Non bisogna mai giudicare né criticare gli altri in modo arbitrario. Nell’istante stesso in cui si giudica l’altro pensando “non c’è proprio nulla da fare”, si finisce con l’impedire non soltanto la sua crescita, ma anche la nostra. Al contrario, è necessario pregare coltivando nel cuore la certezza che quella persona cambierà sicuramente e prima o poi la condizione vitale di Buddità, che anche lei possiede, emergerà e sboccerà in modo meraviglioso.
Nel Gosho è scritto: «T’ien-t’ai affermò: “Più vero è l’insegnamento, più basso il livello [di coloro che può condurre all’Illuminazione]”» (RSND, 2, 485).
Quanto più autentico e corretto è un insegnamento, tanto più è in grado di salvare anche gli esseri umani che hanno un livello basso di comprensione. Questo è un concetto relativo alla Legge buddista ma, in senso più ampio, si riferisce al fatto che quanto più cresciamo e miglioriamo come esseri umani, tante più persone riusciremo ad aiutare. Un leader dovrebbe essere consapevole di questa responsabilità, per educare e migliorare innanzitutto se stesso. Più cresce il responsabile, più cresceranno i membri più giovani nella fede e kosen-rufu in quella zona si svilupperà.
La grandezza della Gakkai, l’organizzazione che si impegna per kosen-rufu, dipende dalla qualità dei suoi leader. Un responsabile deve impegnarsi al massimo per elevare la propria condizione vitale. Tutto questo può sembrare semplice, ma è il compito più difficile in assoluto.
La fede è paragonabile al “corpo” (hon) e l’organizzazione alla sua “ombra” (shaku); allo stesso modo possiamo dire che la condizione vitale rappresenta il “corpo” mentre il ruolo di responsabile l’”ombra”. Perciò un requisito necessario per essere un leader della Gakkai è comprendere pienamente questo concetto.
[…] Rafforzare l’organizzazione non significa altro che rafforzare la fede di ogni singolo praticante. Ciò si ottiene trasmettendo speranza a ogni persona, facendole assaporare la gioia che scaturisce dalla fede: ma per poter trasmettere gioia e speranza agli altri, noi per primi dobbiamo provarle.
(cfr, D. Ikeda, Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pagg. 26-28)