Nel febbraio 1952 Daisaku Ikeda diede vita a un’ondata di shakubuku che è passata alla storia come “campagna di Kamata”. Cosa possiamo imparare da questa storica attività? Numerosi aspetti che determinarono quell’incredibile risultato sono importanti ancora oggi per le attività che stiamo portando avanti. Approfondire la fede prendendo esempio dal maestro è la chiave per la vittoria nella nostra rivoluzione umana e nel movimento di kosen-rufu. Il testo che segue è tratto dal video della SGI sulla campagna di Kamata
Nel febbraio del 1952, sotto la guida del giovane Daisaku Ikeda, si svolse una campagna di shakubuku oggi nota come “campagna di Kamata”. Il capitolo Kamata, a Tokyo, realizzò a febbraio un record nella propagazione, con duecentouno famiglie che entrarono a far parte della Soka Gakkai in un solo mese.
Il più grande risultato mensile per un capitolo era stato fino ad allora di ottanta, novanta famiglie. Questo eccezionale risultato fu reso possibile grazie alla dedizione di Daisaku Ikeda, che era stato nominato consigliere del capitolo Kamata. All’epoca aveva solo 24 anni.
Come poté questo giovane, che si era unito alla Soka Gakkai solo cinque anni prima, scrivere una storia che avrebbe costituito il punto di partenza per il progresso di kosen-rufu?
La determinazione del maestro Toda
L’anno prima, il 3 maggio 1951, in occasione della sua nomina a secondo presidente della Soka Gakkai, il maestro Toda dichiarò: «Nel corso della mia esistenza convertirò 750.000 famiglie. Se non sarò stato in grado di raggiungere questo scopo, gettate le mie ceneri nella baia di Shinagawa».
I membri della Soka Gakkai erano solamente 3.000, si trattava di un obiettivo estremamente ambizioso che non riuscivano nemmeno a immaginare.
I presenti si chiesero: “Cosa? Il presidente Toda ha aggiunto uno zero in più? Forse voleva dire 75.000…”. Tuttavia per Toda era assolutamente necessario raggiungere questo obiettivo.
In risposta alla determinazione di Toda, i membri di tutto il paese si dedicarono allo shakubuku. Alla fine del 1951 erano 5.728 famiglie, ma di questo passo, le 750.000 famiglie non sarebbero state raggiunte nemmeno in cento anni. Inoltre, la salute di Toda stava lentamente peggiorando. Non gli era rimasto molto tempo.
Per creare la svolta, prese una decisione.
Un obiettivo concreto per ripagare il debito di gratitudine al maestro
A gennaio 1952 Toda decise: «È il momento di far intervenire Daisaku». Così il giovane Ikeda fu nominato consigliere del capitolo Kamata.
Il 29 gennaio si tenne una riunione con i responsabili di gruppo di quel capitolo. Daisaku Ikeda condivise la sua determinazione, accendendo la miccia per la “campagna di febbraio”: «Febbraio è il mese in cui sono nati Nichiren Daishonin e il maestro Toda. Siamo diventati felici grazie alle guide del maestro Toda. In che modo possiamo ripagare il nostro debito di gratitudine nei suoi confronti? L’unico modo è aiutando a diventare felici coloro che stanno soffrendo».
All’epoca non si utilizzava l’espressione “maestro e discepolo”.
La parola “maestro” non era di uso comune. Tutti usavano l’espressione “presidente Toda” ma, a parte il giovane Ikeda, nessuno pensava a lui come al proprio maestro.
Daisaku Ikeda invece era consapevole della sua missione e lottò per ripagare il debito di gratitudine verso il suo maestro Toda offrendo la prova concreta della vittoria.
A tal fine, stabilì un obiettivo di propagazione mensile di due famiglie per nucleo.
Un nuovo modo di pensare
A quell’epoca la Soka Gakkai era organizzata in capitoli, settori, gruppi e nuclei. Il nucleo era la prima linea dell’organizzazione.
La maggior parte dei membri che formavano i nuclei erano giovani nella fede, con poca esperienza alle spalle, e c’erano responsabili che non li consideravano affidabili.
Il modo di pensare di Sensei era differente: “Proprio perché sono nuovi possono portare nuova forza. Facciamola emergere! Come piante che stanno appena germogliando, i nuovi membri portano un nuovo slancio. Aiutiamoli a crescere”.
Una nuova crescita è avvalorata da un nuovo modo di pensare.
La sincera determinazione di questo giovane di 24 anni fece fiorire la speranza in ogni persona: “Se si tratta di due famiglie per nucleo, lo possiamo fare!”.
I membri del capitolo Kamata si unirono basandosi sulla profonda decisione di vivere la relazione maestro e discepolo.
Da allora il giovane Ikeda andò in ogni angolo del capitolo. Partecipava a due o tre incontri al giorno. Più agiva, più diffondeva gioia tra i membri, trasformando l’atmosfera all’interno del capitolo. Sensei scrive: «In tutte le cose, il primo passo fondamentale è la preghiera sincera davanti al Gohonzon. Il Gohonzon è stato iscritto per permetterci di conseguire la vittoria. Questa è sempre stata la mia grande convinzione» (Maestro e discepolo, Esperia, pag. 253).
Diversi responsabili credevano che i membri dovessero andare da loro per ricevere incoraggiamenti e indicazioni. Tuttavia Daisaku Ikeda andava a trovare i membri a casa, continuando a incoraggiare fino in fondo ogni persona che si impegnava in prima linea. Dopo che Sensei andava a trovarli, ognuno pensava: “Questo giovane è venuto a visitarmi, quindi farò del mio meglio!”. Invece che dipendere dall’iniziativa dei responsabili, erano i membri stessi a dire: «Farò del mio meglio!».
Sensei racconta: «Mi lanciai con tutto il cuore in ogni riunione a cui partecipavo, in ogni visita a casa, in ogni lettera di incoraggiamento che scrivevo. Consideravo ogni attività come se fosse la battaglia decisiva.
Se un compagno di fede aveva problemi nel fare shakubuku, lo portavo con me quando incontravo altre persone per parlare della pratica buddista, affinché potesse trarne ispirazione. E invece di parlare solo io, chiedevo agli altri di raccontare le loro esperienze di fede o di spiegare le basi del Buddismo.
Questo consentì a ciascuno di acquisire sicurezza in se stesso e di approfondire la propria convinzione».
Assumersi la completa responsabilità della vittoria
Prendere l’iniziativa e agire invece di dare indicazioni dall’alto: Daisaku si impegnava in prima linea a fianco dei membri, mettendosi sempre sullo stesso piano.
In un saggio Sensei ha approfondito questo punto: «Dare semplicemente gli ordini alle persone non le incoraggerà ad agire. Come sono riuscito a ispirare i membri all’azione con genuino entusiasmo e senso di missione? Avevo determinato di assumermi la completa responsabilità per raggiungere questo obiettivo. L’ho fatto attraverso le mie stesse azioni, attraverso il duro lavoro, e mostrando i risultati. Ero certo che, se fossi stato un buon esempio, i membri sarebbero stati in grado di apprezzare i miei sforzi e di fidarsi di me. È il nostro esempio, che deriva dal nostro personale impegno – non quello di qualcun altro – che genera empatia e comprensione nelle persone attorno a noi».
Il giovane Ikeda pregò più seriamente di chiunque altro, fece sforzi accurati più di chiunque altro. Ispirati dai suoi sforzi e dalle sue azioni, i membri, che avevano un’età per cui sarebbero potuti essere i suoi genitori, si alzarono e agirono.
Così un nucleo raggiunse l’obiettivo e un altro seguì, e finalmente ruppero la barriera.
L’ultimo giorno della campagna fu il 25 febbraio. Superando l’obiettivo di due famiglie per nucleo, il capitolo Kamata realizzò 201 nuove famiglie in un mese.
Dopo febbraio, il capitolo Kamata continuò a impegnarsi e realizzò 212 famiglie a marzo, 205 ad aprile; 300 nuove famiglie a maggio, il primo anniversario della nomina di Toda come presidente della Soka Gakkai.
Con il progresso del capitolo Kamata, anche altri capitoli iniziarono a superare i precedenti record di propagazione e si creò un effetto domino in tutto il Giappone.
La “campagna di febbraio” fu l’inizio del rapido progresso verso l’obiettivo di 750.000 famiglie dichiarato da Toda!
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Alcuni aspetti importanti della campagna di Kamata
- Costruire un legame diretto con il maestro e ripagare i debiti di gratitudine;
- Stabilire un obiettivo chiaro di propagazione;
- Valorizzare ogni persona, ognuno è protagonista;
- Trasmettere la passione e il senso di missione;
- Assumersi la responsabilità della vittoria;
- Realizzare un risultato concreto che possa essere d’ispirazione per gli altri.