Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
"La grande montagna", puntate 23-28 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:35

607

Stampa

“La grande montagna”, puntate 23-28

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Dimensione del testo AA

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

I volumi dal 24 al 30 sono pubblicati su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[23] Il 9 aprile, a mezzogiorno, sotto un cielo terso, iniziò la cerimonia di inaugurazione del nono anno accademico dell’Università Soka. Il fondatore Shin’ichi Yamamoto, nel suo discorso augurale sul significato dello studio nella vita, riferendosi al cammino che attendeva quelle giovani menti esortò gli studenti a trascorrere quei quattro anni di università in modo da non avere rimpianti, coltivando fino in fondo un atteggiamento di grande umiltà nella ricerca della conoscenza.
Shin’ichi citò il filosofo tedesco Georg Simmel che afferma: «Una persona piena di orgoglio si preoccupa solo di primeggiare, mentre una persona vanitosa si preoccupa del proprio livello solo in relazione agli altri».
Ogni individuo ha una sua dignità, unica e insostituibile, possiede un valore assoluto e una precisa missione. Solo coltivando questa fierezza e vivendo fino in fondo la propria missione si può assaporare la vera felicità. Shin’ichi desiderava ribadire che non sono certo fattori relativi come il ruolo o la posizione nella società a determinare la vittoria nella vita. «Nessuno può determinare il valore della vostra vita. Siete voi stessi a deciderlo. Paragonarvi agli altri, lasciare che il vostro stato d’animo sia condizionato da fattori relativi, inseguire il giudizio della gente o la moda del momento sono cose effimere e vane come una bolla d’acqua».
Esortò quindi gli studenti a non condurre una vita dipendente dagli altri, ma a percorrere fino in fondo il proprio cammino seguendo le proprie convinzioni.
Al termine della cerimonia, Shin’ichi si intrattenne per conversare con gli ospiti di riguardo intervenuti alla cerimonia e, verso le sette di pomeriggio, si diresse verso l’ingresso principale. Arrivarono i quattro studenti venuti dalla Cina per frequentare il corso per stranieri di lingua giapponese dell’Università Soka.
«Benvenuti all’Università Soka! – li accolse Shin’ichi -. In veste di fondatore, vi porgo il mio più caloroso benvenuto! Vi ringrazio di cuore per aver deciso di frequentare l’università che io stesso ho fondato». Era l’aprile del 1975 quando l’Università Soka aveva accolto i primi sei studenti dalla Cina. Erano i primi borsisti del governo cinese che studiavano in Giappone dopo la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due paesi. Questi ultimi erano invece gli studenti della terza delegazione inviata dal governo cinese. I primi borsisti del 1975 si stavano già distinguendo negli scambi tra i due paesi.

[24] Shin’ichi si rivolse agli studenti cinesi e disse: «Facciamo insieme una fotografia per commemorare la vostra ammissione all’università!», e fece scattare una foto dei quattro borsisti insieme agli accompagnatori dell’Ambasciata cinese in Giappone. Poi strinse la mano a ognuno e iniziò a camminare conversando con loro.
«D’ora in poi questa sarà la vostra alma mater. Per qualsiasi cosa, rivolgetevi senza esitazioni agli insegnanti o agli studenti. I vostri ex colleghi delle due delegazioni precedenti si sono applicati con impegno nello studio e in seguito si sono inseriti nella società mostrando una crescita ammirevole. Sforzatevi più che potete per non essere da meno. Sulle vostre spalle poggerà il futuro della Cina e del Giappone. La comprensione della Cina nei confronti del Giappone si approfondirà in modo proporzionale al vostro impegno nello studio. Anche la comprensione del Giappone nei confronti della Cina si svilupperà nella stessa misura degli scambi tra i due paesi. Costruiamo e proteggiamo insieme “ponti dorati di pace”».
I borsisti ascoltavano Shin’ichi annuendo, con gli occhi raggianti. Appena usciti dall’ingresso principale giunsero davanti alla statua in bronzo posta all’entrata e lì un gruppo di studenti dell’Università Soka li vide e si raccolse intorno a loro. Shin’ichi presentò tutti: «Questi sono i borsisti appartenenti alla terza delegazione arrivata nella nostra università dalla Cina. Che ne dite di dare loro il benvenuto cantando tutti insieme l’inno degli studenti?».
Gli studenti accolsero la proposta e appoggiarono le braccia sulle spalle uno dell’altro, e i borsisti si unirono alla catena. Un canto vigoroso risuonò nel cielo notturno primaverile.

La collina dove i cespugli di azalee
sbocciano di un rosso cremisi.

Il fondatore, il rettore e tutti i presenti battevano il tempo con le mani, con tutta l’energia che avevano. La catena di giovani ondeggiava a destra e a sinistra, mentre le loro voci appassionate si fondevano in un unico coro che si librava nel cielo.
Shin’ichi si figurò nella mente il futuro delle relazioni amichevoli sino-giapponesi, e vide una luce di speranza che avrebbe continuato a brillare verso la realizzazione della pace. Gli scambi amichevoli di quei giovani rispecchiavano un’immagine in miniatura della futura pace mondiale.
Per i borsisti quel primo giorno da studenti dell’Università Soka diventò sicuramente indimenticabile, ricco di ricordi incisi profondamente nel cuore.

[25] L’8 aprile, il giorno prima di quell’incontro in cui Shin’ichi aveva intessuto un meraviglioso legame di amicizia con i borsisti cinesi, Deng Yingchao, moglie del defunto ex premier Zhou Enlai e vice presidente del comitato permanente dell’assemblea nazionale del popolo, fece il suo arrivo in Giappone. Aveva infatti ricevuto un invito dai presidenti delle Camere dei rappresentanti e dei consiglieri [le due Camere di cui è composta la Dieta giapponese, n.d.r.] ed era in visita come capo della delegazione del comitato permanente dell’assemblea nazionale del popolo.
Il giorno 9, benché avesse ormai settantacinque anni, sbrigò instancabile un’agenda fitta di impegni che comprendeva incontri con i presidenti delle due Camere, con il primo ministro Ohira e con l’imperatore.
Shin’ichi incontrò nuovamente Deng Yingchao il 12 aprile, alle tre e mezza di pomeriggio, presso la State Guest House a Moto-Akasaka. Erano trascorsi sette mesi dal loro ultimo incontro.
A settembre dell’anno precedente, in occasione della quarta visita ufficiale in Cina, Shin’ichi aveva avuto modo di incontrare Deng in due occasioni durante le quali, avendole Shin’ichi chiesto se avesse in mente di visitare il Giappone, aveva risposto che avrebbe voluto recarvisi nel periodo della massima fioritura dei ciliegi, tanto amati da suo marito.
Quella visita si era finalmente concretizzata, ma purtroppo il momento della fioritura dei ciliegi era già passato. Per farle assaporare un po’ di quell’atmosfera, seppure con un semplice gesto, Shin’ichi fece giungere dal Tohoku dei fiori di ciliegio in piena fioritura e li fece recapitare alla State Guest House. Sembra che Deng Yingchao sia rimasta particolarmente felice di quel pensiero. I fiori di ciliegio ornarono splendidamente la sala Asahi adibita per il loro incontro.
In quell’occasione, oltre a Deng Yingchao, Shin’ichi riconobbe dei volti che suscitarono in lui un sentimento di nostalgia, come quello di Lin Liyun, membro del comitato permanente dell’assemblea nazionale del popolo, che aveva fatto da interprete in occasione dell’incontro di Shin’ichi con Zou Enlai, e quello di Zhao Puchu, vice presidente dell’associazione buddista cinese. Deng disse con emozione: «Ci dispiace tanto che siate dovuti venire qui, mentre avremmo dovuto venire noi a porgervi i saluti».
Il cuore sincero che mostra attenzione per gli altri si esprime in gesti premurosi, e questo spirito è capace di unire i cuori delle persone.
Shin’ichi, riconoscente per la cortesia, rivolse il suo saluto alla delegazione: «Vedervi in buona salute è ciò che più mi riempie di gioia. Vi ringrazio per essere giunti da così lontano. Vi porgo il mio benvenuto in Giappone. Sono veramente felice di potervi accogliere qui oggi. Sono convinto che la visita in Giappone del maestro Deng rimarrà un indelebile ricordo nelle pagine della storia, che continuerà a espandere in eterno una meravigliosa fragranza, come i fiori di ciliegio in primavera».

[26] Shin’ichi aveva preparato per l’occasione un album fotografico. In esso erano raccolte le foto dell’albero di ciliegio piantato presso l’Università Soka in omaggio al grande amore del defunto premier Zhou per il Giappone, le foto dei due ciliegi che Shin’ichi aveva piantato in ricordo di Zhou Enlai e della moglie Deng Yingchao insieme ai giovani della All-China Youth Federation, e quelle che ritraevano gli studenti del Governo cinese ospiti dell’Università Soka.
Shin’ichi sfogliava una a una le pagine dell’album e le mostrava a Deng Yingchao aggiornandola sul serio impegno dei borsisti cinesi nello studio. Osservando le foto, Deng disse con un sorriso: «Già prima di venire in Giappone avevo in mente di visitare assolutamente l’Università Soka. Mi rammarico molto di non aver potuto trovare il tempo».
Rievocò quindi in tono nostalgico i ricordi legati alla quarta visita ufficiale di Shin’ichi in Cina, nel settembre dell’anno precedente.
Proprio in quell’occasione Shin’ichi aveva avanzato la proposta che venisse allestita in Giappone una mostra su Zhou Enlai, che ne presentasse lo spirito e i grandi meriti, affinché le relazioni fra Cina e Giappone potessero prosperare per le generazioni future.
Durante il colloquio presso lo State Guest House, Shin’ichi e Deng affrontarono vari argomenti fra cui la mostra su Zhou Enlai, le sue impressioni sul Giappone, l’incontro con l’imperatore e la situazione del governo cinese che stava portando avanti la riforma delle Quattro modernizzazioni [una riforma lanciata ufficialmente da Deng Xiaoping nel 1978 per fare della Cina una delle più grandi potenze economiche del ventunesimo secolo, n.d.r.].
Fu un amichevole scambio di opinioni e il tempo volò in un istante.
Deng Yingchao disse: «La prego di venire a trovarci ancora».
Shin’ichi rispose con un sorriso: «Lo farò senz’altro. Non vedo l’ora di poterla incontrare nuovamente in Cina», e così si concluse la cordiale conversazione durata quasi quaranta minuti.
Tutti si alzarono dirigendosi verso l’ingresso. Shin’ichi pensò tra sé di dover assolutamente informare il maestro Deng degli ultimi sviluppi, così disse: «Sto pensando di lasciare la presidenza della Soka Gakkai».
Deng Yingchao si fermò di colpo e fissò negli occhi Shin’ichi: «Maestro Yamamoto! Non deve farlo. Lei è ancora giovane, e può contare sul sostegno della gente. Non può lasciare finché ha il sostegno delle persone!». I suoi occhi esprimevano una grande serietà.
Erano gli occhi di una grande leader che aveva dedicato la vita alla costruzione del proprio paese insieme al premier Zhou Enlai.
Erano gli occhi di una madre che amava profondamente il suo popolo.

[27] Deng Yinchao ribadì: «Non deve indietreggiare nemmeno di un passo!», e il sorriso tornò sul suo volto.
Erano le parole di una persona che, sebbene in una situazione disperata, circondata da nemici ovunque, di fronte e alle spalle, aveva continuato a lottare per una decina d’anni, e le sue parole avevano un peso. Ovviamente la decisione di dimettersi o meno spettava solo a lui, ma Shin’ichi era grato per quelle calorose parole che gli toccarono il cuore. Per rispondere alla premura della signora Deng, egli prese in cuor suo una nuova determinazione, quella di impegnarsi per tutta la vita, qualunque fosse il suo ruolo, nel percorrere fino in fondo il cammino dell’eterna amicizia fra Cina e Giappone, fedele al giuramento fatto a Zhou Enlai.
Per adempiere alla promessa fatta a lei e al giuramento di promuovere l’amicizia fra i due paesi, l’anno successivo, nell’aprile del 1980, Shin’ichi fece la sua quinta visita ufficiale in Cina.
In quell’occasione Deng accolse Shin’ichi e sua moglie Kaneko presso la residenza ufficiale a Zhongnanhai, a Pechino. Era l’abitazione dove Deng Yinchao aveva trascorso molti anni insieme a Zhou Enlai. Gli fu riferito che la sala d’attesa in cui venne condotto era la stessa in cui il premier Zhou era solito ricevere i dignitari dall’estero, prima del completamento del palazzo dell’Assemblea nazionale del popolo.
«Desideravo tanto che lei potesse vederla» disse Deng, introducendolo in un giardino interno. Dai rami di melo cinese spuntavano i boccioli di un rosa pallido, mentre i lillà di un viola tenue espandevano una deliziosa fragranza. Il colloquio fra i due, intriso di amicizia, proseguì durante la passeggiata nel giardino.
La successiva visita in Cina di Shin’ichi ebbe luogo nel giugno del 1984. Deng ricevette Shin’ichi in veste di presidente della Conferenza politica consultiva del popolo cinese presso l’Assemblea nazionale del popolo e, in quell’occasione, espresse il suo augurio per un ulteriore sviluppo degli scambi tra i giovani dei due paesi.
Cinque anni più tardi, il 4 giugno del 1989, scoppiò il secondo incidente di piazza Tiennamen. A seguito di ciò, i paesi occidentali interruppero le visite reciproche dei leader di governo e il Giappone congelò la terza tranche di prestiti al governo cinese.
La Cina si trovò così completamente isolata a livello internazionale.
Shin’ichi pensò: «La conseguenza è che il popolo cinese si trova ora in difficoltà. È proprio questo il momento di impegnarmi per la Cina, come amico, cercando di aprire una finestra per lo scambio tra i nostri due paesi. Non è forse questa la lealtà di un essere umano, non è forse questa l’amicizia?».
Il dialogo è possibile solo laddove viene aperta una finestra che lo renda possibile.

[28] Shin’ichi aveva inizialmente in programma di visitare la Cina nel settembre del 1989, per presenziare agli eventi celebrativi del quarantesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese.
Fu costretto a rimandare la visita a causa della situazione internazionale. Delegò quindi una persona a trasmettere un suo messaggio a Deng Yinchao assicurandole che nella primavera dell’anno successivo avrebbe sicuramente visitato la Cina, e le fece dono di un ritratto a grandezza naturale di lei insieme a suo marito Zhou Enlai.
Shin’ichi aveva determinato con forza di non permettere che la Cina rimanesse isolata. L’anno successivo, nel maggio del 1990, venne quindi inviata una nutrita delegazione, composta da 281 membri appartenenti sia alla delegazione della Soka Gakkai della settima visita ufficiale in Cina che dai membri dell’Associazione di amicizia sino-giapponese.
Ciò diede vita a un corso che portò alla riapertura degli scambi con la Cina. Numerose organizzazioni che non sapevano come comportarsi e stavano a guardare, infatti, seguirono il loro esempio.
Shin’ichi e sua moglie Mineko anche in quella occasione fecero visita all’abitazione di Deng Yinchao presso Zhongnanhai, a Pechino.
Sebbene avesse ormai ottantasei anni e fosse ricoverata in ospedale, volle essere dimessa e attese l’arrivo di Shin’ichi e degli altri davanti all’ingresso di casa sua. Shin’ichi si avvicinò e la prese per mano. Era già impossibilitata a camminare ed era chiaro a tutti che ormai il suo fisico era assai debole.
Ma era estremamente lucida. Shin’ichi, quasi supplicandola, disse: «Lei è la madre del popolo cinese. La prego! Stia sempre in buona salute. Quando la madre è in buona salute, anche i suoi figli stanno bene».
Deng porse a Shin’ichi un tagliacarte d’avorio appartenuto all’ex premier Zhou e un portapenne di giada, un oggetto a Zhou particolarmente caro, e gli disse che doveva assolutamente accettarli. Si trattava di oggetti di grande valore, equiparabili a tesori di Stato. È probabile che avesse percepito che la sua fine era vicina.
Questo pensiero strinse il cuore di Shin’ichi. Decise di accettare quei doni come simbolo dell’eterno spirito combattivo di chi aveva lottato strenuamente per la pace e l’amicizia. Questo fu l’ultimo colloquio fra i due. Deng Yinchao si spense due anni dopo, nel luglio del 1992, all’età di ottantotto anni, ma il legame di amicizia e lealtà tra i due paesi che aveva costruito insieme al marito Zhou, si trasformò in un eterno ponte di scambi tra i due popoli.
Il cuore è invisibile agli occhi, ma solo quando il cuore di una persona si unisce saldamente, con forza, a quello di un’altra, nasce una vera amicizia.

(continua)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata