Daisaku Ikeda, che ne diventa il presidente, sulla base di questa decisione, il 26 gennaio 1983 invia la prima Proposta di pace all’ONU. Da allora, il 26 gennaio di ogni anno invia all’ONU una nuova proposta di pace.
In esse Ikeda affronta i problemi più urgenti della società globale, ponendo al centro l’inviolabile dignità della vita e proponendo concrete strade per la loro risoluzione. Le proposte di pace non sono solo indirizzate all’ONU, si rivolgono a tutti affinché ognuno diventi parte consapevole di una trasformazione volta a vivere in sintonia con l’ambiente che ci circonda e a creare un’estesa rete di solidarietà che possa abbracciare in particolare chi è più in difficoltà.
Per quanto trattino tematiche di portata globale, tutto viene ricondotto al cambiamento che nasce nel cuore di una singola persona, in altre parole, alla rivoluzione umana.
Le proposte di pace del presidente Ikeda non sono astratte considerazioni, parlano della realtà sociale, economica, politica e ambientale di oggi e indicano la strada per diventare protagonisti attivi della storia, spiegando che i problemi mondiali non sono differenti dai nostri problemi quotidiani ma ci riguardano personalmente, e che la realizzazione di un mondo di pace passa attraverso il nostro cambiamento.
La Proposta di pace di quest’anno è pubblicata in allegato a Buddismo e società 200.
La trovate sul sito buddismoesocieta.org.
In queste pagine vogliamo presentarla brevemente. Insieme a Chiara e Gabriele, in rappresentanza del Gruppo studenti, abbiamo messo in evidenza alcuni punti, per stimolarne l’approfondimento e metterla in pratica nella nostra quotidianità.
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In breve i contenuti della Proposta di pace 2020 di Daisaku Ikeda
«Per celebrare il novantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai e il quarantacinquesimo della nascita della Soka Gakkai Internazionale (SGI) desidero presentare alcune proposte per la costruzione di una società globale sostenibile nella quale tutte le persone possano vivere con dignità e sentirsi sicure»: con queste parole il maestro Ikeda apre la sua trentasettesima Proposta di pace.
I temi che vengono trattati sono vari e approfonditi. Ognuno leggendola può cogliere ampi spunti di riflessione e specifici incoraggiamenti ad agire nel proprio ambito, nel proprio unico modo. Non c’è dubbio che ognuno di noi può fare qualcosa per migliorare il mondo e creare un futuro migliore.
Leitmotiv della Proposta di pace è il tema del cambiamento climatico, affrontato fin dall’introduzione: «Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, nel senso comune del termine, ma rappresenta una minaccia per tutte le persone che vivono attualmente sulla Terra e per le generazioni future. Come nel caso delle armi nucleari, si tratta di una sfida cruciale dalla quale dipende il futuro dell’umanità» (vedi Allegato BS, 200, 4).
Nelle pagine seguenti, attraverso le parole del maestro Ikeda, ripercorriamo i temi principali e ne approfondiamo alcuni.
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Creare una rete solidale di azione globale da tre punti di vista
Non lasciare indietro nessuno
«Il nostro primo impegno deve consistere nel non lasciare indietro nessuna delle persone che stanno affrontando circostanze difficili.
È fondamentale considerare la sofferenza reale di tanti individui che gli indici macroeconomici tendono a offuscare, ponendola al centro dei nostri sforzi per unirci nella ricerca di soluzioni.
Le questioni climatiche e quelle commerciali influenzano profondamente l’economia e la società.
Costruendo una solidarietà globale che si esprime in azioni concrete per contrastare la crisi climatica, possiamo e dobbiamo effettuare questo cambiamento di paradigma, aprendo nuovi orizzonti nella storia umana. Sono convinto che il punto centrale di tale impresa sia l’intenzione di non abbandonare mai le persone che versano in circostanze difficili. Impegnandoci a tale scopo possiamo trasformare la crisi senza precedenti rappresentata dal cambiamento climatico in un’opportunità per imprimere una nuova direzione al corso della storia» (Allegato BS, 200, 4).
La sfida della costruzione
«In secondo luogo ritengo necessario impegnarsi affinché si agisca congiuntamente in senso costruttivo, invece di limitarsi a trasmettere una diffusa sensazione di crisi.
A tal fine occorre superare questa comune sensazione di crisi e proporre una visione chiara attorno alla quale unirsi in modo solidale, mobilitando l’impegno attivo delle persone di ogni paese.
Se ci concentriamo unicamente sulle minacce che abbiamo davanti, corriamo il rischio che chi non ne è direttamente toccato rimanga indifferente; e anche chi ne riconosce la gravità può essere sopraffatto da un senso di impotenza concludendo che non si può fare nulla per cambiare la situazione.
Impegnandoci nella sfida della costruzione troveremo una terza via, grazie alla quale potremo evitare di cadere preda sia di un egoismo indifferente ai problemi che non ci colpiscono direttamente sia di un pessimismo paralizzante davanti a questioni che sembrano troppo grandi per le nostre forze.
La chiave consiste nel comporre tali tessere per creare un mosaico basato sull’esperienza viva di esseri umani reali» (Ibidem, 10).
Iniziative per il clima guidate dai giovani
«In terzo luogo propongo di impegnarci a far sì che i prossimi dieci anni siano dedicati a iniziative per il clima guidate dai giovani, come elementi integranti del Decennio d’azione per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile appena lanciato dall’ONU» (Ibidem, 14).
Alcune proposte concrete
«Per contribuire alla creazione di una società globale sostenibile, in cui ogni persona possa vivere con dignità e senso di sicurezza, desidero adesso avanzare alcune proposte concrete relative a quattro ambiti principali».
1. «Il primo ambito riguarda il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). È della massima importanza che entri in vigore quest’anno. A tal fine suggerisco di indire un forum della società civile a Hiroshima e Nagasaki, che dovrebbe riunire gli hibakusha di tutto il mondo».
2. «Il secondo ambito in cui desidero formulare proposte concrete riguarda le politiche per realizzare progressi sostanziali verso il disarmo nucleare. In particolare suggerisco che nella dichiarazione finale della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, che si terrà presso la sede delle Nazioni Unite a New York ad aprile e maggio prossimi, siano inclusi due accordi: il primo sull’avvio di negoziati multilaterali per il disarmo e il secondo riguardante una seria riflessione sulla convergenza fra nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale e le armi nucleari».
3. «La mia terza proposta riguarda il cambiamento climatico e la riduzione del rischio da disastri.
Le risposte necessarie al cambiamento climatico non si limitano alla riduzione dei gas serra; vi è urgente bisogno anche di misure per limitare i danni arrecati, per esempio, dagli eventi meteorologici estremi. Questi sono stati i temi principali discussi alla Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP 25) che si è tenuta a Madrid il mese scorso».
4. «L’ultima delle mie proposte riguarda il rafforzamento del sostegno ai bambini e ai giovani che vengono privati di opportunità educative a causa di conflitti armati o di disastri naturali.
Ritengo che proteggere i diritti umani e lo sviluppo della prossima generazione sia la base per la realizzazione di una società globale sostenibile». (Allegato a BS, 200, 19-34)
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Ognuno di noi può fare la differenza
Riflessione di Chiara Stefanacci. Genova
Nella Proposta di pace 2020 il maestro Ikeda scrive: «Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, nel senso comune del termine, ma rappresenta una minaccia per tutte le persone che vivono attualmente sulla Terra e per le generazioni future. Come nel caso delle armi nucleari, si tratta di una sfida cruciale dalla quale dipende il futuro dell’umanità» (Allegato a BS, 200, pag. 4).
In questa citazione, il maestro Ikeda non soltanto paragona l’importanza dell’abolizione delle armi nucleari a quella di salvaguardare il nostro pianeta ma, soprattutto, mette in luce l’urgenza di adottare un cambiamento individuale, concentrandosi sugli effetti che tali problematiche hanno sulle persone.
Egli afferma anche: «Il nostro primo impegno deve consistere nel non lasciare indietro nessuna delle persone che stanno affrontando circostanze difficili» (Ibidem).
In particolare, la prospettiva evidenziata dal maestro Ikeda è strettamente collegata alla trasformazione dell’essere umano e alle sue tendenze egoistiche.
L’importanza per l’essere umano di compiere la propria rivoluzione umana non riguarda solo ed esclusivamente il singolo individuo e i suoi interessi personali. In quanto buddisti, il voto di realizzare kosen-rufu si traduce in una forma di rivoluzione più ampia che abbracci anche gli altri, in una costante lotta contro le funzioni negative che ci ostacolano nel raggiungere tale obiettivo.
Ne La rivoluzione umana volume 10 è riportato un dialogo tra il presidente Toda e Daisaku Ikeda, in cui il giovane Ikeda afferma con risolutezza: «La Soka Gakkai si diffonderà in tutti i campi della società e offrirà una sorgente di energia per attivare gli esseri umani» (RU, 10, 293).
Subito dopo esprime le sue preoccupazioni, confidando al presidente Toda la paura che kosen-rufu non si realizzi in breve tempo. Senza indugiare troppo a lungo sulle evidenti problematiche che potrebbero insorgere durante il percorso, Toda risponde: «Naturalmente un’epoca di questo tipo è molto difficile che si manifesti durante la mia vita, ma tu la vedrai spuntare. La tendenza comincerà probabilmente a essere sempre più evidente verso la fine della tua vita» (Ibidem).
Ciò che mi colpisce in questo breve dialogo sono due aspetti in particolare: il primo è che la visione del presidente Toda si è effettivamente realizzata. Grazie al fatto che il maestro Ikeda ha dedicato tutta la sua vita alla propagazione del Buddismo nel mondo e alla realizzazione di kosen-rufu, a oggi sono 192 i territori in cui la nostra religione di pace si è diffusa e la filosofia dell’umanesimo buddista sta avendo un’influenza sempre maggiore nel condurre il corso della storia dell’umanità.
Il secondo aspetto riguarda l’atteggiamento del giovane Ikeda durante il dialogo con il presidente Toda: egli espresse le sue preoccupazioni ma, allo stesso tempo, ripose un’incrollabile fiducia nelle parole del suo maestro.
Grazie alla determinazione scaturita dal voto fatto al suo maestro, Daisaku Ikeda è stato capace di portare avanti la sua missione per tutta la vita.
In ogni viaggio intorno al globo, in ogni Proposta di pace, in ogni sua parola di incoraggiamento, risuona quella lontana promessa fatta al suo maestro di realizzare a tutti i costi la possibilità di rendere felice ogni singolo individuo.
Nichiren Daishonin afferma: «Non è che si lasci il luogo in cui ci si trova per andare da qualche altra parte» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 123, 53). Il nostro primo impegno deve essere, quindi, quello di trasformare ogni forma di egoismo, ampliando la nostra personale visione relativa agli effetti del cambiamento climatico.
È tutto racchiuso nell’atteggiamento che adottiamo ogni giorno davanti al Gohonzon, insieme alle nostre famiglie, ai nostri amici e alle persone della nostra comunità. Ognuno di noi può fare la differenza.
Nella Proposta di pace 2020 il presidente Ikeda racconta dell’incontro con l’attivista ambientalista Wangari Maathai avvenuto nel 2005.
Maathai è famosa per aver inventato il cosiddetto Movimento della cintura verde, che iniziò quando lei piantò sette piccoli alberi. Successivamente questo movimento per la piantagione degli alberi si è diffuso in tutta l’Africa. Nel commento del maestro Ikeda risuonano le parole di Maathai: «Il futuro non esiste nel futuro. Nasce solo dalle nostre azioni nel presente.
Se vogliamo realizzare qualcosa nel futuro, dobbiamo agire adesso.
Questa è la nostra terra.
La nostra missione
è piantare alberi qui».
(Allegato a BS, 200, 13).
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Per illuminare la società con la speranza
Riflessione di Gabriele Cuda, Firenze
Cosa c’entrano le armi nucleari con la nostra vita quotidiana? Cosa c’entra la crisi climatica, l’estrema povertà di alcuni paesi o le terribili condizioni in cui vivono certe popolazioni? Colpiscono zone talmente tanto lontane da non saperle neppure trovare sulle cartine. Ma anche se in un primo momento possono sembrare argomenti fuori dalla nostra portata, i temi trattati nella Proposta di pace del presidente Ikeda non sono così distanti dalla nostra vita quotidiana.
L’emergenza climatica e la guerra nucleare comportano entrambe la stessa minaccia: l’estinzione dell’umanità. Come sostiene Antònio Guterres, segretario generale dell’ONU, «il cambiamento climatico è la questione determinante del nostro tempo» (in Remarks on climate change, vedi allegato BS, 200, 4), come lo sono le armi atomiche.
Rischiamo davvero di vanificare tutto l’impegno che stiamo mettendo nel realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la costruzione di una società migliore.
La Proposta di pace 2020 afferma perentoriamente che è necessario un cambiamento concreto per far sì che sia riportata al centro dell’attenzione la condizione effettiva in cui vivono le persone. Questa prospettiva deve essere adottata per affrontare la crisi climatica, le guerre e anche le questioni economiche.
Parlando in particolare di queste ultime, il maestro Ikeda chiarisce che gli attriti commerciali derivano sempre dalla ricerca del proprio vantaggio a discapito del benessere altrui. Chi ci rimette sono le persone comuni, calpestate e lasciate indietro.
Già nel 1903, il maestro Makiguchi nel libro La geografia della vita umana evidenziava la diversa natura tra i conflitti militari e la “competizione economica”.
Se la prima è circoscritta nel tempo e provoca danni evidenti, la seconda riesce a passare inosservata perché è meno “drammatica”, ma in questo modo avanza fino a diventare un atteggiamento non consapevole ma radicato profondamente nella società.
Rispetto a questioni così grandi, cosa posso fare io?
Il Buddismo insegna il concetto di “origine dipendente” (in giapponese engi).
Ogni essere o fenomeno esiste solo in relazione agli altri esseri o fenomeni, e non esiste niente che sia indipendente da tutto il resto.
Per Makiguchi, infatti, il mondo è un luogo di “vita condivisa”, dove innumerevoli persone interagiscono e si influenzano reciprocamente. È quindi importante impegnarsi per realizzare una società dove la competizione economica, distruttiva ed egoista, lasci spazio all’impegno «di proteggere e migliorare non solo la propria vita ma anche quella degli altri» (Ibidem, 7).
Nella vita quotidiana possiamo fare nostra questa visione, impegnandoci in una “competizione umanitaria” basata non sulla sopraffazione del nemico ma sull’arricchimento reciproco, recando benefici a noi stessi e agendo allo stesso tempo per il benessere altrui.
Purtroppo, spesso tendiamo a escludere e dimenticarci delle minoranze più vulnerabili presenti nei più svariati contesti.
Sono le stesse che alla fine vengono colpite maggiormente dalle situazioni di crisi, ambientale o economica che sia. Sono le persone socialmente più deboli: poveri, disabili, anziani e, ancora oggi, incredibilmente, le donne.
Tutti loro sono invece un patrimonio sociale, troppo spesso ignorato.
Se vogliamo costruire una società sostenibile ed equa non si può tralasciare il riconoscimento dei diritti delle persone svantaggiate, la realizzazione della parità di genere e, più in generale, dare voce a ogni persona nella società. Sono requisiti essenziali per la formazione di comunità solidali e resilienti. Tra i diritti fondamentali vi è quello dell’istruzione per bambini e giovani, forse la categoria maggiormente vessata da conflitti e disastri.
L’educazione costituisce uno dei tre pilastri fondamentali della Soka Gakkai, proprio perché i giovani hanno un ruolo chiave per la diffusione della pace e del rispetto reciproco.
Nella Proposta di pace leggiamo: «La SGI si dedica a promuovere l’empowerment delle persone, con le persone e per le persone» (Ibidem, 34).
Il maestro Ikeda ci invita a promuovere e sviluppare un senso di “vita condivisa” rafforzando il tessuto di interconnessioni nella nostra quotidianità. Il potenziale presente in ciascun essere vivente è illimitato, per questo è necessario non lasciare indietro nessuno. Solo così riusciremo a illuminare di speranza la società.