Due membri della SGI di fama internazionale, il musicista Herbie Hancock e il campione di calcio Roberto Baggio, hanno virtualmente partecipato al primo corso della Divisione futuro attraverso due videointerviste preparate dai giovani per l’occasione
Col Daimoku le mie giornate sbocciano come fiori
a cura di Dario Bondi, Walter Nuzzo, Danielle Richards e Valeria Santorelli
Herbie, hai mai avuto momenti difficili nei quali avresti voluto arrenderti? Come hai usato la tua fede per superarli?
Sfide e difficoltà possiedono un valore intrinseco, perché senza di esse la vita sarebbe noiosa e se non avessimo qualcosa da superare non proveremmo gioia. Ogni sfida che ci si presenta è l’occasione di cui abbiamo bisogno per espandere il nostro stato vitale e sviluppare la condizione di Bodhisattva e la natura di Budda.
Io ho difficoltà di ogni genere in tanti ambiti, ogni giorno è una sfida anche soltanto per iniziare a recitare Daimoku, ma quello che so è che quando inizio con Gongyo parto con il piede giusto: posso dare vita a una giornata che sboccia come un fiore. E mi mette in condizione di poter rispondere con un po’ di saggezza a domande come quelle che mi state facendo…
Credo che questo tipo di sfide siano presenti nella vita di ognuno. Ad esempio, nel mio caso la parola “rimandare” è legata alla mia tendenza a lasciarmi distrarre da altre cose, soprattutto quando ho a che fare con qualcosa di importante. Questo è il tipo di battaglia che affronto ogni giorno.
Ovviamente, molte sfide nella mia vita sono legate alla musica. Qualche volta dopo aver suonato a un concerto ho sentito di non averlo fatto come avrei voluto. Prima di praticare il Buddismo, quando non davo il meglio di me, mi sentivo devastato. Ciò continua a succedere e ci saranno sempre giorni in cui saremo più creativi di altri, ma ho imparato ad accettare che siamo esseri umani. La vita è piena di questi alti e bassi perciò è importante non lasciare che gli insuccessi ci fermino o ci buttino giù.
Recitando Nam-myoho-renge-kyo ho imparato che si può veramente elevare la condizione vitale così da poter immediatamente scrollare via questa sensazione negativa e andare avanti.
A ottobre uscirà un libro in inglese nel quale parlo di alcune dure lotte che ho intrapreso con le droghe, e non solo quando ero giovane. Ho passato anni provando a nascondere questo aspetto di me perché era qualcosa di cui mi vergognavo, qualcosa che sapevo fin dall’inizio che era assolutamente sbagliato fare.
E come hai fatto a cambiare?
Recitando Nam-myoho-renge-kyo. Ci sono voluti anni prima che fossi in grado di liberarmene, continuando a praticare questo Buddismo e non permettendo che le droghe mi allontanassero dal Gohonzon, alla fine, sono stato in grado non solo di metterle da parte, ma di comprendere il valore che ha avuto questa esperienza: sono riuscito a demolire e sconfiggere questo “demone” ed essere vittorioso. Ora posso condividere la mia battaglia con altre persone, aiutarle e incoraggiarle.
Ho cercato di nascondere e allontanare questo problema per lungo tempo, poiché per la prima volta in vita mia mi vergognavo moltissimo di qualcosa. Prima di tutto ho dovuto capire che era una cosa reale, pertanto cercare di nasconderla stava creando alla mia vita più danni che se l’avessi ammessa, poiché accettandola potevo decidere di avanzare e superarla. In questo modo ho potuto vedere il valore di quello che mi era successo e capire che dovevo sfidarmi per poter condividere la mia lotta, affinché questo potesse essere d’incoraggiamento per gli altri.
Potresti raccontarci la tua esperienza personale di quando hai incontrato il presidente Ikeda?
Ogni volta che studio le lezioni di Gosho tenute da sensei incontro il presidente Ikeda: questa è la cosa più importante che desidero raccontarvi. Incontrare fisicamente il presidente Ikeda non è necessariamente il modo migliore per entrare in contatto con la sua vera natura e, visto che lui mette tutta la sua vita in questi scritti e nella stesura del romanzo La nuova rivoluzione umana, studiando questi testi possiamo entrare veramente in contatto con lui.
Come possiamo credere totalmente in noi stessi?
La cosa più importante è pensare: «Posso farcela!». A prescindere da come vi sentite in quel momento, usando il potere di Nam-myoho-renge-kyo, le attività della Soka Gakkai, studiando, e qualunque cosa possiate fare per incoraggiare gli altri membri e voi stessi, questo è ciò che accresce la fiducia.
Come quando mi è stato chiesto di suonare ai Grammy Awards nel 2008 con Lang Lang, il grande pianista di musica classica cinese. Considerando che non suonavo brani classici da quando avevo vent’anni e in programma c’era Rapsodia in blu di George Gershwin per due pianoforti e orchestra, pensai che il produttore dei Grammy Awards fosse impazzito nel chiederlo proprio a me. Invece di dire di no ho imparato, soprattutto grazie al Buddismo, che se qualcosa appare nella mia vita significa che è lì per una ragione. Ci ho pensato su per un po’, e quando mi hanno chiesto di dare una risposta ho detto subito: «Ok, lo farò!». Ma quando misi giù il telefono cominciai a pensare: «Che cosa ho fatto? Come riuscirò a farlo? Bene, c’è solo un modo che conosco, e questo modo è recitare Nam-myoho-renge-kyo e usare veramente la pratica, recitare tanto e fare molta attività per gli altri». Come sapete, se si recita senza agire, non succede niente. L’azione è l’unica cosa che ci connette con la Legge dell’universo e ci fa raggiungere dei risultati. Per me questo significa recitare quotidianamente molto Daimoku e fare più attività che posso per gli altri. Man mano che si avvicinava il momento del Grammy e avevamo le prove generali mi sentivo sempre più fiducioso e così ogni giorno mi dicevo: «Posso farlo, posso riuscirci!». Col passare dei giorni ho sentito totalmente fiducia nel fatto che non avrei suonato solo delle note, ma toccato in qualche modo i cuori delle persone. Alla fine ha funzionato veramente.
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Rialzarsi ogni volta per tornare a sognare
a cura di Marco Perrone
Roberto, hai sempre saputo che il calcio sarebbe stata la tua missione?
No, l’ho scoperto attraverso la pratica del Buddismo. Prima avevo solo il desiderio di giocare per far divertire la gente, poi invece ho scoperto che il calcio poteva essere un veicolo importante per i messaggi del nostro maestro.
Come si fa a scoprire il proprio talento?
Credo che il talento sia qualcosa che uno sente profondamente, qualcosa di inspiegabile perché percepisci che puoi realizzare qualcosa anche se sei molto giovane, e vivi per farlo.
Come si portano fino in fondo i propri obiettivi quando nel quotidiano l’apatia o la pigrizia prendono il sopravvento?
Credo che chi pratica ha il coraggio anche di volersi bene. Sa che ogni giorno è una sfida infinita, e più accettiamo di intraprenderla, più sappiamo che la nostra vita diventerà grande, dandoci la possibilità di diventare sempre più felici. I momenti difficili ci sono per tutti, però è fondamentale ricordarsi che sappiamo già cosa dobbiamo fare: non ci sono delle novità nella pratica, bisogna volersi bene, fare Daimoku e dedicarsi agli altri.
Hai mai avuto momenti di grande difficoltà dove sentivi di non farcela e volevi mollare tutto? Come li hai superati con la fede?
Ho avuto momenti difficilissimi in cui purtroppo non vedevo nessuna luce. Ho subito tanti infortuni quando giocavo e col tempo è diventato molto pesante ogni volta affrontarli e superarli, perché il ricordo dei precedenti non mi abbandonava. La grande fortuna è stata quella di poter mettere il Gohonzon davanti a tutte le difficoltà: ogni mattina sapevo cosa dovevo fare. Il solo fatto di recitare Daimoku mi ripuliva la mente e mi dava la possibilità di tornare a sognare di poter fare quello che desideravo.
Come fai a sentire il cuore del maestro tutti i giorni?
Questa è la sfida più bella in assoluto. Tutti i giorni penso a sensei, a cosa sta facendo mentre io recito Daimoku, come sta di salute, come sta la sua famiglia con cui sento un grande legame. Non so spiegarlo perché è qualcosa che si sente dentro. Ogni volta che parlo di lui mi emoziono e questo dice molto.
Cosa vuol dire per te vincere nella società e in che maniera i ragazzi della Divisione futuro possono farlo?
I ragazzi e le ragazze devono solo ricordarsi che il momento più importante della loro vita è il periodo della gioventù, perché hanno la possibilità di creare le basi del loro futuro. Essendo così giovani è importante che capiscano che tutto viene dalla lotta, dal sacrificio, dal mettersi in discussione, e soprattutto che avere una grande umiltà è la più grande fortuna che un giovane possa avere.