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La forza di non mollare mai - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:58

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    La forza di non mollare mai

    Quando la decisione è quella di cambiare qualcosa di radicato nella propria vita, è naturale incontrare ostacoli e resistenze. Ma se in quel preciso momento si rafforza la propria determinazione, si spalancano le porte al cambiamento. Nunzia e Martin ci sono riusciti

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    Quando la decisione è quella di cambiare qualcosa di radicato nella propria vita, è naturale incontrare ostacoli e resistenze. Ma se in quel preciso momento si rafforza la propria determinazione, si spalancano le porte al cambiamento. Nunzia e Martin ci sono riusciti

    Io mi alzo da sola
    Nunzia Postiglione, Torino

    Quando tre anni fa ho accettato la responsabilità di hombu, mi sono trovata senza corresponsabili, né giovani né adulti: avrei dovuto fare attività da sola ed era l’ultima cosa che volevo. Anche negli altri aspetti della mia vita soffrivo a causa della dipendenza dagli altri e per la necessità di ricevere il loro consenso. Avevo un rapporto pessimo con mio padre, a cui non andava mai bene quello che facevo, e vivevo la mia relazione sentimentale col terrore di rimanere da sola. Inutile dire che il mio lui non ne voleva sapere di vivere insieme a una come me. Dopo la nomina in quell’hombu desolato, pregavo ogni giorno che i responsabili di regione mi trasferissero in un’altra zona. Eppure in tanti anni di pratica avevo imparato che dovevo vincere proprio dove mi trovavo. Nei momenti di maggiore sconforto avere a disposizione le parole del presidente Ikeda, gli appunti dei corsi, le esperienze dei compagni di fede, mi ha permesso di capire che potevo trasformare quel preciso veleno nella medicina di cui avevo più bisogno. Così decisi di andare fino in fondo. Recitavo tantissimo Daimoku ogni giorno e leggevo le guide del presidente Ikeda, sicura che questa mia lotta avrebbe dato i suoi frutti. Finché una sera vinsi sulla mia sofferenza parlando di Buddismo a un ragazzo che me lo aveva chiesto. Gliene parlai raccontandogli la lotta che quella stessa sofferenza stava alimentando e di come, in quel preciso momento, la stessi trasformando in una vittoria perché grazie alla pratica si può creare valore qualunque cosa accada. Sentii che finalmente mi stavo “alzando da sola” e, soprattutto, che ce la potevo fare. Iniziai a cercare casa per conto mio, continuando a fare attività per sostenere tutti i membri, andandoli a trovare, partecipando alle riunioni, superando delle incomprensioni con alcune persone. Sentivo che né il mio Daimoku né il mio sforzo stavano andando sprecati. Finalmente arrivarono i frutti. Trovai casa e mio padre non solo mi diede il suo appoggio morale, ma anche quello economico! Ora vivo nell’abitazione che ho scelto da sola, proprio con quel ragazzo che non ne voleva sapere di vivere con me. Nel febbraio del 2013, nell’ambito di una ristrutturazione della Regione Piemonte, è arrivata anche la proposta di una nuova responsabilità; ho subito sentito la sincerità e l’unità d’intenti dei miei corresponsabili giovani e adulti. Li ho ringraziati uno a uno e ho ringraziato la mia vita e sensei per questa meravigliosa occasione. Ho ringraziato perché attraverso questa esperienza ho imparato ad alzarmi da sola e a vincere su dubbi, sofferenza e solitudine.

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    Veterinario io?
    Martin Lanfranca, Savigliano (CN)

    Ho ventotto anni e fin da bambino sognavo di diventare veterinario. Ho sempre studiato con difficoltà, prima alle medie e poi al liceo scientifico, dove mi sono diplomato con il voto più basso della mia classe. Ho passato il test d’ingresso a veterinaria, ma dopo un paio di anni ho iniziato a pensare che i miei professori del liceo avessero ragione e che non sarei mai diventato un veterinario. Poi, grazie a mia sorella, ho incontrato il Buddismo. L’università continuava ad avere i suoi alti e bassi, ma iniziai subito a partecipare alle attività: non mi perdevo mai una riunione di discussione, facevo i turni soka-han e cercavo di incontrare i giovani per recitare Daimoku insieme.
    A volte pensavo che non sarei mai diventato un veterinario, ma quando accadeva mi veniva subito in mente il presidente Ikeda, che crede nei giovani e quindi anche in me. Dovevo riuscire a realizzare il mio sogno per lui e per tutti coloro che avevano difficoltà nello studio. Un giorno, mentre recitavo Daimoku, mi sono ricordato il perché volevo diventare veterinario: perché amavo gli animali. Determinai quindi davanti al Gohonzon di contribuire al cambiamento della tipologia di allevamento bovino in Italia, per permettere agli animali di vivere senza inutili sofferenze e che la mia tesi diventasse un trampolino di lancio per il mio lavoro. Eccetto i miei compagni di fede, tutte le persone a cui ne parlavo, tra cui i veterinari, non mi prendevano sul serio.
    Venni a conoscenza di un progetto del Centro di referenza nazionale (CdRN) del benessere animale a Brescia: fu difficile accedervi, ma grazie al sostegno di tutti i compagni di fede e alla mia determinazione alla fine ci riuscii.
    A gennaio 2013, quando mi mancavano i tre esami più importanti del corso di studi, vennero fuori mille problemi con la tesi. Non mi persi d’animo, riconoscendo quei problemi come ostacoli da superare per vincere quella parte di me che ancora non ci credeva e di cui mi dovevo liberare per diventare la persona che desideravo essere. Nonostante tutti i problemi, mi sono laureato il 24 aprile. Il 22 giugno scorso ho passato l’esame di Stato e da settembre ho iniziato a lavorare proprio grazie alla tesi che avevo scritto. Ho una buona retribuzione e riesco a gestirmi le visite e il tempo libero come meglio desidero. Sto iniziando un progetto sul benessere delle bovine da latte, ambito in cui sono considerato da tutti uno specialista. Infine, ho appena iniziato altri tre anni di scuola di specializzazione in alimentazione animale, una cosa che credevo impossibile per uno come me, che ha sempre sperato di finire di studiare il prima possibile.

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