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«Insieme, sulla strada della vittoria» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:42

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    «Insieme, sulla strada della vittoria»

    «Il sentiero di maestro e discepolo ci rende capaci di condurre l’esistenza più significativa possibile e di continuare a impegnarci per il miglioramento», dice Ikeda rivolgendosi alla Divisione futuro. Con queste due puntate si conclude la serie

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    «Il sentiero di maestro e discepolo ci rende capaci di condurre l’esistenza più significativa possibile e di continuare a impegnarci per il miglioramento», dice Ikeda rivolgendosi alla Divisione futuro. Con queste due puntate si conclude la serie

    Il nobile sentiero di maestro e discepolo

    Prima parte – 1 febbraio 2014

    Mirai Journal: Nel calendario giapponese tradizionale, l’inizio di febbraio segna l’inizio della primavera. Benché faccia ancora freddo, i membri della Divisione futuro desiderano accogliere una primavera di speranza e vittoria.

    Daisaku Ikeda: Il Daishonin scrive: «L’inverno si trasforma sempre in primavera» (RSND, 1, 477). In tutto il mondo i membri hanno custodito nel cuore questo passo nell’affrontare le difficoltà della loro vita. È proprio perché l’inverno è stato rigido che salutiamo la primavera con gioia infinita. So che molti giovani in Giappone si stanno applicando con serietà nello studio per gli esami di ammissione a scuola. Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, nacque nel freddo mese di febbraio (11 febbraio). Fu un grande educatore. Un giorno d’inverno, uno dei suoi studenti stava per affrontare l’esame di ammissione a scuola. Fuori dalla sede d’esame, egli lo incoraggiò con calore dicendo: «Rilassati e concentrati mentre rispondi alle domande. So che andrai bene!». Lo studente in seguito raccontò di essersi sentito profondamente incoraggiato e di aver avuto la sensazione che Toda vegliasse su di lui. Anche io sto recitando con impegno affinché tutti voi siate in grado di fare del vostro meglio e possiate aprire vittoriosi un nuovo sentiero pieno di speranza. Vi prego di prendervi cura della vostra salute, ricordando di mangiar bene e di dormire a sufficienza. Abbiate fiducia e applicate tutto ciò che avete appreso grazie al vostro impegno.

    MJ: Il presidente Toda nacque nel 1900, perciò gli attuali membri della scuola media sono nati quasi un secolo dopo di lui.

    Ikeda: Toda è nato all’inizio del ventesimo secolo, e lo ha illuminato. Voi membri della Divisione futuro siete emersi all’inizio del ventunesimo secolo e lo illuminerete con gioia. Nessun dono rallegrava Toda come la crescita dei suoi discepoli e i resoconti delle loro vittorie. Ecco perché, fin da giovane, ogni febbraio ho intrapreso una nuova sfida, determinato a coronare il mese della sua nascita con la crescita e la vittoria dei suoi discepoli.

    MJ: Ogni volta che Lei parla del presidente Toda, ci commuoviamo per la nobiltà del sentiero di maestro e discepolo. I membri della Divisione futuro hanno chiesto se può raccontare di più riguardo al sentiero di maestro e discepolo e del perché sia così importante.

    Ikeda: Il sentiero di maestro e discepolo non è qualcosa di straordinario. Proprio come gli uccelli seguono la rotta degli uccelli e i pesci seguono la rotta dei pesci, anche gli esseri umani hanno la loro strada. Il sentiero di maestro e discepolo ci rende capaci di condurre l’esistenza più significativa possibile e di continuare a impegnarci per il miglioramento.
    Anche in ambiti quali il mondo accademico, le arti e lo sport, ci sono maestri che insegnano la via corretta da seguire. Toda è il mio maestro perché mi ha insegnato la via del Buddismo e il modo corretto di vivere come essere umano.
    Quando il brutale conflitto della Seconda guerra mondiale terminò, nel 1945, io avevo diciassette anni, la stessa di molti ragazzi dell’attuale Divisione liceo. Tanti adulti che fino ad allora avevano sostenuto che noi giovani dovessimo essere pronti a morire per la nazione, cambiarono opinione dalla sera alla mattina. Iniziarono a esprimere nuovi valori e modi di pensare parlando di pace, libertà, uguaglianza, democrazia, felicità e conducendo esistenze di successo. Era un periodo di estrema confusione in cui le persone non sapevano in cosa credere, di chi fidarsi o quale direzione seguire, per certi aspetti simile all’era odierna dell’informazione dove, attraverso i media e internet, siamo costantemente bombardati da idee discordanti.
    Nella mia ricerca di un maestro che potesse darmi una risposta chiara sul modo corretto di vivere, mi sono impegnato tanto leggendo libri, studiando e discutendo con gli amici. Quando ho incontrato Toda per la prima volta avevo diciannove anni. Lui rispose alle mie domande con sincerità e comprensione, e mi propose di intraprendere il sentiero del Buddismo con lo spirito di ricerca proprio della gioventù. Ero fortemente commosso. All’epoca non capivo gli insegnamenti profondi del Buddismo, ma fui immediatamente attratto dal carattere e dalla personalità di Toda. Venendo a sapere che era stato perseguitato e imprigionato per due anni durante la guerra per via del suo credo, rimasi colpito dal suo impegno coraggioso per la giustizia e la pace, e istintivamente sentii di poter riporre in lui la mia fiducia.
    Anche ora, quando penso a Toda, mi sento confortato e sento crescere la forza in me. Per quante difficoltà io incontri, le accolgo sempre con spirito combattivo: «Sono un discepolo di Josei Toda. Sono pronto a raccogliere qualunque sfida!».

    MJ: Un maestro rende i giovani capaci di sviluppare la forza più grande.

    Ikeda: I nostri sentimenti ed emozioni cambiano costantemente: possiamo sentirci felici e un attimo dopo tristi; ci divertiamo e l’attimo dopo siamo colmi di sofferenza. Questo è particolarmente vero nel periodo della giovinezza. Nichiren Daishonin afferma che dovremmo «diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la propria maestra» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 447). Magari sembra divertente fare sempre quello che ci piace, ma se viviamo la nostra esistenza guidati da emozioni volubili, alla fine perderemo la strada. Ecco perché è così importante avere un maestro la cui guida e il cui esempio possano essere serbati nel cuore come una bussola spirituale.
    Toda è sempre nel mio cuore tanto che ancora oggi, ogni giorno, intrattengo un dialogo interiore con lui. Mi chiedo sempre cosa farebbe al posto mio e cosa lo renderebbe fiero. Grazie a questo fondamento interiore, non provo mai incertezza né timore. Il sentiero di maestro e discepolo è la via suprema dell’esistenza umana. È un sentiero di giustizia e speranza. È un sentiero di felicità e vittoria.

    MJ: Se guardiamo alla storia, le figure veramente grandi hanno avuto al loro fianco grandi maestri.

    Ikeda: Sì. Ad esempio il filosofo dell’Antica Grecia Platone ebbe come maestro Socrate, e il leader dei diritti umani Martin Luther King ebbe Benjamin Mays, rettore del Morehouse College, l’università dove egli stesso studiava. Tutti i grandi leader che ho incontrato hanno avuto maestri verso i quali si sono sentiti debitori: eccellenti individui che non hanno mai dimenticato la gratitudine verso i maestri che avevano contribuito alla loro crescita.
    Un maestro sincero cerca di far sviluppare i suoi allievi in individui capaci che sappiano superarlo. Discepoli che hanno un buon maestro possono risvegliare le proprie forze e capacità innate e farne buon uso. Il noto poeta ed educatore indiano Rabindranath Tagore (1861-1941) disse: «L’uomo riconosce se stesso come grande quando vede grandi uomini». Vorrei dedicarvi queste parole, miei giovani amici.

    MJ: Tagore fu il primo asiatico a ricevere il premio Nobel per la Letteratura nel 1913. Lei, presidente Ikeda, ha ricevuto dottorati ad honorem da due università in India che sostengono la filosofia di Tagore. Ha anche intrecciato un dialogo con la ex vice rettrice Bharati Mukherjee (1942-2013) della Rabindra Bharati University, un colloquio cominciato proprio nella casa-museo di Tagore.

    Ikeda: La dottoressa Mukherjee fu un’educatrice di rilievo, un’autorità in fatto di filosofia politica indiana. Rimase vedova in giovane età ed essendo una madre single incontrò numerose difficoltà, nonostante tutto continuò a fare ricerca e a studiare la filosofia di Tagore, per tutta la vita. Era davvero una donna straordinaria.
    Diversamente da come potrebbe sembrare, da giovane Tagore non amava studiare. Proveniva da una famiglia benestante e doveva studiare ogni giorno prima e dopo la scuola con insegnanti privati, ma quei severi metodi educativi non gli erano congeniali. Ogni volta che un professore veniva per una lezione, Tagore si ritrovava a lottare con la sonnolenza o a distrarsi, ad esempio con una musica che udiva in lontananza. Fingeva persino di essere malato pur di sottrarsi alle lezioni.
    Anche se non amava studiare, aveva un dono per la poesia. Uno dei suoi insegnanti a scuola se ne accorse e chiese a Tagore di andarlo a trovare. Temendo di essere nei guai, egli andò al colloquio pieno di inquietudine. Con sua sorpresa, invece, l’insegnante lo salutò con calore dicendo: «Quindi, davvero scrivi poesie?» e lodò il suo lavoro.
    In seguito questo insegnante accompagnò Tagore nella classe dell’ultimo anno e gli chiese di recitare una poesia di fronte agli altri studenti. Tutti rimasero stupiti, rifiutandosi di credere che un loro coetaneo potesse scrivere una poesia così elegante. Fu l’azione di un insegnante che riconobbe le sue capacità a far sbocciare il suo talento. In seguito egli si impegnò seriamente per perfezionare la sua arte e divenne un poeta acclamato a livello mondiale. Si dedicò anche a insegnare agli altri e fondò una scuola che formò molti individui d’eccezione. Credeva che non ci fosse niente di più importante del coltivare il carattere attraverso l’interazione umana. I maestri straordinari allevano discepoli straordinari. E discepoli straordinari in seguito diventano maestri straordinari: il sentiero di maestro e discepolo prosegue per sempre.

    MJ: Durante un dialogo il romanziere Yasushi Inoue (1907-91) le disse: «Ricordo che lei ha scritto: “Non sarei nulla se non fosse per il mio maestro”. Credo che queste parole esprimano l’essenza della relazione tra maestro e discepolo».

    Ikeda: Da ragazzo avevo una salute cagionevole e a causa della guerra non ho potuto neanche frequentare la scuola quanto avrei voluto. Mio padre soffriva di reumatismi invalidanti che gli impedivano di lavorare, i miei quattro fratelli maggiori furono tutti mandati in guerra e noi non sapevamo quando sarebbero tornati. Anche se avevo la tubercolosi, lavoravo duramente per aiutare e sostenere la mia famiglia. Poi, grazie a Toda, ho conosciuto il Buddismo di Nichiren e il modo corretto di vivere. Di conseguenza, ho vissuto un’esistenza lunga e produttiva: il mio maestro mi ha messo in grado di sviluppare al massimo le mie capacità e il mio potenziale. Per ripagare il profondo debito di gratitudine verso di lui l’ho sostenuto con tutto me stesso mentre era in vita e dopo la sua morte mi sono dedicato a servire la Soka Gakkai e i suoi membri, che egli aveva a cuore più di qualsiasi cosa.
    Toda comprendeva veramente il mio cuore, e io ero profondamente grato di averlo come maestro. Mentre lui attraversava il periodo più difficile, formulai il mio voto come discepolo in una poesia, e gliela offrii: «Servendo un antico e mistico legame / anche se altri cambiano, / io non cambio». «Dato che la nostra relazione di maestro e discepolo non è iniziata in questa esistenza, ma fu decisa nel lontano passato, il mio cuore non cambierà mai!». Questo era il sentimento che mi impegnai a trasmettere, il mio impegno di lottare insieme a Toda.
    In quel periodo c’erano persone che in apparenza sembravano discepoli di Toda, ma non gli erano fedeli nel cuore e finirono per abbandonarlo nel momento cruciale.
    Toda rispose alla mia poesia con la sua: «Ogni volta che mi trovo / sul campo di battaglia, / tu sei la fidata spada / che tengo sempre / al mio fianco». «Con te al mio fianco non mi occorre altro!» sembravano dire le sue parole. Fui elettrizzato. Giurai nel profondo del cuore che avrei lottato al suo fianco come sua spada fidata, agendo come suo braccio destro, per tutta la vita. Ho realizzato tutte le promesse che ho fatto a Toda. I maestri e i discepoli della SGI hanno vinto! Abbiamo ottenuto grandi vittorie che brilleranno nelle generazioni future. Ora io ho voi su cui contare, membri della Divisione futuro. Vorrei farvi dono, miei adorati discepoli, di una poesia che ho composto per gli studenti delle scuole Soka: «Niente in questo mondo / è più grande del sentiero / di maestro e discepolo. / Non dimenticate mai, / amici miei, questi legami di vittoria»

    Seconda parte – 1 marzo 2014

    MJ: È arrivato marzo, il mese primaverile in cui tutto torna intensamente alla vita. Anche i ragazzi e le ragazze della nostra Divisione futuro stanno avanzando con energia verso una nuova fase della loro esistenza.

    Ikeda: Congratulazioni ai diplomati per la loro nuova partenza! Avete tutti lavorato molto duramente. Vi prego di unirvi a me in un applauso rivolto a voi stessi, guardando insieme verso un futuro luminoso, ricco di speranza. Per quelli di voi che stanno passando alla classe superiore, spero che traboccherete di nuova determinazione e diventerete luminosi esempi per i ragazzi più giovani.
    Alcuni di voi forse si sentono scoraggiati perché non sono andati bene agli esami di ammissione come avevano sperato. Grazie agli sforzi che avete compiuto per studiare, tuttavia, siete riusciti a creare una storia di fierezza che brillerà nella vostra esistenza come la corona ingioiellata di chi si sfida con sincerità. Ci sono momenti in cui, per quanto ci proviate, le cose non funzionano come desiderate. In quei casi, invece di indugiare sui rimpianti, mirate alla prossima sfida. Questo farà di voi dei veri vincitori. Le persone così alla fine vincono. Superare tristezze e difficoltà ci rende più forti. Possiamo sviluppare un carattere migliore. Non lasciate che le contrarietà vi schiaccino per sempre. Alzate la testa e fate un passo avanti, con coraggio e ottimismo!

    MJ: Nella puntata precedente, Lei ha parlato della relazione maestro-discepolo. Numerosi membri ci hanno inviato repliche con le loro impressioni e determinazioni. Ecco alcuni commenti che abbiamo ricevuto: «Finora avevo sentito che la relazione tra maestro e discepolo era difficile da comprendere, ma adesso mi rendo conto che si tratta veramente di un aspetto radicato nella vita quotidiana». «Il presidente Ikeda ci ha chiamato i suoi “amatissimi discepoli”. Sono rimasta commossa da quanta fiducia ripone in noi». «Anche di fronte alle difficoltà, pensare alle grandi speranze del presidente Ikeda mi mette in grado di continuare a lottare, perché il legame tra maestro e discepolo tra di noi esiste. Non ho paura di niente. So di poter trionfare su qualunque difficoltà».

    Ikeda: Sono davvero felice di sentire che tutti voi state approfondendo la vostra comprensione della relazione tra maestro e discepolo. Ogni giorno dialogo con voi nel mio cuore. Siete sempre nei miei pensieri mentre recito Daimoku. Voi, membri della Divisione futuro, siete la mia vita. Anche se forse siete lontani e non potete incontrarmi di persona, le nostre vite sono strettamente collegate. Il Sutra del Loto dice: «Le persone che avevano udito la Legge dimorarono in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri» (La parabola della città fantasma, SDL, 203 [180]). Maestri e discepoli, uniti dal loro voto per kosen-rufu, hanno formulato la promessa di realizzare la loro esistenza e di impegnarsi insieme per l’eternità.
    Tsunesaburo Makiguchi, il fondatore del nostro movimento, e il suo discepolo Josei Toda, ammiravano e studiarono gli scritti del noto educatore americano John Dewey (1859-1952). Egli sosteneva che lo scopo dell’educazione è uno sviluppo senza limiti, e ciò è di per sé felicità: insegnanti e studenti dovrebbero studiare e crescere insieme. In altre parole, la relazione tra maestro e discepolo è anche il nucleo dell’educazione.
    Ho avuto occasione di parlare della vita e degli ideali di Dewey con Larry Hickman e con Jim Garrison, due studiosi americani che stanno portando avanti l’eredità della filosofia di Dewey e questo tema è stato fra gli argomenti principali del nostro dialogo.

    MJ: Entrambi sono noti educatori che hanno ricoperto la carica di presidenti della John Dewey Society negli Stati Uniti. Il dottor Garrison ha detto: «È molto importante che [maestro e discepolo] condividano la loro ricerca o seguano lo stesso sentiero. Il maestro può anche trovarsi più avanti lungo il percorso, ma entrambi sono comunque legati da una profonda unità». E il dottor Hickman ha commentato: «È particolarmente importante ricordare e valorizzare i rapporti che resistono o addirittura si rafforzano di fronte alle crisi».

    Ikeda: La relazione tra maestro e discepolo è il percorso fondamentale dell’esistenza. Nel Buddismo, anche se maestro e discepolo sono individui diversi, i loro cuori sono un’unica entità: ecco cosa si intende con “unità di maestro e discepolo”. Maestro e discepolo sono uniti nello spirito e come tali avanzano sempre insieme.
    Il mio maestro, Josei Toda, ha sempre tenuto in grande considerazione l’opinione dei giovani. Ascoltava con attenzione quello che avevano da dire e ammirava profondamente il loro appassionato spirito di ricerca. Egli mi chiedeva spesso il mio punto di vista, domandando: «Daisaku, cosa ne pensi? Qual è la tua opinione?». Ero commosso dalla fiducia che riponeva in un giovane come me. Ero veramente grato di avere un maestro tanto meraviglioso.
    Dewey dichiarò: «Nostra è la responsabilità di conservare, trasmettere, correggere e allargare il lascito di valori che ci sono stati dati, in modo che chi verrà dopo di noi possa riceverlo in forma più salda e sicura, più ampiamente accessibile e più generosamente condivisa di come l’abbiamo ricevuto noi». Queste parole sono incise sulla sua lapide, e oggi vorrei farle conoscere a voi, miei successori e amatissimi discepoli.
    Garrison ha detto che la SGI incarna perfettamente e mette in pratica questo spirito descritto da Dewey. Anche se può sembrare difficile, il maestro fornisce i princìpi e i discepoli li mettono in pratica. È vitale che i discepoli continuino a sviluppare in modo esponenziale i princìpi del maestro attraverso le loro azioni.
    Durante la mia giovinezza ho impresso nel cuore ciò che ho appreso da Toda. Ho posto attenzione a tutto ciò che diceva, anche a quello che diceva in modo spensierato. Incoraggiando i miei compagni membri, mi sono dedicato a realizzare ogni singola grande visione del mio maestro, sia in Giappone che nel mondo.

    MJ: Anche Dewey aveva un maestro per il quale nutriva ammirazione. All’età di quindici anni conseguì la licenza liceale, quindi si iscrisse all’università e proseguì negli studi di specializzazione, laureandosi in filosofia ed è proprio qui che incontrò il professor George S. Morris.

    Ikeda: Morris era un uomo di ampia cultura, né arrogante né presuntuoso. Insegnava con sincerità e passione, e spiegava le cose in un modo che i suoi studenti potevano facilmente comprendere. Affascinato dall’integrità, dalla serietà e dalla personalità piacevole ed estroversa di Morris, Dewey fu spinto a studiare al massimo delle sue possibilità. Partendo dalle basi ricevute da lui, Dewey fu in grado di dare forma a un sistema filosofico riconosciuto e dette persino il nome Morris a uno dei suoi figli, a dimostrazione del profondo rispetto che nutriva per il suo maestro.
    Mi chiedo se avete mai sentito l’espressione «dall’indaco, un blu ancora più blu» (RSND, 1, 404) che compare negli scritti di Nichiren. Il colore blu si ottiene tingendo le stoffe con il pigmento della pianta di indaco: bagnando ripetutamente la stoffa nella tintura, si può creare un blu sempre più intenso. Anche questa espressione porta in sé il concetto del discepolo che supera il maestro. Per me voi siete tutti miei diretti discepoli che diventeranno “più blu dell’indaco”. Ecco perché vorrei che tutti voi diventaste individui forti e straordinari qualunque cosa accada, e vi faceste strada con orgoglio in questo grande mondo. Poiché maestro e discepolo sono tutt’uno, non ho dubbi che vi riuscirete.
    Il mio messaggio eterno a tutti voi è: «Niente è impossibile per i maestri e discepoli Soka. Lo spirito della Divisione futuro è quello di non mollare mai. Trionferete senz’altro!».

    MJ: Un membro della Divisione futuro ci ha fatto sapere: «Non comprendo ancora in profondità la relazione tra maestro e discepolo ma, quando mi sento giù, leggo i libri del presidente Ikeda, recito Daimoku e decido di fare quello che posso nella mia attuale situazione. Questo per me, al momento, è il sentiero di maestro e discepolo».

    Ikeda: Grazie. Questo spirito è fonte di gioia e di immensa speranza per me. Ci sono varie azioni che potete compiere nella vita quotidiana come discepoli. Ad esempio, perseverare nei vostri studi nonostante le difficoltà, amare i vostri genitori, sviluppare amicizie durature, sfidarvi a leggere libri, studiare una lingua straniera, allenare corpo e mente grazie allo sport e altre attività extracurricolari, senza accettare mai il bullismo.
    Basarvi sul Daimoku e sfidare ogni compito che vi si presenta vi condurrà alla vittoria personale. Questo alla fine diventerà la forza che permetterà di aprire la strada per la felicità degli altri e la fonte di saggezza per contribuire alla realizzazione della pace mondiale.

    MJ: Un lettore chiede: «Cosa significa per il maestro e il discepolo essere fortemente legati dal Daimoku?».

    Ikeda: In questo momento (marzo 2014), la stazione spaziale internazionale pilotata dall’astronauta giapponese Koichi Wakata è in orbita intorno alla Terra. Anche se molto lontana, è in grado di mantenere una comunicazione perfetta con la Terra grazie alle onde radio. Le forti onde inviate dal trasmettitore sono catturate dal ricevitore: finché chi riceve le onde non spegne il ricevitore, le onde saranno sicuramente captate. C’è una connessione innegabile, anche se è invisibile. Lo stesso fenomeno avviene tra il cuore e la vita delle persone. Io continuo a recitare Daimoku per voi, membri della Divisione futuro, giorno dopo giorno, nutrendo fede nella vostra grande crescita e vittoria.
    Recitare Daimoku crea le “onde vitali” più forti, come dichiara Nichiren Daishonin: «Non esiste luogo in tutti i mondi delle dieci direzioni che il suono delle nostre voci che recitano Daimoku [Nam-myoho-renge-kyo] non raggiunga» (GZ, 808). Tenendo questo in mente, spero che anche voi reciterete nutrendo fede nella vostra grande crescita e vittoria. Questo vuol dire recitare con lo spirito condiviso di maestro e discepolo, grazie al quale le nostre vite rimangono collegate. Così anche se ora mancate di fiducia in voi stessi, non preoccupatevi: il “sole” della fiducia sorgerà sicuramente nel cuore di chi si impegna. Il Daishonin insegna che se maestro e discepolo sono uniti nello spirito, possono realizzare qualunque cosa.
    Toda aveva fiducia in me e io per ricambiare mi sono impegnato a fondo, dicendomi che, in quanto suo discepolo, niente era impossibile. Sono riuscito a sconfiggere la tubercolosi, che a quel tempo era considerata incurabile: nessun ostacolo poteva fermarmi e, ovunque andassi, ottenevo un primato di vittorie in qualità di discepolo di Toda.
    Naturalmente, poiché siete giovani, potreste sentirvi spesso ansiosi e incerti. Ci possono essere momenti in cui vi sentite frustrati o trovate difficile credere in voi stessi. Questo è normalissimo. Ma ricordate che io credo sempre in voi, più di chiunque altro. Io veglio su di voi pregando con tutto il cuore. Vi prego di avanzare gioiosi, con ottimismo e fiducia. In qualunque momento o luogo, possiamo sempre incontrarci nei nostri cuori. Affrontiamo ogni problema insieme, guardiamo avanti con speranza e procediamo vittoriosi insieme! Vorrei che ognuno di voi facesse della propria giovinezza un periodo traboccante di buonumore e vittorie. Vi prego di condurre esistenze felici, colme di gioia. Questo è lo spirito di un maestro, ed è il mio augurio per tutti voi. Ogni passo che fate diventerà il sentiero dorato di maestro e discepolo. Mettiamoci in cammino! Percorriamo insieme il sentiero verso la vittoria!

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