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Inferno e Buddità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:14

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Inferno e Buddità

Ueno Dono Goke Ama Gozen Gohenji (Jigoku Soku Jakko Gosho)
Gosho Zenshu pag. 1504
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 5 pag. 195

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Ueno Dono Goke Ama Gozen Gohenji (Jigoku Soku Jakko Gosho)
Gosho Zenshu pag. 1504
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 5 pag. 195

Ho ricevuto le tue varie offerte. Per cominciare, sarei veramente felice di sapere che lo scomparso signore di Ueno ha comunicato con te dall’aldilà, ma so che ciò non è possibile. È probabile che tu lo abbia visto in sogno o che abbia avuto una visione. Egli si trova sicuramente nella Pura Terra del Picco dell’Aquila, da dove ascolta e veglia, notte e giorno, su questo mondo di saha. Tu, sua moglie, e i suoi figli avete soltanto sensi mortali e perciò non potete vederlo né udirlo, ma sii certa che un giorno vi riunirete a lui.
In tutte le tue vite precedenti avrai condiviso il vincolo del matrimonio con tanti uomini quanti sono i granelli di sabbia dell’oceano, tuttavia, l’uomo che hai sposato in questa vita è il tuo vero marito, perché ti ha condotto a praticare il Sutra del Loto. Devi riverirlo come un Budda: finché era in vita egli era un Budda vivente e ora è un Budda defunto. Si è Budda sia in vita che dopo la morte. Questa è la profonda dottrina di sokushin jobutsu[ref]Sokushin jobutsu: ottenere la Buddità così come si è. Al contrario degli insegnamenti precedenti, nel Sutra del Loto, grazie al potere della mistica Legge, un comune mortale può ottenere l’Illuminazione nella sua forma presente, senza bisogno di praticare per numerose vite.[/ref]. Il quarto volume del Sutra del Loto afferma: «Abbracciare questo sutra equivale ad abbracciare la Buddità».
Né la Pura Terra né l’Inferno esistono al di fuori di noi; entrambi esistono nei nostri cuori. Chi si risveglia a questa verità è chiamato Budda, chi vive nell’illusione è chiamato comune mortale. Il Sutra del Loto ci risveglia a questa verità e, per chi abbraccia il Sutra del Loto, l’inferno diventa la terra illuminata. Un uomo, anche se ha praticato gli insegnamenti provvisori per innumerevoli eoni, se si allontana dal Sutra del Loto vivrà sempre nell’inferno. Queste non sono parole mie, le hanno proclamate il Budda Shakyamuni, il Budda Taho e tutte le emanazioni del Budda nell’universo intero. Chi pratica gli insegnamenti provvisori è come un uomo bruciato dal fuoco che entra di nuovo nelle fiamme o come un uomo annegato nell’acqua che si immerge di nuovo fino al fondo. Chi non abbraccia il Sutra del Loto è come se entrasse nel fuoco o nell’acqua. Coloro i quali, affidandosi a cattivi compagni come Honen, Kobo e altri calunniatori del Sutra del Loto, credono nei Sutra Amida e Dainichi, sono persone che, [uscite] dalle fiamme, rientrano nelle fiamme o che, [uscite] dall’acqua, rientrano nell’acqua. Come potrebbero mai sfuggire alle sofferenze? Senza dubbio cadranno nell’abisso di fuoco degli inferni di Tokatsu, Kokujo e Mugen[ref]Tokatsu, Kokujo e Mugen: tre degli otto inferni caldi. Le descrizioni variano secondo i sutra e i trattati. Tokatsu è l’inferno in cui i dannati combattono fra di loro con artigli di ferro e sono torturati da guardiani armati di mazze di ferro e spade affilate. In Kokujo i dannati vengono segati con asce arroventate in due o più parti. Le sofferenze sarebbero dieci volte peggiori che nel precedente. L’ultimo e più severo è l’inferno di Mugen (incessante sofferenza), in cui soffrono coloro che hanno commesso i cinque peccati cardinali.[/ref], o cadranno in fondo al ghiaccio degli inferni di Guren e Daiguren[ref]Guren, Daiguren: due degli otto inferni freddi. Nella Lettera a Niike, Nichiren Daishonin scrive: «Guren jigoku (inferno del loto rosso), è così chiamato perché il freddo intenso costringe a piegarsi in due finché la schiena si spezza e la carne sanguinolenta emerge come un fiore di loto rosso cremisi. Vi sono altri inferni ancora più terrificanti».[/ref]. Il secondo volume del Sutra del Loto afferma: «Dopo la morte cadrà nell’inferno della sofferenza incessante e continuerà a ricadervi per innumerevoli eoni».
Il tuo defunto marito è sfuggito a questi tormenti perché era un seguace di Nichiren, il devoto del Sutra del Loto. Un passo del sutra dice: «Anche se precipiteranno in un gran fuoco, essi non si bruceranno […] Se saranno travolti da una grande inondazione, recitando il suo nome si troveranno immediatamente nell’acqua bassa»[ref]Sutra del Loto, cap. 25.[/ref]. Un altro passo dice: «[La fortuna di un credente] non può essere bruciata dal fuoco, né corrosa dall’acqua»[ref]Ibidem, cap. 23.[/ref]. Come è rassicurante!
Tu puoi pensare che l’inferno, le mazze di ferro dei suoi carcerieri, le urla delle torture degli Aborasetsu[ref]Aborasetsu (sanscrito Avoraksa): carcerieri dell’inferno con testa di bue e mani umane. Si dice che colpiscano i dannati con spade affilate come rasoi.[/ref] esistano da qualche parte, in un luogo speciale, ma non è così. Questo è un insegnamento di fondamentale importanza, tuttavia io lo impartirò a te così come il bodhisattva Monjushiri espose per la figlia del re dei Naga l’insegnamento segreto di sokushin jobutsu. Dopo averlo udito, sforzati ancora di più nella fede. Colui che udendo l’insegnamento del Sutra del Loto rafforza ancor più la sua fede è un vero ricercatore della Via. T’ien-t’ai disse: «Dall’indaco, un azzurro ancora più intenso»[ref]Maka shikan, vol. 1.[/ref]. Il significato di queste parole è che una cosa tinta con le foglie dell’indaco diventa più azzurra della pianta stessa. Il Sutra del Loto è l’«indaco», la profondità della pratica è l’«azzurro ancora più intenso».
I due ideogrammi della parola jigoku si possono leggere come “scavare una fossa nella terra”. Per colui che muore si scava una fossa: questa è jigoku. Le fiamme della cremazione sono le fiamme della sofferenza incessante. La moglie, i figli e i parenti che si affannano intorno al morto sono i guardiani dell’inferno, gli Aborasetsu. I lamenti dei familiari sono le voci dei guardiani dell’inferno. Il bastone lungo due shaku e mezzo[ref]Bastone lungo due shaku e mezzo: bastone lungo circa 75 cm.[/ref] è la mazza di ferro [dei carnefici]. I cavalli e i buoi [del carro funebre] sono i demoni con testa di cavallo e di bue e la tomba stessa è la grande fortezza della sofferenza incessante. Gli ottantaquattromila calderoni sono gli ottantaquattromila bonno. Il defunto che lascia la sua casa inizia il viaggio verso la montagna della morte e la riva del fiume su cui sostano nel dolore i suoi figli devoti, è il fiume dei tre passaggi[ref]Fiume dei tre passaggi (Sanzu no aiga): fiume infernale con tre passaggi che i morti devono attraversare a seconda del loro karma. La strada di fuoco conduce al mondo d’Inferno, quella di sangue porta al mondo di Animalità e quella delle spade al mondo di Collera.[/ref]. È inutile cercare l’inferno altrove.
Coloro che abbracciano il Sutra del Loto possono cambiare tutto questo. Per loro l’inferno diventa la Pura Terra illuminata, le fiamme ardenti si trasformano nella torcia della saggezza del corpo di retribuzione del Budda, il suo cadavere diventa il corpo della Legge del Budda e l’abisso di fuoco diventa la “grande stanza della compassione”[ref]Il Budda, indossando la “veste della pazienza”, risiede nella “stanza della compassione”, seduto sul “trono della saggezza”.[/ref] del corpo di manifestazione del Budda. Il bastone è il bastone della realtà della mistica Legge, il fiume dei tre passaggi è l’oceano di “nascita e morte sono Nirvana” e la montagna della morte è il grande picco di “desideri terreni sono Illuminazione”.
Devi capire questo. Prendere coscienza di ciò è sokushin jobutsu, è kaibutchiken (aprire l’occhio della saggezza del Budda). Solo così Devadatta trasformò l’inferno della sofferenza incessante nel paradiso della luce eterna e la figlia del re dei Naga raggiunse la Buddità senza cambiare la sua forma di serpente.
Il Sutra del Loto conduce all’Illuminazione anche coloro che vi si oppongono. Questo avviene in virtù del singolo carattere myo. Il bodhisattva Nagarjuna ha scritto: «[Il Sutra del Loto] è come un bravo medico in grado di trasformare il veleno in medicina»[ref]Daichido ron.[/ref]. Miao-lo ha detto: «Dove si trova la terra eternamente illuminata al di fuori di Bodhi Gaya? Essa non si trova al di fuori di questo mondo di saha»[ref]Hokke mongu ki, vol. 26.[/ref]. Egli diceva anche: «La vera entità è invariabilmente rivelata in tutti i fenomeni e tutti i fenomeni possiedono invariabilmente i dieci fattori. I dieci fattori agiscono invariabilmente nei dieci mondi e i dieci mondi racchiudono invariabilmente “corpo e terra”»[ref]Kongobei ron.[/ref].
Il Sutra del Loto afferma: «La realtà di tutti i fenomeni può essere compresa e condivisa solo fra Budda. In ogni fenomeno, tale è l’aspetto, tale la natura […] tale è la coerenza dall’inizio alla fine». Un brano del capitolo Juryo dice: «Il tempo è illimitato e sconfinato […] da quando io in realtà ho ottenuto la Buddità». In questo brano, «io» indica i dieci mondi e, poiché tutte le persone dei dieci mondi possiedono innata la natura di Budda, esse dimorano nella Pura Terra. Nel capitolo Hoben si legge: «Tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge e sono essenzialmente eterni». Poiché [nascita e morte] sono manifestazioni eterne della vita che continua nelle tre esistenze, non c’è nulla di cui rammaricarsi o di cui temere. Persino le otto fasi dell’esistenza del Budda[ref]Otto fasi dell’esistenza del Budda: 1) discesa dal cielo, 2) entrata nel corpo materno, 3) uscita dal corpo materno, 4) rinuncia alla vita secolare, 5) vittoria sui demoni, 6) conseguimento dell’Illuminazione, 7) predicazione della Legge e 8) entrata nel Nirvana.[/ref] sono soggette alla legge di nascita e morte. I devoti del Sutra del Loto sono illuminati a tutto ciò, questo è sokushin jobutsu.
Poiché il tuo defunto marito era un devoto di questo sutra, egli ha senza dubbio ottenuto l’Illuminazione. Non dovresti dolerti tanto della sua morte, eppure, per un comune mortale dolersi è naturale. Ciò accade anche ai santi. Alla morte del Budda Shakyamuni, i suoi maggiori discepoli, che pure erano illuminati, piansero mostrando un comportamento da esseri umani.
Continua a offrire preghiere devote per tuo marito. Le parole di un saggio del passato: «Basa la tua mente sulla nona coscienza e la tua pratica sulle sei coscienze»[ref]Fonte ignota: la nona coscienza (coscienza amala, immacolata) è l’essenza della nostra vita, la forza purificatrice fondamentale, la Legge di Nam-myoho-renge-kyo. Le sei coscienze sono le percezioni dei cinque sensi, vista, udito, odorato, gusto e tatto, più la sesta coscienza, cioè la facoltà che integra le prime cinque percezioni.[/ref], sono perfettamente giuste. Questa lettera contiene uno degli insegnamenti più preziosi di Nichiren. Conservalo sempre nel tuo cuore.
Rispettosamente,
Nichiren
11 luglio

Cenni storici

Il Daishonin scrisse questo Gosho l’11 luglio del 1274, due mesi dopo essersi ritirato sul monte Minobu, all’età di 53 anni. È indirizzato alla madre di Nanjo Tokimitsu, signore del distretto di Ueno, in ringraziamento per le offerte da lei fatte per il riposo del defunto marito. Rimasta vedova nel 1265, Goke Ama allevò da sola i nove figli e fu una fedele credente sino alla morte.

Spiegazione

Ho ricevuto le tue varie offerte. Per cominciare … sii certa che un giorno vi riunirete a lui.

Evidentemente Goke Ama aveva riferito di aver comunicato con il defunto marito, ma il Daishonin la disillude affermando che noi comuni mortali non possiamo vedere né sentire ciò che esiste nell’aldilà.
Il Buddismo spiega le quattro e le otto sofferenze, con lo scopo di affrontarle e consentire a tutti di realizzare una vita veramente felice: doversi separare da una persona amata è una delle otto sofferenze. Siamo esseri umani e soffrire per il distacco da una persona amata è del tutto normale, ma con la pratica buddista abbiamo un mezzo che ci consente di affrontare questo dolore e di trasformarlo: per esempio, usare la nostra esperienza per sostenere gli altri ci porta una grande gioia. A volte possiamo avere la sensazione di presenze impalpabili vicino a noi, e possiamo illuderci di riuscire in qualche modo a mantenere un contatto con le persone amate. Il contatto più profondo con i nostri cari, vicini o lontani che siano, è quello stabilito attraverso il Daimoku che recitiamo per la loro felicità. Quando una persona muore non è più in grado di porre nuove cause fino a quando non si manifesterà nuovamente in forma visibile, in questo momento noi possiamo dimostrare il nostro amore recitando per la sua felicità, il potere della preghiera supera le barriere di spazio e tempo, è la forma di legame più profonda che possiamo immaginare, ed è anche una manifestazione concreta del nostro amore e della nostra gratitudine. Cercare di stabilire dei contatti attraverso pratiche misteriose od occulte non serve comunque a restituirci chi non c’è più, ma ci può portare ad estraniarci dalla realtà di tutti i giorni per crearci un mondo fantastico che non potrà in alcun modo aiutarci nella nostra crescita personale. Fare la propria rivoluzione umana, alzarsi da soli, vuol dire anche diventare delle persone con una forte identità che, invece di cercare qualcuno che le possa aiutare a risolvere i propri problemi, sanno essere loro stesse un aiuto e un sostegno per gli altri, grazie a una fede e a una convinzione solida e profonda.
Il Daishonin incoraggia Goke Ama dicendole che sicuramente il marito si trova ora nella Pura Terra illuminata da dove veglia sui suoi cari.

In tutte le tue vite precedenti … «Abbracciare questo sutra equivale ad abbracciare la Buddità».

Fra marito e moglie esiste un legame karmico formato nelle vite precedenti e che può influenzare anche le vite future. Il Daishonin dice che, fra tutti i mariti che Goke ha avuto nelle vite passate, questo è stato il suo vero marito perché l’ha guidata verso il Sutra del Loto. Tutti coloro che abbracciano il Gohonzon e recitano Nam-myoho-renge-kyo, creano un profondo e duraturo legame fra di loro e si ritroveranno nelle vite successive praticando insieme. Ancora più forte è il legame con la persona che ci ha fatto conoscere il Buddismo.
Inoltre spiega che, poiché il marito di Goke Ama ha abbracciato il Sutra del Loto, ha raggiunto lo stato di Buddità in vita e questo stato persiste anche dopo la morte. Morendo la nostra vita continua nella fase di ku fondendosi con la vita cosmica, ma anche nella vita cosmica esistono i dieci mondi. Il Buddismo spiega il principio di sokushin jobutsu, ottenere la Buddità nella forma presente, quindi non dovremmo preoccuparci troppo delle nostre circostanze ma dovremmo piuttosto sforzarci di trasformare anche le condizioni più avverse in una occasione di grande crescita personale, proprio come il Daishonin ci ha insegnato con i suoi scritti, ma ancora di più con il suo esempio concreto. Nel Gosho Felicità in questo mondo leggiamo questo celebre passaggio: «Soffri per quel che c’è da soffrire e gioisci per quello che c’è da gioire. Considera entrambe, sofferenza e gioia, come fatti della vita e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo qualunque cosa accada. In questo modo sperimenterai una gioia illimitata derivante dalla Legge. Rafforza la tua fede più che mai». Dovremmo sempre stare in guardia perché nessuna difficoltà, nessuna sofferenza ci colga impreparati facendoci perdere di vista lo scopo fondamentale della nostra esistenza.

Né la Pura Terra né l’Inferno esistono al di fuori di noi … Come è rassicurante!

L’Inferno e la Buddità, come gli altri otto mondi, esistono nella nostra vita. Chi ha compreso che la Buddità non va ricercata al di fuori di noi perché esiste nella vita di tutti gli esseri, sa di avere la natura di Budda ed è un Budda. Su questa verità il Daishonin insiste spesso: nel Raggiungimento della Buddità in questa esistenza («Per esempio, il Sutra Jomyo afferma che l’Illuminazione del Budda è da ricercarsi nella vita umana, perciò gli esseri umani possono conseguire la Buddità e le sofferenze di nascita e morte possono essere nirvana. Afferma inoltre che, se la mente degli uomini è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente. Lo stesso vale per un Budda e un comune mortale. Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda. Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno specchio appannato, che però, una volta lucidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazione alla verità immutabile. Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo»); nel Gosho di Capodanno («Per prima cosa, alla domanda di dove si trovino l’Inferno e il Budda, alcuni sutra affermano che l’inferno si trova sotto terra, altri che il Budda risiede a occidente. Ma a un attento esame, risulta che entrambi esistono nel nostro corpo alto cinque piedi; la ragione per cui penso così è che l’inferno esiste nel cuore di chi disprezza suo padre e non si cura di sua madre. È come il seme del loto che contiene al tempo stesso il fiore e il frutto») e in altri scritti. Questo è, in definitiva, il motivo per cui il Budda Shakyamuni predicò il Sutra del Loto, T’ien-t’ai insegnò il Maka shikan (il metodo per la Contemplazione della propria mente) e il Daishonin iscrisse il Gohonzon, l’Oggetto di culto per l’osservazione della propria mente (Kanjin no Honzon): percepire nella propria vita i Dieci mondi, compreso il mondo di Budda.
Quando uno ha compreso che il Gohonzon e la Buddità esistono nella sua vita, tutti gli altri nove mondi ne sono influenzati e allora i bonno diventano Illuminazione, le sofferenze di nascita e morte diventano Nirvana e la terra impura in cui viviamo diventa la Pura Terra del Budda. Questo non vuol dire che ci siamo liberati da tutti i desideri e le difficoltà o dal ciclo di rinascite in questo mondo, ma semplicemente che possiamo continuare a vivere gioiosamente, utilizzandoli positivamente per il bene nostro e degli altri.
Chi si allontana dal Sutra del Loto, cioè chi abbandona la grande Legge di Nam-myoho-renge-kyo, rinuncia all’Illuminazione in questa esistenza e ricadrà nei cattivi sentieri. Gli insegnamenti provvisori condussero all’Illuminazione coloro che avevano già formato una relazione con la Legge, ma nella nostra epoca di mappo non sono più validi. Una volta conosciuto il Gohonzon, non dovremmo mai abbandonarlo perché significherebbe interrompere a metà strada il viaggio verso l’Illuminazione e ci ritroveremmo al punto di partenza.
Poiché il marito di Goke Ama era stato un discepolo fedele di Nichiren fino alla fine, non corre il rischio di ricadere nell’inferno. Il Sutra del Loto dice che non sarà bruciato in un incendio né travolto da un’inondazione. Noi possiamo incontrare grandi difficoltà e trovarci in situazioni apparentemente disperate, ma affidandoci al Gohonzon saremo sempre protetti e, non solo ne usciremo illesi, ma la sfortuna si cambierà in una grande fortuna.

Tu puoi pensare che l’inferno … raggiunse la Buddità senza cambiare la sua forma di serpente.

In questo brano il Daishonin ribadisce e spiega il principio di sokushin jobutsu. Se viviamo con una condizione vitale bassa, tutto ciò che ci circonda sembrerà manifestare la nostra sofferenza, le persone ci appariranno malvage, la sfortuna sembrerà accanirsi contro di noi, ma se il nostro stato vitale è alto, basato sul Gohonzon e sulla nostra pratica e i nostri sforzi, improvvisamente diventeremo coscienti delle potenzialità positive di chi ci circonda e allora ci sforzeremo perché tutti possano manifestare la propria natura di Budda. Questa sarà una causa formidabile per accumulare buona fortuna, il nostro atteggiamento verso la vita diventerà positivo, e anche le nostre circostanze miglioreranno immediatamente. Solo con la fede si entra nella Buddità; lo scopo dello studio è uno solo: rafforzare la fede. La semplice conoscenza dei princìpi buddisti non basta: solo praticando e sforzandoci di applicarli nella vita possiamo convincerci della loro veridicità e approfondire la fede.
Quindi spiega come tutte le concezioni che tradizionalmente si hanno dell’aldilà e che rendono la morte così temibile, in realtà siano false; non c’è niente di misterioso o raccapricciante, le torture dell’inferno, le sue fiamme e i suoi guardiani, sono immagini allegoriche dei fenomeni che accompagnano e seguono la morte. Ma chi abbraccia la mistica Legge realizza la Buddità in questa esistenza (sokushin jobutsu), ottiene la saggezza del Budda che percepisce l’eternità della vita nel ciclo di nascita e morte, e quelle che per altri sono sofferenze si trasformano in beatitudine.

Il Sutra del Loto conduce all’Illuminazione … racchiudono invariabilmente “corpo e terra”».

Anche coloro che si oppongono al Sutra del Loto otterranno l’Illuminazione per il principio di gyaku-en (relazione contraria). Infatti anche chi si oppone al Gohonzon crea un legame con esso e, dopo aver subito l’inevitabile retribuzione negativa, incontrerà di nuovo il Gohonzon e lo abbraccerà. Questo è dovuto al carattere myo (mistico) di Myoho-renge-kyo: la Legge mistica può salvare chiunque, trasformando il veleno in medicina.

Il Sutra del Loto afferma: «La realtà di tutti i fenomeni … questo è sokushin jobutsu.

Quindi cita brani del sutra e dei commentari che confermano quanto ha detto prima. Il Budda dimora sempre nel nostro mondo di saha, insegnando e guidando gli esseri alla salvezza (Ga jo zai shi, shaba sekai, seppo kyoke), quindi questo nostro mondo è la Pura Terra illuminata. E poiché anche un Budda possiede tutti i dieci mondi, gli esseri umani che vivono nei nove mondi possiedono il mondo di Budda e vivono nella Pura Terra del Budda. Questo è il principio di jikkai goku, mutuo possesso dei dieci mondi.
Tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge mistica e sono essenzialmente eterni. Questo non contraddice il fondamentale principio dell’impermanenza di tutti i fenomeni: nella sua essenza la vita è eterna, ma si manifesta come fenomeno nelle due fasi di esistenza e non-esistenza. La morte è necessaria alla vita che, proprio morendo e rinascendo, continua eternamente dal passato al presente e al futuro. Chi lo ha capito non ha ragione di temere la morte: questa è Illuminazione, è la saggezza del Budda.
Quello della morte è il problema fondamentale. Una volta compresa la sua vera funzione, ci saremo liberati dalla paura della morte; allora nient’altro potrà farci paura e potremo dedicarci a vivere la nostra vita nel modo più costruttivo così da arrivare alla fine senza rimpianti e rimorsi.

Poiché il tuo defunto marito era un devoto di questo sutra … Conservalo sempre nel tuo cuore.

Dolersi per la morte di una persona cara è naturale, anche i discepoli illuminati di Shakyamuni piansero al suo letto di morte. Sarebbe disumano rallegrarsi per la perdita di parenti o amici, ma a volte, quando le funzioni dell’organismo sono tanto gravemente compromesse da non consentire più una vita accettabile per un essere umano, la morte è la benvenuta: rappresenta l’esaurimento di un cattivo karma, la liberazione dalle sofferenze e la condizione necessaria per riacquistare salute e giovinezza. Tuttavia, Goke Ama può essere sicura che il marito ha conseguito l’Illuminazione e questo sarà un grande conforto per lei.
Il Daishonin l’incoraggia a continuare a pregare per il defunto marito, ciò farà bene a lui e a lei stessa, e le raccomanda di basare sempre la sua mente sulla nona coscienza, su Nam-myoho-renge-kyo, e a praticare con i sei sensi, cioè con tutta se stessa.

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