Gli eventi / La strategia del Sutra del Loto
Nei volumi della Rivoluzione umana c’è il racconto delle campagne di propagazione che il presidente Ikeda condusse in quegli anni. Esse divennero celebri tra i membri per l’enorme successo che riuscivano a conseguire. Quando il giovane Ikeda si recava in un luogo di attività, riusciva sempre a trasformare radicalmente anche le situazioni più difficili e a creare un ambiente in cui i membri costruivano una pratica forte e si dedicavano alle attività con gioia.
Quando si impegnava in un’attività, faceva sforzi enormi, molti dei quali senza che nessuno se ne accorgesse e sottolineava sempre come il fattore cruciale per la vittoria fosse l’unità tra i responsabili. Di norma, Toda gli assegnava la responsabilità dei luoghi più difficili, in cui c’erano situazioni problematiche e stagnanti. Nonostante ciò, il giovane si lanciava sempre con fiducia ed entusiasmo nelle campagne che gli affidava il suo maestro e proponeva, sin dai primi incontri, il raggiungimento di obiettivi che agli altri responsabili sembravano irrealizzabili. La profonda fede che aveva sviluppato negli anni trascorsi al fianco di Toda e la straordinaria umanità con cui trattava ogni persona, facevano sempre in modo che tutti si sentissero rivitalizzati tanto nelle attività, quanto nella loro pratica personale e ogni volta venivano realizzati obiettivi che, solo poco tempo prima, erano sembrati impossibili.
Spesso bastava la sua sola presenza a fare sì che le riunioni si riempissero di gioia e vigore. Una volta un gruppo di responsabili, sconcertati dalla rapidità con cui riusciva a trasformare le situazioni e a incoraggiare i membri, gli chiesero se avesse qualche segreto particolare.
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La rivoluzione umana, vol. 11, pag. 37
di Daisaku Ikeda
Ridendo Shin’ichi [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] rispose: «Dipende tutto da quanta considerazione avete della vostra missione e della vostra responsabilità, da quanto Daimoku recitate prima di recarvi alle riunioni. In altre parole, tutto dipende dal fatto che la vostra energia vitale di responsabili sia abbastanza forte da raggiungere i partecipanti e dare loro vigore. Forse non accadrà più nella vostra vita che abbiate occasione di venire a Yamaguchi [il luogo dove si trovavano in quell’occasione, n.d.r.]. Ecco allora che, mentre vi trovate qui, dovete assolutamente lasciare una traccia della vostra lotta per kosen-rufu. Nel momento in cui avrete una simile determinazione la vostra energia vitale sgorgherà naturalmente».
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Tra tutte queste imprese per kosen-rufu, un posto a parte lo merita la celeberrima campagna del Kansai. Conosciuta dai membri di tutto il mondo, è ancora oggi, a quasi cinquant’anni di distanza, una delle realizzazioni più famose del presidente Ikeda. Come lui stesso racconta nella Rivoluzione umana, quella sfida fu decisiva nel rivelare la sua missione e nel determinare il corso futuro della sua vita.
Allora Toda aveva deciso di candidare sei membri alle elezioni per il parlamento e uno di questi avrebbe concorso nella zona del Kansai. Il candidato, sconosciuto all’opinione pubblica, avrebbe avuto bisogno di almeno duecentomila voti per essere eletto. Il numero dei membri del Kansai era di trentamila famiglie, molte delle quali praticavano da poco tempo. Mentre in altre circoscrizioni elettorali c’erano buone possibilità di vittoria, la campagna del Kansai si presentò subito per quello che in realtà era: praticamente senza speranze. Toda ne affidò la responsabilità a Ikeda che all’epoca aveva ventotto anni.
Toda non era certo una persona che si scoraggiava di fronte a imprese difficili e, inoltre, non era mai stato un maestro tenero, soprattutto nei confronti del suo discepolo prediletto. Eppure, in quella circostanza, ciò che gli interessava maggiormente non era la realizzazione dell’obiettivo, quanto vedere la lotta del suo giovane discepolo in una circostanza così difficile. Si rendeva conto che non sarebbe vissuto ancora a lungo e sapeva che la presenza di un successore all’altezza sarebbe stata di fondamentale importanza per il futuro di kosen-rufu.
Il giovane Daisaku era sempre stato deciso a realizzare tutti i desideri del suo maestro ma, in quella circostanza, pur rispondendo senza tentennamento alla richiesta di Toda, non sapeva davvero come affrontare la situazione: quella volta l’obiettivo sembrava impossibile anche a lui.
La campagna iniziò con la lotta interiore che il giovane condusse davanti al Gohonzon.
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La rivoluzione umana, vol. 10, pagg. 8-9
di Daisaku Ikeda
Nei dieci anni precedenti […] Toda aveva formulato una serie interminabile di richieste apparentemente impossibili, ma ogni volta Shin’ichi si era dimostrato all’altezza della situazione.
Quando Shin’ichi seppe ciò che Toda si aspettava da lui per la campagna del Kansai, rispose al desiderio del maestro senza un attimo di esitazione. Naturalmente era perfettamente consapevole del fatto che l’obbiettivo poteva dirsi praticamente irrealizzabile, alla luce dei fatti, e sulle prime sprofondò nella disperazione. Non aveva nessuno con cui condividere il tormento che provava, la preoccupazione per le sorti della campagna. Non sapeva neanche da dove cominciare. Nel pieno dei suoi dolorosi sforzi per la ricerca di una soluzione si sentiva come in agonia. Avrebbe voluto mettersi a urlare. Poi, uno dopo l’altro, come nuvole nel cielo, cominciarono ad apparire nella sua mente dei brani del Gosho. Brani che mettevano chiaramente in evidenza come si potesse trasformare ciò che apparentemente era impossibile in una cosa possibile. Quelle frasi gli dicevano che la chiave per la vittoria non risiedeva necessariamente nella forza numerica, quanto nell’indistruttibile unità di un gruppo anche piccolo, e rivelavano che il potere della fede non conosceva limiti. […] Non affermava forse il Gosho: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra»? Shin’ichi adesso comprendeva chiaramente che le uniche cose su cui poteva contare erano il Gohonzon e il Gosho.
Shin’ichi quindi cominciò decidendo di ottenere la vittoria e poi prese ad analizzare con cura la situazione per mettere a fuoco il punto da cui partire. Per ottenere l’obiettivo era essenziale come minimo raddoppiare il numero dei membri attuali. […] Molto bene, pensò Shin’ichi, per raddoppiare la forza attuale i membri dovranno partecipare con gioia e contribuire alla diffusione del Buddismo. Questo richiedeva che ciascuno fosse adeguatamente ispirato e incoraggiato ad accrescere il potere della propria fede e a rivolgere al Gohonzon preghiere forti e sincere. (RU vol.10, pag.8-9)
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Da ottobre a dicembre del ’55, nonostante i numerosi impegni, il presidente Ikeda non smise mai di pensare alla campagna che sarebbe cominciata a gennaio. Continuò a recitare Daimoku e a studiare, sforzandosi di raccogliere il potere della fede che gli sarebbe stato necessario per affrontare quella sfida. In occasione del pellegrinaggio di Capodanno al Taiseki-ji, rinnovò davanti al Dai-Gohonzon la sua decisione di far compiere un altro passo in avanti al movimento di kosen-rufu.
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La rivoluzione umana, vol. 10, pagg. 15-16
di Daisaku Ikeda
[Shin’ichi] espresse una profonda preghiera in merito alla campagna di Osaka davanti al Dai-Gohonzon. Mentre recitava sentì che nel suo cuore lo sconforto cedeva il posto alla fiducia. Continuava a sentire qualcosa, qualcosa che rendeva quella cerimonia di gokaihi molto differente dalle precedenti cui aveva partecipato. Un pensiero all’improvviso gli attraversò la mente: era come se finalmente avesse ottenuto una chiara risposta alla domanda che aveva continuato a porsi negli ultimi mesi.
Il pensiero improvviso fu che il Sutra del Loto rappresenta la strategia di un grande generale. Ecco cos’era, pensò Shin’ichi. Il Gohonzon e la fede, qualsiasi cosa dipende da loro. Quale che sia l’epoca o la condizione specifica, la qualifica di un leader buddista dipende dal fatto che egli sia in grado di impiegare la strategia del Sutra del Loto come un generale.
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Il Sutra del Loto
invito alla lettura
Cap. I, Introduzione, pagg. 18-19
«Viveva a quel tempo un bodhisattva di nome Luce Meravigliosa, che aveva ottocento discepoli. Allora il Budda Splendore del Sole e della Luna si destò dalla samadhi e, in onore del bodhisattva Luce Meravigliosa, espose il sutra del Grande veicolo chiamato il Loto della Legge Meravigliosa, una Legge atta a istruire i bodhisattva, una Legge custodita nel cuore dai Budda. Il Budda rimase assiso senza levarsi per sessanta piccoli kalpa, e anche gli ascoltatori riuniti allora in assemblea restarono lì seduti per sessanta piccoli kalpa, immoti nel corpo e nello spirito. E ciò nonostante parve loro di aver ascoltato il Budda predicare per un tempo non più lungo della durata di un pasto. Tra tutti gli esseri riuniti in assemblea non vi era nessuno che provasse il minimo senso di stanchezza nel corpo o nello spirito.
«Allorché il Budda Splendore del Sole e della Luna ebbe terminato di esporre questo sutra per un periodo pari a sessanta piccoli kalpa, si rivolse ai Brahma, ai demoni, agli shramana e ai brahmani, come pure agli dèi, agli uomini e agli asura che componevano l’assemblea, con queste parole: “Stanotte, a mezzanotte, il Tathagata entrerà nel nirvana senza residui”».