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Kosen-rufu: il voto risoluto di alzarsi da soli - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:40

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Kosen-rufu: il voto risoluto di alzarsi da soli

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We will do it! Una promessa che è anche un impegno. Un grande impegno, quello che i cinquemila giovani – millecinquecento dai trentacinque diversi paesi europei, e tremilacinquecento dall’Italia – hanno confermato, con la loro presenza al Forum di Assago, per il secondo atto di kosen-rufu. Il primo atto è sotto gli occhi di tutti, come racconta il video Il voto del leone, la via della successione proiettato durante la riunione. Il giovane Daisaku Ikeda promise al suo maestro, ormai vicino alla morte, di convertire tre milioni di famiglie in sette anni (ma in realtà gliene sono bastati quattro). È lui che, costretto alle dimissioni dalla carica di presidente della Soka Gakkai giapponese, teneva in tasca un biglietto da visita con su scritto “presidente della SGI nel mondo” (cfr. NR, 383, 19).
Ma adesso, questa seconda fase di kosen-rufu chi la porterà avanti e, soprattutto, come? In uno dei primi interventi in scaletta Asa Nakajima, vicedirettore dell’Istituto Buddista Italiano, lo dice chiaro: miriamo ai prossimi cinquant’anni di attività, guardiamo al 2058, siamo i protagonisti di kosen-rufu nel futuro. Rilanciamo sempre, rinverdendo le speranze e raddoppiando gli sforzi. È un impegno che riguarda tutti, non solo i giovani.
Dopo aver ascoltato le parole di Asa, mi viene spontaneo chiedermi: «Come si fa a diventare sinceri campioni di kosen-rufu», come ci esorta il presidente Ikeda in suo recente discorso (NR, 393, 3)? Un ottimo spunto proviene dall’intervento di Roberto Baggio, ospite della mattinata che, citando Toda, dice: «Niente è più piacevole di incontrare giovani dal cuore puro che ricercano un corretto modo di vivere». «In questi anni – ha proseguito Baggio – ho cercato di capire cosa vuol dire avvicinarsi allo spirito del maestro. La vera gioia non è data dal successo o dal denaro, ma è sentire il cuore di sensei che ci invita a lottare fino in fondo, soprattutto in gioventù, per non dover poi avere rimpianti. La relazione con il maestro ci aiuta a comprendere la nostra missione». E, per quanto egli abbia esordito sull’onda della leggerezza («Volevo darvi il benvenuto a questo zadankai. Facciamo un giro di presentazioni? Mi raccomando uno alla volta…»), il suo messaggio su come ereditare il testimone del 16 marzo è stato molto chiaro: «Scalando una montagna dietro l’altra: così possiamo diventare campioni di kosen-rufu». A concludere l’intervento, le parole di Ikeda, che da quelle vette scomode ci tende sempre una corda: «Qualunque cosa accada vivete con la consapevolezza di essere un sole. Please, live with the profound convinction to be a sun. Più grande è la sfida, più grande sarà la soddisfazione quando riusciremo a vincere».
Abbiamo tutti una sfida da vincere, me lo immaginavo. Meno male che, dopo aver fatto Gongyo in compagnia di cinquemila giovani, l’esperienza di Valentina Nannini, ventinove anni, responsabile nazionale della Divisione giovani donne, toglie ogni dubbio in proposito. Disagi mentali, autodistruzione, discese e risalite: problematiche di fronte alla quali la psichiatria si ferma, ma non il Gohonzon. Le sue parole gettano un cono di luce in una stanza buia. «Ho conosciuto il Buddismo – racconta – a otto anni. Mia madre a quel tempo manifestò disagi mentali e dopo poco tentò il suicidio. Anche mio nonno era morto suicida. In quella situazione familiare l’unica cosa che mi dava sollievo era fare Daimoku». Suo padre andava e veniva e sua madre si ostinava a non accettare nessun tipo di cura. Tra violenti litigi familiari lei e sua sorella, bambine, erano costrette a badare a loro stesse. «A dodici anni mia madre fu ricoverata. Da allora ho continuato a recitare Nam-myoho-renge-kyo con il desiderio di riportare il Gohonzon nella mia famiglia». Cosa che è avvenuta, dopo diciotto lunghi anni, tanta attività e tanto Daimoku. La rabbia iniziale nei confronti di suo padre ha lasciato il posto, non senza difficoltà, a un dialogo sincero. Ma la lotta di questa giovane donna parla anche di realizzazioni semplici e concrete. Lungo il percorso, infatti, c’è stata la voglia, appena ventenne, di rendersi indipendente, di stare salda sulle sue sole gambe, avviando un negozio da parrucchiera insieme a un amico-socio. Dopo qualche anno di sopravvivenza, in cui sembravano non esserci vie d’uscita, giunge il consiglio di fede giusto: collegare (linking, in inglese) la vittoria personale a quella dei giovani europei. «Oggi non abbiamo più il problema di attirare la clientela, ma di dove farla accomodare». «Riflettendo sul percorso di fede che ho fatto fin qui – ha aggiunto Valentina – mi sento così forte che nessun problema può più destabilizzarmi». «Che fede solida – commenta Patrizia, staff Corallo, impegnata a fare shakubuku a un vigile del fuoco addetto alla sicurezza del Forum. – Io mi sarei fermata molto prima!». Chi si ferma è perduto, penso io. Tanto serio è lo sforzo di praticare la nostra rivoluzione umana, che se non si persevera si rischia di vanificare tutto. Ha ragione sensei quando, commentando un passo del Sutra del Loto, dice: «Solo di una cosa ho paura, della severità della legge di causa e effetto».
Fino a oggi sono stati piantati oltre centotrentamila semi di pace in Europa: questo il risultato della campagna “Dialoghi per la pace” che ha oltrepassato le più rosee aspettative. Cinquemila giovani oggi rinnovano la promessa di portare avanti quell’impegno che richiede coraggio e voglia di sognare.
Un altro passo è stato fatto, adesso guardiamo ai prossimi cinquant’anni.

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il Programma della riunione

  • Il coro di quattrocento elementi da tutta Europa apre il meeting cantando March toward the 21 Century;
  • Presentano in due lingue l’inglese Koichi e l’italiana Sara. Per i francofoni la traduzione è in cuffia;
  • Lettura dei messaggi d’incoraggiamento provenienti da tutto il mondo: Stati Uniti, Corea del Sud, Togo, Brasile, Hong Kong, Singapore e tanti altri;
  • Breve incoraggiamento di Asa Nakajima, vice direttore dell’Istituto e responsabile nazionale della Divisione donne;
  • Intervento di Roberto Baggio;
  • I cinquemila partecipanti recitano Gongyo;
  • Esperienza di Valentina Nannini, responsabile della Divisione giovani donne italiana;
  • Proiezione del video Il voto del leone, la via della successione, in cui si racconta la storia del 16 marzo 1958 e le determinazioni di Ikeda e della Divisione giovani di allora.
  • Cerimonia di premiazione. Hideaki Takahashi, responsabile della SGI Europea, consegna in rappresentanza di Ikeda ad alcuni giovani responsabili i premi Eccellenza alla gioventù, Alba di kosen-rufu e le Spille d’oro.
  • Discorso di Yasunori Hirayama, responsabile del Comitato europeo giovani, al termine del quale esprime la dichiarazione dei giovani europei;
  • Intervento di Hideaki Takahashi;
  • Pausa, durante la quale si è esibita la banda di pifferi e tamburi della DGD francese;
  • Proiezione del video Un dialogo per la felicità, un’Europa per la pace in cui i membri di tutte le nazioni presenti pronunciavano questa frase nella loro lingua;
  • Festival di danza e musica;
  • Il coro conclude la riunione cantando l’Inno alla gioia;
  • La band italiana accompagna l’uscita dei giovani dal Forum.

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Interventi (estratti)

Hideaki Takahashi
, responsabile europeo
Nel 1973, quando il presidente Ikeda istituì il Consiglio Europeo, disse: «Questo Consiglio, all’avanguardia di kosen-rufu nel mondo, è la prova che i membri europei sono i pionieri della costruzione della pace. Si dice che occorre scavare sotto i propri piedi per trovare una sorgente: anche una grande impresa come la pace inizia dal luogo in cui ci troviamo. Costruiamo una repubblica umana in miniatura, fatta di amicizia e di fiducia da estendere a tutta l’Europa».

Yasunori Hirayama, responsabile del Comitato europeo giovani
Questa celebrazione, oggi, non si tiene solo a Milano ma anche in molti altri posti nel mondo, un risultato possibile grazie agli sforzi per kosen-rufu del presidente Ikeda. Per questo motivo voglio dire «Mr. e Mrs. Ikeda: grazie infinite!». Voglio dire grazie anche ai membri più anziani, ai pionieri europei. Poi voglio darvi una bella notizia: abbiamo vinto, abbiamo realizzato 136.860 dialoghi per la pace. Ho riportato questa vittoria al nostro maestro, mi ha chiesto di ringraziarvi. Noi piantiamo semi di felicità e fiducia da persona a persona, noi siamo i precursori di un’Europa unita. Voglio fare una dichiarazione a nome della Divisione giovani europea: «Io vivrò la mia esistenza come diretto discepolo di Ikeda qualsiasi cosa accada e perciò non tollererò nessuna discriminazione o disprezzo verso la vita. Come diretto discepolo di Ikeda dedico la mia vita a costruire una pace duratura, alla felicità del genere umano e al perseguimento dell’abolizione delle armi nucleari».

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dall’Europa / Noi, Bodhisattva della Terra

Ho cominciato a praticare alla fine del 2000, una fra i pochi giovani del mio paese. Subito dopo fui nominata responsabile della Divisione giovani donne. Non avevo la più pallida idea di cosa significasse questa nomina e continuavo a chiedermi cosa avessero visto in me. Mi sentivo incapace e insicura. Mi vergognavo a parlare in pubblico ed ero molto chiusa, ma sono stata sostenuta dai responsabili che mi hanno portato lontano, più di quanto avrei potuto immaginare. Un anno fa ci siamo ritrovati in ventun giovani del mio paese con l’obiettivo di portare a termine duecentodieci dialoghi cuore a cuore. Avevamo un motto per ogni mese e delle guide per incoraggiarci. Io che tendo a razionalizzare tutto, mi chiesi: «Perché lo voglio fare?». All’inizio non lo capii, ma cominciai a recitare Daimoku sinceramente. La risposta la trovai davanti al Gohonzon: questo è ciò che si aspetta il mio maestro. Se non recitassi Nam-myoho-renge-kyo non sarei un Bodhisattva della Terra. E poiché sono un Bodhisattva della Terra, esattamente come il mio maestro, condivido i suoi stessi obiettivi. Con questo pensiero nel cuore è scomparsa ogni difficoltà. Per raggiungere lo scopo di questa campagna dell’amicizia abbiamo intrapreso molte iniziative per i nostri amici, ma il nostro obiettivo era ancora lontano. Mi sentivo così depressa che avevo perfino deciso di ridurre il numero dei dialoghi. Fortunatamente chiamai la mia responsabile per chiederle un consiglio e lei mi disse una cosa semplicissima: «Cosa farebbe sensei?». Le sue parole mi arrivarono dritte al cuore. Non ero abituata a vincere su ogni fronte della mia vita e questo scopo sembrava davvero impossibile. Inoltre era il primo vero scopo che ci mettevamo come organizzazione. Non potevo fare questo a sensei. Mi resi conto di quanto fosse grande la mia tendenza a lamentarmi e scrissi una lettera al mio maestro con la promessa che i giovani della SGI slovena avrebbero vinto. Mi presi la responsabilità al cento per cento e mi buttai a capofitto. In quella settimana ho rotto il ghiaccio che imprigionava il mio cuore. Tutti abbiamo cambiato atteggiamento. Il nostro obiettivo è stato raggiunto prima della fine del 2007. È stata la mia, e la nostra, prima grande vittoria nella fede che ci ha fatto comprendere che possiamo trasformare l’impossibile in possibile. Abbiamo raccolto duecentocinquanta dialoghi e non è ancora finita, perché per molti di noi avere un “cuore aperto” è diventato uno stile di vita.
Veronika Potocnik, Slovenia
responsabile nazionale GD

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dall’Europa / La giornata di Juan

Sono spagnolo, ma vivo in Scozia da dodici anni. A parlarmi della pratica fu un’italiana che sei anni fa è diventata la mia fidanzata. Da allora ho fatto “un po’ di rivoluzione umana” che mi ha consentito di vivere una vita felice e gratificante. Comunque, poiché i cambiamenti non finiscono mai, sono determinato a vincere in famiglia, con gli amici, nella salute e in tutti gli aspetti della mia vita. Ecco un giorno del mio viaggio per kosen-rufu.
6.30: suona la sveglia. Mi voglio alzare per recitare un’ora di Daimoku.
7: mi alzo davvero. Spero di fare almeno trenta minuti. Ne ho bisogno perché sarà una giornata campale.
8.15: esco di casa, aspetto il bus per andare al lavoro. Venti minuti di Daimoku non sono abbastanza per fare shakubuku alle mie colleghe, alla fermata dell’autobus. Preferisco pensare che non sia ancora arrivato il momento per loro di recitare…
9: arrivo al lavoro. Il mio desiderio è che un giorno l’università Queen Margaret conferisca un’onorificenza al mio maestro.
10: primo appuntamento. Devo incoraggiare questo studente a non lasciare gli studi, ma non si presenta. A ogni modo voglio credere che anche lui ha la Buddità.
12.30: pranzo. Incontro un’amica per mangiare insieme e chiacchierare. Ha da poco partecipato a una riunione di discussione ma non vuole cominciare a recitare. Voglio rafforzare la mia fede e dimostrare la prova concreta nella mia vita.
17: esco dal lavoro, mi riposo sull’autobus. Scendo a metà strada per uno spuntino. Sono tentato di entrare in un negozio. Ora farò tardi al meeting.
19.40: finalmente arrivo al meeting. Hanno già fatto Gongyo. Tranquillo. Preferisco stare indietro.
21: torno a casa giusto in tempo per andare  a letto, non prima di esser andato a prendere la mia fidanzata. Parlo al telefono con i soka-han per il prossimo meeting di studio. Lo farò di nuovo io. Devo impegnarmi per vederne i benefici e non farlo controvoglia.
23,30: tre Daimoku prima di andare a letto. Domani farò di più e meglio.
Juan Garcia, Scozia
responsabile GU Edimburgo

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dall’Europa / La sfida reale

Sono grata per aver avuto la possibilità di partecipare a quest’attività per il meeting generale europeo dei giovani del 16 marzo, di poter combattere insieme a sensei e ai giovani europei in un momento così importante. Sono sicura che tutte le fasi dell’attività, la lotta con i nostri compagni di fede, come anche la realizzazione dei nostri obiettivi personali, creeranno una nuova consapevolezza della nostra missione per assicurare il futuro di kosen-rufu in Europa. Il mio sogno è che ognuno di noi possa salutare questo giorno con grande gioia da assoluto vincitore.
Praticare in un piccolo paese mi ha insegnato che la sfida reale non sta nelle belle parole dei grandi meeeting, ma nella lotta personale per rinnovare l’atteggiamento di rispettare ogni singolo essere umano. Ho affrontato molte lotte personali durante questo periodo, ma ciò che ho imparato è che prima devo cambiare atteggiamento in tutti gli aspetti della mia vita, da fare “tutto ciò che posso” in “tutto ciò che serve”. Quando determiniamo di cercare lo stesso cuore di sensei dentro la nostra vita, recitando in unità e facendo risuonare le nostre vite con la sua, troviamo sempre il coraggio e la speranza necessari per iniziare nuovamente e per non arrendersi mai. Facciamolo insieme!
Johanna Holopainen, Finlandia
responsabile nazionale GD

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i Partecipanti raccontano / Una lingua comune

Mi sento responsabile del futuro dell’Europa perché il presidente Ikeda ci ha lasciato un compito arduo al quale voglio partecipare con tutta me stessa.
Antonina, 20 anni, Messina

Nel futuro immagino di trasmettere i valori e i concetti espressi dal nostro maestro. Tra dieci anni sarò come adesso: molto combattivo e determinato. Non smetterò mai di praticare!
Paolo, 17 anni, Reggio Calabria

Io sono sicura che già essere qui oggi e avere un forte desiderio di partecipare sia una grandissima vittoria. Personalmente la vittoria è desiderare di portare avanti questa lotta.
Monica, 22 anni, Milano

Siamo venuti a Milano in aereo. A causa del maltempo il volo è stato sospeso: erano le 6 del mattino e abbiamo iniziato a recitare Daimoku con determinazione. Alle 10,30 siamo riusciti a decollare. I piloti ci hanno addirittura ringraziato per il nostro Daimoku. In quel momento abbiamo provato un’emozione fortissima.
Alessio, 16 anni, Oristano

Aprirsi all’Europa cambia tantissimo il proprio modo di vivere, riesci a capire altri punti di vista e affrontare problemi diversi. Nella mia pratica quotidiana sento tantissimo questa apertura. Il mio nuovo obiettivo è quello di trasmettere i valori buddisti e realizzare kosen-rufu in Spagna, dove vivo adesso.
Laura, 27 anni, Rimini

Ho trovato un entusiasmo meraviglioso in questa riunione che secondo me celebra perfettamente lo spirito del 16 marzo: vedere tutti questi paesi riuniti insieme dà un’immagine perfetta dell’unione e condivisione di uno stesso ideale.
Anastasia, 18 anni, Firenze

La certezza è che la mia vita sarà sicuramente intensa e piena di gioia. Sono sicuro che fra dieci anni avrò uno stato vitale consolidato, forte e senza dubbi.
Massimiliano, 29 anni, Milazzo (ME)

All’inizio questo periodo è stato un po’ tormentato: problemi con l’università e con il lavoro non mi permettevano di fare attività. Sono riuscito a cambiare lavoro e, anche se i problemi ci sono ugualmente, ora mi sento più leggero. Il mio prossimo obiettivo è quello di laurearmi, diventare una persona di valore per poter usare le mie conoscenze per gli altri. Voglio fare un lavoro che mi permetta di aiutare la gente: un lavoro remunerativo a livello spirituale.
Michele, 24 anni, Pieve a Nievole (PT)

Non è molto tempo che pratico e ho ricevuto il Gohonzon domenica scorsa: poter vivere così presto un avvenimento in questo modo mi rende felice. Il mio prossimo obiettivo sarà quello di essere promosso con buoni voti: come obiettivo a lungo termine ho quello di diventare un imitatore.
Mattia, 17 anni, Campi Bisenzio (FI)

Trentacinque nazioni in ascolto per un unico obiettivo. Emozioni grandissime, ho sentito come se le mie cellule vibrassero in accordo con la Legge mistica, con l’energia e le parole del momento. cinquemila giovani che parlano una lingua comune: Nam-myoho-renge-kyo.
Elia, 21 anni, Pistoia

Poter essere qui con mio fratello è ancora più emozionante e ci rende più uniti. Ci siamo preparati a questo incontro con gioia insieme ai membri della nostra zona, sia giovani che adulti: ci hanno dato un grande sostegno. Il prossimo obiettivo comune è coinvolgere nostra madre nella pratica.
Flavio, 22 anni e Dario, 15 anni, Monza

Adesso abbiamo la grande responsabilità di trasmettere il significato della pratica e di quanto essa possa migliorare la vita! La gioia più bella: essere insieme a cinquemila giovani, tutti diversi, ognuno con il proprio karma, ognuno con la sua individualità, ma con un unico e grande obiettivo comune! Quando abbiamo recitato Gongyo ho sentito che vinceremo, così come siamo adesso!
Emy, 25 anni, Sesto Fiorentino (FI)

Ai tanti che mi chiedono com’è andata rispondo così: «È stato un sogno a occhi aperti!». I semi per i prossimi cinquant’anni sono stati piantati. Ora sta a ciascuno di noi curarli, innaffiarli, farli crescere e trasformare questo “sogno ad occhi aperti” in realtà; è giunto il momento di osare.
Paolo, 31 anni, Bologna

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in Cifre / diamo i numeri

136 mila dialoghi per la pace realizzati in Europa
8 mila foulard confezionati dalle donne italiane
35 nazioni presenti
354 sokahan e byakuren
682 partecipanti allo spettacolo (coro, musicisti, ballerini)
250 corallo
31 organizzazione trasporti
27 accoglienza
130 interpreti
40 fotografi: 100.000 fotografie scattate (di cui 3.000 durante la riunione)
321 autisti: circa 64.000 chilometri percorsi (una volta e mezza il giro della Terra)
24 ufficio tecnico
157 staff vari (budget, segreteria, hotel, campagna dei dialoghi, website, grafici, pranzo al sacco, medici e infermieri)

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