Il 4 febbraio all’Auditorium Parco della Musica a Roma, più di 1.000 giovani con background diversi, si sono incontrati per partecipare all’evento interattivo di Senzatomica Revolution Talk: Io disarmo il futuro. Senzatomica, partner italiano di ICAN, dal 2011 si occupa di generare consapevolezza sulla minaccia delle armi nucleari e si impegna attivamente per promuoverne il disarmo, a partire dalla trasformazione interiore di ciascun individuo, offrendo una prospettiva di speranza per costruire un mondo di pace.
Il palco della Sala Sinopoli ha visto numerosi ospiti e panel (tavole rotonde di esperti), presentati dal conduttore Marco Carrara, che ha saputo guidare il pubblico tra i vari interventi e performance.
In apertura Michela Pasi e Carlo Abrate del comitato di Senzatomica riportano i saluti di Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, e citano la Dichiarazione contro le armi nucleari del 1957 di Josei Toda, che rappresenta il punto di origine dell’evento e dell’impegno della Soka Gakkai per l’abolizione delle armi atomiche.
L’obiettivo del disarmo nucleare passa dall’incremento delle ratifiche del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TNPW), già vincolante a livello internazionale, da parte degli Stati. Tra quelli che non hanno ancora ratificato il trattato c’è anche l’Italia, e questo è allora il momento di unirsi al motto di “Italia ripensaci!”, affinché il nostro Paese diventi un esempio virtuoso in testa al movimento globale per l’eliminazione delle armi nucleari dal nostro pianeta.
Prendere consapevolezza di questi temi può scatenare sentimenti di ansia e angoscia ma è anche fondamentale per restituire voce alle persone comuni. Quindi noi persone comuni come possiamo creare un’era di disarmo?

Anche la scienza dice no all’atomica. Massimo Temporelli, divulgatore scientifico, accompagna i partecipanti alla scoperta del ruolo che la scienza può avere per la guerra, ma anche per la pace. Da una parafrasi di un intervento di Giorgio Gaber: “Non ho paura della bomba atomica in sé, ho paura della bomba atomica in me”, Temporelli racconta di come il progresso scientifico sia stato strumentalizzato ai fini della guerra, a partire dai risultati di personalità eccezionali in età giovanile, tra cui spiccano Albert Einstein, Marie e Irene Curie. Per questo è ai giovani che spetta il compito di cambiare il mondo. Dal manifesto di Russell – Einstein del 1955, risuona forte una domanda:
«Questa è allora la domanda che vi facciamo, rigida, terrificante, inevitabile: metteremo fine alla razza umana, o l’umanità rinuncerà alla guerra? […] Ci attende, se sapremo scegliere, un continuo progresso di felicità, conoscenza e saggezza. Dovremmo invece scegliere la morte, perché non riusciamo a rinunciare alle nostre liti? Facciamo un appello come esseri umani ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto».

Si torna poi al presente ricordando gli eventi del 24 febbraio 2022, inizio della guerra in Ucraina. Quattro giornalisti (La Repubblica, La Stampa, Il Foglio, Fanpage.it) riflettono sulla necessità di ripensare la comunicazione, parlando meno di guerra e più delle persone che la subiscono. Continuando a ragionare con chiarezza sulle implicazioni politico-diplomatiche dell’uso anche limitato di armi nucleari “tattiche”, le cui conseguenze sarebbero devastanti.

Per trasformare il futuro, si deve partire dall’educazione. Interviene Claudia Pratelli, Assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro del Comune di Roma: «L’educazione è l’arma più potente della pace. Dovremmo insegnare la gestione dei conflitti a scuola. Imparare il supporto reciproco e dalle idee degli altri a costruire cose nuove. Si deve eradicare il pensiero di annientare l’altro per uscire dal conflitto. In una scuola dell’infanzia a Roma c’è un divano circondato da alcuni cuscini colorati e una scritta: “angolino per imparare a litigare bene”. Se i bambini imparano che il conflitto esiste e va gestito, stiamo già costruendo un futuro diverso. Vi ringrazio per il vostro impegno».
Come è possibile immaginare un mondo libero dalle armi nucleari senza parlare dei finanziamenti che ne sostengono la produzione? Aldo Bonati di Etica SGR insieme a Ginevra Geracitano di Senzatomica intervengono e approfondiscono questo tema. Le implicazioni del disarmo nucleare sono innumerevoli. Esiste una finanza etica, un modo di investire responsabilmente per non finanziare le aziende coinvolte nella produzione o nello sviluppo di armi nucleari. Nello specifico Bonati informa i giovani partecipanti del Report Risky Returns, uno studio che mette in luce le banche che di fatto sostengono le armi nucleari finanziandole.
«Sviluppare e diffondere questa consapevolezza è fondamentale. Se abbiamo un conto corrente, andiamo nella nostra banca e chiediamo: qual è la vostra policy rispetto al finanziare società che producono o sviluppano armi nucleari? È un’azione che ognuno di noi può fare, ora».

C’è un grande scambio con il pubblico. Tra domande e sondaggi quattro giovani attiviste riflettono insieme sulle possibilità concrete che ognuno di noi ha per contribuire al disarmo nucleare. «Non importa da dove inizi, o come inizi. Ciò che conta è iniziare con quello che hai», questo l’invito di Marzia Grimaldi (Croce Rossa Italiana). «È normale sentirsi schiacciati e sopraffatti in questo momento» afferma Vanessa Hanson (ICAN), «Ma non siete soli. Siamo qui insieme». Alessja Trama racconta la sua esperienza e rassicura tutti: «All’inizio nessuna di noi sapeva qualcosa sulle armi nucleari, ma ognuna e ognuno di noi può fare qualcosa». Chiude Alice Filiberto (Youth4TPNW): «Questo è il nostro punto di partenza. Anche chi adesso non si sente impegnato su questi grandi temi può trovare il suo modo di contribuire alla pace»

Le performance artistiche infine suscitano emozioni intense. Chantal Gori, Elisa Pezzuto ed Erica Yoko Necci immergono la platea in una lettura interpretata del preambolo della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, del Manifesto Russell-Einstein, del TPNW e della Dichiarazione di Vienna, commovente nella sua profondità e attualità. Il messaggio è chiaro e colpisce i giovani in sala: «Che ogni individuo ed ogni organo della società si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto».

Segue un monologo di Caterina Forza, giovane attrice che sale sul palco per dar voce alla sua generazione. Quella generazione che, mentre si confronta con paure e insicurezze legate al futuro, realizzerà il disarmo nucleare: «“Beata gioventù, goditela finché dura”. So come mi sento io giovane oggi. Non beata. No. E faccio fatica a godermela, faccio fatica ad avere speranza, stare centrata, capire il mondo e quello che mi offre. […] Allora mi chiedo, io cosa posso fare? La mia piccola azione di disarmo interiore, la mia pace. Guardare in faccia chi sento diverso da me, senza volerlo eliminare perché rappresenta un ostacolo ai miei obiettivi».

In chiusura il pubblico intraprende un viaggio di emozioni insieme a Pietro Morello, artista e creator impegnato contro la guerra e per difendere i diritti dei bambini. Al ritmo di performance musicali al pianoforte, riflessioni ed esperienze sulla guerra, Pietro racconta come la sua guida sia sempre stata la spontaneità dei bambini: «Una volta chiesi a Mattia, 7 anni con la leucemia: “Mattia cos’è per te la felicità?”. Mi ha risposto “Non lo so, però è bella!”».
Pietro è andato in diversi luoghi di guerra, ultimamente è tornato dal Congo. Ogni volta è straziante vedere come i bambini possano soffrire di indicibili barbarie, e conservare comunque nel cuore la speranza. Morello ha deciso di farsi portavoce di tutto questo attraverso la sua arte. «La musica di per sé non ferma la guerra. Un’idea di per sé non ferma la guerra. Ma l’uso che ne facciamo sì. Se ci crediamo. Credeteci! Io l’ho imparato dai bambini, loro mi hanno insegnato che la felicità è una scelta. La pace è una scelta».

L’evento Senzatomica Revolution Talks si conclude con il lancio della nuova mostra Senzatomica, che presto sarà a Roma. E con un rinnovato impegno comune: questo è solo il primo tassello per realizzare un mondo libero da armi nucleari. Costruire la pace è la missione dei giovani.
INTERVISTE AI GIOVANI PARTECIPANTI
Al termine dell’evento abbiamo intervistato alcuni ragazzi chiedendo la loro opinione.
Come ti senti dopo aver partecipato a questo talk?
ILARIA 23 ANNI – studentessa
È la prima volta che partecipo a un evento di Senzatomica. Sono rimasta sorpresa, ho scoperto tantissime cose ed è stato emozionante, ho letteralmente i brividi. Il motivo per cui sono qui, per cui tutti siamo qui, è che sono assolutamente convinta che noi giovani possiamo disarmare il futuro. Questo è il punto di partenza. Dipende tutto da noi.
GIANFRANCO 15 ANNI – studente
Penso che questo evento sia stata un’occasione magnifica per tutti, dai più grandi ai più giovani, per scoprire qualcosa di cui non si parla molto, e mi ha lasciato tanta voglia di fare qualcosa per gli altri.
LUCA – 29 ANNI – giovane musulmano
Eventi come questo, bellissimi e istruttivi, sono occasioni per conoscere persone nuove e ritrovarsi tra giovani. Se ognuno di noi fa la sua parte il disarmo è possibile. Spero che potremo raccogliere i frutti di questo impegno al più presto.
LAURA 32 ANNI
Sono molto emozionata. Ho sempre avuto il desiderio di agire, ma pensavo di non poterlo fare. Invece adesso penso che una piccola azione può sbloccare tutto. Ci credo.
Cosa ti è piaciuto dell’evento?
GIUSEPPE – 25 ANNI – studente
Mi piace tanto il fatto che Senzatomica sia attiva sui social, perché specialmente quando si parla di temi seri, da “adulti”, non si pensa mai che i social possano essere efficaci. Il fatto che i giovani siano la forza motrice del progetto si vede e si sente.
FEDERICA – 27 ANNI – restauratrice
Il panel sul dialogo. Mi ha incoraggiato vedere persone interrogarsi e rispondere con ottimismo alle questioni sul futuro e sull’impatto del proprio impegno. Partecipare a questi eventi permette di inquadrare i problemi globali in una prospettiva a misura di essere umano. Esco molto più consapevole rispetto al contesto politico ma anche economico e artistico, il che mi dà una forte idea del fatto che ognuno nel suo ambito può dare un contributo significativo.
GIULIO 30 ANNI – professore
Mi ha colpito molto l’intervento scientifico, che ha raccontato le strumentalizzazioni delle scoperte scientifiche ai fini della guerra, ma che ha anche evidenziato come i giovani abbiano il potere e la responsabilità di cambiare il futuro del mondo. Questi eventi sono fondamentali per incoraggiare le persone ad attivarsi concretamente con le loro particolarità in direzione del disarmo. Il primo passo è parlarne.








