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La forza di una promessa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:33

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La forza di una promessa

Jeanette Spülher, Stoccolma

Jeanette è svizzera, vive da otto anni in Svezia ed è responsabile nazionale dei giovani. In questa esperienza racconta come attraverso le sfide della vita ha approfondito la relazione con il maestro

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Jeanette è svizzera, vive da otto anni in Svezia ed è responsabile nazionale dei giovani. In questa esperienza racconta come attraverso le sfide della vita ha approfondito la relazione con il maestro

Sono nata in Svizzera e mia madre, di origine giapponese, a quel tempo praticava ed era già molto attiva nell’organizzazione. Da piccola recitavo cinque minuti di Daimoku tutte le mattine come abitudine, ma crescendo ho iniziato a pormi sempre più domande sul Buddismo, soprattutto sulla relazione maestro-discepolo: non riuscivo a capire come mia madre potesse avere un legame così forte con una persona che aveva a malapena incontrato.
La mia adolescenza è stata molto tranquilla, ma all’università ho incontrato il primo vero ostacolo: un esame così difficile che non trovavo il coraggio di affrontare. In quei giorni una giovane donna membro della SGI, vista la mia preoccupazione, mi invitò a cena e mi propose di recitare un’ora di Daimoku con lei ogni giorno per una settimana. Fui così colpita dalla sua sincerità che accettai immediatamente, e la prima prova concreta fu che superai l’esame.
In quel periodo una responsabile mi fece notare che la tranquillità di cui avevo sempre beneficiato nella mia vita, derivava dal Daimoku di mia madre, e che era arrivato il momento di alzarmi e di assumermi la completa responsabilità della mia felicità.
Il punto di svolta fu il corso della Divisione studenti a cui partecipai nel 2005, in cui ho vissuto momenti che sono rimasti un tesoro della mia vita: è una gioia immensa per me vedere che tutt’oggi continuiamo a correre insieme per kosen-rufu basandoci sul voto che abbiamo fatto durante quel corso. Nel 2007 mi sono trasferita in Svezia con l’obiettivo di fare un dottorato di ricerca. Non era facile e stavo per mollare quando ho vinto un posto di ricerca nel campo della matematica e dell’informatica.
Nel 2009, agli inizi del dottorato, mi venne diagnosticato un tumore all’ipofisi, una ghiandola situata al centro del cervello. Era ancora nella fase iniziale, ma poteva crescere perciò andava rimosso con una complessa operazione. Ero preoccupata soprattutto per la mia famiglia. Scrissi a sensei che ero determinata a superare la malattia con la fede e a creare valore attraverso questa esperienza, e mi rispose che stava recitando Daimoku non solo per me, ma per tutta la mia famiglia. Era come se avesse letto nel mio cuore.
Il desiderio di riportare la vittoria al mio maestro divenne la vera forza motrice della mia lotta. Mi lanciai con tutta me stessa nello studio per il dottorato e nelle attività della SGI. La persona che mi sosteneva di più era mia madre. Mi aspettavo che reagisse alla notizia del tumore con paura e preoccupazione, ma invece lei era così forte, così determinata! Non cercava di consolarmi, piuttosto m’incoraggiava come una forte discepola del presidente Ikeda trasmettendomi il suo cuore. Mi disse che come Bodhisattva della Terra avevo scelto questo karma per provare la validità della Legge mistica e mi lesse questo passo del Gosho: «Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (RSND, 1, 365).
Gli anni passavano tra obiettivi e attività, il tumore regrediva ma era sempre lì: cominciai ad avere paura. Era importante che vincessi: lo avevo promesso.
Nel dicembre del 2013 ho partecipato a un corso in Giappone: l’intero corso avrebbe potuto essere sintetizzato con la parola “voto”. Al Kosen-rufu Daiseido (Palazzo del grande voto), facendo Gongyo guidato dalla voce del presidente Ikeda, sentii una profonda gioia e gratitudine e rinnovai la determinazione di liberarmi dal tumore per poter realizzare la mia promessa di lavorare per kosen-rufu in Europa.
Sensei scrive: «Il cuore del grande voto di kosen-rufu e lo stato vitale della Buddità sono la stessa cosa. Perciò, quando dedichiamo le nostre esistenze a questo voto, possiamo far emergere la suprema nobiltà, la forza e la grandezza delle nostre vite. Quando rimaniamo fedeli a questo voto, il coraggio senza limiti, la saggezza e la compassione del Budda fluiscono da dentro di noi. Quando ci sforziamo con tutto il cuore di realizzare questo voto, il “veleno” della sfida più difficile può essere trasformato in “medicina”, così come il karma può essere trasformato nella nostra missione» (NR, 526, 9).
Poco dopo il corso, una Tac decretò che il tumore all’ipofisi non c’era più. Finalmente potevo riportare al maestro la mia vittoria e lui mi rispose con un messaggio: «Grazie infinite!». Oggi posso affermare con convinzione che questa lotta mi ha permesso di incontrare il mio maestro. Grazie a sensei ho vinto. Nei momenti più bui era al mio fianco, e basandomi sul mio voto riuscivo a tirare fuori la speranza e il coraggio di continuare a lottare e ancora oggi ogni nuova sfida o sofferenza mi offre un’occasione d’oro per poterlo incontrare nel mio cuore.

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