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"Incontrare persecuzioni per amore della Legge" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:52

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“Incontrare persecuzioni per amore della Legge”

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PER LE RIUNIONI DONNE DI OTTOBRE IL MATERIALE DI RIFERIMENTO È L’OTTAVO CAPITOLO DE IL MONDO DEL GOSHO INTITOLATO “INCONTRARE PERSECUZIONI PER AMORE DELLA LEGGE”

Di seguito una sintesi dei punti principali dell’ottavo capitolo:

• Il principio dell’Illuminazione universale di tutte le persone, esposto nel Sutra del Loto, è difficile da credere e da comprendere. A causa di questa difficoltà vi sarà, come afferma lo stesso sutra, animosità e gelosia nei confronti di chi lo propaga. Il Sutra del Loto spiega che dopo la morte di Shakyamuni le persecuzioni si manifesteranno sotto forma di attacchi da parte dei tre potenti nemici:
1) laici ignoranti di Buddismo;
2) preti arroganti e astuti;
3) preti che pretendono di essere saggi e che godono del pubblico rispetto.

• Affrontando le quattro grandi persecuzioni da lui subite – Matsubagayatsu (1260), Izu (1261), Komatsubara (1264), Tatsunoukuchi e il conseguente esilio a Sado (1271) – Nichiren Daishonin comprende di essere il devoto del Sutra del Loto ed esprime la sua gioia per aver letto il Sutra del Loto con la sua vita.

• Un mese dopo aver sottoposto Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese a Hojo Tokiyori ha luogo la prima grande persecuzione, che coinvolge esponenti di governo: essi istigano la cittadinanza ad attaccare la dimora del Daishonin a Matsubagayatsu. Nichiren riesce a fuggire. Successivamente, dopo essere stato sconfitto dal Daishonin, Doamidabutsu – un esponente della scuola della Pura terra – induce il reggente Hojo Nagatoki a condannare ingiustamente il Daishonin all’esilio nella penisola di Izu.

• Nell’autunno del 1264, di ritorno al paese natale, Nichiren è attaccato vicino a Komatsubara da un gruppo di seguaci della scuola della Pura terra capeggiato da Tojo Kagenobu, ardente sostenitore degli insegnamenti di quella scuola e amministratore della zona in cui era situato il tempio dove Nichiren aveva proclamato il suo insegnamento. Uno dei discepoli che accompagnano il Daishonin viene ucciso e altri due feriti. Lo stesso Nichiren riporta diverse ferite (alla fronte e al braccio).

• Ryokan, prete della scuola dei Precetti-Vera parola, acquista influenza sul clan degli Hojo al governo. Il Daishonin ne mette in evidenza le debolezze dottrinali e comportamentali.

• Nel 1271 Ryokan fa pressioni affinché il governo prenda provvedimenti contro Nichiren Daishonin, così viene nuovamente arrestato sulla base di false accuse e il dodicesimo giorno del nono mese viene condotto alla spiaggia di Tatsunokuchi per essere decapitato. A impedire l’esecuzione è l’apparizione di una sfera luminosa che intimorisce i soldati. In seguito a questo episodio il Daishonin viene mandato in esilio a Sado.

• Con la persecuzione di Tatsunokuchi il Daishonin concretizza il principio di “abbandonare il transitorio e rivelare il vero” (hosshaku-kempon). Abbandona cioè la sua condizione transitoria per rivelare la sua vera identità originale: pur rimanendo una persona comune, egli manifesta il Budda di gioia illimitata che è una sola cosa con la Legge mistica e inizia a iscrivere i Gohonzon per i suoi discepoli.

“Abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”
Giovanna Lerose, vice responsabile nazionale donne, e Nilla Cannavò, responsabile donne della regione Calabria, dialogano insieme su alcuni brani dell’ottavo capitolo de Il mondo del Gosho

Giovanna: Oggi approfondiamo assieme l’ottavo capitolo de Il mondo del Gosho, in cui si parla delle persecuzioni affrontate da Nichiren Daishonin per amore della Legge; in queste pagine si percepisce con chiarezza la battaglia spirituale di Nichiren durante la persecuzione di Tatsunokuchi, la tentata esecuzione, e l’esilio a Sado, che veniva considerato come “una condanna a morte” per le condizioni estreme che i condannati dovevano sopportare. Fu proprio in questa circostanza difficilissima che il Daishonin dimostrò la forza della sua convinzione, espressa chiaramente in questo passo:

«Niente può ostacolare una persona che si è risvegliata a questo voto originale. Anche se il suo corpo fosse tagliato a pezzi, nessuno potrebbe distruggerne lo spirito. Tale è il potere di chi vive una vita di compassione. Anche di fronte alle più tremende circostanze, una persona così non teme niente. […] L’esempio di vita del Daishonin, che affrontò una grande persecuzione dopo l’altra, prova che il potere dello spirito umano pienamente sviluppato è eterno. Con il suo intero essere il Daishonin dichiarò: “Guardate la grandezza cui un essere umano può giungere!”» (pag. 297)

La vittoria di Nichiren su circostanze che sembravano insuperabili è sempre stata per me una fonte di grande ispirazione. Fin dai primi anni di pratica, il suo spirito imperturbabile di fronte alla massima difficoltà mi ha spinto, nei momenti cruciali della mia vita, a sfidarmi per trasformare “l’impossibile in possibile” e a ricercare il potere della fede assoluta. Sforzandomi in ogni modo di emulare il suo spirito ho potuto fare delle esperienze molto forti, sulle quali ho costruito le basi della mia fede. Sicuramente sarà capitato anche a te…

Nilla: Confermo! E sono grata di avere l’occasione di dialogare su un capitolo così profondo.
Lo studio mensile del Gruppo donne è sempre un prezioso arricchimento, ma questo dialogo è arrivato al momento giusto, per risvegliare la mia fede in un periodo in cui mi sentivo particolarmente appesantita. Quando ho letto il titolo del capitolo, ho pensato: “Bene! Quindi le persecuzioni arrivano per amore della Legge!” e immediatamente la sensazione di fatica che stavo provando si è trasformata in sfida. Non è facile per me mantenere costantemente lo spirito giusto, ma quando riparto da uno studio profondo ritrovo la gratitudine e la compassione, prima di tutto verso me stessa, poiché riconosco che posso risvegliare la mia Buddità.

Giovanna: Anch’io sono grata di poter avere l’occasione di approfondire lo studio costantemente e devo dire che, pur avendo già studiato questo capitolo in passato, mi sono sentita fortemente incoraggiata; in particolare perché ho potuto nuovamente approfondire il concetto che rappresenta l’emblema della vittoria di Nichiren a Tatsunokuchi: il principio di hosshaku kempon, “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”. Nella spiegazione di Sensei troviamo un punto fondamentale, ossia il fatto che Nichiren ha potuto manifestare il suo massimo potenziale rimanendo se stesso come comune mortale.
Inoltre Sensei associa al concetto di “abbandonare il transitorio” la parola “aprire”, e sottolinea che hosshaku kempon riguarda anche tutti noi. Infatti scrive:

«[…] Per inciso, il carattere cinese per “abbandonare” in “abbandonare il transitorio” significa anche aprire (pag. 300)

Questo mi ha restituito la determinazione di vincere su ogni aspetto della mia vita e di realizzare il mio personale hosshaku kempon. In quel momento ho ritrovato il piacere della lotta, una lotta portata avanti per abbracciare e sostenere la vita delle persone accanto a me. Quando prego con questo atteggiamento provo una grande gioia, qualunque sia la situazione, e dentro di me sento emergere il coraggio di sfidarmi per realizzare grandi obiettivi sia di propagazione sia di rivoluzione umana.

Scrive inoltre:

«Il Daishonin manifestò il Budda di gioia illimitata rimanendo un comune mortale. Se lo dimentichiamo potremmo pensare che conseguire la Buddità significhi diventare un essere superiore distinto da un essere umano, quando invece egli manifestò la vita del Budda eterno all’interno della vita di una persona comune. Questo principio si applica anche a noi. Quando ci dedichiamo a kosen-rufu superando dolorose sofferenze e perseverando nella fede, anche noi possiamo concretizzare il principio di “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”, cioè da persone comuni possiamo manifestare la stessa vita del Budda, come fece il Daishonin» (pag. 301)

Nilla: Il fatto che Nichiren abbia “abbandonato il transitorio e rivelato l’originale”, pur rimanendo se stesso, mi ha rassicurato e mi ha dato fiducia sul fatto che posso affrontare ogni sfida personale senza dover diventare qualcun’altra, e senza sentirmi inadeguata perché non sono abbastanza capace. Ricordare questo punto mi fa sentire completamente libera, ed emerge naturalmente il desiderio di incoraggiare le altre persone.  Il Sutra del Loto insegna che tutti possono ottenere la Buddità, tuttavia mi rendo anche conto che non c’è niente di scontato in questo. In realtà quando sto male, penso di essere l’ultima persona che può manifestare la Buddità, mentre se sto vivendo un momento tranquillo sono così concentrata a godermelo che mi distraggo dallo scopo primario della pratica buddista che è lo shakubuku. Quest’estate, in vacanza, ho perso l’occasione di parlare del Buddismo a un giovane proprio a causa di questa chiusura, non sono riuscita ad aprirmi e parlargli con cuore e compassione. Sono stata sopraffatta dalla mia debolezza, e a proposito di questo mi hanno colpito le parole di Sensei:

«Il “transitorio” da gettare via è la debolezza, la vigliaccheria. Il Daishonin manifestando la sua vera identità di coraggio, fu capace di dimostrare a tutte le persone il principio di “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”. È facendo nostro il suo stesso coraggio e affrontando con determinazione ogni sorta di difficoltà che possiamo mettere in pratica questo principio nella nostra vita» (pag. 304)

Adesso, approfondendo la lotta convinta e senza tregua di Nichiren Daishonin, ho riscoperto la sincerità che avevo all’inizio della mia pratica, la sincerità di abbracciare la missione di essere felice insieme agli altri. Leggendo queste parole di Sensei ho raddrizzato la schiena e sono tornata davanti al Gohonzon:

«La cosa più importante è che alla fine ci sediamo di fronte al Gohonzon e recitiamo Daimoku. Dobbiamo creare un legame diretto con il Gohonzon. Questa è la strada che permette a una persona comune di diventare un Budda con facilità: questa è la fede» (pag. 302)

Giovanna: É proprio così. In definitiva penso che, seguendo l’esempio dei tre maestri, possiamo realizzare il nostro personale “hosshaku kempon” e facendo così possiamo ispirare gli altri, dimostrando che più lottiamo e più potere tiriamo fuori dalla vita; possiamo squarciare il velo di oscurità che avvolge non solo noi stessi ma quest’epoca e la società intera, risvegliare la speranza e la fiducia verso tutte le persone, con lo stesso cuore del maestro, che non smette mai di credere nella bontà innata dell’essere umano. Desidero veramente risvegliare dentro di me questo cuore e questa solida identità, come ci insegna Sensei. Ora sento che possiamo davvero rispondere alle sue aspettative quando afferma:

«Il Buddismo di Nichiren insegna la necessità e la possibilità di “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale” all’umanità intera. Perciò ritengo che sia una religione necessaria e indispensabile per l’umanità del XXI secolo. E sono anche fermamente convinto che sia compito dei giovani del XXI secolo dimostrarlo» (pag. 305)

Nilla: Anche io adesso, con questa gioia rinnovata, sento che non posso perdere tempo; partendo da me stessa voglio manifestare il mio pieno potenziale e impegnarmi nel realizzare l’obiettivo di un giovane in ogni gruppo, perché solo così possiamo assicurare il futuro eterno della Soka Gakkai. Non credo esista un modo migliore per esprimere la mia gratitudine per il maestro. Il solo pensiero mi emoziona. Grazie per questo dialogo, mi ha aperto il cuore alla speranza e alla gioia.


ESTRATTO DA IL MONDO DEL GOSHO
(pagg. 297-305, ultima edizione in un unico volume)

Di seguito alcuni brani tratti dall’ottavo capitolo “Incontrare persecuzioni per amore della Legge” che possono essere utili per la riunione donne che si terrà nella settimana che va dal 16 al 22 ottobre.
Per coloro che desiderano approfondire l’intero capitolo, è disponibile il libro edito da Esperia.

IKEDA: […] Niente può ostacolare una persona che si è risvegliata a questo voto originale. Anche se il suo corpo fosse tagliato a pezzi, nessuno potrebbe distruggerne lo spirito. Tale è il potere di chi vive una vita di compassione. Anche di fronte alle più tremende circostanze, una persona così non teme niente.
Sono piuttosto coloro che circondano una persona completamente libera dalla paura ad avvertire un senso di trepidazione. L’esempio di vita del Daishonin, che affrontò una grande persecuzione dopo l’altra, prova che il potere dello spirito umano pienamente sviluppato è eterno. Con il suo intero essere il Daishonin dichiarò: «Guardate la grandezza cui un essere umano può giungere!».

MORINAKA: Riguardo alla natura della sfera luminosa che apparve in quel momento ci sono varie teorie. Lei, presidente Ikeda, aveva citato alcune ricerche secondo le quali poteva trattarsi di un frammento di coda della cometa Taurid-Arietid.

IKEDA: La sfera luminosa suscita sempre un grande fascino. Ma la cosa importante è che apparve esattamente nel momento in cui il Daishonin stava per essere decapitato. I moti della natura possono essere spiegati in termini fisici e, a mano a mano che le ricerche progrediscono, la vera natura di quell’oggetto sarà senza dubbio rivelata. Ma il punto chiave è la sua apparizione in quel preciso momento. Possiamo considerarla una prova del fatto che, dopo aver vinto la paura fondamentale, la paura della morte, il Daishonin sconfisse l’oscurità e manifestò la natura della Legge. Vale a dire che dimostrò, da essere umano, di aver pienamente manifestato la mente del Budda. Egli afferma che il dio della luna, uno dei tre figli celesti della luce si manifestò come un oggetto luminoso.

MORINAKA: In ogni caso era del tutto insolito che soldati come quelli che accompagnavano il Daishonin tremassero di paura, si prostrassero al suolo, scappassero o si rannicchiassero. La magnifica condizione vitale del Daishonin deve aver suscitato una sorta di timore reverenziale. Dopo quel fatto fu deciso che il Daishonin sarebbe stato esiliato a Sado. Ma da parte del governo ci fu il riconoscimento, nella persona del reggente Tokimune, che «questa persona non è realmente colpevole». Date le circostanze si era anche parlato di rilasciarlo ma lo spregevole gruppo di individui che si erano coalizzati contro di lui continuò a tessere le sue oscure trame e a diffondere voci tendenziose, alienandogli il favore dell’opinione pubblica e portando infine alla decisione di esiliarlo a Sado. Allo stesso tempo anche i discepoli del Daishonin diventarono bersagli di un’accanita repressione.

SAITO: La persecuzione di Tatsunokuchi fu la più significativa di tutte quelle incontrate dal Daishonin durante la sua vita perché in essa egli concretizzò il principio di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale». Nell’Apertura degli occhi, che scrisse l’anno successivo (1272) sull’isola di Sado, egli stesso dichiara: «Nel dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno, tra le ore del topo e del bue [dalle ventitré alle tre] questa persona chiamata Nichiren fu decapitata. La sua anima è arrivata in quest’isola di Sado e nel secondo mese dell’anno seguente, in mezzo alla neve, scrive per i suoi discepoli più stretti».

IKEDA: Affermando di essere stato decapitato quando in effetti non fu così, il Daishonin intende dire che quello che fino a quel momento era stato il suo «io» era morto sul luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi e che egli era rinato con un nuovo io. «Anima», nella citazione precedente, è questo nuovo io, la vera identità che il Daishonin manifestò durante la persecuzione di Tatsunokuchi. Questo passaggio viene considerato la dichiarazione del Daishonin di aver concretizzato il principio di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale».

MORINAKA: «Abbandonare il transitorio e rivelare l’originale» si riferisce al Budda che abbandona la sua condizione transitoria per rivelare la sua vera identità originale. Il carattere cinese usato qui per «transitorio» significa riflesso o reliquia. Originariamente era un termine usato dal Gran maestro T’ien-t’ai per contrapporre il Budda transitorio, cioè Shakyamuni che ottenne l’illuminazione per la prima volta nella sua presente esistenza in India, al Budda originale, che in realtà ottenne l’illuminazione nel remoto passato. T’ien-t’ai spiegò che il primo era un «riflesso» e che il Budda che ottenne l’illuminazione nel remoto passato è la vera identità di Shakyamuni. Egli diede a questo principio il nome di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale». A volte viene spiegato con l’analogia della luna e il suo riflesso. La luna nel cielo è la «vera identità» e l’immagine della luna riflessa sulla superficie dell’acqua è la «condizione transitoria».

IKEDA: Questo concetto del Buddismo di T’ien-t’ai fu poi incorporato nella dottrina di Nichiren Daishonin. Nichikan Shonin (1665-1726) nel suo Commentario all’Apertura degli occhi spiega il passo appena citato: «Il significato fondamentale di questo passo è che il fondatore della nostra scuola Nichiren Daishonin diventò veramente il Budda di gioia illimitata illuminato sin dal tempo senza inizio, da essere comune nello stadio di “ascoltatore del nome e delle parole della verità”. Dichiarando di aver ottenuto l’illuminazione e manifestando nella sua persona questa verità interiore egli si rivelò come il Budda originale della semina nell’Ultimo Giorno della Legge».
In parole più semplici, pur rimanendo una persona comune, egli manifestò il Tathagata eterno che è una sola cosa con la Legge mistica, la Legge fondamentale dell’universo. Dopo aver abbandonato la sua identità transitoria e rivelato quella vera, il Daishonin si rivelò come Budda dell’Ultimo Giorno della Legge e in quanto tale cominciò a iscrivere il Gohonzon sotto forma di mandala che tutte le persone potessero riverire come fondamentale oggetto di culto e in cui potessero credere come origine e fondamento delle loro vite.
Per inciso, il carattere cinese per «abbandonare» in «abbandonare il transitorio» significa anche aprire.

SAITO: È un punto che viene facilmente frainteso. «Abbandonare il transitorio» non significa che il Daishonin diventò qualcun altro. Indubbiamente la condizione transitoria e la vera identità sono diverse come il cielo e la terra e, se ci limitiamo a considerare questa differenza, tenderemo a supporre che egli sia diventato una persona completamente diversa.

IKEDA: Il Daishonin manifestò il Budda di gioia illimitata rimanendo un comune mortale. Se lo dimentichiamo potremmo pensare che conseguire la Buddità significhi diventare un essere superiore distinto da un essere umano, quando invece egli manifestò la vita del Budda eterno all’interno della vita di una persona comune. Questo principio si applica anche a noi. Quando ci dedichiamo a kosen-rufu, superando dolorose sofferenze e perseverando nella fede, anche noi possiamo concretizzare il principio di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale», cioè da persone comuni possiamo manifestare la stessa vita del Budda, come fece il Daishonin. Nichikan Shonin afferma nel Commentario all’Oggetto di culto per l’osservazione della mente: «Quando abbracciamo questo Gohonzon, abbiamo fede in esso e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, la nostra vita diventa istantaneamente l’oggetto di culto fondamentale dei tremila regni in un singolo istante di vita. Diventa la vita di Nichiren Daishonin». E nel Commentario all’Entità della Legge mistica afferma: «Quando diventiamo consapevoli dell’oggetto di culto nei termini della persona, la nostra vita manifesta la vita del fondatore Nichiren Daishonin innata dentro di noi. […] Quando diventiamo consapevoli dell’oggetto di culto nei termini della Legge, la nostra vita manifesta l’oggetto di culto dell’alto santuario del Buddismo». È una grande fortuna aver incontrato questo insegnamento. Se l’obiettivo fosse diventare un tipo di persona ideale, superiore o diversa, la felicità in questa vita sarebbe irraggiungibile.

MORINAKA: L’idea di diventare un Budda è bella, ma se significasse abbandonare il mondo reale o diventare una persona completamente diversa, non eserciterebbe molta attrazione sulle persone dell’Ultimo Giorno della Legge.

IKEDA: Nichiren Daishonin è il Budda dell’Ultimo Giorno proprio perché rivelò lo scopo del conseguimento della Buddità da parte di tutte le persone e il mezzo per farlo.

MORINAKA: È perché il Daishonin visse concretamente il principio di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale» e iscrisse la sua vita nel Gohonzon che noi possiamo fare di questo il nostro vero oggetto di culto. In questo senso ciò che fece il Daishonin a Tatsunokuchi fu un evento di estrema importanza.

IKEDA: Con la sua vita il Daishonin ci diede l’esempio di come si consegue la Buddità in questa vita. «Abbandonare il transitorio e rivelare l’originale» significa stabilire un io saldo capace di superare ogni sorta di dolore e difficoltà, di bandire l’oscurità e manifestare la natura essenziale dei fenomeni. Maggiori sono le difficoltà che affrontiamo, più il mondo di Buddità si manifesta luminoso. Stabilire un io simile è il modo per conseguire la Buddità in questa vita. Manifestando la fede per superare le difficoltà possiamo lucidare la nostra umanità nel senso più autentico.

MORINAKA: Penso che le persone siano più inclini a cercare di evitare le difficoltà piuttosto che a cercare di superarle. Anche se siamo con le spalle al muro, tendiamo sempre a pensare che ci debba essere una scappatoia. Solo quando arriviamo davvero a toccare il fondo, dopo aver cercato ripetutamente di evitare di affrontare una situazione, decidiamo finalmente di agire.

IKEDA: Da un certo punto di vista la cosa importante è che alla fine ci sediamo di fronte al Gohonzon e recitiamo Daimoku. D’altro canto, se prima o poi ci decideremo comunque a farlo, sarebbe molto meglio cominciare col farlo subito. Dobbiamo creare un legame diretto con il Gohonzon. Questa è la strada che permette a una persona comune di diventare un Budda con facilità; questa è la fede. Il Daishonin afferma: «Ciò che chiamiamo fede non è niente di straordinario. Aver fede significa riporre fiducia nel Sutra del Loto, in Shakyamuni e Molti Tesori, nei Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, negli dèi celesti e nelle divinità benevolenti, e recitare Nam myoho renge kyo, così come una donna ama il marito, come un uomo dà la vita per sua moglie, come i genitori rifiutano di abbandonare i figli o un figlio rifiuta di lasciare la madre».
È questo il significato di «mettendo da parte onestamente gli espedienti» e «senza la minima intenzione di cercare altri sutra». La mente delle persone tende inevitabilmente alla confusione. È essenziale prendere le distanze da questo modo di pensare confuso. «Onestamente» qui significa in maniera netta, come quando si taglia nel senso della lunghezza una canna di bambù e le due metà si separano senza sbavature.
Non si affrontano le difficoltà solo dopo aver approfondito la propria fede. Anzi, è proprio affrontandole che si purifica la propria vita e si sviluppa una fede adamantina e invincibile.
Quali che siano le vostre sofferenze, è importante pregare onestamente per esse davanti al Gohonzon, e grazie alla recitazione del Daimoku, essere in grado di superarle. Può sembrare una sottile differenza nell’ordine delle cose da fare, ma in realtà ha un’importanza decisiva. Una vita dedicata a una missione incontra sicuramente una serie di dolorose difficoltà, ma se il cuore rimane saldo e la fede non si fa sviare, non c’è difficoltà che non possa essere superata. Le persone possiedono intrinsecamente un potere incommensurabile, il potere del Budda di gioia illimitata, illuminato dal tempo senza inizio.
Perciò più lottiamo, più potere tiriamo fuori. La fede è il mezzo per estrarre questo tesoro nascosto. Grandi difficoltà conducono all’ottenimento dell’illuminazione. Grandi persecuzioni sono la garanzia che conseguiremo rapidamente la Buddità.
Il Daishonin lo ha insegnato ai suoi discepoli superando ogni persecuzione e, durante la persecuzione di Tatsunokuchi, diede a Shijo Kingo varie lezioni su questo supremo modo di vivere. Lo fece per i suoi discepoli e per le generazioni future. Shijo Kingo non aveva una mente confusa. Grazie a questo, maestro e discepolo insieme furono in grado di ottenere l’effetto o frutto della Buddità e Tatsunokuchi diventò la Terra della luce tranquilla. Il «transitorio» da gettare via è la debolezza, la vigliaccheria.
Il Daishonin manifestando la sua vera identità di coraggio, fu capace di dimostrare a tutte le persone il principio di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale». È facendo nostro il suo stesso coraggio e affrontando con determinazione ogni sorta di difficoltà che possiamo mettere in pratica questo principio nella nostra vita.

SAITO: Attualmente sembra che la mente di tutti gli esseri umani sia avvolta nelle tenebre dell’ignoranza. Il XX secolo è stato un’esplosione di tenebre in tutti i campi: le tenebre della guerra, della distruzione ambientale indotta dall’egoismo, le tenebre che generano la povertà, le tenebre della discriminazione e dei conflitti culturali.

IKEDA: Ma c’è un frutto positivo che possiamo raccogliere da tutto questo. Le persone di coscienza hanno cominciato a rendersi conto che se gli esseri umani stessi non cambiano non si potrà far niente per dissipare queste tenebre che avvolgono la società.
Norman Cousins, il famoso giornalista americano e attivista per la pace, era un mio caro amico. Pur avendo incontrato molte dure prove fra cui una grave malattia, fino alla fine di suoi giorni ha continuato a credere nel potere dell’essere umano e a mantenere l’ottimismo. Diceva: «Alcuni affermano che gli esseri umani non riusciranno a sviluppare la comprensione necessaria a far cambiare il mondo attuale. Ma c’è una visione più ampia dell’uomo, che la storia è pronta ad abbracciare, secondo la quale questa grande risposta esiste già nell’uomo stesso e chiede solo di essere invocata per manifestarsi.
Perché gli esseri umani sono infinitamente malleabili, infinitamente perfettibili, infinitamente capaci. Chiunque si trovi in una posizione di responsabilità ha il privilegio di fare appello a queste enormi risorse». Trasformare l’oscurità che affligge l’umanità significa letteralmente trasformarne il destino.
Il XXI secolo è un crocevia nel quale l’umanità deve abbandonare il transitorio e rivelare l’originale. Se il destino del mondo non si può cambiare, allora questo secolo si rivelerà ancor più tetro di quello precedente. In un simile scenario l’umanità non avrà futuro. L’epoca attuale, difficile e travagliata, rappresenta per tutti un’aurea opportunità di risvegliarsi a una nuova consapevolezza globale.
Il Buddismo di Nichiren insegna la necessità e la possibilità di abbandonare il transitorio e rivelare l’originale all’umanità intera. Perciò ritengo che sia una religione necessaria e indispensabile per l’umanità del XXI secolo. E sono anche fermamente convinto che sia compito dei giovani del XXI secolo dimostrarlo.

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