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La mia vita è preziosa e perfetta così com’è - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:12

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La mia vita è preziosa e perfetta così com’è

Patrizia, Roma

Patrizia condivide la sua esperienza di violenze verbali e fisiche, di soprusi e ingiustizie sul luogo di lavoro. E di come, basandosi sulla forza e la dignità della sua vita, ha affrontato tutto, ribaltando la situazione e mettendo le sue vittorie a servizio delle altre donne. «Il Buddismo ci permette di far emergere una forza che molto spesso pensiamo di non avere – afferma – e di sentirci protagoniste in ogni momento della nostra vita»

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La mia vita è stata fortemente segnata dall’esperienza di rientrare in quel numero infinito di donne vittime di stalking e maltrattamenti in famiglia. Il mio ex marito non ha avuto nessuna remora ad aggredirmi verbalmente e fisicamente per anni, anche quando ho dovuto affrontare un tumore al seno. Lavoravamo insieme e con tutti avevo parlato della mia situazione. Ma lui in ufficio nascondeva molto bene la sua natura violenta, poi in casa scatenava la sua rabbia. Non riusciva ad accettare i miei successi lavorativi, il fatto che fossi una donna che avesse molta cura di se stessa e che fossi riuscita a laurearmi.

Incontrai la pratica buddista quando già ero scappata di casa e stavo cercando di ricominciare una vita senza di lui in un monolocale. 
Ricordo di aver subito pensato di affidarmi al Buddismo e dopo poco tempo ho ricevuto il Gohonzon. Era il 2008, ero sopraffatta dagli avvenimenti e mi “agganciai” subito a Nam-myoho-renge-kyo e questo mi permise di sollevarmi dalla melma della mia vita per respirare un po’. Poi, con un Daimoku determinato, compresi che con la preghiera e con lo studio avrei potuto cogliere una grande opportunità: quella di affrontare, accogliere, attraversare e superare questa sofferenza.

Le aggressioni comunque continuavano numerose sia in ufficio che per strada, questa volta perché non vivevo più con lui e questo l’aveva reso ancora più furioso. Ma in ufficio non veniva preso alcun provvedimento.
Nel 2011 decisi di denunciarlo. Recitavo Daimoku per ore e ore e più recitavo più sentivo che qualcosa era cambiato dentro di me, anche se ancora non riuscivo a metterlo a fuoco.
Intanto arrivarono grandi difficoltà in seguito alla mia denuncia. Lui si faceva sempre più aggressivo. Al lavoro i capi di allora decisero di insabbiare tutto e io venni trasferita e demansionata con riduzione di stipendio fino a sopravvivere. Avevo avuto il coraggio di denunciare un malfatto accaduto sul luogo di lavoro. Ma tenni duro. 

«L’inverno si trasforma sempre in primavera» 

scrive Nichiren Daishonin nei suoi scritti (RSND 1, 476). 
Dopo un anno riuscii a tornare in sede, in un nuovo ufficio, con le mie mansioni e il mio stipendio, grazie ad alcuni colleghi che si schierarono dalla mia parte comprendendo profondamente l’ingiustizia da me subita. Avevo attivato con la mia forte preghiera davanti al Gohonzon le funzioni protettrici della vita.
Ma non solo. Finalmente avevo capito cosa era cambiato in me. Sentivo che la mia vita era preziosa e che meritavo quella dignità che era stata calpestata. 

Con la violenza avevo conosciuto, oltre la paura, anche il senso di inadeguatezza: pensavo di essere una donna che non meritava nulla e che in fondo non era poi neanche così intelligente. Ma davanti al Gohonzon tutto si è trasformato restituendomi non solo la consapevolezza di essere perfetta così come sono, ma anche l’autostima che mi ha permesso poi di progredire e di tirar fuori quelle potenzialità che non avevo mai messo in campo fino a quel momento.
Successivamente vinsi il processo in tribunale e quell’uomo fu condannato con una sentenza spalmata su trentaquattro pagine. Sia il PM che la giudice, ambedue donne, si spesero con tutte se stesse per quella condanna.
Inizio una nuova vita in cui sento di essermi rigenerata e di aver trovato la mia missione. Entro in un’associazione di giuriste che si interessano della violenza contro le donne, inizio a studiare per conseguire la seconda laurea in Giurisprudenza e presento un mio progetto volto all’istituzione della figura della Consigliera di Fiducia per aiutare colleghe che come me potrebbero subire violenza e mobbing nel luogo di lavoro.

Purtroppo però la mia salute, che tanto ero stata provata, peggiorò. Infatti mi venne diagnosticato un nuovo tumore, questa volta al sangue, e iniziai la chemioterapia. Ma non mollai. Ogni giorno mi ritrovavo sempre davanti al Gohonzon per rinnovare la promessa fatta al maestro Ikeda di portare avanti i miei progetti.
Intanto gli avvocati del mio ex marito fecero appello e la sentenza in Corte d’Appello lo assolse. Ero disperata. Il procuratore, una donna a capo del pool sulla violenza di genere che aveva seguito la mia vicenda, mi disse: «Dottoressa, da adesso in poi qualsiasi azione legale sarebbe costosissima. Senta il mio consiglio: vada avanti, non si fermi e con il suo progetto e il suo esempio quotidiano trasformi il suo ambiente lavorativo».
In quei giorni lessi questo incoraggiamento di Ikeda Sensei: 

«Qualsiasi cosa accada, così come sei, là dove ti trovi, vivi con tutta te stessa, senza rimpianti. E poi con le tue mani, con la tua stessa forza, apri la strada del tuo destino» (La mappa della felicità, Esperia, 19 agosto)

Dopo questi avvenimenti, nonostante la mia salute e la mia sofferenza, come sempre davanti al Gohonzon decisi di rilanciare.
A distanza di anni la situazione si è profondamente trasformata. È arrivata la pandemia e quell’uomo non è riuscito più a nascondere il suo disagio psicologico e la sua violenza. Vivendo isolato, ha iniziato a diventare violento verso se stesso e con un TSO lo hanno ricoverato per sei mesi. Ad oggi non è più in grado di lavorare e lo metteranno in pensione anticipata.
Per quanto mi riguarda la salute è sotto controllo, all’università mi restano solo tre esami da sostenere e ho l’obiettivo di laurearmi entro il 2024. Il mio progetto in ufficio è stato approvato all’unanimità e ho determinato che entro aprile del 2024 verrà realizzato. Continuo la mia attività nell’associazione delle giuriste e sono entrata anche in un’associazione internazionale che si interessa del benessere e delle problematiche a livello globale delle donne e che ha tre seggi all’ONU. Mi è stato chiesto di diventare presidente di uno dei loro club e di dedicarmi, con convegni sul tema, proprio alla violenza contro le donne.

Qualche mese fa, nel mio ufficio, due colleghi hanno molestato sessualmente due giovani donne. Si è cercato nuovamente di insabbiare il fatto, ma questa volta il responsabile con il quale in questi anni ho avuto confronti sul tema della violenza ha fatto scattare il provvedimento disciplinare per i due e ha sostenuto le due giovani donne nel denunciare il fatto.
Il Buddismo ci permette di far emergere una forza che molto spesso pensiamo di non avere. Ci permette di sentirci protagoniste in ogni momento della nostra vita scegliendo il percorso giusto per la nostra felicità e quella degli altri.

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