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Internet e social network - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:04

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Internet e social network

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Sono oltre vent’anni che l’uso di internet è entrato nella nostra quotidianità, trasformandola radicalmente sotto tanti punti di vista. Un aspetto che sempre di più coinvolge ciascuno di noi è la diffusione dei social network, che come “piazze digitali” si propongono quali arene di confronto e scambio di notizie e opinioni.

Con la situazione mondiale dovuta alla pandemia da Coronavirus, l’uso della rete per mantenersi in contatto con gli altri e con il mondo si è ulteriormente intensificato, e anche le attività della Soka Gakkai sono proseguite online.
In questo momento così delicato può essere utile soffermarci a riflettere sull’uso che facciamo del web e sul comportamento che adottiamo sui social network e nelle nostre interazioni online.

In queste pagine affrontiamo alcuni aspetti legati a questo tema, come l’importanza di riconoscere e non diffondere fake news.
Inoltre presentiamo due esperienze legate alle nostre attività, che da marzo si svolgono su piattaforma online.
Una modalità particolare che, in questo momento di estrema difficoltà, ci permette di portare avanti il movimento di kosen-rufu e restare vicino a ogni persona.

Un comportamento buddista anche sul web

La comunicazione e le nostre relazioni interpersonali oggi vivono molto anche sul web. Perciò è necessaria una nuova etica della responsabilità individuale che orienti il nostro comportamento su internet

Fin dall’invenzione del telegrafo nei primi anni del 1800, e in particolare ai nostri giorni con la diffusione di internet, le notizie, le comunicazioni e le informazioni viaggiano con velocità incredibile e possono arrivare in tutto il pianeta in pochi secondi.
Questa possibilità di diffondere notizie e interagire in tempo reale sta modificando le stesse relazioni umane.
Internet di per sé non è qualcosa di negativo, anzi ha arricchito notevolmente le possibilità quotidiane a disposizione di ogni persona. Tuttavia, viviamo anche effetti negativi e sofferenze che si generano online nella relazione con gli altri, effetti che dipendono dall’atteggiamento delle persone che “navigano” nel web.
Studiando gli scritti di Nichiren Daishonin troviamo tante indicazioni che possono orientarci anche su questo tema, come ad esempio: «Non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 3). E ancora: «Dunque perfino un re sul trono deve stare attento a non esprimere liberamente i suoi pensieri. Il saggio Confucio osservava il principio “Nove pensieri per una parola”, cioè pensava nove volte prima di parlare. […] Questo comportamento è ciò che si chiama Buddismo» (RSND, 1, 756).
Nella Proposta di pace 2018 il maestro Ikeda offre un ulteriore contributo alla riflessione:
«Pur avendo accresciuto la nostra capacità di connetterci agli altri, negli ultimi anni la nascita della società dell’informazione postindustriale ha anche portato il fenomeno per cui le persone si collegano solo con chi condivide il loro stesso quadro di riferimento. Fra le cause di quella che è chiamata “bolla di filtraggio” vi sono i motori di ricerca, che restituiscono all’utente informazioni già in sintonia con le sue preferenze, oscurando così altre fonti. Gradualmente, senza accorgersene, si viene avvolti in una membrana isolante di informazioni preselezionate. L’aspetto preoccupante di questo fenomeno è quanto di fatto possa influenzare la comprensione delle questioni sociali. Infatti per quanto ampiamente cerchiamo su internet informazioni su particolari argomenti, i contenuti che restituiscono i siti web e i social media finiscono sempre per assomigliare a idee che già abbiamo. In tal modo veniamo allontanati fin dall’inizio da opinioni diverse, che non diventano mai oggetto di attenta considerazione» (allegato a BS, 188, 12).
In risposta alle molteplici sfide che la società contemporanea comporta, come membri della Soka Gakkai ci stiamo impegnando a coltivare autentiche relazioni umane attraverso incontri in piccoli gruppi (come i nostri zadankai). Questo dialogo costante, scrive il maestro Ikeda, «ci mette in grado di sviluppare e arricchire la nostra mente e la nostra anima. È una fornace che tempra e allena la vita interiore, l’esatto opposto di una “comunicazione congelata”» (BS, 146, 5).
Le nuove modalità di relazione e comunicazione globale necessitano quindi di una nuova etica della responsabilità individuale. Specialmente per noi praticanti buddisti che già conosciamo la realtà profonda dell’interrelazione di ogni forma di vita, è fondamentale impegnarsi costantemente per mostrare un comportamento buddista anche sul web.

Per un uso consapevole della rete

Molteplici e sempre più attuali sono gli argomenti delicati legati a internet e ai social network. Ne abbiamo affrontati alcuni in questa tavola rotonda con Giada Garavaglia e Fabrizio Giancaterini, esperti in questo campo, e Jasmina Cipriani e Andrea Ciccorelli, responsabili nazionali del Gruppo giovani

Navigando sui social net­work, è alto il rischio di imbattersi o addirittura rimanere coinvolti in dibattiti che sfociano in diatribe e litigi. Quali sono le motivazioni che rendono questa modalità particolarmente frequente online? Avete dei consigli su come comportarsi in queste circostanze?

Fabrizio Si litiga offline e naturalmente si può litigare anche online. Il punto è che online ci percepiamo lontani e quindi ci permettiamo di dire cose che probabilmente faccia a faccia non diremmo.
Mi ha colpito molto un documento pubblicato qualche anno fa che dà suggerimenti per un comportamento nonviolento sul web. Si intitola “Il manifesto della comunicazione non ostile”. Come è scritto anche lì, credo che un buon consiglio sia scrivere solo commenti che avremmo il coraggio di fare anche di persona.

Andrea Studiando la visione del maestro Ikeda sul dialogo e confrontandomi con le sfide nei miei rapporti con gli altri, non posso fare a meno di pensare a quanto la comunicazione in generale (social o meno) possa essere un’impresa complicatissima!
Quando dialoghiamo può capitare di perdere di vista una visione più ampia dell’altro.
Corriamo il rischio di dare spazio a tendenze negative e di metterci in una posizione in cui si può giudicare chiunque, in qualunque momento, senza avere considerazione dei sentimenti della persona con cui interagiamo, né del suo potenziale illimitato!
Quando sui social, o sulle chat, assisto a situazioni che sfociano in un circolo vizioso di ostilità e disprezzo, cerco di evitare di rimanere coinvolto, per stabilire un dialogo a voce, soprattutto se è possibile chiarirsi su eventuali malintesi.

Giada L’interazione sui social network si fa da soli davanti a un monitor, alle volte con impulsività, e spesso senza un interlocutore specifico che controbatte immediatamente.
È possibile quindi che si utilizzi questo mezzo come valvola di sfogo di pensieri ed emozioni, in modo superficiale e senza pensare alle conseguenze.
Tutto quello che viene messo su internet rimarrà sempre su internet, quindi è importante ponderare bene ciò che scriviamo e il modo in cui interagiamo, perché la percezione che il mondo ha di noi attraverso il web si basa sul nostro comportamento online.

Jasmina Quando si dibatte sui social network è come se stessimo avviando un dialogo con un elevato numero di interlocutori contemporaneamente: è fondamentale controllare la nostra forma espressiva e non raccogliere provocazioni. Nel caso in cui un dibattito degeneri in litigi o diatribe, può essere utile sospendere la conversazione per evitare di perdere il controllo e optare per un contatto singolo e diretto.

Un problema particolarmente diffuso è il proliferare di fake news (notizie false) e contenuti emotivamente coinvolgenti ma che in realtà sono false attribuzioni o violano il diritto di autore. Come possiamo affrontare questo problema?

Giada L’unica chiave per combattere questo fenomeno è comportarsi in modo etico sul web partendo da noi e promuovere costantemente questo atteggiamento. Ciò significa che per primi dobbiamo impegnarci a pubblicare solo contenuti autentici, e quando si tratta di citazioni o immagini di altri attribuirne la fonte.
Se la fonte è dubbia o pensiamo possa trattarsi di una fake news, dovremmo evitare di condividerla. Ciò che sul web viene poco condiviso perde di importanza.

Jasmina Oggi le informazioni vengono veicolate da una vastissima pluralità di fonti e questo fenomeno, per certi aspetti positivo, è accompagnato però anche da notizie false. È importante mettere in ragionevole discussione ciò che si trova in rete, poiché siamo in un flusso di informazioni parzialmente inquinate.
È utile chiedersi: l’informazione è sensata? L’ho messa a confronto con altre?
Dobbiamo prendere “con le pinze” le notizie che troviamo in rete e verificare sempre quale sia la fonte.

Andrea Quando mi imbatto in un’informazione la prima cosa che mi chiedo è quale sia la fonte da cui proviene. La seconda domanda che mi pongo è quale sia il vero messaggio che vuole veicolare chi ha scritto l’articolo.
Credo sia importante continuare ad approfondire il nostro spirito di ricerca e non prendere ogni informazione come “oro colato”.
Pensando tra l’altro agli attacchi ricevuti dalla nostra organizzazione in questi anni, non posso fare a meno di riflettere sulla distanza che c’è tra la realtà e il punto di vista espresso tramite articoli o servizi sensazionalistici.

Fabrizio I media oggi competono per “catturare” il nostro tempo, perché il loro guadagno dipende da quanto leggiamo e condividiamo i loro contenuti online.
Siamo arrivati a una situazione davvero difficile, con titoli sempre più esasperati e ricostruzioni conflittuali.
Secondo me rispetto a questo tema stiamo tutti crescendo e migliorando, imparando a stare alla larga dai toni troppo accesi e dalle semplificazioni eccessive di problemi complessi.
Quando fake news e contenuti violenti diventeranno poco attraenti per il pubblico, probabilmente spariranno.
Per quanto riguarda lo studio del Buddismo è importante discernere le fonti ufficiali da quelle meno affidabili, facendo lo sforzo di verificare l’attribuzione di uno scritto o di una semplice citazione. Anche su questo vedo notevoli miglioramenti nell’atteggiamento di tanti miei compagni di fede.

Nella Proposta di pace 2018, il maestro Ikeda parla della cosiddetta “bolla di filtraggio”, un fenomeno per cui «le persone si collegano solo con chi condivide il loro stesso quadro di riferimento». Potete approfondire questo problema ed eventuali soluzioni?

Andrea Mi ha colpito molto questa parte della Proposta di pace: come sempre ho potuto riflettere su tanti argomenti che non avevo ancora preso in considerazione seriamente.
Penso sia sempre più difficile sostenere un dialogo con qualcuno che non la pensa come noi, perché in pochi secondi si rischia di scadere in lamentela, disprezzo, rabbia…
Con lo schermo di mezzo, tra l’altro, mi sembra che sia diventato molto più semplice lamentarsi degli altri – con cui magari abbiamo interagito solo via chat o sui social – senza avere un confronto diretto e costruttivo e senza avere un riscontro delle nostre parole sui suoi sentimenti, se non tramite altre risposte scritte.
Quando le nostre opinioni, idee e pregiudizi continuano ad alimentarsi in un ambiente in cui non ci sono possibilità di confronto con altri punti di vista né con lo stato reale delle cose, c’è il rischio che si acutizzi un pericoloso isolamento dal mondo.

Fabrizio Quando sono online e sui social le persone tendono a togliere amicizie, bloccare pagine, eliminare account o uscire da discussioni se considerate distanti dal proprio punto di vista, tanto da risultare inaccettabili. Questo accade soprattutto su politica e temi sociali. È così che i social riescono a individuare il campo di interesse di una persona, arrivando a fornirle contenuti corrispondenti alle sue idee, che tendono sempre più a confermare le sue convinzioni precostituite. Insomma, questo è l’esatto contrario di ciò che dovrebbe essere la rete internet, invenzione che resta straordinaria per accedere a letture diverse della realtà.
Lo sforzo che faccio è evitare queste azioni trancianti, cercando di allargare i miei contatti piuttosto che eliminarli. Tuttavia non credo sia possibile dare un’unica soluzione. Possiamo però continuare a riflettere e a porci domande per migliorare il nostro comportamento online.

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Il manifesto della comunicazione non ostile

  1. Virtuale è reale
    Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
  2. Si è ciò che si comunica
    Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
  3. Le parole danno forma al pensiero
    Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
  4. Prima di parlare bisogna ascoltare
    Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
  5. Le parole sono un ponte
    Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
  6. Le parole hanno conseguenze
    So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
  7. Condividere è una responsabilità
    Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
  8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
    Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
  9. Gli insulti non sono argomenti
    Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
  10. Anche il silenzio comunica
    Quando la scelta migliore è tacere, taccio

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Esperienze di attività online

Sono passati nove mesi da quando le nostre riunioni in presenza sono state sospese. Da allora le attività proseguono online. Molte sono le persone che hanno sfidato i loro limiti per far uso delle piattaforme online, con la decisione di non lasciare nessuno indietro e trasformare il veleno in medicina. Riportiamo le esperienze di un giovane uomo e di una donna, che hanno fatto dei passi significativi nella loro rivoluzione umana affrontando questa situazione così particolare. È grazie agli sforzi di tutti coloro che stanno avanzando nonostante le difficoltà che, come scrive il maestro Ikeda, «il movimento di kosen-rufu sta senza dubbio avanzando, e oltretutto più veloce che mai» (NR, 679, 9).

Come ho cambiato ritmo
di Patrizia Marchetti, Roma

Da diversi anni sono responsabile del gruppo Ritmo, in zona Trastevere a Roma.
Circa un anno fa, per svariati motivi, siamo rimasti in tre persone, compresa me. In quel periodo difficile è morta la mia piccola yorkshire, compagna di vita per diciassette anni.
Ero disperata e ho sentito nuovamente in modo prepotente il senso di abbandono che mi accompagna da quando sono giovane.
Sono ripartita dalle guide del maestro Ikeda e ho sentito forte il suo cuore che mi diceva che siamo tutti perfettamente dotati, che sono una persona capace che farà fiorire altre persone capaci. Ma io mi sentivo inadeguata.
Avevo dei dubbi sulla mia preghiera e sulla mia determinazione. Dove erano quelle persone di valore da far fiorire?
Ho recitato Daimoku senza arrendermi e poi mi è arrivata la notizia che due compagni di fede avevano deciso di ritornare.
Ora eravamo in cinque. A quel punto è iniziato il lockdown.
Ricordo di essermi messa davanti al Gohonzon chiedendomi: “E ora cosa faccio? Come posso seguire il gruppo e farlo espandere a distanza?”.
Sensei scrive: «Non c’è bisogno di apparire migliori di ciò che siamo. L’essenziale è avanzare con costanza e tenacia, anche di un solo passo.
È fondamentale impegnarsi con serietà nel fare ciò che si può fare ora, così come siamo. Prima di tutto decidi. Un ichinen così forte farà manifestare a pieno il tuo potenziale» (NR, 678, 7).
Ho deciso di andare avanti e di realizzare il sogno di arrivare a dieci persone nel nostro gruppo.
Ho pensato di fare le riunioni sulle piattaforme online, ma subito un pensiero mi ha bloccata: io non sono tecnologica, sono proprio negata.
Mi sentivo impotente di fronte al computer e stavo cedendo allo sconforto, ma poi mi ha chiamata una responsabile di settore per proporsi di sostenermi nell’“impresa” di realizzare le riunioni online. Ho deciso di impegnarmi al 100% e ho iniziato questa esperienza con entusiasmo.
Pregando davanti al Gohonzon mi sono ricordata di alcuni compagni di fede che si erano allontanati dal gruppo e che non vedevo da tanto tempo. Li ho chiamati senza pensarci troppo e sono arrivate risposte positive: «Sì, proprio in questi giorni ho deciso di riprendere l’attività»; «Sì, ho bisogno di riprendere perché sono senza lavoro e non ho una casa mia»; «Sì, ci sarò alla riunione online».
Così alle attività del gruppo eravamo in otto.
Poi ha iniziato a frequentare le riunioni una donna simpatizzante che si trovava in Svezia e aveva il forte desiderio di tornare in Italia.
A settembre si è trasferita, ci sentiamo regolarmente e sta praticando costantemente.
Il compagno di fede che non aveva lavoro nel frattempo è riuscito a trovarlo. Che gioia!
In questi mesi di solitudine recitando Daimoku sono riuscita a sentire più profondamente che la mia vita è legata agli altri e ho percepito la preziosità di ogni persona. Con il Daimoku ho trasformato il mio “sentirmi da sola” in un punto di forza, sostenendo i miei compagni di fede come non mai, e ancora oggi ho con loro incontri telefonici e online ogni settimana.
Sento di aver costruito, proprio in questo periodo così difficile, un ichinen più forte per arricchire il mio cuore di relazioni di valore.
All’ultima riunione di studio abbiamo partecipato in tredici, è stato un incontro bellissimo. Una vittoria impensabile a inizio anno, che si è realizzata affrontando davanti al Gohonzon ogni difficoltà per fare avanzare kosen-rufu.

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Sul percorso della rivoluzione umana
di Francesco Converio, Ostia

Dopo cinque mesi vissuti all’estero con una borsa di studio Erasmus, a febbraio torno a casa non vedendo l’ora di praticare nuovamente con i miei amici e compagni di fede e di partecipare agli zadankai.
Nemmeno il tempo di abituarmi nuovamente a parlare italiano, che si ferma tutto.
Insieme a ogni tipo di attività si fermano anche gli incontri della Soka Gakkai, per poi passare a riunioni online. Sento immediatamente una grande fatica nel passaggio dalle riunioni “dal vivo” agli incontri online. Non ho il desiderio di prendervi parte e c’è una parte di me che si giudica per questo.
Per cui mi sfido per “illuminare” queste sensazioni e questo giudizio di fronte al Gohonzon, usando come “mappa” per questa sfida lo studio de La nuova rivoluzione umana, perché desidero contribuire al progresso di kosen-rufu nella mia zona ascoltando le mie necessità e desideri, cercando comunque di sfidarmi nella mia rivoluzione umana.
Anche se ho difficoltà a partecipare alle riunioni, desidero continuare a sostenere i giovani uomini, per cui cerco di mantenere rapporti con loro attraverso chiamate vocali e video, ma rispetto agli zadankai ho una vera e propria resistenza… Fortunatamente, in estate arriva il comunicato dell’Istituto che riapre la possibilità di incontrarsi con i compagni di fede all’aperto e al massimo in tre. Ciò mi rivitalizza molto, grazie alla gioia dell’incoraggiamento reciproco.
Arriviamo così alla fine di ottobre e in queste ultime settimane sorge in me spontaneamente il desiderio di partecipare agli zadankai online, per cui, superando un ostacolo dopo l’altro, più interno che esterno, il 30 ottobre sono riuscito a prendervi parte!
Ho provato una grande gioia nel rivedere tante persone sfidarsi in mezzo alle difficoltà del momento e nel poterci confrontare tutti insieme su diversi temi legati alla filosofia buddista.
Dopo la riunione ho realizzato che una parte della mia mancanza di desiderio di partecipare agli zadankai è legata al fatto di evitare il confronto e il dialogo con gli adulti, rimanendo nella zona di confort dell’attività con i giovani, con i quali sono più vicino per approccio e punti di vista.
Per cui ora so da dove ripartire: sfidarmi nel creare tanti dialoghi di valore con le persone che apparentemente mi sembrano più distanti ma con le quali condivido lo stesso voto e lo stesso percorso di rivoluzione umana.

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