Nel 2008 cinquemila giovani da tutta Europa si riunirono a Milano per celebrare il cinquantesimo anniversario del giorno di kosen-rufu. Preparandoci a celebrare insieme il prossimo 16 marzo, abbiamo chiesto ad alcuni partecipanti di quella storica riunione di dieci anni fa di raccontarci la loro esperienza
Un nuovo slancio
di Mattia Duni, 40 anni
Ricordo bene quando decidemmo di celebrare i cinquant’anni del 16 marzo con un’attività che avrebbe dato un slancio allo sviluppo di kosen-rufu in Europa. Fu così che decidemmo di radunare a Milano cinquemila giovani membri da tutta Europa. Nel 2008 avevo trent’anni e facevo attività con i giovani come responsabile nazionale ed europeo. Organizzare quell’evento fu come prepararmi a portare avanti, con tutta la mia vita, il voto di kosen-rufu per i successivi cinquant’anni. Nulla in quell’attività fu banale o semplice, ma grazie al potere del Daimoku e alla forza dell’itai doshin non ci sentimmo mai sconfitti. Da quella esperienza sono fioriti legami di amicizia sparsi in tutta Europa che hanno creato una nuova onda di kosen-rufu e la crescita dei giovani in ogni paese.
In questi dieci anni la mia vita è progredita velocemente. Avendo sempre come bussola le guide del presidente Ikeda, ho iniziato a fare attività nel Gruppo uomini, ritrovando preziosi amici con cui avevo lottato da giovane; mi sono sposato e sono riuscito a realizzarmi nella mia professione che mi appassiona sempre di più.
Oggi mi preparo a celebrare il sessantesimo anniversario del 16 marzo colmo di uno spirito giovane che non si arrende mai, determinato a realizzare la vittoria che risiede unicamente nella non dualità di maestro e discepolo. Grazie sensei!
Qualunque cosa accada
di Paloma Messina, 28 anni
Nel 2008 frequentavo l’ultimo anno di liceo, con tanti dubbi sul futuro. Quando mi proposero di partecipare alla riunione europea a Milano non avevo ben chiara la sua portata e che impatto avrebbe avuto nella mia vita. Fui incoraggiata a fare molto Daimoku e a sfidarmi nel dialogare con dieci amici, scrivendo i nomi su una cartolina. L’obiettivo era raggiungere 100.000 dialoghi in Europa.
Il giorno prima ebbi una discussione animata con mio padre che cercò di impedirmi di partire. Non praticando, lui non sapeva cosa significasse per me, e forse in quel momento per la prima volta io stessa riflettei davvero sul significato di questo evento. Presi la responsabilità di questa decisione anche per trasformare il rapporto con lui, feci Gongyo e partii.
Alla vista di tutti quei giovani ho percepito per la prima volta la potenza del nostro movimento, del valore e dell’impatto che hanno le nostre vite nelle nostre comunità. L’infinita fiducia che sensei ripone nei giovani era palpabile. È lì che ho deciso che qualsiasi cosa avessi fatto nella vita, sarebbe stato per cambiare il mondo, per kosen-rufu.
Dopo dieci anni nel mio cuore rimane viva quella promessa: ogni volta che intraprendo una sfida ritorno a quello spirito, con sensei accanto che vince insieme a me, qualunque cosa accada. Ho deciso che non smetterò mai di impegnarmi lì dove sono per la felicità delle persone. Oggi il rapporto con mio padre è radicalmente cambiato, mi sostiene in ogni attività per kosen-rufu, comprende il valore che ha sia per la mia vita, sia per la pace nel mondo.
L’assemblea che non si scioglie mai
di Tamiko Kaneda, 46 anni
Io ero la responsabile della riunione di Milano. Ho recitato tanto tanto Daimoku, non solo per l’assoluta mancanza di incidenti, ma anche perché avevamo un obiettivo ambizioso di dialoghi sul Buddismo da realizzare in tutto il continente europeo, obiettivo che abbiamo superato. Quando abbiamo iniziato a recitare Daimoku tutti e cinquemila ho avuto la sensazione di essere in mezzo all’assemblea sul Picco dell’Aquila “che continua solennemente”.
Il 16 marzo ha rappresentato e rappresenta tutt’ora il mio punto di origine della relazione con sensei. Oggi sono molto felice di poter commemorare il sessantesimo anniversario con sensei che gode di ottima salute e sono orgogliosa dei giovani che stanno raccogliendo l’eredità dal maestro. La mia determinazione è continuare a trasmettere lo spirito e il significato del 16 marzo alle nuove generazioni affinché, come afferma Nichiren Daishonin, «l’assemblea sul Picco dell’Aquila che continua solennemente» non si sciolga mai.
Pulsa a gran ritmo il cuore di Ikeda
di Andrea Ciccorelli, 28 anni
Nel 2008 avevo diciotto anni, la vita era burrascosa ed ero costantemente angosciato. Praticavo tutti i giorni grazie all’esempio e all’incoraggiamento dei miei genitori e di alcuni responsabili giovani uomini, ma non partecipavo alle riunioni né approfondivo granché la pratica buddista. Sapevo comunque che con il Gohonzon avrei sempre vinto. Grazie alla dedizione di quei giovani che ci seguivano nonostante i tanti impegni, sia io che altri giovanissimi il 16 marzo partecipammo alla riunione a Milano.
Prima di partire si sono tenuti diversi incontri di preparazione durante i quali recitavamo Daimoku e ascoltavamo esperienze. All’inizio ero sempre sulle mie, ma una grande fiducia si faceva strada man mano che scoprivo cosa accomunava tutti quei ragazzi: un cuore indirizzato alla realizzazione della pace, a partire dalla propria felicità.
A Milano mi resi conto che quel cuore che ci univa era il cuore del presidente Ikeda. Al ritorno da quell’esperienza decisi di conoscere l’uomo che aveva costruito tutto questo: iniziai a studiare i suoi dialoghi con i giovani, a partecipare agli zadankai, a recitare assiduamente con gli altri. In breve tempo entrai a far parte della Soka Gakkai e con me altri amici di scuola. A dieci anni di distanza ce ne sono altri che stanno iniziando a praticare e il mio desiderio è che possano sperimentare la felicità vera, capace di condurre il mondo alla pace. Il 16 marzo 2008 per me rimane il momento in cui ho realizzato che Ikeda è il mio maestro da sempre e per sempre.
16 marzo 1958 – 2018