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La luna sulla capitale - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:28

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La luna sulla capitale

Roberta Volpe, Milano

Una sera mentre recitavo con questa determinazione compresi che il punto non era capire quale fosse il lavoro giusto per me, perché senza fiducia in me stessa qualunque lavoro non sarebbe mai andato bene

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Una sera mentre recitavo con questa determinazione compresi che il punto non era capire quale fosse il lavoro giusto per me, perché senza fiducia in me stessa qualunque lavoro non sarebbe mai andato bene

Ho cominciato a praticare il Buddismo dieci anni fa, quando avevo ventitré anni. Durante il cenone di Capodanno del 2008 insieme a degli amici, poco prima della mezzanotte, ognuno espresse le determinazioni per il nuovo anno. La mia, in realtà, fu una rideterminazione perché erano anni che rilanciavo lo stesso obiettivo: capire quale fosse il lavoro giusto per me. Avevo studiato scenografia all’Accademia di Brera ed ero finita a lavorare in un’agenzia d’investigazioni e come cameriera il fine settimana. Stavo andando in depressione, non facevo niente di ciò che desideravo.
Con sincerità recitai Daimoku per comprendere davvero cosa volevo fare. Facevo attività all’interno della Soka Gakkai e incoraggiavo le persone a credere nei loro sogni, anche se io per prima non mi sfidavo. Una sera mentre recitavo con questa determinazione compresi che il punto non era capire quale fosse il lavoro giusto per me, perché senza fiducia in me stessa qualunque lavoro non sarebbe mai andato bene. La domanda era: «Che cosa mi piace fare?». Per il “come”, c’era il Gohonzon! Ho visto in quel momento le mie paure, era come se non avessi mai davvero creduto di poter fare la scenografa. Ma il mio maestro, il presidente Ikeda, mi dice che dobbiamo credere nei sogni e che possiamo, anzi, dobbiamo realizzare l’impossibile! In quel momento ho rivisto il mio grande sogno di entrare alla Scala. Quattro anni prima avevo provato a fare il concorso ma ero risultata “non idonea”. Quel rifiuto mi scoraggiò moltissimo. Dato che era lì che avevo perso, da lì volevo ricominciare e decisi, senza sapere come, di entrare alla Scala. Ripresi quindi a disegnare e a marzo del 2009 contattai l’Accademia della Scala, seguendo dei seminari di orientamento. Durante quegli incontri chiesi di poter parlare con la responsabile dei laboratori per riprovare il concorso. Il corso che volevo frequentare durava due anni. Durante l’incontro mi venne detto che non era possibile poiché esiste un limite di età di ventotto anni. Io ne avevo trentuno. Rimasi molto delusa da questa risposta ma mi convinsi che era giusto così.
Durante una riunione di discussione raccontai l’esperienza con l’obiettivo, a quel punto, di andare all’estero. Alla fine dell’incontro si avvicina il mio responsabile dicendomi: «Vuoi arrenderti così? Questo è quello che ti sta “dicendo” l’ambiente, ma tu hai il Gohonzon e la Legge mistica» e m’incoraggiò a realizzare l’impossibile. Ma come? Avevo pensato di essere andata fino in fondo. Ingaggiai allora una lotta contro la mia insicurezza e tutti i miei dubbi: volevo realizzare l’impossibile. Dopo aver recitato scrissi una email alla responsabile dell’Accademia della Scala in cui le parlai della mia passione e del mio grande desiderio di entrare in quel teatro prestigioso.
Non mi rispose, ma non mi arresi, continuai a recitare Daimoku e a disegnare come se dovessi incontrare i maestri della Scala per fare la selezione. Niente. Un mese dopo lei mi chiamò e mi chiese se potevo andare in Accademia. Era il 3 luglio. Quando la incontrai mi disse che c’era la possibilità di fare uno stage! Io non riuscivo a crederci e nell’entusiasmo l’abbracciai e la ringraziai mentre lei mi diceva: «Ci sono così poche persone che credono nei loro sogni… si sente la passione che hai e va sostenuta!».
Lo stage che doveva durare dai tre mesi fino a un anno purtroppo sarebbe durato solo un mese e mezzo. Mi sentii profondamente delusa: mi chiedevo come potevo imparare in così poco tempo tutto quello che avrei voluto? I miei compagni di fede mi hanno spinto ad andare oltre le lamentele. Decisi che avrei vissuto quel mese e mezzo come i due anni che tanto avevo desiderato fare e che ce l’avrei messa tutta. È stata un’esperienza grandiosa. In quel breve periodo ho creato dei legami bellissimi con persone che oggi sono miei cari amici. Il 31 dicembre 2009 finii lo stage e la sera di Capodanno rimasi a casa a recitare per ringraziare il Gohonzon. A gennaio però ero di nuovo senza lavoro e vivendo da sola mi dovevo dare da fare e in fretta. Iniziai a girare i vari laboratori di scenografia con il mio curriculum, sempre accompagnata dal Daimoku. Mi chiamò un laboratorio di scenografia per fare una prova il giorno dopo, dove venni subito confermata per il mese di gennaio; a febbraio ero di nuovo senza lavoro e mi trovai a fare un lavoro lontano dal mondo del teatro.
In quei giorni di ricerca per caso vidi un annuncio su internet: “Master in scenografia per l’opera lirica”. Telefonai immediatamente e scoprii che il master era nato nel 2008 e che quello era il primo anno che partiva il corso in scenografia. Era a Verona e prevedeva laboratori in teatri prestigiosissimi. Inviai subito il curriculum. Era quello che stavo cercando ma c’era un problema: non potevo permettermi il costo del corso. La segretaria mi disse che avevo tempo dieci giorni per iscrivermi e non perdere l’anno. Facevo ancora in tempo ma più valutavo le diverse possibilità più emergevano mille dubbi.
Quella sera andai davanti al Gohonzon in lacrime. Recitavo per quello che era sempre stato il mio sogno e desideravo che mi si aprisse comunque una strada. Dopo poco mi chiamò un mio caro amico dicendomi di aver parlato con il direttore della sua banca e che questi era disponibile a erogarmi un prestito. Lo ringraziai e decisi che da quel momento fino alla data di iscrizione al master, per prendere la decisione più saggia e perché tutto si armonizzasse, ogni giorno avrei recitato un’ora di Daimoku e incoraggiato una persona.
La banca erogò il prestito senza bisogno di garanzie e il direttore mi disse: «È così bello vedere qualcuno che crede e persegue i propri sogni!». A luglio mi sono trasferita a Verona e durante un festival ho conosciuto il direttore artistico dell’Opera di Manaus, in Brasile. Vedendo la mia passione e quella di altre ragazze del corso ha deciso di darci un’occasione: presentare un progetto per l’opera di apertura del Festival Amazonas a Manaus, nel cuore della Foresta Amazzonica. Il mio progetto è stato approvato e il 28 marzo di quest’anno sono partita per firmare la mia prima scenografia in Brasile. Sono andata sola, senza conoscere la lingua e senza nessuna esperienza.
Avevo progettato e costruito le scenografie per “La luna sulla capitale” musical realizzato dai detenuti del carcere di massima sicurezza di Opera presentato quest’anno anche al Teatro degli Arcimboldi, ma non avevo nessuna esperienza in un teatro lirico. Lungo questo percorso sono emerse moltissime altre difficoltà, che ho sempre affrontato con il Gohonzon e gli incoraggiamenti del nostro maestro, che ogni volta hanno aperto strade inaspettate. Nei momenti bui, quando sentivo di non farcela, pensavo: «Come comune mortale non posso farlo, ma come Budda sì!».
Lo spettacolo è stato un successo e il direttore artistico mi ha confermato per altre due opere. L’insegnamento più grande che ho imparato da questa esperienza è che non dobbiamo mai, mai smettere di praticare. Anche quando il nostro ambiente ci sembra ostile, anche quando sembra che tutto ruoti nella direzione opposta, se continuiamo a praticare ne capiremo il motivo e avremo delle risposte ancora più grandi, perché veramente nessuna preghiera rimane senza risposta.

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