Ho 25 anni e da cinque pratico il Buddismo. Sono nato con una rara patologia che mi ha costretto a sottopormi a numerosi interventi fin da piccolo. Tuttavia, tra le difficoltà che mi affliggevano, la balbuzie è quella che mi è sempre stata più stretta: riuscivo a dire solo una piccola parte delle cose che pensavo o provavo, e il fatto di non essere in grado di farmi capire dagli altri mi provocava tanta sofferenza.
Quando ho incontrato il Buddismo ero come spento e non sentivo più gioia di vivere, ma recitando Nam-myoho-renge-kyo ho iniziato a ritrovare me stesso e, pian piano, a dire ciò che pensavo davvero. Dentro di me ha iniziato a farsi strada una dirompente speranza.
Inizialmente vedevo molti compagni di fede preoccuparsi per me e per i miei problemi e ciò mi sembrava strano, perché non ero abituato a ricevere quel tipo di attenzioni.
Nichiren Daishonin afferma:
«Quando si accende una torcia per qualcuno di notte si fa luce non solo a quella persona, ma anche a se stessi» (I vestiti e il cibo, RSND, 2, 1002)
Leggere questo passo è stata per me una rivelazione: in quel momento ho sentito accendersi in me il desiderio profondo di aiutare gli altri a diventare felici, e di fare quante più esperienze possibile per incoraggiare e far conoscere questo incredibile mezzo agli altri, affinché tutti possano sperimentare il potere del Daimoku nelle loro vite.
Le persone che avevo vicino hanno iniziato a rendersi conto del mio cambiamento e alle loro domande piene di stupore rispondevo: «Ho deciso di essere felice e per questo ho iniziato a praticare il Buddismo!». Ogni volta che mi ritrovavo a parlare della Legge mistica si rinnovava nel mio cuore una gioia sempre più forte.
Ho compreso col tempo, grazie agli scritti del maestro Ikeda, che la pratica di shakubuku è mossa dalla compassione per gli altri e dal coraggio che possiamo manifestare grazie alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Sensei spiega:
«Il Gohonzon esiste per permettere a tutti di diventare felici. Ed è la nostra missione, come membri della Soka Gakkai, mettere in grado le persone di tutto il mondo di assaporare completamente i benefici del Buddismo del sole che Nichiren ci ha lasciato» (Il mondo del Gosho pag. 318)
Questo sforzo continuo di dialogare con gli altri ha fatto sì che, dopo pochi mesi, alcuni miei amici hanno iniziato a praticare e uno di loro ha ricevuto il Gohonzon. In seguito ha coinvolto anche i membri della sua famiglia, fino a portare anche loro a ricevere il Gohonzon!
A ottobre 2022, in un periodo pieno di difficoltà e sofferenze, mi è stato proposto di fare attività come vice responsabile di settore giovani uomini. Ho accettato, con la determinazione di approfondire ancora di più il mio voto per kosen-rufu.
Due giorni dopo si è ripresentato il mio karma della malattia e sono stato ricoverato a Pavia. Ho deciso in quel momento che grazie al Daimoku avrei “trasformato il veleno in medicina”.
Durante la degenza in ospedale, nonostante le difficoltà che stavo affrontando, nel mio cuore ardeva il desiderio di fare shakubuku.
Ho recitato Daimoku e Gongyo insieme agli infermieri e alcuni di loro hanno iniziato a praticare, partecipando alle riunioni buddiste nelle loro rispettive zone.
Inoltre, proprio in quei giorni ho ricevuto una chiamata da mio cugino che vive in Germania: a cinque anni da quando ero andato a trovarlo mi ha comunicato che stava praticando e che a breve avrebbe ricevuto il Gohonzon!
Anche una mia cara amica ha iniziato il suo percorso di fede dicendomi: «Mi hai ridato la possibilità di essere felice, ti ringrazio!».
Al mio rientro in Calabria ho preso la decisione di far crescere il gruppo in cui stavo facendo attività. Mi sono sforzato di contattare anche tutti i membri che non stavano praticando, cercando di non lasciare indietro nessuno. All’ultimo zadankai hanno iniziato a praticare dieci persone nuove, tra cui mia sorella, mia cugina e alcune mie amiche.
Anche l’attività presso il Centro culturale di Cosenza come sokahan mi sta aiutando a fare shakubuku. Riversare nella mia vita quotidiana ciò che imparo come sokahan mi sta permettendo di affinare la mia attenzione nel prendermi cura di ogni persona, risvegliandomi al valore unico e autentico di chiunque mi trovi di fronte.
Il mio obiettivo è rafforzare e mantenere la decisione di perseverare nello shakubuku anche nelle situazioni più difficili, perché il Buddismo spiega che possiamo realizzare qualsiasi cosa!
Determino allora di superare tutti i miei problemi di salute e realizzare pienamente la mia vita. E per questo Anno dei giovani e del trionfo vorrei condividere un grande desiderio: determiniamo insieme di aiutare ogni persona a diventare felice!
