«Che questa vita risuoni del tuo supremo canto di gioia»: con queste parole del poeta indiano Rabindranath Tagore, il presidente Ikeda incoraggia tutti a creare un’esistenza risonante di armonia e felicità
Il grande poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941) scrisse: «È mio desiderio che questa vita risuoni del tuo supremo canto di gioia». È anche mio desiderio, per cui prego incessantemente, che un gioioso canto di felicità e vittoria risuoni nella vita di ognuno di voi, miei cari compagni di fede di tutto il mondo.
Quest’anno abbiamo celebrato l’ottantacinquesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai. In tutto il mondo i membri si sono riuniti per condividere le loro toccanti esperienze di trasformazione del “veleno in medicina”, e in ogni riunione di discussione echeggia il suono incoraggiante del trionfo Soka.
Niente mi rende più felice che venire a sapere delle vostre vittorie. E sono certo che il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, ne sarebbero altrettanto entusiasti.
Il compositore tedesco Ludwig van Beethoven (1770-1827), che scrisse la Nona sinfonia famosa per la sezione corale intitolata Inno alla gioia, dopo aver superato grandi avversità nella sua vita dichiarò: «Oh, quale gloria poter rivivere la propria vita mille volte!».
Per la vostra nobile missione e il profondo senso di responsabilità sarete spesso molto impegnati. Potrete trovarvi ad affrontare numerose sfide e difficoltà. Ma proprio questo duro lavoro e tutti gli sforzi rendono la vostra vita colma di un infinito senso di realizzazione. Le vostre vite risplendono di una luce senza pari.
Il 2015 si sta concludendo, innalziamo un sonoro “urrà” per le nostre vittorie personali e per quelle realizzate insieme durante quest’anno!
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L’Inno alla gioia di Beethoven è ora un canto che unisce la famiglia Soka in tutto il mondo.
Il 5 dicembre i membri di undici paesi europei hanno visitato il Centro culturale di Tokyo, nel quartiere di Ota, sulle rive del fiume Tama. Sono stati accolti con un caloroso benvenuto e i membri europei hanno risposto intonando l’Inno alla gioia in tedesco. Il coro della Divisione donne locale, a sua volta, ha cantato La spiaggia di Morigasaki. Con questo scambio di canti animati da uno spirito sincero, quel giorno a Ota si sono creati bellissimi legami di amicizia e di cultura.
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Nello stesso Centro culturale, venticinque anni fa, nel 1990, durante la riunione dei responsabili di Centro di dicembre, il coro dei membri di Ota intonò l’Inno alla gioia in tedesco e in giapponese. Quello stesso giorno il clero, invidioso del nostro sviluppo, inviò una lettera alla sede della Soka Gakkai in cui esprimeva il proprio disappunto perché i membri avevano cantato in una riunione del mese precedente l’Inno alla gioia che costituiva, a loro avviso, “una lode degli insegnamenti non buddisti”. Era un esempio palese del modo di pensare anacronistico del clero. Ma noi non ci facemmo turbare dalle loro critiche e, con la vigorosa esecuzione dell’Inno alla gioia in quella riunione di Centro di dicembre, a Ota, inaugurammo con slancio l’”Anno della pace e dello sviluppo”.
Quell’anno viaggiai per tutto il Giappone, facendo avanti e indietro da Tokyo e visitando le prefetture di Okinawa, Miyazaki, Osaka, Hyogo, Hiroshima, Aichi, Kanagawa, Niigata, Nagano, Gunma, Saitama, Hokkaido, Tottoi, Shimane, Shizuoka e Chiba. Mi recai anche all’estero, in Asia, in Europa e negli Stati Uniti. Mentre mi trovavo in Europa, ebbi occasione di incontrare alcuni membri dell’Africa.
In ogni comunità, in ogni paese che visitavo, c’erano membri che condividendo il mio spirito si alzarono con coraggio ed energia. Le loro voci gioiose si levarono nel canto e il loro voto appassionato di creare un’epoca in cui le persone comuni fossero protagoniste si diffuse rapidamente nel resto del mondo.
All’inizio di questo mese, il 9 dicembre, ho fatto visita dopo tanto tempo al Centro culturale di Ota, un luogo per me così pieno di ricordi. Nella sala dedicata al maestro ho recitato Gongyo e Daimoku, pregando intensamente per la salute, la felicità e la vittoria di tutti i nostri membri.
Ho fatto voto che da Ota, la mia città natale e il luogo in cui incontrai per la prima volta il mio maestro Josei Toda, sarebbe partita ancora una volta la marcia trionfale della gente comune, per la pace e la felicità di tutta l’umanità.
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Il mese prossimo (gennaio 2016) segnerà il cinquantacinquesimo anniversario della mia prima visita in vari paesi dell’Asia, un viaggio che intrapresi mantenendo nel cuore il sogno tanto caro al mio maestro di realizzare kosen-rufu in Asia.
Ricordo ancora che alla riunione generale di Fukuoka, prima della mia partenza, i membri del Kyushu eseguirono un’interpretazione entusiasmante del Canto di kosen-rufu in Asia.
In quel viaggio visitai per la prima volta l’India, dove ancora non c’erano membri. Diciotto anni dopo, durante la mia terza visita in quel paese, nel 1979, c’erano ancora relativamente pochi membri ma, rivolgendomi a una quarantina di loro, a Nuova Delhi, affermai: «L’eterno flusso del Gange inizia da una singola goccia d’acqua». Dissi che quelle prime gocce erano proprio loro, che c’era in loro un potenziale infinito.
Sono passati trentasei anni da allora. Mirando a una tappa così importante [il quinto anniversario dell’inizio del movimento di kosen-rufu nel loro paese, n.d.r.] i membri dell’India, la Terra della Luna, si sono sforzati intensamente per diffondere la luce del Buddismo del sole e hanno realizzato una crescita che li ha portati a diventare 111.111 Bodhisattva della Terra. Hanno dato veramente una meravigliosa prova della trasmissione del Buddismo verso occidente.
I membri di una delegazione di giovani della SGI che sono stati invitati in India lo scorso novembre dal Consiglio indiano per le relazioni culturali mi hanno inviato resoconti pieni di gioia dicendo che ovunque andassero ricevevano un’accoglienza calorosa e sentivano l’impegno dinamico dei membri indiani nell’espandere il movimento di kosen-rufu.
Perché l’India è cresciuta così tanto? Quando i giovani hanno posto questa domanda, i responsabili locali hanno risposto con fierezza che ognuno di loro ha considerato kosen-rufu come la sua personale missione e si è dato da fare per realizzarla, senza mai pensare che toccasse a qualcun altro.
Il Mahatma Gandhi affermò: «I più grandi [individui] del mondo si sono sempre alzati da soli». Desidero dichiarare che i nostri membri che si impegnano per kosen-rufu con questo spirito di alzarsi da soli sono gli individui più grandi e degni di rispetto al mondo.
Il quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Emergere dalla terra”, descrive l’apparizione dei Bodhisattva della Terra «numerosi quanto le sabbie di sessantamila Gange» (SDL, 295), cioè un numero infinito. Dice anche che ognuno di questi bodhisattva ha «un seguito uguale alle sabbie di sessantamila Gange» (Ibidem). “Seguito” qui significa “compagni di viaggio nella vita”, persone che condividono un legame dal passato con gli insegnamenti del Budda. Ogni Bodhisattva della Terra ha una capacità infinita di trasmettere il Buddismo a innumerevoli individui, di incoraggiarli e di ispirarli a decidere di alzarsi e adoperarsi per kosen-rufu.
Una singola goccia d’acqua può portare allo sviluppo di un fiume possente come il Gange. Ogni individuo ha un potenziale illimitato e la sua vita ha un valore incomparabile.
I nostri membri indiani sono profondamente convinti di questo. Perciò in India si è diffuso un incoraggiamento pieno di speranza, da una persona all’altra, e sono emersi così tanti Bodhisattva della Terra capaci e consapevoli della propria missione.
Questa è la via diretta e immutabile per realizzare kosen-rufu. Come scrive Nichiren Daishonin: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”?» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341).
In una conferenza rivolta alla delegazione di giovani della SGI e ad altri membri, il direttore dell’Accademia internazione di cultura indiana, Lokesh Chandra, ha affermato che la SGI incarna lo spirito del Sutra del Loto, che insegna la dignità di ogni individuo. Dichiarando che dobbiamo fare di questo ideale umanistico la filosofia centrale della nostra epoca, ha espresso le sue più alte aspettative nei confronti dei giovani della SGI.
La nostra epoca anela a una religione per la felicità degli esseri umani. Tutti voi che avete la fortuna di abbracciare la Legge mistica da giovani siete i protagonisti della nuova era di kosen-rufu mondiale.
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Nella seconda metà dei ventotto capitoli [insegnamento originale] del Sutra del Loto, appaiono vari bodhisattva, uno dopo l’altro, e fanno voto di proteggere i praticanti del Sutra del Loto [nell’epoca successiva alla morte del Budda].
Tutti voi che sostenete le attività di kosen-rufu dietro le quinte, compresi i membri dei gruppi della Divisione giovani, come i Gruppi Soka, gajokai e byakuren, state svolgendo le funzioni di questi bodhisattva.
Il Sutra del Loto parla anche del Bodhisattva Suono Meraviglioso che «può salvare e proteggere i diversi esseri viventi del mondo di saha» (SDL, 403). Questa funzione è incarnata dai membri delle bande musicali e del gruppo pifferi e tamburi.
Senza dubbio il Daishonin sta lodando la nostra nobile unione di bodhisattva che si impegnano per adempiere al voto formulato durante l’assemblea del Sutra del Loto.
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L’Anno dell’espansione nella nuova era di kosen-rufu nel mondo (2016) è alle porte.
Nel luogo in cui viviamo, incoraggiandoci l’un l’altro, realizziamo una grande espansione, offrendo alle persone occasioni di creare relazioni con il Buddismo e allargando la rete delle nostre amicizie, dei giovani e delle persone di valore.
Quali sono i punti fondamentali per realizzare tutto ciò?
Primo: espandere la preghiera.
Secondo: espandere la propria condizione vitale.
Terzo: espandere il coraggio.
La preghiera, la condizione vitale e il coraggio: espandendo questi tre aspetti avanziamo con gioia e con tutta la forza in una nuova era della nostra vita, della nostra comunità e del mondo intero!
Nichiren Daishonin scrive ai suoi discepoli: «Ognuno di voi deve raccogliere il coraggio di un leone» (RSND, 1, 885).
Con il cuore del re leone affrontiamo senza alcun timore qualsiasi “inverno di sofferenze e avversità”, espandiamo una brezza primaverile di felicità e facciamo emergere una meravigliosa primavera di pace per il nostro pianeta e per tutta l’umanità.
State bene e accogliete il nuovo anno in armonia, con gioia e allegria senza limiti!
Anche nel nuovo anno
offriamo agli esseri umani
l’inno alla vita di immensa gioia
e condividiamolo con tutti.
25 dicembre 2015
(traduzione di Marialuisa Cellerino)