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La mia lotta non è cambiata - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:33

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La mia lotta non è cambiata

Valentina Dughera, Torino

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Due mesi fa, a settembre, ho festeggiato i miei primi ventun anni di pratica, di cui diciannove nelle giovani donne. Ho iniziato a praticare a quattordici anni grazie alla mia mamma che mi ha fatto conoscere il presidente Ikeda, che ho subito scelto come maestro.
Nel 2009, durante un corso della SGI a Tokyo, ho recitato Daimoku con lui. L’obiettivo che avevo per quell’incontro era di porre la pietra miliare della mia fede e così è stato: ho potuto ascoltare il Daimoku di un leone che smuove l’universo, e in quel momento ho deciso che quella potenza sarebbe stata la stessa della mia preghiera.
Ero una studentessa con molti problemi economici e poche possibilità – così parlava la mia parte oscura – ma durante quel viaggio in Giappone decisi che avrei compiuto la mia missione, anche se ancora non sapevo quale fosse. Inoltre decisi, senza alcun dubbio nel cuore, di incontrare un uomo che avrebbe lottato al mio fianco.
Continuando a fare Daimoku senza mai mollare, molte cose iniziarono a muoversi nella direzione della mia felicità: terminai il dottorato, iniziai una relazione basata sul rispetto reciproco, trovai un lavoro che rispondeva alle caratteristiche che avevo determinato e che mi permetteva di avere una stabilità economica. Ma il vero beneficio fu che quel lavoro si rivelò presto il campo di battaglia per la mia rivoluzione umana. Mi trovai in un ambiente molto competitivo, dove per “consuetudine” ci si aspettava che rimanessi in studio dodici ore al giorno e fossi disposta a lavorare anche il sabato e la domenica. Decisi di basare la mia lotta sulle parole del Daishonin: «Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto» (RSND, 1, 804). Mi sforzai di non perdere mai le attività serali della Gakkai, mentre grazie all’attività nazionale mi dedicavo a sostenere le studentesse e le giovani donne nel fine settimana.
Cercai di dare il massimo al lavoro e creai un rapporto stupendo con la responsabile del mio ufficio alla quale, dopo un anno, feci shakubuku proprio mentre chiedevo e ottenevo le ferie fuori dal periodo consentito, per poter partecipare al corso mondiale dei giovani, a Tokyo.
Arrivò il 2014 e per la preparazione della riunione nazionale donne e giovani donne desideravo stabilire un’ulteriore pietra miliare della mia fede: provare la gioia delle gioie che scaturisce dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Questo era il mio modo di “alzarmi da sola” per diventare una discepola che si mette in prima linea per realizzare il sogno del maestro. Prima di quella riunione, dopo mesi di sforzi estenuanti e ore di Daimoku, sola, davanti al Gohonzon, provai quella gioia indescrivibile e desiderai che ogni donna e giovane donna d’Italia potesse provarla. Intanto al lavoro parlai di Buddismo ad altre quattro persone, di cui una ha ricevuto il Gohonzon.
Grazie al mio impegno costante e pur rimanendo sempre fedele a me stessa, ogni anno ho ricevuto degli aumenti economici incredibili. In quattro anni credo di aver dimostrato come vince una discepola di sensei, trasformando se stessa e il suo ambiente.
Nel frattempo ero andata a convivere con il mio compagno che dopo qualche anno mi confessò il desiderio di diventare padre. Io… iniziai a impazzire.
L’idea della maternità faceva emergere tutto il mio senso di inadeguatezza. Avevo una sola certezza: ero incapace di essere madre! Inoltre volevo continuare a fare attività nella Divisione giovani, a cui ero profondamente affezionata e grata.
L’unica cosa in cui non mi sentivo inadeguata era la voglia di sfidarmi nel fare Daimoku. Ecco che, con questa fiducia nella preghiera, l’inadeguatezza lasciava il posto alla lotta. Così, dopo due anni, è arrivato Francesco Masashi.
Si parava dinanzi a me un cambiamento radicale: il passaggio di Divisione e una scelta necessaria riguardo al lavoro.
Continuando a pregare seriamente, col maestro sempre nel cuore, cercando di vincere le mie paure, decisi che mi sarei dedicata a lui a tempo pieno: lasciai il lavoro e fu la scelta più coraggiosa che io abbia mai fatto, perché sono riuscita a dare ascolto al mio vero desiderio e alle mie inclinazioni.
Grazie a tutto il Daimoku, all’attività per gli altri e alla pratica dell’offerta portata avanti sempre al di là dei miei limiti, posso dire di aver accumulato la buona fortuna che mi ha permesso di affrontare questa scelta con serenità, in totale accordo col mio compagno. Una vera “prova concreta” se ripenso alla mia situazione da studentessa, perennemente in lotta con i problemi economici!
Nel 2016 io e Stefano ci siamo sposati e in viaggio di nozze abbiamo portato nostro figlio al Daiseido, a Tokyo.
Grazie alla gravidanza e alla nascita di Francesco Masashi, è emerso in me con chiarezza dove desidero portare il mio contributo attivo: nel campo della sensibilizzazione alla “nascita non violenta” per le mamme e per i bambini. Credo che la pace nasca dove una donna può agire libera e a proprio agio esprimendo appieno le sue potenzialità e dove i bambini possono essere protetti. Ho scoperto peraltro che il diritto alla “nascita non violenta” per i bambini e le mamme è ormai riconosciuto come diritto umano garantito.
Da poco ho iniziato nuovamente a lavorare assistendo società nella gestione della mobilità internazionale dei propri dipendenti, parte del lavoro che portavo avanti nel vecchio studio, ma ora lo svolgo secondo le esigenze della mia famiglia e della mia vita.
Nella Divisione donne sono felice di poter affermare che la mia lotta non è cambiata. Desidero che ogni donna senta che il suo Daimoku ha un potere immenso, e ho promesso a sensei che continuerò a sostenere la crescita dei giovani, dei Futuro e degli studenti. Continuerò a lottare al fianco del mio maestro per creare una famiglia armoniosa dove i miei figli possano essere educati alla cultura del valore Soka. In questi mesi ho inciso nel cuore una frase di sensei: «Desidero che nei prossimi due anni in cui avanziamo verso il quinto anniversario del completamento del Kosen-rufu Daiseido (18 novembre 2018), e verso il centenario della fondazione della Soka Gakkai (2030), ciascuno di noi, come Bodhisattva della Terra, possa manifestare pienamente tutto il coraggio, la saggezza e il potenziale ancora nascosto, e “adempiere alla missione per cui è venuto in questo mondo”, come recita un verso della Canzone della rivoluzione umana» (NR, 594, 5).
Ora sto ingaggiando una nuova lotta di Daimoku per poter regalare a sensei una vittoria personale mai vista prima per i suoi novant’anni, il 2 gennaio 2018. Desidero inoltre dedicargli una crescita senza precedenti nella mia zona, in Piemonte e in Italia. Nel cuore rimango sempre quella giovanissima donna che ero, e sto pensando di iscrivermi nuovamente all’università per studiare finalmente il giapponese!

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