Sentii chiaramente che sfidarmi nell’accogliere e prendermi cura delle persone durante tutti i turni byakuren aveva allenato e aperto la mia vita. Mi sembrava incredibile. Ho firmato un contratto per un anno e mi occuperò di un lavoro molto impegnativo: sono davvero felice, sarà un’ottima sfida quotidiana!
Era l’aprile del 2011 quando venni a sapere che l’azienda per cui lavoravo da quasi sette anni si trovava in forte crisi economica. Decisi così di intensificare la recitazione del Daimoku insieme ad altri compagni di fede che avevano problemi simili, per sostenerci a vicenda. Qualche settimana dopo un collega mi disse che un’azienda stava cercando una segretaria: decisi di inviare il curriculum e venni immediatamente chiamata per un colloquio che andò a buon fine. Avevo una gran paura, ma sostenuta dal Daimoku, decisi di accettare il nuovo lavoro.
Dopo i primi mesi i titolari dell’azienda si rivelarono persone arroganti e mi ritrovai a fare i conti con il mio senso di inadeguatezza. Dopo una scenata da parte di uno di loro, mi misi subito a cercare un altro lavoro, ma chiaramente non fui chiamata per alcun colloquio: la mia vita mi stava dicendo che era lì che dovevo vincere e fare la mia rivoluzione! Recitavo Daimoku, facevo tutta l’attività possibile e davo il meglio di me in ufficio nonostante fosse durissimo resistere a certi attacchi.
Il 22 luglio 2012 ho partecipato alla lezione di Katsuji Saito a Milano, con il forte desiderio che potesse aiutarmi a fare chiarezza sul lavoro. Il giorno dopo mi comunicarono che alla scadenza del contratto a metà agosto, questo non mi sarebbe stato rinnovato. Lì per lì mi sentii disperata, ma quando una compagna di fede mi disse: «Dov’è il problema?», mi sentii libera e decisi che avrei fatto una grande esperienza da dedicare agli altri in un momento di crisi economica così forte.
Per non lasciarmi prendere dallo sconforto mi sostenevo con lo studio e mi accompagnava costantemente questa frase di Gosho: «Non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta» (RSND, 1, 306). Aumentai il Daimoku, in fondo il tempo non mi mancava…
Più i giorni passavano, più mi rendevo conto di quanto questo tempo libero fosse prezioso per la mia vita e la mia crescita. Avevo la possibilità di fare tanta attività, riuscivo a incontrarmi almeno una volta alla settimana con le mie corresponsabili, recitavo tanto Daimoku insieme agli altri, mi godevo la mia cuginetta di un anno e il rapporto con mia madre era per la prima volta incredibilmente sereno, non sentendomi più in colpa nei suoi confronti per la mia condizione!
Tutto questo mi portò a rendermi conto di aver trascurato l’attività di protezione: c’era qualche aspetto della mia vita che non riuscivo ad approfondire. Eppure era proprio sfidandomi dove avevo cercato di non farlo che potevo fare la mia rivoluzione umana. La scusa del non avere mai tempo ora non reggeva più e, in occasione di una riunione di studio, decisi di ricominciare ponendomi come obiettivo quello di trovare lavoro entro la riunione.
Il giorno dopo venni contattata da un’agenzia interinale. Un’azienda presso la quale avevo fatto un colloquio qualche settimana prima mi aveva cercata per una mansione temporanea: nonostante sul momento non fossi stata scelta, avevo comunque lasciato una buona impressione.
Lavorai in questa azienda per un mese. Pur sapendo che non mi avrebbero rinnovato il contratto, mi impegnai al massimo, proprio come dice il presidente Ikeda: «Essere una persona indispensabile e che ispira fiducia nel proprio posto di lavoro è segno distintivo di un membro effettivo della Divisione giovani. Spero che i nostri giovani della Soka saranno il tipo di persone che sono considerate fondamentali per lo sviluppo positivo dei loro luoghi di lavoro. Inoltre, se vi sforzate seriamente nella fede e provate a fare del vostro meglio sul posto di lavoro ogni giorno, diventerete senza alcun dubbio questo tipo di persona» (www.ilvolocontinuo.it).
L’ultimo giorno di lavoro arrivarono i complimenti dei titolari che si rammaricarono per non avere la possibilità di confermarmi. Ottima trasformazione, dato che nel posto precedente il miglior complimento ricevuto era stato: «Mi fai schifo e mi fa schifo come lavori!».
Dal primo novembre di nuovo a casa, ma questa volta per nulla scoraggiata. Avevo l’obiettivo di recitare tre ore di Daimoku al giorno, volendo approfittare del tempo prezioso a mia disposizione.
Il primo dicembre decisi di dedicare dieci ore all’attività byakuren al Centro culturale di Bologna: una grande sfida per rilanciare l’obiettivo del lavoro. Alla fine dell’intensa giornata mi sentii leggera e serena e la mia condizione di disoccupata mi preoccupava sempre meno. Due giorni dopo venni richiamata dall’azienda per cui avevo lavorato a ottobre: mi offrirono un posto come segretaria generale, lavoro completamente nuovo per me. Accettai con gioia. Il 15 dicembre decisi di fare un altro turno di protezione al Centro, affiancando e sostenendo due nuove byakuren. Il lunedì successivo in azienda mi venne proposto di occuparmi anche della mansione per cui avevo fatto il primo colloquio: avevano bisogno di una persona che sapesse trattare con clienti e fornitori e, secondo loro, io ero veramente la persona adatta.
Sentii chiaramente che sfidarmi nell’accogliere e prendermi cura delle persone durante tutti i turni byakuren, aveva allenato e aperto la mia vita. Mi sembrava incredibile. Ho firmato un contratto per un anno e mi occuperò di un lavoro molto impegnativo: sono davvero felice, sarà un’ottima sfida quotidiana!
Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuta e incoraggiata a tornare sempre davanti al Gohonzon. Dedico loro questa frase di Ikeda che mi incoraggia sempre moltissimo: «L’autostima non può essere costruita dall’oggi al domani. Ogni cosa ha bisogno di tempo. Se continuerai a fare sforzi coraggiosi giorno dopo giorno, alla fine acquisterai fiducia» (NRU, 9, 177). Adesso che ho capito quanto è prezioso il tempo a mia disposizione non voglio più sprecarlo.