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Incoraggiare con tutto il cuore per la vittoria delle persone comuni - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:11

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Incoraggiare con tutto il cuore per la vittoria delle persone comuni

Puntata 2

La seconda puntata di questa serie sulla vita del maestro Ikeda, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 21 novembre 2023, racconta la storia degli incoraggiamenti che Sensei ha dato dal momento della sua nomina a terzo presidente della Soka Gakkai ai compagni di fede di ogni angolo del Giappone

Il maestro Ikeda incoraggia i compagni di fede presso il Centro culturale di Yonago, a Tottori, maggio 1984
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Erano da poco passate le dieci e trenta del 3 maggio 1960 quando Ikeda Sensei scese dall’auto. Di fronte a lui, l’Auditorium dell’Università Nihon a Ryogoku, Tokyo. L’abito da cerimonia nero che indossava era un ricordo del suo maestro Josei Toda.
La cerimonia di insediamento a terzo presidente ebbe inizio a mezzogiorno. 
Ikeda Sensei fece il suo ingresso in sala accompagnato dalle note delle canzoni della Soka Gakkai eseguite dalla banda musicale. A metà strada si fermò e alzò lo sguardo sul ritratto di Toda Sensei che era stato appeso di fronte a lui, al di sopra del palco.
Quando fu in piedi sul palco, affermò con voce potente: 

«Nonostante la mia giovane età, da oggi assumerò la guida del nostro movimento come rappresentante dei discepoli del presidente Toda e avanzerò insieme a voi verso la concreta realizzazione di kosen-rufu!» (RU, 12, 370)

Oltre ventimila persone accorsero per assistere alla cerimonia, sia all’interno che all’esterno della sede. Un fragoroso applauso risuonò nella sala. Era stato appena nominato un giovane presidente di soli trentadue anni, un momento che tutti i compagni di fede stavano aspettando con trepidazione.
In quell’occasione, Ikeda Sensei esortò i membri a realizzare le ultime volontà di Toda Sensei di raggiungere tre milioni di famiglie praticanti entro il settimo memoriale (in occasione del sesto anniversario) della sua morte, quattro anni dopo.
Quello era l’obiettivo concreto del periodo della “quinta campana” (1958-65).

Kaneko Ikeda pone una coccarda sulla giacca di Ikeda Sensei prima della nomina a terzo presidente, 3 maggio 1960, Auditorium dell’Università Nihon, Tokyo

Le “sette campane” scandiscono il ritmo del progresso di kosen-rufu, ogni sette anni. Ikeda Sensei condivise questa sua visione il 3 maggio 1958, un mese dopo la morte del presidente Toda. All’epoca alcuni media avevano scritto che la Soka Gakkai era sull’orlo del collasso.
“In una situazione del genere, come riuscire a trasmettere speranza ai compagni di fede sommersi dalla tristezza?”: Sensei fu l’unico a riflettere profondamente su tutto questo.
In quel periodo scrisse nel suo diario:

«Tornando a casa ho pensato a come sarà la Gakkai fra vent’anni. Ho provato preoccupazione e angoscia» (Diario giovanile, 30 aprile 1958, pag. 662)

Daisaku Ikeda, aprile 2001, Toda Memorial Auditorium di Sugamo, Tokyo

E il 3 maggio dello stesso anno Ikeda Sensei espose la visione delle “sette campane”.
Per questa visione Sensei prese ispirazione dalle parole di Toda Sensei, che aveva affermato: «Suoniamo una campana di kosen-rufu ogni sette anni e facciamo risuonare le “sette campane”!».

Il periodo della “prima campana” comprende i sette anni dal 1930, fondazione della Soka Gakkai, al 1937, quando fu celebrata formalmente la fondazione della Soka Kyoiku Gakkai.
Il periodo della “seconda campana” comprende i sette anni precedenti alla morte di Tsunesaburo Makiguchi, nel 1944. 
Il periodo della “terza Campana” durò fino al 1951, quando Toda Sensei fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai.
Il periodo della “quarta campana” corrisponde ai sette anni successivi, fino alla morte di Josei Toda, che venne a mancare dopo avere raggiunto lo scopo della sua vita di 750.000 famiglie membri. 

Alla luce di ciò, Sensei dichiarò che, con lo sguardo rivolto al futuro, la Soka Gakkai avrebbe continuato a lottare seguendo con coraggio e convinzione questo ritmo di sette anni, suonando la “quinta campana” e poi la sesta, mirando a ventun anni dopo, quando avrebbe finito di suonare la “settima campana”.
Questa visione costituì un grande punto di riferimento che diede a tutti i compagni di fede la forza di andare avanti con ottimismo.
Nel 1962 la Soka Gakkai raggiunse l’obiettivo del periodo della “quinta campana” di tre milioni di famiglie praticanti. Successivamente, durante il periodo della “sesta campana” il numero di famiglie praticanti superò i 7,5 milioni mentre nel 1979, al termine del periodo della “settima campana” le fondamenta di kosen-rufu in Giappone furono completate.

Ikeda Sensei al Festival Yaeyama sull’isola di Ishigaki, dell’arcipelago di Okinawa, febbraio 1974

«Come ha fatto la Soka Gakkai a svilupparsi così tanto?»: a questa domanda da parte di un intellettuale, Ikeda Sensei rispose: «Perché si è presa cura di ogni singola persona». 
Questo è anche ciò che ha fatto Sensei durante la sua intera esistenza.
Non si è limitato a dare linee guida per il futuro, ma ha incoraggiato con tutto se stesso i suoi compagni di fede affinché potessero vivere un’esistenza di felicità e vittoria. Per inaugurare un’era pervasa dai canti di vittoria delle persone comuni, ha stretto legami di lotta condivisa con ciascuno di loro. 
Il 22 marzo 1965, dopo una riunione di responsabili di settore a Sendai, nella prefettura di Miyagi, la mano di Ikeda Sensei divenne rossa e gonfia: aveva stretto la mano a tutti i seicento partecipanti, per un totale di due ore. La mano gli faceva così male da non riuscire più a impugnare nemmeno una penna.
Otto giorni dopo era prevista una riunione dei responsabili di settore di Nagano.
«Desidero che, per ciascuno di loro, il nostro incontro diventi il proprio punto di origine, da cui ripartire sempre nella vita».
Con quella salda determinazione, al posto delle strette di mano decise di incoraggiare i presenti facendo una foto commemorativa insieme a loro.
In seguito Ikeda Sensei ha scritto:

«Se potessi, stringerei la mano e incoraggerei tutti i responsabili dei Gruppi uomini, donne, giovani uomini, giovani donne e studenti, che si impegnano con dedizione nei settori di tutto il Giappone come pilastri di kosen-rufu. Tuttavia sta diventando sempre più difficile in termini di tempo. Così ho fatto appello a tutta la mia saggezza e ho pensato a questa iniziativa»

Secondo le ricerche di un reporter del Seikyo Shimbun, le persone con cui Sensei ha scattato delle foto commemorative in otto anni e tre mesi, dal 1965 al 1973, sono almeno 718.550.
Ma Ikeda Sensei non si è limitato a fare fotografie. Con la consapevolezza che avrebbe potuto non rivedere più quelle persone, tra una foto e l’altra parlava sinceramente con ciascuno di loro e ascoltava i loro problemi e le sofferenze. A volte partecipava a degli eventi nonostante avesse la febbre alta. È stato esposto a così tanti flash da avere male agli occhi. Ha davvero continuato sempre a incoraggiare senza lesinare la propria vita.

Il 14 luglio 1972 partecipò a dodici sessioni di foto commemorative con un totale di 3.600 persone presso la palestra pubblica della prefettura di Iwate. Era così esausto da non riuscire nemmeno a mangiare. Eppure, non appena iniziava una nuova sessione, si alzava prontamente e correva dai suoi compagni di fede.
Quello stesso giorno, dopo le foto commemorative, Ikeda Sensei si recò al Centro culturale di Morioka, mantenendo la promessa fatta in passato agli studenti delle scuole elementari.
Tempo prima, Sensei aveva ricevuto da parte loro una lettera in cui avevano scritto i loro sogni per il futuro. Come risposta, Sensei aveva inviato il seguente messaggio: «Quando verrò a Iwate incontriamoci!».
Quando i ragazzi e le ragazze giunsero al centro culturale, Sensei li accolse esclamando: «Che gioia vedervi!» e regalò loro dei libri con parole di incoraggiamento scritte alla fine del volume.

Nell’estate immediatamente successiva alle sue dimissioni da presidente, Ikeda Sensei incoraggiò i membri del Gruppo futuro presso il Centro di formazione di Nagano, agosto 1979

Il 24 aprile 1979, nel mezzo della prima questione con il clero della Nichiren Shoshu, Ikeda Sensei si dimise dalla carica di terzo presidente assumendosi interamente la responsabilità per proteggere i membri, ponendo così fine agli attacchi irragionevoli da parte del clero.
Intenzionati a dividere il maestro dai discepoli, i preti malvagi e i membri che avevano voltato le spalle alla Soka Gakkai non solo vietarono a Ikeda Sensei di dare guide durante le riunioni e di apparire sul Seikyo Shimbun, ma approfittarono della situazione per attaccare anche l’organizzazione, facendo soffrire i membri. 
Un giorno di quello stesso anno si tenne una riunione presso il Centro culturale di Kanagawa. Ikeda Sensei, che dall’esterno della sala aveva ascoltato attentamente le voci dei compagni di fede, entrò silenziosamente dalla porta laterale, per non disturbare lo svolgimento della riunione.
Un membro che si rese conto della presenza di Sensei lanciò un grido di gioia. Ma Sensei si portò l’indice alla bocca e disse: «Non mi è permesso parlare».
Si diresse quindi verso il pianoforte che era nella sala. Dopo aver suonato diverse canzoni, tra cui I tre martiri di AtsuharaIl villaggio di Atsuta, lasciò silenziosamente la sala.

Il maestro Ikeda saluta i suoi compagni di fede che sono accorsi sulla nave Sunflower 7, maggio 1980, Yokohama

In quel periodo, nel Centro culturale si ripeté molte volte quella stessa scena.
Durante la prima questione con il clero, Oita fu una delle zone maggiormente colpite dall’oppressione dei preti della Nichiren Shoshu. Ogni volta che un membro si recava presso un tempio, era costretto ad ascoltare critiche e commenti negativi su Sensei e la Soka Gakkai. Nonostante tutto, i compagni di fede strinsero i denti e sopportarono con tenacia simili ingiuste vessazioni.
Nell’autunno del 1981, Ikeda Sensei diede inizio a una controffensiva su vasta scala. 
Il 12 dicembre visitò le rovine del castello di Oka nella città di Takeda, nella prefettura di Oita, con la determinazione di dedicarsi ai compagni di fede che avevano sofferto di più.
«Non c’è più bisogno di preoccuparvi!» esclamò Ikeda Sensei appena sceso dall’automobile, mentre i membri gli correvano incontro con i volti sollevati e rigati dalle lacrime.
Tra loro vi era un uomo che non faceva parte della Soka Gakkai e che all’epoca non sopportava l’organizzazione. Sua moglie gli aveva chiesto di partecipare almeno quel giorno, anche se lui continuava a essere convinto che “i leader religiosi sono sempre arroganti e presuntuosi”. Tuttavia, dopo aver visto con i suoi occhi come si comportava Ikeda Sensei, iniziò a praticare tre mesi dopo.
Questa persona ricorda Sensei con le seguenti parole: «Sembrava come se si stesse tuffando in un mare di persone comuni». Dopo quell’incontro, Sensei affermò:

«Le persone che ho incontrato sono ovviamente preziose e importanti, ma quelle che non sono riuscito a incontrare lo sono ancora di più. […] Hanno pregato per la mia sicurezza durante il viaggio e hanno continuato a recitare Daimoku per me con la massima dedizione. Ho incontrato ciascuno di loro nel mio cuore. Grazie a loro, la Soka Gakkai ha vinto».

Daisaku Ikeda insieme ai compagni di fede del Tohoku, gennaio 1982, città di Akita

Il pensiero e il cuore di Sensei erano sempre rivolti prima di tutto a coloro che stavano soffrendo.
Il 29 febbraio 2000 visitò il Centro culturale di Nagata, nella prefettura di Hyogo, dove recitò Gongyo insieme ai compagni di fede che vi si erano riuniti. 
Tra i presenti vi era un membro che aveva perso suo padre e suo figlio nel grande terremoto di Kobe del 1995, e un altro che aveva rischiato di perdere la vita sotto le macerie.
In quell’occasione, Ikeda Sensei offrì un potente incoraggiamento:

«La vita è una lotta. È una lotta per diventare felici. […] Vivete sempre con gioia! Nessuno può eguagliare una persona che vive con gioia. E vi prego di vivere fino in fondo con tenacia e perseveranza»

Queste parole sono ancora oggi una fonte di forza per quei compagni di fede e costituiscono l’essenza del loro voto al maestro.

Ikeda Sensei, che ha continuato a diffondere una luce di speranza tra i compagni di fede di tutto il Giappone, espresse più volte il desiderio di dare inizio al secondo ciclo delle “sette campane” il 3 maggio 2001, il primo anno del ventunesimo secolo.
Nel maggio 1997, quando si trovava nel Kansai, condivise la sua nuova visione delle “sette campane” fino alla seconda metà del ventitreesimo secolo. Affermò:

«Durante il secondo ciclo delle sette campane, nella prima metà del ventunesimo secolo, assicureremo le fondamenta della pace in Asia e in tutto il mondo. […] Durante il terzo ciclo delle sette campane, nella seconda metà del ventunesimo secolo, vedremo la filosofia della sacralità della vita affermarsi come spirito dell’epoca e del mondo.
Durante il quarto ciclo delle sette campane, nella prima metà del ventiduesimo secolo, saranno gettate le fondamenta indistruttibili della pace mondiale. Sulla base di tali fondamenta, durante il quinto ciclo delle sette campane, nella seconda metà del ventiduesimo secolo, assisteremo alla brillante fioritura di un’epoca di umanesimo.
Quando ciò accadrà, potremo passare al sesto e al settimo ciclo delle sette campane. E, dalla metà del ventitreesimo secolo, quando celebreremo il millesimo anniversario della fondazione dell’insegnamento di Nichiren Daishonin nel 2.253, comincerà una nuova fase del nostro movimento» (cfr. NR, 642)

Il maestro Ikeda durante la cinquantaduesima riunione dei responsabili di centro, dicembre 2000, Auditorium Toda del Kansai

Attualmente è in corso il secondo ciclo delle sette campane. 
Immaginando il centoventesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai (2050), quando si concluderà questo secondo ciclo, Sensei ha scritto:

«Il mio cuore si riempie di passione al pensiero di quanto, in quel momento, la filosofia dell’umanesimo buddista illuminerà il mondo come un sole, e di come la nostra grande rete Soka sarà considerata un pilastro di pace dell’umanità» (NR, 635)

In definitiva, la grande avventura di kosen-rufu può essere realizzata solo dedicandoci con costanza e fino in fondo a “incoraggiare ogni singola persona”. Il modo per farlo ci è stato mostrato interamente da Ikeda Sensei e dalle sue azioni.

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