La Divisione futuro a Salerno oggi conta più di trenta ragazzi e ragazze dall’energia e coraggio incrollabili. Amicizia, identità, amore, desiderio di un mondo migliore, sono le esperienze che alcuni di loro con semplicità ci raccontano
Alessandra (sedici anni): Sono cresciuta a suon di Nam-myoho-renge-kyo, tra tante riunioni buddiste, ma la cosa non mi ha mai interessato più di tanto. Qualche volta, da piccola, quando non mi sentivo bene o avevo qualche paura, mia madre mi diceva di recitare Daimoku e io lo facevo insieme a lei. Lo scorso anno, però, ho iniziato a frequentare le riunioni dei ragazzi e così ho cominciato ad avere una pratica corretta. Quelle riunioni mi piacevano, mi facevano stare bene. Dopo un periodo di tranquillità però ho smesso di praticare. In occasione della riunione per l’anniversario della visita di sensei a Roma qualcosa invece è cambiato profondamente. In quel periodo non ero molto felice, non mi piaceva niente: a scuola vivevo rapporti conflittuali, mi sentivo osteggiata dalla mia insegnante, ritenevo i miei compagni tutti ragazzi superficiali senza ideali. Durante una discussione con i miei genitori ho dichiarato che il mio più grande desiderio è cambiare il mondo e vivere in una società più giusta, precisando anche che ero consapevole che tutto ciò è impossibile perché non interessa a nessuno. Mio padre, allora, mi ha chiesto di partecipare con lui alla riunione europea di Roma perché avrei potuto fare veramente una bellissima esperienza. A quel punto, anche se molto scettica, ho accettato e sono partita per quell’avventura. È stato bellissimo, non mi sembrava vero: tante persone insieme così diverse l’una dall’altra ma unite nel comune desiderio di cambiare il mondo. Non mi sentivo più tanto sola in questo desiderio. Da quel momento ho cominciato di nuovo a praticare per cercare di capire qualcosa in più di questa pratica buddista. Mi sono prefissa l’obiettivo di manifestare nella mia vita ciò che di bello ho dentro, di portare fuori tutte le mie capacità e, magari, di poter contribuire al grande sogno di realizzare un mondo migliore, insieme ai miei amici della Divisione futuro e a tanti altri giovani.
Federica (quattordici anni): È un annetto e mezzo che pratico, e non ho mai smesso. Il Buddismo mi ha dato tanto, mi ha insegnato a guardare sempre i lati positivi della vita, a non lamentarmi e a essere felice di quello che ho. Mi aiuta a superare gli ostacoli e le difficoltà, sia nelle piccole sfide quotidiane sia nelle difficoltà maggiori. Nam-myoho-renge-kyo è sempre nella mia testa, soprattutto nei momenti in cui ho un po’ d’ansia, ho paura di qualcosa, mi sento sola o sento di non riuscire a vincere una sfida e superare un ostacolo. È un’arma meravigliosa e potentissima, è un’ enorme forza che cambia le cose a un livello più profondo: con una sola frase io sono capace di far muovere l’universo… A volte penso a come sarebbe la mia vita senza… ma non riesco a immaginarla… Ormai il Buddismo è parte di me e quando compirò sedici anni il mio primo pensiero sarà aderire all’Istituto buddista.
Piero (quindici anni): Quando ho iniziato a praticare il Buddismo, quattro anni fa, non l’ho fatto per un motivo ben preciso, molto probabilmente solo per accontentare i miei genitori… Però ho avuto le mie soddisfazioni. Il piccolo timido Piero è uscito dalla tana ed è andato a “scoprire il mondo”. La mia insicurezza è diminuita sempre di più, ma è rimasta nel campo amoroso dove mi sentivo come un coniglio che esce dal rifugio circondato da leoni. Ma ad un certo punto, ho sentito il bisogno di un’anima gemella. Ho iniziato a ragionare su ogni ragazza che incontravo. Recitando Daimoku ho iniziato a capire che non dovevo essere morboso, che dovevo comunque “campare” serenamente e, una settimana dopo questa “Illuminazione”, incontro una ragazza. In verità già la conoscevo, grazie alle riunioni della Divisione futuro, visto che pratica. Da lì è iniziato un interesse reciproco. Io però non riuscivo a farmi avanti, non riuscivo a parlarle… i classici discorsi preparati venivano spazzati via davanti a lei come sabbia al vento. Ho iniziato a pregare per tirare fuori il coraggio, ma sentivo che la fiducia in me stesso era scappata. Pian piano dentro di me sapevo che era praticamente fatta, ma non ero capace di dirle esplicitamente quello che provavo. Allora Daimoku, Daimoku, e ancora Daimoku, e finalmente gliel’ho detto. Ma l’insicurezza faceva ancora capolino: dentro di me non mi sentivo all’altezza, sentivo un peso enorme… la situazione evolveva lentamente, e io ci soffrivo. Quel peso, nonostante il Daimoku, mi schiacciava. Poi un giorno mi sono stancato profondamente di tutto quel soffrire, ho deciso di affrontare tutti i miei demoni, i limiti e le insicurezze. Ho incontrato quella ragazza e mi sono comportato con grande naturalezza, senza pensarci troppo. Con questa azione coraggiosa quel peso oppressivo se n’è andato.
Rino (quindici anni): A settembre mi sentivo molto a disagio, avevo pochi amici, superficiali e uno stile di vita totalmente diverso da quello che piace a me. Cercavo di risultare simpatico, di avere compagni con cui condividere qualche cosa, ma per accattivarmi la simpatia delle persone in realtà non ero me stesso. Questo mi ha portato a pregare per trasformare questo aspetto, per trovare un mio equilibrio. Inizialmente il mio Daimoku era “oppresso” da questo problema e anche davanti al Gohonzon non riuscivo a essere me stesso. Poi, continuando a recitare Daimoku, ho capito. Mi sono reso conto del limite che mi mettevo e ho cominciato a comportarmi con spontaneità, sentendo di essere me stesso, con leggerezza d’animo. In maniera naturale nel giro di pochi mesi, proprio grazie alla Divisione futuro e alle nostre riunioni, ho trovato grandi amici con i quali mi confido, scherziamo, ci sosteniamo nei momenti difficili e recitando Daimoku insieme rafforziamo il nostro legame con il Gohonzon. Sarò sempre e per sempre grato alla Divisione futuro.
Anita (tredici anni): C’era una compagna di classe che consideravo una mia amica e con la quale credevo di avere un bellissimo rapporto. Poi non so cosa è successo, ma evidentemente ha equivocato qualche mio comportamento e mi ha accusato di averle mancato di rispetto. Non so a cosa si riferisse, ma questo mi faceva soffrire un po’. Non ho mai avuto molte amiche e per me lei era importante. Praticando il Buddismo sentivo che dovevo risolvere questa situazione, ma dato che non avevo fatto nulla, non sapevo cosa fare. Andando a una riunione giovani ero un po’ triste, ma poi mi sono sentita molto incoraggiata a recitare Daimoku per cercare la soluzione davanti al Gohonzon. Con fiducia ho iniziato a pregare con l’obiettivo che la situazione con lei si trasformasse: sarebbe venuta lei da me e avremmo ricucito la nostra amicizia. Se lei non si fosse riavvicinata non avrei fatto nulla perché non avevo intenzione di soffrire ancora. La mia felicità non dipendeva più da lei. Così il giorno dopo a scuola lei è venuta da me, come se non fosse accaduto nulla. Sono stata molto felice. Il Daimoku ha una forza immensa.
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L’eterna questione delle relazioni umane
«Molti dei nostri lettori hanno chiesto di discutere ancora una volta il tema dell’amicizia. Di tutte le diverse relazioni che abbiamo – coi nostri insegnanti, coi nostri genitori, coi nostri datori di lavoro e così via – quelle con i nostri amici sono una parte particolarmente importante della nostra vita».
Risponde Daisaku Ikeda – In giapponese, la parola usata per indicare gli esseri umani, ningen, è scritta con i due ideogrammi che significano “persona” (nin) e “tra” (gen), esprimendo l’idea che gli esseri umani esistano pienamente solo nella relazione tra loro. Nessuno di noi può vivere solo e per questo motivo incontrare tanti tipi di problemi nelle relazioni umane è un aspetto inevitabile della vita.
Talvolta le nostre relazioni con gli altri diventano così problematiche che ci viene da urlare: «Voglio vivere da qualche parte dove non ci sia nessuno!». Ma in realtà questo è impossibile, a meno che non diventiamo eremiti. Il punto fondamentale, quindi, è che dobbiamo sforzarci in prima persona di coltivare buone relazioni con gli altri, diventando persone capaci di costruire relazioni armoniose. Questo è tutto. I problemi nelle relazioni umane costituiscono un’opportunità per la vostra crescita e la vostra maturazione. Se non lasciate che vi sconfiggano, problemi di questo genere vi aiuteranno a formare il vostro carattere. Questo è il motivo per cui è importante non isolarsi. Nessuno può esistere senza gli altri. Tenersi a distanza dagli altri alimenta solo l’egoismo e non porta a nulla.
(tratto da D. Ikeda, I protagonisti del XXI secolo – Amore e amicizia, Esperia, pagg. 27-28)