Cari amici della Divisione futuro! Continua la pubblicazione degli estratti dedicati alla nostra Divisione del romanzo scritto dal presidente Ikeda, La nuova rivoluzione umana. Questa volta sensei risponde a un’interessante domanda: cosa significa essere intelligenti?
Shin’ichi [Yamamoto, pseudonimo di Daisaku Ikeda] invitò i ragazzi della Divisione futuro a porre qualunque domanda avessero in mente. Uno studente della scuola media chiese: «Cosa significa essere intelligenti?».
Annuendo con un sorriso, Shin’ichi rispose: «Questa è una domanda eccellente. Mi ricordo che una volta il presidente Toda prese un pezzo di carta e lo divise in due tracciando una linea. Indicando le aree sopra e sotto la linea, disse: “La differenza tra qualcuno che è intelligente e qualcuno che non lo è, è la differenza tra l’essere sopra o sotto questa linea. Come potete vedere, non c’è quasi nessuna differenza”. Tutti sono bravi a fare qualcosa e non lo sono a fare qualcos’altro. Il fatto è che ognuno di voi ha il potenziale per eccellere in qualche campo. Considerando le cose da una prospettiva più ampia, non ci sono grandi differenze nelle capacità fondamentali degli individui.
«Ad esempio, io oggi ho comprato dei pesci rossi, e sono rimasto impressionato dall’abilità con cui il proprietario del negozio è riuscito a catturarli con la rete. Più tardi, faremo dei fuochi artificiali. Alcuni pirotecnici eccellono nel loro campo. Ci sono persone particolarmente dotate nel giardinaggio. Altre hanno talento nel disegno o nella scrittura, e altre ancora sono bravissime a giocare a baseball. Qualcuno si prende cura degli altri in modo naturale, mentre qualcun altro ha il dono di riuscire a far ridere gli altri.
«Essere intelligenti non significa solo avere una buona memoria ed essere capaci di capire le cose rapidamente. Alcune persone hanno un forte desiderio di imparare, e altre hanno una prorompente creatività. Ovviamente va a vostro vantaggio prendere buoni voti a scuola, ma i voti son ben lontani dall’essere l’unica misura della vostra capacità. Non c’è alcun motivo per cui quelli tra di voi che non hanno voti molto alti si deprimano o pensino di essere incapaci».
Gli studenti ascoltavano Shin’ichi avidamente: «Qualcuno una volta disse che essere intelligenti significa interrogarsi sempre sulla realtà. Sono d’accordo. Chi ha questo atteggiamento, invece di accettare semplicemente ciò che gli viene detto, si sta sempre chiedendo il perché delle cose, o se le cose stanno proprio così, o se c’è un modo migliore di farle. Questo è certamente un tratto condiviso da tutti i grandi inventori e scopritori del mondo.
«Spesso potreste rendervi conto di non conoscere la risposta a una data domanda o la soluzione a un dato problema. È in queste occasioni che dovete chiedere ai vostri insegnanti, o leggere un libro sull’argomento e cercare di trovare da voi la risposta. Il desiderio di ampliare le proprie conoscenze è importantissimo.
«Siamo tutti diversi. Proprio come non esistono due persone esattamente uguali nell’aspetto, ogni persona ha le sue peculiari capacità. Per questa ragione, spero che vi rispetterete e vi sosterrete reciprocamente come “giovani leoni” mentre vi sforzate di diventare i migliori in qualunque campo voi scegliate».
Essere un “leone” non significa essere una persona speciale, significa semplicemente dedicarci alla nostra missione individuale e usare nel modo migliore i nostri talenti e le nostre capacità individuali.
Shin’ichi continuò: «Voi siete nati in questo mondo perché avete una missione importante. Ognuno ha una missione. Quando vi risvegliate allo scopo della vita e vi sforzate costantemente in quella direzione, il vostro talento fiorirà rapidamente. Tutti voi avete la grande missione di assumervi la responsabilità di kosen-rufu nel ventunesimo secolo. Se siete veramente consapevoli di questa missione, svilupperete le vostre capacità individuali e manifesterete enormi capacità. Inoltre, voi avete il Gohonzon, che vi mette in grado di attingere a una saggezza illimitata!».
I volti degli studenti splendevano di fiducia.
(da La nuova rivoluzione umana, vol. 14, pag. 276)
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Dalla Divisione futuro della Puglia!
A partire da gennaio 2015, stiamo facendo le riunioni mensili a livello locale, con l’obiettivo di realizzare riunioni più piccole, dove tutti i ragazzi si sentano protagonisti. Nonostante non sia facile percorrere tanti chilometri con la pioggia, cambiando più treni, alzandosi molto presto al mattino o partendo la sera precedente, per noi non c’è gioia più grande di incontrare anche un singolo membro della Divisione futuro, con la decisione che il nostro sforzo sia determinante nella sua crescita. In ogni occasione, condividiamo insieme gli obiettivi individuali e collettivi, e ci impegniamo a ottenere una prova concreta. Sostenendoci e leggendo insieme gli incoraggiamenti del maestro, approfondiamo la fede e miglioriamo il nostro modo di praticare. Grazie all’attività “futuro”, i giovani che la sostengono rinascono, si rivitalizzano e sperimentano ancora una volta la gioia di affidarsi alla pratica con il cuore più puro che c’è, senza maschere né paure.
Basandosi sul Daimoku e sugli incoraggiamenti del presidente Ikeda, Fabiola ha coltivato nel suo cuore la speranza e il coraggio, anche nei momenti più difficili. Questa è la sua esperienza.
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Come il ruggito di un leone
Ho diciassette anni e sono diventata membro della Soka Gakkai il 23 marzo 2014. Uno degli obiettivi per cui all’inizio praticavo era poter partecipare al primo corso nazionale della Divisione futuro, che si sarebbe tenuto a Firenze nel luglio del 2014. Man mano che recitavo Nam-myoho-renge-kyo mi rendevo sempre più conto di quanto fosse importante per me parteciparci.
Mentre la data del corso si avvicinava, mio nonno materno, che mi ha cresciuta come fosse un padre, ha dovuto affrontare una grave malattia. Ciò mi ha portato a decidere ancora più fortemente di andare a Firenze: desideravo andare al corso anche per lui.
Alla fine sono partita e, tra i vari interventi ascoltati, la frase che più mi ha colpita è stata quella di un’esperienza di una mia coetanea che ha raccontato di aver recitato Daimoku per poter sostenere il padre nel corso di una grave malattia. Le sue parole mi hanno incoraggiata ad affrontare quello che stava succedendo nella mia vita.
Tornata a casa, le condizioni di mio nonno sono peggiorate, ma non mi sono persa d’animo. Dopo una lunga lotta, che ho affrontato insieme alla mia famiglia, recitando Daimoku e sfidando le nostre paure, mio nonno è guarito.
Nel frattempo, anche mia nonna paterna si è ammalata gravemente. Ho provato molta sofferenza e una grande rabbia per questa ennesima malattia, e ho recitato Daimoku con l’obiettivo che stesse meglio.
Dopo qualche giorno i dottori dissero che stava migliorando, tutto stava andando nel verso giusto. Una mattina però mi chiamò mio padre dicendomi che le condizioni di nonna erano molto peggiorate. Decisi che era arrivata l’ora di far emergere il coraggio per non cedere alla sofferenza, e di fare Daimoku come se fosse il ruggito di un leone. Ricordando l’esperienza sentita al corso, decisi di recitare molto Daimoku per accompagnarla nel suo percorso.
Il 31 dicembre 2014, dopo aver fatto Gongyo e Daimoku insieme a mia madre, arrivò la chiamata di mio padre per dire che la nonna non era più con noi. In quel momento mi è occorsa una grande forza per affrontare la situazione. Ho sentito molto chiaramente che il desiderio più profondo di nonna era che fossimo tutti uniti.
Grazie agli incoraggiamenti del mio maestro Daisaku Ikeda e alla speranza che ho sempre coltivato grazie a lui, oggi riesco a non pensare più a questa perdita con sofferenza, ma come a un’esperienza che mi ha insegnato che possiamo crescere sempre e vincere ogni volta se viviamo con forza e gioia nel cuore.