Sfidandosi nel parlare del Buddismo alle sue amiche con il sincero desiderio della loro felicità, Lea ha tirato fuori il coraggio e ha superato ogni difficoltà realizzando una grande prova concreta nel lavoro
Ho sempre vissuto sentendomi inadeguata, convinta di non essere “mai abbastanza”, e il fatto di iniziare a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin, nel 2010, mi ha permesso di riscrivere la mia vita.
Mi sono laureata con lode in Restauro dell’architettura, con una tesi sul restauro post sisma dei centri storici, collaborando successivamente con il mio relatore nel Lazio e nelle Marche.
Per il 2020, Anno del progresso e delle persone capaci, avevo due grandi obiettivi: andare a convivere con il mio ragazzo, anche lui buddista, e trovare un lavoro inerente ai miei studi che mi permettesse di raggiungere l’indipendenza economica.
Da due anni portavo avanti più lavori insieme, e ogni volta che chiedevo qualcosa di più la risposta era: «Hai poca esperienza, devi accontentarti».
Nel giugno 2019, durante una Consulta nazionale allargata, avevo promesso a Sensei che sarei diventata il migliore architetto italiano per proteggere il nostro patrimonio architettonico e trasmettere con i miei lavori il cuore del maestro. Subito mi resi conto che l’unico vero ostacolo era la mia mancanza di coraggio. Come scrive Nichiren Daishonin: «Sebbene una persona possa aver professato la fede nel Sutra del Loto molte volte sin dal remoto passato, è la mancanza di coraggio che le impedisce di conseguire la Buddità» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568).
Durante il lockdown iniziai a recitare Daimoku con ancora più forza per aprire una strada là dove non c’era.
Il 16 marzo uscì un concorso all’Ufficio ricostruzione sisma di Rieti, con una procedura basata solo su un colloquio orale e la valutazione dei titoli. Sembrava fatto apposta per me! Inviai la mia candidatura e iniziai a studiare mentre continuavo a impegnarmi nelle nostre attività online, in particolare negli incontri tra donne e giovani donne.
Inoltre, vista la difficoltà in quel periodo di incontrare nuovi amici, decisi di sostenere le persone a cui avevo già parlato del Buddismo, come ad esempio tre ragazze conosciute durante l’esame di Stato di Architettura, al quale mi ero presentata decisa a vincere la paura proprio tramite lo shakubuku. Con una di loro avevo recitato Daimoku la mattina stessa dell’orale, ma volevo parlare della pratica anche alle altre due. Ci siamo mantenute in contatto con videochiamate, io raccontavo le mie esperienze buddiste e una di loro ha iniziato a praticare.
A maggio venni a sapere che, diversamente da quanto pensavo, alla luce dei criteri di valutazione dei titoli, avevo poche possibilità di vincere il concorso a Rieti. Caddi nello sconforto. Di nuovo non ero “abbastanza qualificata”! Per mia fortuna in quel periodo stavo sostenendo la campagna nazionale di incontri con i membri del Gruppo futuro, incoraggiando costantemente anche le altre responsabili a partecipare, affinché in ognuna di loro si risvegliasse il desiderio di sostenere i ragazzi e le ragazze che saranno la prima linea del Gruppo giovani nel 2030.
Così il 4 giugno, mentre piangevo disperata davanti al Gohonzon, mi arrivò un messaggio di una giovane donna: «Sto per incontrare una ragazza del Gruppo futuro, ti va di unirti?».
In un istante il mio stato vitale si ribaltò.
Incoraggiai quella ragazza con tutta la mia convinzione e pensai che se ci credevo così tanto per lei, dovevo farlo anche per me stessa.
Il 6 giugno, Giorno di maestro e discepolo per l’Europa, rinnovai la mia promessa a Sensei: «Troverò il lavoro dei miei sogni e contribuirò a costruire un paese in cui i giovani non dovranno più soffrire per la disoccupazione». Poche ore dopo mi arrivò la comunicazione con la data dell’orale e la valutazione dei miei titoli: anche se avevo un punteggio bassissimo sentivo di avere vinto. Pensando alla promessa fatta a Sensei, scrissi le caratteristiche del lavoro dei miei sogni: volevo un lavoro in restauro strutturale con sede a Roma, dove si lavorasse con rispetto e umanità, che mi permettesse di muovermi in tutta Italia, e che il mio contributo fosse utile nonostante la poca esperienza. Finalmente mi sentivo libera e coerente con me stessa!
Pochi giorni dopo, il padre del mio ragazzo volendosi trasferire al mare decise di lasciare a noi la casa di famiglia, che supera di gran lunga le caratteristiche che stavamo cercando.
Ho sostenuto il concorso sentendomi felice e a mio agio. Ho preso un buon voto e sono entrata in graduatoria, anche se non ho ancora i risultati definitivi.
Poco dopo sono stata chiamata da uno studio dove avevo mandato un curriculum l’anno prima, con sede a Roma, che si occupa di restauro strutturale in tutto il mondo: cercavano proprio una persona che avesse competenze nel restauro post sisma, in particolare in quegli aspetti che avevo appena approfondito per il concorso. C’era un’atmosfera accogliente e calorosa, e mi hanno subito assunta!
Intanto la terza ragazza del gruppetto ha iniziato a praticare il Buddismo e sta affrontando con il Daimoku una difficile situazione familiare. L’ho incoraggiata con tutto il cuore a pregare per la vittoria di tutti e alla fine ha trasformato la situazione in positivo in maniera superiore alle sue aspettative.
Ora, per sostenere le nuove sfide che mi aspettano, soprattutto nel lavoro, sto continuando a impegnarmi nell’attività buddista.
In particolare, nel mio territorio abbiamo lanciato con le giovani donne un’attività di studio su vari temi tratti dal libro Il voto dell’Ikeda Kayo-kai.
Con il desiderio di riportare la mia vittoria a Sensei, mi sto impegnando per mettere in pratica questa sua guida: «Nel Buddismo di Nichiren Daishonin la preghiera consiste nel recitare Daimoku sulla base di una promessa solenne: l’impegno di realizzare kosen-rufu» (NRU, 1, 274).