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La fioritura della mia vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:04

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La fioritura della mia vita

Francesca Galatoli, Roma

Durante la recente riunione nazionale dei Giovani gigli bianchi, Francesca ha raccontato di come, grazie alla fede e alla promessa fatta al maestro, è riuscita a vincere in ogni aspetto della sua vita

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Ho avuto la fortuna di incontrare il Buddismo durante le scuole superiori, grazie a una compagna di classe, ma non iniziai subito a praticare. A diciassette anni tentai il suicidio, complici gli effetti collaterali di una cura sbagliata per i gravi problemi di salute con cui combattevo dal periodo dello sviluppo, e una situazione familiare in cui l’infelicità era la base di tutto. La mia condizione vitale era la depressione e una profonda sfiducia: ero già stanca di vivere. Un giorno quella compagna di classe mi lesse il Gosho di capodanno:

«L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND, 1, 1008)

Mi arrivò come una fitta al cuore. Mia madre era depressa da quando avevo otto anni, cioè da quando era morta la sua mamma, e mio padre dopo aver accumulato debiti se ne era andato di casa lasciando me e mio fratello più piccolo in quella situazione difficile. Grazie a Sensei e a Nichiren Daishonin, ora sapevo da dove iniziare la mia lotta per realizzare la mia rivoluzione umana. Da quel momento decisi di ripartire sempre dagli incoraggiamenti di Sensei e dal Gosho, e di utilizzarli per trasformare qualunque sofferenza avessi incontrato nella vita.
Grazie all’attività giovani ho potuto approfondire il rapporto con Sensei. In particolare con l’attività byakuren, poi con il gruppo Ikeda Kayo-kai e in seguito con i Giovani gigli bianchi, è stata una continua crescita in termini di sfida nella preghiera unita al cuore del maestro. Ciò mi ha portata ad affrontare la situazione familiare, poi quella sentimentale e infine la salute: nel 2009 l’asportazione di venticinque nei, nel 2011 una tiroidite di Hashimoto e nel 2013 un tumore al collo dell’utero. Proprio questa circostanza è stata l’occasione per comprendere che la malattia per me rappresentava l’impossibilità di essere felice al 100%, e così ho preso la decisione di trasformare questo veleno in medicina.

Nel 2016 lottavo ormai da mesi per degli obiettivi di lavoro ma non si muoveva nulla, nonostante gli sforzi costanti nell’attività e le due ore di Daimoku al giorno.
Dal 2012 lavoravo come assistente esecutiva per il titolare di un importante studio di revisori contabili e commercialisti frequentato da persone influenti nella società a livello politico, economico e industriale. Un ambiente formale e poco “umano”, nonostante il mio sforzo di far conoscere il Buddismo a tutti i colleghi e anche al mio capo, che diventava sempre più collerico, manifestando atteggiamenti violenti e misogini: una totale mancanza di valore, umano, professionale … e anche economico.
Una compagna di fede mi incoraggiò a trasformare la qualità della mia vita. Cambiai il mio atteggiamento nel fare Daimoku e decisi di non guardare più fuori, ma di concentrarmi sulle cause nel mio cuore, perché solo io le potevo cambiare. Iniziai a fare nuove azioni che per me richiedevano coraggio, grazie anche alla lettura quotidiana delle puntate de La nuova rivoluzione umana che uscivano sul Volo Continuo.
Determinai un obiettivo impossibile per regalare a Sensei una grande vittoria per il suo 90esimo compleanno, il 2 gennaio 2018: un nuovo lavoro che si svolgesse in un clima di umanità e rispetto, con un orario che mi permettesse di dedicare più tempo a kosen-rufu e alle mie passioni ritrovate. Dopo tanti colloqui senza risultato, un giorno ne feci uno per una sostituzione maternità a tempo determinato, che a mio parere andò male. Tornai a casa attanagliata da un senso di fallimento e determinai che dovevo assolutamente vincere perché meritavo una vita migliore. Due giorni dopo mi chiamarono per chiedermi di iniziare quanto prima. Inoltre, il mio nuovo orario mi avrebbe permesso di avere molto più tempo libero, e con uno stipendio migliore del precedente. Avevo realizzato l’obiettivo due settimane prima del compleanno di Sensei e così, con grande gioia, ho potuto aumentare l’attività e le mie offerte per kosen-rufu! Mentre ero concentrata a dare il 100% sul nuovo posto di lavoro, inaspettatamente il precedente capo mi propose di tornare con lui offrendomi uno stipendio più alto. È stata dura mantenere la decisione e non tornare indietro. In questo difficile passaggio approfondivo il Gosho Attaccamento al proprio feudo, dove Nichiren Daishonin scrive a Shijo Kingo:

«È nella natura delle persone comuni non sapere cosa le aspetta in futuro. […] Non devi avere troppa fretta, al contrario prepara con calma il terreno all’interno del clan.  […] Questo significa cambiare la sfortuna in fortuna» (Ammonimento contro l’attaccamento al proprio feudo, RSND, 1, 731)

Il 2 gennaio 2019, il giorno del 91esimo compleanno di Sensei, quel contratto di sostituzione per maternità è stato trasformato in un contratto a tempo indeterminato!
Nel 2020 io e il mio compagno avevamo determinato di sposarci il 6 giugno, per ciò che questa data rappresenta, ma è arrivato il coronavirus. Nonostante le grandissime difficoltà abbiamo rilanciato scrivendo a Sensei la nostra promessa, al di là delle circostanze. Quella decisione ci ha permesso, nel rispetto di tutti i protocolli, di festeggiare il nostro matrimonio regalando a tutti un momento di felicità e gioia quasi impossibili da immaginare in quella situazione. Poi, nel 2021, in piena pandemia è iniziata l’attività dei Giovani gigli bianchi che mi ha permesso di superare la stasi che si viveva in quei terribili mesi utilizzando al meglio gli incontri “su zoom” e creando profondissimi legami. Quando sono arrivate le tre linee guida di Sensei per i Giovani gigli bianchi, le ho vissute come un vero nuovo punto di partenza:

1) Espandete la vostra condizione vitale con la preghiera basata sul voto;

2) Diffondete la felicità attraverso la vostra rete di incoraggiamento;

3) Esibitevi in una danza di creazione della primavera in cui ciascuna risplende delle proprie uniche caratteristiche, in accordo con il principio buddista di “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico”

Insieme abbiamo deciso di mettere in pratica questi punti nella nostra vita quotidiana e nell’attività, creando una rete di donne che vincono sul loro karma e realizzano la loro missione unite al maestro. Così si è creato un gruppo di donne nei vari territori sempre più in prima linea, che approfondiscono insieme La nuova rivoluzione umana attraverso incontri che sono vere oasi di felicità, davvero rivitalizzanti.
Attualmente sto vivendo un’esperienza di fede che sento legata proprio all’approfondimento della prima e della terza linea guida per i Giovani gigli bianchi: ho scoperto di aspettare una bambina! Negli ultimi anni avevamo provato ad avere un figlio, ma i miei problemi di salute ce lo impedivano. Tanto è vero che alla notizia, la mia ginecologa e l’ematologo hanno parlato di “miracolo”. Per me è stata l’occasione di parlare del Buddismo a entrambi. Ho capito che questo era l’effetto del mio Daimoku non più vincolato alle circostanze, ma basato sulla fiducia nella vita e sulla promessa fatta al mio maestro. Lo scorso mese abbiamo chiesto a Sensei il nome per nostra figlia. Uno dei significati degli ideogrammi che ci ha inviato è “fioritura”!
La mia gratitudine per aver fatto attività nei Giovani gigli bianchi è infinita e, con la decisione di far emergere tante meravigliose successore, prometto di continuare sempre a impegnarmi per mettere in pratica i tre punti che ci ha dato Sensei e per creare la “rete di sorellanza” che ci sta chiedendo, per vincere unite a lui entro il 2030.

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