umano che si manifesta come “attaccamento alla differenza”. 
    Il Buddismo insegna che, profondamente, tutte le forme di vita sono interconnesse e interdipendenti. L’illusione fondamentale oscura questa realtà e ci porta a considerare le cose, le persone, persino il nostro ambiente naturale come separati da noi, come “altro” da noi.
    Questo senso di “alterità” è alla base dell’impulso a discriminare. 
    La discriminazione basata sulla misoginia ha portato alla svalutazione sia delle donne che delle qualità “femminili” in generale. 
    Sebbene questo aspetto sia presente nelle diverse società del mondo in vari gradi, questa svalutazione del femminile ha portato, nel migliore dei casi, a uno status tradizionalmente inferiore per le donne e, nei casi peggiori, all’oppressione e all’accettazione della violenza di genere.
    Il presidente Ikeda sostiene costantemente il ruolo fondamentale delle donne Soka per cambiare questa dinamica, affermando:

    «Quando donne ottimiste, sagge e piene di coraggio si uniranno fra loro, la società cambierà profondamente. Quando un gruppo unito di donne senza paura emergerà, i tempi cambieranno drasticamente. Quando le donne, con la grande sensibilità e la profonda compassione di chi ha il compito di proteggere e allevare gli esseri viventi, entrano in azione, la società umana si trasforma radicalmente» (BS, 139, 50)

    La svalutazione del femminile non è dannosa solo per le donne. 
    Pur non volendo in alcun modo sminuirne l’impatto e le indicibili conseguenze nella vita delle donne di tutto il mondo, è vero anche che la svalutazione o il rifiuto del femminile porta altresì all’impoverimento spirituale ed emotivo degli uomini. 
    In questo senso il presidente Ikeda cita Goethe, il cui Faust cerca la salvezza dall’autodistruzione proprio nell’“eterno femminino”.
    Complessivamente, quindi, una mancanza di integrazione delle tendenze maschili e femminili si traduce in un senso di mancata “interezza” o “integrità” per tutti gli esseri umani e, che ne siamo consapevoli o meno, in una disconnessione dalla nostra vera natura nella sua interezza. 
    Tutto ciò ci riporta all’osservazione dello psicologo Carl Jung che ha paragonato il vero processo di sviluppo umano e di individuazione a un “matrimonio”, definendolo un “viaggio di nozze interiore”.
    La mancanza di questo “matrimonio interiore” di maschile e femminile si manifestava negli uomini nella società occidentale del diciannovesimo secolo, a cui veniva insegnato che esprimere i propri sentimenti era in qualche modo “poco virile”. Ciò ha portato alla costrizione emotiva di generazioni di uomini, i cui effetti negativi si ripercuotono ancora in alcuni ambiti della società.  
    Su scala molto più dannosa, gli effetti di questo tipo di “mascolinità tossica” continuano a manifestarsi nei modi più terribili in molte parti del mondo. 
    La filosofia umanistica del rispetto e dell’uguaglianza esposta nel Buddismo di Nichiren, che il presidente Ikeda si è sforzato di trasmettere al mondo, è quindi cruciale per superare questa illusione fondamentale e liberare così autenticamente tutte le persone da questo ciclo di sofferenza.
    Il presidente Ikeda scrive:

    «La sfortuna degli altri è la nostra sfortuna. La nostra felicità è la felicità degli altri. Vedere noi stessi negli altri e sentire un’unità interiore e un senso di unità con essi rappresenta una rivoluzione fondamentale nel modo in cui vediamo e viviamo le nostre vite. Pertanto, discriminare un’altra persona equivale a discriminare se stessi. Quando feriamo un altro, feriamo noi stessi. E quando rispettiamo gli altri, rispettiamo ed eleviamo anche le nostre stesse vite» (Buddhism day by day, Middleway Press, pag. 333)

    Da queste parole vediamo che non solo le donne Soka hanno la missione imperativa di costruire una società di autentico rispetto e uguaglianza, ma anche i membri del nostro Gruppo uomini stanno svolgendo un ruolo indispensabile nel trasformare il ciclo di sofferenza che deriva dalla discriminazione di genere.

    Nel Gosho leggiamo:

    «Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne: se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il Daimoku» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341)

    Questo brano ci offre una chiave per approfondire la comprensione della totalità della nostra identità e del modo in cui svolgiamo la nostra missione. Questo risveglio consiste nell’andare più in profondità rispetto all’identità di genere e nel percepire, piuttosto, che siamo eterni Bodhisattva della Terra emersi insieme al nostro maestro per svolgere la missione di diffondere la Legge del rispetto per la vita, stabilendo così il corretto insegnamento per la pace nei cuori di tutte le persone. 
    C’è una poesia scritta dal presidente Ikeda (cfr. La saggezza del Sutra del Loto, vol. 2, pag. 73 e BS, 191, 15) che racchiude una guida vitale e profonda, quindi spero che possiate leggerla e rileggerla come se fosse scritta per ognuno di voi mentre aprite una nuova era per l’umanità. Una parte recita:

    Miei cari amici,
    non c’è dubbio che…
    la vostra terra custodisca riserve segrete
    di possibilità illimitate, 
    in grado di trasformare
    l’energia delle diverse culture
    nell’unità della costruzione,
    le fiamme del conflitto
    nella luce della solidarietà,
    i rivoli corrosivi della sfiducia
    in un grande flusso di fiducia.
    Su cosa possiamo basare i nostri sforzi per aprire
    gli orizzonti di un simile rinascimento?

    È proprio per questo motivo,
    miei preziosi, preziosi amici,
    che dovete sviluppare dentro di voi
    la condizione vitale di un
    Bodhisattva della Terra.

    Ogni gruppo cerca le proprie radici,
    le proprie origini distinte.
    Così la società si spacca,
    lungo migliaia di fenditure.
    Quando i vicini si allontanano dai vicini,
    continuate senza compromessi
    a ricercare le vostre radici più vere
    nei meandri più riposti di voi stessi.
    Cercate le radici primordiali dell’umanità.
    Allora troverete senz’altro l’immensa distesa di Jiyu
    che si dispiega nelle profondità della vita.

    Ecco la casa, la dimora d’origine
    a cui l’umanità deve la sua esistenza,
    oltre ogni confine o differenza
    di genere ed etnia.
    Ecco un mondo veramente umano.

    Se si fa ritorno a queste radici fondamentali
    tutti diventano amici e compagni.
    Capire questo significa “emergere dalla terra”.

    Passato, presente e futuro . . . 
    Le cause e gli effetti delle tre esistenze
    scorrono incessantemente come la realtà della vita;
    interconnessi, danno origine a tutte le differenze e distinzioni.
    Intrappolata in quelle differenze,
    la società umana è devastata
    da contese senza fine.

    Ma il Buddismo della vera causa
    esposto dal Daishonin
    ci permette di spezzare l’incantesimo del karma,
    delle cause passate e degli effetti.

    Qual è il modo migliore per trasformare il karma delle donne e di tutta l’umanità, affinché tutti possano vivere su un piano di parità? E quale possibilità vede per la società, l’umanità e l’ambiente, se le donne riuscissero a manifestare tutto il loro potenziale? 
    Pensa che l’empowerment delle donne potrebbe giovare a tutti gli ambiti e a tutte le persone nella società?

    Nelle righe finali della poesia citata, il presidente Ikeda ci incoraggia a rompere l’incantesimo o il ciclo del karma. Nel contesto della vera emancipazione delle donne – e in effetti di tutta l’umanità – credo che ciò significhi resistere alle oscillazioni che spesso accompagnano il cambiamento della società.  
    All’interno delle società in cui esiste un gruppo di persone che opprimono o soggiogano, e un gruppo che è visto come una classe inferiore, tenuto in bassa considerazione e oppresso o maltrattato, la “liberazione” per la classe inferiore è superficialmente soddisfatta da un cambiamento di posizione. Come accennato in precedenza, da un punto di vista sociale coloro che dominano possono sembrare “vincitori”, ma dal punto di vista del Buddismo sono tutt’altro che vincitori, perché con le loro azioni e atteggiamenti danneggiano la loro stessa umanità e mettono le cause per la distruzione della loro felicità futura.  
    Rompere il ciclo del karma significa lavorare con passione per il cambiamento, resistendo alla tentazione di far avanzare le donne a spese degli uomini. 
    Il presidente Ikeda afferma spesso il punto di vista buddista secondo cui non possiamo costruire la nostra felicità sull’infelicità degli altri. Detto questo, tuttavia, ci sono alcuni punti di vista stereotipati che vanno messi in discussione.  
    Uno è l’illusione che man mano che le donne assumeranno ruoli più importanti nella società, ciò costituirà inevitabilmente una perdita per gli uomini. 
    Le donne, ovviamente, hanno sempre svolto il ruolo vitale della maternità. Nel loro dialogo, il presidente Daisaku Ikeda e il professor Arnold Toynbee hanno convenuto che il ruolo delle madri, che danno alla luce e nutrono la prossima generazione, è di così immensa importanza che dovrebbe essere stipendiato!  
    Il presidente Ikeda ha sempre lodato le madri, ma non limita questa qualità al solo aspetto biologico. Ha scritto:

    «Le madri sono i capitani, i piloti delle loro famiglie. Quando le donne perseverano con coraggio e saggezza basandosi sulla fede possono trasformare la situazione familiare. Quando cambiano le famiglie cambia anche il quartiere e la comunità in cui si vive. 
    Quando cambia la comunità cambia la società, e alla fine cambierà anche il mondo intero. Questo è il principio della rivoluzione umana.
    Ci sono compagne di fede del Gruppo donne che vivono sole, non sono sposate o non hanno figli, ma tutte sono madri di kosen-rufu e soli splendenti di umanità» (di prossima pubblicazione)

    E dei vari ruoli che le donne spesso assumono nel prendersi cura di coloro che le circondano, nel suo dialogo con Hazel Henderson il presidente Ikeda scrive: 

    «La futurologa americana Hazel Henderson, con la quale ho pubblicato un dialogo (NR, 559, 18), parla di ciò che lei chiama “economia dell’amore”. Osserva che quell’”opera di amore, cura e condivisione all’interno delle famiglie e delle comunità” che definisce come “mille punti di luce”, per troppo tempo è stata sottovalutata dai responsabili delle politiche economiche. 
    E sottolinea che il contributo delle donne nella famiglia, nell’allevare i bambini, nel prendersi cura degli altri e nelle attività di volontariato all’interno delle comunità, senza alcun tipo di remunerazione – in altre parole tutto quel lavoro che costituisce l’”economia dell’amore” – giocano un ruolo incredibilmente importante nell’arricchire e sostenere la vita umana» (Messaggio per la seconda Conferenza per la pace delle donne, NR, 573, 5)

    Oltre ai molti ruoli sopra elencati (spesso le donne sono multi-tasking), sempre più donne si stanno ora dedicando all’ambito della politica, degli affari, delle scienze ecc… e si è constatato che non solo gli uomini non vengono penalizzati da questo, ma piuttosto le loro vite ne vengono migliorate e arricchite. 
    Esistono studi che lo attestano in vari ambiti della vita. 
    Ad esempio, per quanto riguarda l’economia, Christiane Lagarde, attuale presidente della Banca europea, è coautrice di un documento che calcola che, sulla base delle competenze e delle prospettive complementari che le donne apportano alla forza lavoro, i paesi che si sono classificati sotto il 50% come uguaglianza di genere, potrebbero aumentare il loro prodotto interno lordo (PIL) del 35% se colmassero il divario di genere. 
    Inoltre, questo potrebbe effettivamente far aumentare i salari degli uomini poiché avere più donne di talento nella forza lavoro porterebbe a una maggiore produttività, da cui tutti trarrebbero guadagno. (Lagarde, C. e Ostry, JD, I vantaggi macroeconomici della diversità di genere, Vox, dicembre 2018).
    Inoltre, nel campo dell’attività sociale, un’analisi transnazionale dell’effetto dell’uguaglianza di genere sulla qualità della vita pubblicata nella Rivista internazionale di studi sulla felicità (Journal of Happiness Studies), che si concentra sui progressi teorici e applicati nelle aree del benessere, ha rilevato che i miglioramenti nella condizione delle donne sembrano essere associati a grandi miglioramenti nella qualità complessiva della vita all’interno di una nazione. 
    La conclusione, affermano, è “abbastanza chiara se consideriamo le diverse misure dell’emancipazione delle donne”, i dati suggeriscono che la società è più felice quando le donne raggiungono una maggiore uguaglianza (Journal of Happiness Studies 2019, pagg. 2173-88).
    Nell’ambito cruciale della costruzione della pace, il ruolo delle donne è stato a lungo sostenuto dal presidente Ikeda e, sebbene non sia ancora diventato una realtà, all’inizio di questo secolo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione innovativa che esortava i membri a garantire una maggiore rappresentanza delle donne a tutti i livelli decisionali per la prevenzione, la gestione e la risoluzione dei conflitti. 
    L’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan dichiarò: 

    «La migliore strategia per la prevenzione dei conflitti è l’espansione del ruolo delle donne come costruttrici di pace»

    E il presidente Ikeda commentò:

    «Se questo modo di pensare venisse adottato fino in fondo dalla comunità internazionale potremmo andare oltre la mera prevenzione del conflitto e l’alleggerimento delle tensioni, in direzione di una concreta e duratura trasformazione dell’attuale cultura di guerra in una nuova cultura di pace» (Proposta di pace 2003)

    In che modo la relazione maestro-discepolo influisce sulla sua visione del futuro?

    Il presidente Ikeda ci ha fortemente incoraggiato a prendere coscienza del fatto che questo decennio – verso il 2030 – in cui festeggeremo i cento anni del nostro movimento, è cruciale per trasformare il destino dell’umanità. Ci esorta a comprendere che non dobbiamo aspettare passivamente.
    Nella sua lezione sul Gosho La scelta del tempo scrive:

    «Una forte determinazione a indirizzare saldamente i tempi verso il bene è la forza trainante che ci spinge a creare il tempo giusto. 
    Il “tempo” non è meramente una condizione oggettiva: esso è plasmato essenzialmente da una forte volontà. In altre parole, una buona epoca si crea con la volontà di lottare e vincere, un giorno dopo l’altro, con assiduità e fermezza, indipendentemente dal fatto che qualcuno veda o meno i nostri sforzi» 
    (BS, 143, 61)

    Credo che un aspetto cruciale della trasformazione del destino dell’umanità risieda nell’aprire una nuova strada che conduca al rispetto e alla comprensione dell’identità di genere e che questo faccia parte della missione delle donne Soka in quanto bodhisattva (e degli uomini!).
    Certo, ci sono momenti in cui trovo difficile rimanere ottimista, specialmente quando sento parlare di donne che subiscono violenza domestica o quando vedo servizi giornalistici sulla situazione delle donne svantaggiate e oppresse in tutto il mondo, ma grazie al presidente Ikeda ho potuto risvegliarmi alla mia missione sia come donna nata insieme al mio maestro in questo momento cruciale della storia sia, anche, come eterna discepola che “rinascerà sempre insieme al suo maestro”
    Così, anche nei momenti di sconforto, so che posso pregare per kosen-rufu con lo stesso “ruggito del leone” del mio maestro per evocare ancora una volta la forte determinazione di “creare il tempo”. 
    Perché, come scrive il presidente Ikeda:

    «Per favore non arrendetevi mai alla sconfitta. La fede nel Buddismo del Daishonin ci consente di trasformare qualunque fatto negativo in qualcosa di positivo, secondo il principio di “trasformare il veleno in medicina”. Nel Buddismo si tratta di vincere. Desidero che siate vittoriosi. Cito le parole del primo ministro indiano Jawaharlal Nehru (1889-1964): «Come dice il Budda, la vera vittoria consiste nella vittoria di tutti, e non contempla la sconfitta» (NR, 434, 12)  

    Credo che mentre rispondiamo all’appello dei nostri maestri per trasformare il destino dell’umanità in questo decennio, ci sarà sicuramente un cambiamento, e la nomina di altre tre donne vicepresidenti della SGI ne è un segnale. 
    Sono determinata a realizzare la visione del presidente Ikeda — in cui credo fermamente – del ventunesimo secolo come un secolo di donne e di pace.
    Sono profondamente grata a Sensei e alla Soka Gakkai di poter lavorare insieme a tutti voi affinché questa nuova dinamica si propaghi aldilà dei confini, per la vera liberazione delle donne e dell’intera umanità in tutto il mondo.

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