Coltivare la fede, la pratica e lo studio
da La nuova rivoluzione umana, vol. 30, cap. 3, “Slancio impetuoso”
Per comprendere il contesto si consiglia di leggere dalla p.ta 50 alla p.ta 52 (NR 632, 15-21)
Il 13 gennaio 1981 Shin’ichi Yamamoto partì per l’America. Prima tappa le Hawai, dove partecipò alla prima conferenza mondiale del Dipartimento di studio
[…] Alla conferenza Shin’ichi diede una guida su questo passo del Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni: «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede» (RSND, 1, 342).
«Per pratica si intende la pratica per sé e per gli altri, che concretamente consiste nella recitazione di Daimoku e nello shakubuku.
Lo studio è l’approfondimento del Buddismo di Nichiren Daishonin, portato avanti con impegno serio e costante.
Gli autentici discepoli del Daishonin sono coloro che si sforzano nella pratica e nello studio. Egli dichiara che non esiste Buddismo senza questa costante applicazione nelle “due vie”. Solo la Gakkai ha mantenuto tale impegno secondo le parole del Daishonin e ha promosso kosen-rufu affrontando ogni genere di avversità. Nessuno potrà negare questa chiara e inconfutabile realtà. Le due vie della pratica e dello studio nascono dalla fede. Trascurare la pratica e lo studio non è altro che perdere di vista la fede. Avere fede significa non cedere a nessuna minaccia, persecuzione o lusinga che ci possa far deviare dalla fede, significa non retrocedere mai né allontanarsi da essa, abbracciare il Gohonzon con tutto il cuore e dedicarsi con il massimo impegno alla causa di kosen-rufu. La pratica e lo studio potrebbero essere paragonate alle due ruote di un carro il cui asse centrale è la fede.
Di conseguenza, una persona potrà conoscere a fondo la filosofia buddista, ma senza la pratica la sua resterà una semplice conoscenza: è come se stesse cercando di avanzare con una sola ruota e finirà per allontanarsi dal corretto cammino della fede.
Ci sono stati membri che si sono immersi in uno studio parziale e riduttivo, ma che ostentando quelle conoscenze si sono sentiti superiori agli altri, sono diventati arroganti e presuntuosi, finendo per essere detestati dai compagni che invece si impegnavano con diligenza e sincerità nella fede. Alcuni di loro hanno poi smesso di praticare. Sono esempi veramente incresciosi.
Noi non studiamo la filosofia buddista per diventare “esperti” di professione. Desidero quindi confermare insieme a voi che lo studio ci consente di approfondire la nostra fede, di aspirare a conseguire la Buddità nell’esistenza presente e di promuovere kosen-rufu».
Lo studio nella Soka Gakkai esiste per essere messo in pratica, è la ricerca della Legge della vita per costruire la felicità per sé e per gli altri. (Puntata 51)