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"La grande montagna", puntate 1-6 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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“La grande montagna”, puntate 1-6

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Il volume 29 è pubblicato integralmente su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[1] Nichiren Daishonin dichiarò: «È mio desiderio che tutti i miei discepoli formulino un grande voto» (La Porta del Drago, RSND, 1, 891), e ancora: «Il grande voto si riferisce alla propagazione del Sutra del Loto» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 113, 48). Affermò inoltre: «Può esserci qualche dubbio che, dopo il periodo in cui “la pura Legge sarà oscurata e perduta” predetto nel Sutra della Grande raccolta, la grande pura Legge del Sutra del Loto si diffonderà ampiamente nel Giappone e in tutti gli altri paesi di Jambudvipa?» (La scelta del tempo, RSND, 1, 491). Con Jambudvipa si intende il mondo intero.
I nostri compagni di fede della Soka avanzano, senza alcuna esitazione, verso l’obiettivo della realizzazione di kosen-rufu nel mondo, con il desiderio di rendere felici tutte le persone con cui condividono legami: familiari, parenti, amici, vicini di casa, membri della comunità, colleghi di lavoro…
Sono le relazioni tra gli individui a far sì che un essere umano diventi veramente tale; grazie a esse si cresce, ci si sviluppa, si impara e ci si aiuta vicendevolmente.
Non esiste felicità solo per se stessi. La vera felicità si può assaporare quando è allo stesso tempo per sé e per gli altri.
La propagazione della Legge mistica è la manifestazione del desiderio di rendere felici gli altri. Cominciando a parlare del Buddismo del Daishonin con la persona che ci troviamo di fronte, con sincero e profondo impegno, con tutta la nostra volontà, estenderemo la rete di felicità e apriremo la strada per la pace.
La delegazione della Soka Gakkai guidata da Shin’ichi Yamamoto, in visita in India e ripartita da Calcutta (successivamente ridenominata Kolkata), arrivò a Hong Kong dopo le dieci di sera (ora locale) del 16 febbraio 1979.
Proprio a Hong Kong aveva avuto inizio, diciotto anni addietro, il viaggio per kosen-rufu in Asia. Anche il viaggio per la pace che coronava il periodo delle “sette campane” (3 maggio 1979), aveva come scenario Hong Kong.
La mattina del giorno successivo, 17 febbraio, levando lo sguardo verso il sole che sorgeva nel cielo d’Oriente, a Hong Kong, “il porto della pace” da cui aveva preso avvio il movimento di kosen-rufu in Asia, Shin’ichi rinnovò la sua determinazione e tracciò in cuor suo un disegno del futuro di kosen-rufu nel mondo.
In serata partecipò a un ricevimento organizzato dal rettore Ma Lin dell’Università Cinese di Hong Kong, dove ebbe proficui scambi di idee su come instaurare e portare avanti scambi accademici ed educativi con l’Università Soka. Shin’ichi era consapevole che, in vista del ventunesimo secolo e per assicurare la pace nel mondo, bisognasse gettare molteplici ponti culturali ed educativi a partire da quel momento, e si impegnava con forza a tale scopo.
Il futuro inizia nel presente. Il modo in cui lottiamo in questo preciso istante, ogni giorno che passa, determina il nostro futuro.
Nichiren Daishonin scrive: «Se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 252).
Shin’ichi ripeteva a se stesso: «Il momento cruciale è ora! Non mi lascerò sfuggire questo istante prezioso!».

[2] Il 18 febbraio, presso un albergo dell’isola di Hong Kong si tenne una riunione dei rappresentanti del Sud-est asiatico a cui partecipò Shin’ichi, insieme a sessantacinque rappresentanti delle due regioni di Hong Kong e Macao, e di nove paesi, tra cui Singapore, la Malesia, le Filippine e l’Indonesia.
In quella riunione che segnava il completamento del periodo delle “sette campane” e una nuova partenza per il movimento della SGI del Sud-est asiatico, spiccavano i costumi folcloristici dei partecipanti, dai colori vivaci.
Tutti quei compagni di fede avevano aperto strade irte di ostacoli per il conseguimento di kosen-rufu nei rispettivi paesi e regioni.
Vi erano anche membri di origine giapponese che all’inizio avevano incontrato molte difficoltà a comunicare nella lingua locale, ma ce l’avevano messa tutta, esprimendosi a volte a gesti, per diffondere il Buddismo del Daishonin. Durante la seconda guerra mondiale, i paesi del Sud-est asiatico avevano subito l’invasione dell’esercito giapponese e vi si era pertanto radicato un forte sentimento di ostilità verso il Giappone. Molte persone dimostravano chiaramente la loro avversione nei confronti della Gakkai, solo perché era una religione nata in Giappone.
Malgrado gli spessi muri di incomprensione e malintesi che si trovavano davanti, quei membri non si erano mai tirati indietro e pensavano con forte determinazione: “Non c’è altra strada se non diventare felici qui, attraverso questa fede! Sono l’unico membro della Gakkai. Chi, se non io, potrà realizzare kosen-rufu in questo paese?”. Alzarsi da soli e agire è la forza che mette in moto kosen-rufu. I tempi potranno cambiare, ma non ci sarà mai alcun progresso senza una simile decisione. La rete di solidarietà dei membri Soka si è potuta espandere grazie agli sforzi tenaci nel dialogare con una, due e poi decine, centinaia e migliaia di persone, di credenze, usi e costumi diversi.
Nichiren Daishonin afferma: «L’apparizione dei grandi bodhisattva che emersero dalla terra all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge per insegnare a tutti gli esseri viventi di questo continente di Jambudvipa a recitare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo, il cuore del capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale» (Lettera a Shimoyama, RSND, 2, 648).
Tutti i membri della SGI sono persone comuni che aprono la strada di kosen-rufu e avanzano affrontando le più diverse sofferenze. Sono i Bodhisattva della Terra che, come emissari del Budda, hanno la nobile missione di kosen-rufu, e sono apparsi nell’epoca impura dell’Ultimo giorno della Legge.
Shin’ichi volse il suo sguardo verso ciascuno di quei membri mostrando lo stesso rispetto che si deve a un Budda, e li elogiò esprimendo loro la più profonda gratitudine e stima.

[3] Nel corso della riunione con i rappresentanti del Sud-Est asiatico, Shin’ichi parlò dell’atteggiamento che sono chiamati ad assumere i responsabili di ogni paese o regione.
«Ci sono persone che conducono la loro vita pensando solo a se stesse, senza contribuire in alcun modo alla società. Ce ne sono altre che invece vivono dedicandosi al massimo alla pratica per propagare il Buddismo e per l’eterna felicità, propria e altrui. Forse altre ancora, pur praticando il Buddismo, non si impegnano seriamente per la causa di kosen-rufu e cercano sempre di cavarsela con furbizia. Tuttavia, pur riuscendo a ingannare gli altri, nessuno può sfuggire alla legge di causa ed effetto. Il principio di causalità inerente al Buddismo è severo e inconfutabile. Il Gohonzon compenetra e riconosce ogni cosa nella sua essenza. Di conseguenza, secondo la visione buddista, tutti voi che per primi avete magnificamente aperto in Asia la strada per la realizzazione di kosen-rufu avete meriti immensi, e i benefici che otterrete sono incalcolabili. Nichiren Daishonin afferma: «Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti» (Lettera a ­Niiike, RSND, 1, 911). Prego affinché ciascuno di voi possa vivere con fierezza e fino in fondo la propria vita, impegnandosi con tutto se stesso nella propagazione della Legge mistica. Se porterete avanti seriamente la vostra pratica, a prescindere dalle circostanze, potrete consolidare uno stato vitale permeato da una felicità indistruttibile e godrete di una vita che risplende di buona fortuna».
Shin’ichi espose inoltre tre punti che un leader mondiale dovrebbe tenere a mente.
«Primo: ricordate che ognuno possiede la Buddità. Nella Gakkai vengono nominati dei responsabili in conformità al funzionamento dell’organizzazione, ma non esistono gerarchie tra gli esseri umani. Nella nostra organizzazione non dovrà mai accadere che un responsabile, in quanto tale, si senta in diritto di rimproverare un membro o cose simili.Secondo: mai confondere il mondo della fede con le questioni mondane, e mai creare conflitti a causa di contrasti per interessi personali. Terzo: ricordate che il nostro obiettivo è sempre e comunque la felicità dei membri, e che l’organizzazione non è che un mezzo per realizzarlo.
In tal senso il nostro atteggiamento nella fede può essere severo, ma nell’organizzare le attività è di vitale importanza ascoltare attentamente l’opinione di tutti, rispettare la soggettività e le iniziative degli altri e mirare alla creazione di un’organizzazione in cui regni la coesistenza armoniosa tra gli individui».

[4] Shin’ichi pensò tra sé: «Tutte le persone oggi qui riunite hanno la nobile missione di diffondere la felicità illuminando la grande terra d’Asia con il sole del Buddismo di Nichiren Daishonin. Le azioni e la crescita di ciascuno di loro saranno decisive per la realizzazione di kosen-rufu nei rispettivi paesi e nell’intera regione». Per questo era suo desiderio che tutti sviluppassero ulteriormente le loro forze, per divenire grandi condottieri dotati di un’energia pari a quella di mille fanti, leader al tempo stesso saggi e coraggiosi.
Con voce piena di convinzione, Shin’ichi proseguì: «Noi viviamo nel mondo della fede. Per questo, basandoci sul Gohonzon e partendo sempre dalla fede, dobbiamo andare avanti uniti. Se, al contrario, l’emotività dovesse prevalere, scoppierebbero dispute e offese. In questo caso ciascuno si troverebbe in balìa del demone del proprio ego, deviando dal cammino del Buddismo. Creare unità significa lottare contro il demone del proprio ego. Realizzare il principio di “diversi corpi, stessa mente”, dove ciascuno ha il controllo su se stesso, è la prova di una rivoluzione umana compiuta, che ha sconfitto questo demone. Come leader vi prego di amare tutti i vostri compagni con un grande cuore, e di avere cura della società e del vostro paese. Kosen-rufu non è altro che l’immagine di tutti voi che, vivendo fino in fondo i princìpi del Buddismo, la suprema Legge, diverrete “il pilastro dello spirito”, della fiducia e della coscienza del vostro paese. Lungo il cammino di kosen-rufu si presenteranno sicuramente grandi avversità. Può accadere che si verifichino persecuzioni e repressioni causate da equivoci o incomprensioni verso la Soka Gakkai.
Può accadere che persone che hanno abbandonato la Soka Gakkai tradiscano o portino scompiglio all’interno dell’organizzazione, perché il demone del sesto cielo cerca i modi più imprevedibili per distruggere il movimento di kosen-rufu. Quali che siano le avversità che faranno inesorabilmente a gara per manifestarsi di fronte a voi, credete sempre fermamente nel Gohonzon e vivete fino in fondo la vostra esistenza per kosen-rufu, insieme alla Soka Gakkai, l’organizzazione fedele al mandato del Budda. Solo superando grandi prove si è in grado di manifestare grandi benefici e costruire le basi per una felicità eterna e incrollabile. Di conseguenza, in quel momento anche il vostro paese e l’intera regione fioriranno in modo sorprendente. Fede è coraggio. Andate avanti con coraggio, con il cuore del re leone.
Vorrei quindi concludere ribadendo la mia preghiera che ciascuno di voi, con una fede ardente come il sole, possa trasmettere fino in fondo agli altri questo Buddismo e, come pioniere, aprire la strada al cammino di kosen-rufu». Quello di Shin’ichi era quasi un grido, un appello accorato che veniva dal profondo del suo cuore.

[5] La mattina del 19 febbraio 1979 Shin’ichi fece una visita di cortesia al governatore britannico di Hong Kong, Sir Murray Maclehose, presso la sua residenza ufficiale.
Sir Murray Maclehose aveva sentito parlare di Shin’ichi nelle lettere inviategli dal suo amico, l’ambasciatore britannico in Giappone, ed era curioso di fare la sua conoscenza. Dall’incontro nacque una piacevole conversazione. Uno dei temi toccati furono i successi della sua amministrazione, che aveva portato grande prosperità alla società, e il sistema di previdenza sociale adottato nel paese.
Poiché il governatore era anche rettore dell’Uni­versità cinese di Hong Kong, la conversazione toccò il tema degli scambi educativi tra quell’università e l’Università Soka. Dopo aver espresso la sua profonda gratitudine per gli sforzi profusi dal governatore in veste di rettore, Shin’ichi manifestò apertamente il suo pensiero: «Desidero che gli scambi formativi fra i nostri due atenei siano finalizzati a sviluppare l’amicizia fra i giovani, affinché possano condividere in modo franco le loro opinioni sul futuro del mondo e avanzare uniti con spirito collaborativo. Attraverso questo genere di scambi desidero far crescere persone di grande valore, capaci di soffrire e gioire insieme come esseri umani eguali, e creare una solidarietà tra popoli che superi le barriere costituite da nazioni, etnie, ­religioni, tradizioni e costumi». Il governatore, con lo sguardo acceso, annuiva con forza condividendo appieno la visione di Shin’ichi. Anche quando si parla genericamente di “mondo”, la base di partenza sono sempre le relazioni fra i singoli individui. Il ritorno a una visione che sottolinei come siamo tutti uguali in quanto esseri umani, rende possibile la comprensione reciproca e la condivisione di idee.
Mancavano poco più di una ventina d’anni al ventunesimo secolo. Vi era una montagna di questioni irrisolte su cui Shin’ichi sentiva di dover urgentemente intervenire per la pace nel mondo, per il futuro dell’umanità. Il suo unico desiderio era di avere più tempo per poterle affrontare. La vita di un essere umano è una lotta contro il tempo.
Il pomeriggio di quello stesso giorno, la delegazione di Shin’ichi partecipò al Festival culturale di Hong Kong organizzato dai membri locali presso l’auditorium di Kowloon.
I cinquecentocinquantasei partecipanti alla manifestazione espressero il loro giuramento di realizzare il sogno della pace in Asia con le danze tradizionali di corte cinesi, le danze per il raccolto, quella del dragone, i cori e gli spettacoli che con estremo vigore si susseguivano sul palcoscenico.
L’anelito per la felicità delle persone, le azioni compiute per realizzarla, e un’energica spinta vitale, costituiscono la fonte da cui originano l’arte e la cultura.

[6] I membri che si esibirono al Festival culturale erano soprattutto cinesi, ma vi erano anche alcuni inglesi e giapponesi. Nel finale non solo tutti i partecipanti allo spettacolo, ma anche gli addetti alle attrezzature scenografiche, con il casco in testa, e coloro che lavoravano dietro le quinte, tutti si riunirono sul palco e intrecciando le braccia sulle spalle uno dell’altro si misero a cantare con voce possente e appassionata la Canzone di kosen-rufu di Hong Kong. Risuonò così un grandioso coro vibrante di gioia. Shin’ichi sentiva che quella era l’immagine di un’armoniosa coesistenza tra individui.
L’organizzazione locale aveva conseguito uno sviluppo notevole, considerando che dopo soli diciotto anni dalla costituzione del settore di Hong Kong si era potuto realizzare un Festival culturale così imponente. Shin’ichi desiderava concentrare ulteriormente le sue energie nelle attività SGI in tutto il mondo, ma era sovraccarico di impegni e con l’estenuante lavoro che portava avanti, il tempo che riusciva a trovare per recarsi all’estero era limitato.
Rifletteva tra sé con forte determinazione: «Se ora concentro tutte le mie forze nello sviluppo delle organizzazioni dei vari paesi della SGI, consentirò un rapido avanzamento di kosen-rufu, in altre parole, della pace mondiale. Non devo lasciarmi sfuggire questo momento prezioso!».
Shin’ichi, che stava tra gli spettatori, si alzò per pronunciare un indirizzo di saluto: «Tutti gli esseri umani sono uguali, fanno parte della stessa famiglia chiamata “umanità”. Questo è l’insegnamento del Buddismo del Daishonin, e sono convinto che lo spettacolo di oggi lo rappresenti bene. Noi pratichiamo per essere felici, l’eterno scopo della nostra vita. Pratichiamo inoltre per ampliare la nostra rete di pace nella società stringendo legami di amicizia. Vorrei dunque dichiarare che gli sguardi gioiosi e pieni di vitalità che avete mostrato oggi sono la manifestazione delle vostre vite traboccanti di felicità, che hanno uno scopo che le rende degne di essere vissute, e che la vostra salda unità è un modello di pace costruita attraverso i vostri legami di amicizia. Costruire la pace mondiale è la nostra missione come buddisti. La pace non esiste in qualche luogo remoto, ma si crea allargando la sfera di fiducia e amicizia nel vicinato, nella nostra comunità. In questo modo si potrà edificare un modello di coesistenza pacifica tra gli individui. Il mio auspicio è che da questa terra di Hong Kong possiate far sorgere l’alba del secolo della pace».
Shin’ichi si rese conto che a Hong Kong era stato costruito un “faro della pace” che avrebbe illuminato il ventunesimo secolo.

(continua)

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