Mantenendo la dedizione verso gli altri e l’impegno per kosen-rufu al centro della sua vita, Donatella è riuscita a superare una complessa situazione familiare, di malattia e difficoltà economiche, e ha fondato un’associazione per promuovere il rispetto e la valorizzazione della diversità nella sua terra
Quella che voglio condividere è una piccola parte delle meravigliose esperienze che ho realizzato attraverso questo percorso interiore di trentadue anni.
Il maestro Ikeda scrive: «Il cuore del grande voto di kosen-rufu e lo stato vitale della Buddità sono la stessa cosa. Perciò, quando dedichiamo le nostre esistenze a questo voto, possiamo far emergere la suprema nobiltà, la forza e la grandezza delle nostre vite. Quando rimaniamo fedeli a questo voto, il coraggio senza limiti, la saggezza e la compassione del Budda fluiscono da dentro di noi» (NR, 526, 13).
Quando lessi queste parole era appena iniziato un periodo di grandi ostacoli e sofferenze.
La scoperta dell’autismo di mia figlia Giulia, di una grave patologia epatica del mio compagno, la malattia di mio padre e anche problemi economici…
Le parole del mio maestro mi arrivarono diritte al cuore facendo breccia nella mia disperazione e riaccesero la speranza.
Rinnovai in me la determinazione di dedicarmi all’attività per kosen-rufu prima di ogni cosa, di incoraggiare gli altri e offrire il mio tempo e le mie preghiere sfidando i miei limiti. E soprattutto decisi di non arrendermi.
Tra un ricovero e l’altro il mio compagno ebbe un’emorragia e un coma epatico e i medici mi dissero in più occasioni che le sue condizioni non lasciavano speranza.
Giulia aveva due anni e io non sapevo se avrebbe mai potuto parlare o interagire con me. Sapevo poco dell’autismo, non sapevo se il mio compagno avrebbe vinto la sua battaglia con la malattia e non sapevo neppure come sbarcare il lunario!
Partii dall’offrire tanto Daimoku alla mia vita, per tirar fuori tutto il coraggio necessario, la fortuna, la speranza, il sorriso.
Recitavo soprattutto di sera tardi: ne avevo bisogno più di ogni altra cosa.
All’inizio mi ci trascinavo con grande sforzo, ma poi man mano quel tempo diventava così prezioso per il mio benessere che andavo davanti al Gohonzon con sempre più gioia.
Sensei ci dice: «Niente è più nobile e forte di una donna che abbraccia la Legge mistica. Pertanto, l’importante è continuare a recitare fino in fondo un Daimoku “che scuote la terra”, con una determinazione incrollabile in grado di smuovere e trasformare qualsiasi situazione» (NR, 710, 14).
Quattro anni di fuoco, di rivoluzione umana, di varchi che si aprivano nelle situazioni più inverosimili.
Possibilità che fiorivano dove sembrava non esserci che il deserto.
Mi dedicai al gruppo del quale ero diventata responsabile e mi sfidai con tutto il cuore nell’offerta per kosen-rufu.
Ogni cosa in quella situazione era una sfida, anche partecipare alle riunioni, mentre passavo la maggior parte del tempo tra gli ospedali con il mio compagno, che nel frattempo aveva iniziato a praticare, le terapie di Giulia, gli impegni con l’altra mia figlia adolescente e il lavoro. Ma non sono mai mancata a uno zadankai!
Sapevo che per trasformare il mio karma dovevo dedicarmi a kosen-rufu, e lo sforzo costante di aprirmi agli altri è ciò che mi ha permesso di attraversare un tunnel di fuoco senza bruciarmi.
Ho potuto stare vicino a mio padre che ci lasciava e ciò mi ha permesso di ripagare il debito di gratitudine nei suoi confronti, mentre Giulia in questi anni ha fatto incredibili progressi, tanto che oltre a parlare in modo fluido e con padronanza, adesso divora i Topolino e ama la lingua inglese… Continua a sorprenderci per la sua emancipazione!
Il mio compagno nel frattempo è entrato a far parte della Soka Gakkai, ha vinto la sua battaglia contro la malattia e si è ristabilito al punto da poter riprendere il suo lavoro in campo edile.
La sua attività è ripartita talmente bene che io ho potuto lasciare il mio lavoro per dedicarmi maggiormente a Giulia.
Durante il lockdown mi sono lanciata con gioia negli incontri online per non lasciare indietro nessuno, e ho accettato con gioia la nuova sfida della responsabilità di settore. In questi due anni di pandemia due persone a cui ho fatto shakubuku hanno ricevuto il Gohonzon e nel settore abbiamo sette nuovi membri!
Inoltre, da quando è iniziato questo periodo di chiusura ho deciso di sostenere maggiormente la nostra organizzazione e di sfidarmi nell’offerta per kosen-rufu superando ogni mese il mio limite precedente. La protezione che ne è derivata è incredibile e proprio in questo periodo di recessione generale, non solo il lavoro del mio compagno è aumentato in modo considerevole, ma anche la mia situazione economica è cambiata al di là di ogni aspettativa.
Nel frattempo è nato in me il desiderio di creare un’associazione che si occupasse di inclusione, in particolare rispetto alla disabilità, qui a San Felice Circeo.
All’inizio non è stato facile, ma poi le strade si sono aperte e nel 2018 con altre sette donne abbiamo fondato l’associazione “La rete di Indra”.
Intorno a noi altre associazioni e cooperative si stanno attivando per affermare una cultura del rispetto nel nostro territorio.
Dialogando con l’amministrazione comunale siamo riuscite a realizzare dei centri diurni estivi e recentemente mi è stato comunicato che ci sarà assegnato dal comune un locale che sarà la nostra sede e il punto di partenza per altri progetti!
Il mio obiettivo è continuare a sfidarmi oltre i miei limiti attraverso la preghiera al Gohonzon, col profondo desiderio che la Soka Gakkai sia sempre più la prova concreta, in questa mia terra, di come realizzare pace e armonia nella società attraverso il rispetto e la valorizzazione di ogni diversità.
In questo Anno dei giovani e del progresso dinamico siamo determinati a creare un’unità sempre più forte che faccia emergere tanti giovani successori e a far sì che il nostro settore entro giugno si divida!