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Volume 26, capitolo 4 "Impetuoso balzo in avanti", puntate 50-67 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:34

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Volume 26, capitolo 4 “Impetuoso balzo in avanti”, puntate 50-67

Consapevole che il coraggio è fondamentale per realizzare kosen-rufu, nelle attività come nelle difficoltà di ogni giorno, Shin’ichi era deciso a far sì che ogni persona potesse trasformare la sua vita e realizzare la visione di Toda

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Consapevole che il coraggio è fondamentale per realizzare kosen-rufu, nelle attività come nelle difficoltà di ogni giorno, Shin’ichi era deciso a far sì che ogni persona potesse trasformare la sua vita e realizzare la visione di Toda

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[50] La prima lezione di Gosho tenuta da Shin’ichi Yamamoto per il settore Kawagoe toccò quattro scritti, tra cui Lettera da Sado e Le persecuzioni che colpiscono il santo. Riguardo al passo di Lettera da Sado dove Nichiren scrive: «Danno la vita per superficiali cose mondane, ma raramente per i preziosi insegnamenti del Buddismo. Fa poca meraviglia che non conseguano la Buddità» (RSND, 1, 266), Shin’ichi affermò: «In altre parole, è importante il fine per il quale utilizziamo la nostra nobile vita. Il Daishonin qui ci esorta ad adoperare questa vita per il bene del Buddismo e di kosen-rufu. Anche se si parla di donare la vita per il Buddismo, ciò non significa letteralmente morire, bensì decidere che l’obiettivo della nostra esistenza è kosen-rufu e quindi agire e vivere fino alla fine per questo scopo. Grazie a ciò saremo in grado di realizzare la trasformazione della nostra condizione vitale, la rivoluzione umana, conseguire la Buddità in questa esistenza e vivere un’esistenza completa, colma di gioia e felicità.
«Anche nel Sutra del Loto troviamo l’esortazione a “non lesinare la propria vita”, ma non si tratta assolutamente di vivere in modo negativo. Al contrario, ciò significa sperimentare una condizione vitale nella quale non si temono le difficoltà, si è pieni di coraggio e spirito di sfida e il fatto stesso di vivere è causa di una gioia inesauribile. È la strada per infrangere il “piccolo io” dominato dall’egoismo e per far emergere il “grande io” basato sulla meravigliosa legge del Buddismo.
«Chi è consapevole della morte è una persona forte, analogamente, soltanto se una persona decide in cuor suo di dedicare tutta la vita a kosen-rufu troverà il modo di valorizzare se stessa facendo risplendere il suo vero io.
«Tutti noi originariamente siamo nati come Bodhisattva della Terra per realizzare la missione di kosen-rufu. Perciò, avanzando coraggiosamente per realizzare la propagazione, riusciremo a manifestare le nostre vere qualità».

[51] Riguardo al passo del Gosho Le persecuzioni che colpiscono il santo: «Ognuno di voi deve raccogliere il coraggio di un leone e non soccombere di fronte alle minacce di chicchessia. Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli» (RSND, 1, 885), Shin’ichi commentò: «Lungo la strada di kosen-rufu, la cosa più importante è il coraggio. Sia per incoraggiare un membro giovane nella fede, sia per parlare di Buddismo a una persona, o quando si affrontano persecuzioni, la forza fondamentale è il coraggio. In altri termini, il coraggio è la chiave per elevare la propria condizione vitale e trasformare il karma: la sua fonte è nel “cuore del re leone”.
«Cos’è il “cuore del re leone”? È il nobile spirito di Nichiren Daishonin, è la volontà di voler salvare tutti gli esseri viventi dell’Ultimo giorno della Legge. È anche lo spirito dei maestri Makiguchi e Toda che, facendo proprie queste parole del Gosho, hanno preso l’iniziativa di portare avanti kosen-rufu.
«Inoltre il “cuore del re leone” corrisponde alla relazione tra maestro e discepolo. In altre parole, quando il discepolo si impegna a vivere con lo stesso spirito del maestro e fa propria la sua determinazione, riesce a far emergere dalla vita il “cuore del re leone” che non teme nulla.
«Tutti i giorni dico a me stesso: “Se sono veramente un discepolo, allora devo rispondere alle aspettative del maestro Toda! Voglio scrivere una storia di kosen-rufu che possa rallegrare il mio maestro!”. Allora, di fronte a qualsiasi difficoltà o sofferenza, riesco a far emergere un coraggio che mi fa dire: “Non mi perderò d’animo!”.
«Chi coltiva il maestro nel cuore e vive con lui non perderà mai la rotta corretta della vita e della felicità. Riconoscere il maestro nel proprio cuore allontana la codardia e la pigrizia, stimolando coraggio e spirito di sfida e permettendoci di sconfiggere l’arroganza. Possiamo eludere lo sguardo altrui, ma non quello del maestro interiore.
«Noi tutti abbiamo un grande maestro di kosen-rufu chiamato Toda. Un discepolo autentico è colui che custodisce il maestro sempre nel cuore, in qualsiasi momento e luogo. Questo è il primo passo per realizzare la relazione di non dualità di maestro e discepolo. Noi che abbiamo avuto l’opportunità di diventare discepoli diretti di Toda, lottiamo insieme al maestro, anzi in sua vece, per il movimento di propagazione pieno di compassione e per realizzare kosen-rufu!».

[52] Man mano che procedeva nella lezione, la passione in Shin’ichi cresceva.
«All’inizio ho affermato che avrei tenuto le lezioni di Gosho “per conto” del maestro Toda; allo stesso modo ognuno di voi dovrebbe avere la consapevolezza di agire “per conto” del maestro. Dopo la scomparsa del primo presidente Makiguchi, il maestro Toda decise di fare proprie le sue ultime volontà e prese l’iniziativa di agire per la realizzazione di kosen-rufu. Questa volta, noi che siamo suoi discepoli dobbiamo fare nostro il suo cuore e, con la determinazione di agire “per conto di Toda”, proseguire lungo la strada della non dualità di maestro e discepolo. In questo modo si concretizzerà il grande voto. Di conseguenza è fondamentale riflettere sempre in questi termini: “In questa situazione il maestro Toda cosa direbbe? Come si comporterebbe?”.
«Anche se siete in pochi, se tutti voi prendete l’iniziativa basandovi sullo spirito di agire “per conto” del maestro, anche il settore Kawagoe, il capitolo Shiki e tutta Saitama realizzeranno un grandioso sviluppo e un’importante vittoria. Perciò che ne dite di dare avvio a una lotta degna del leone, il re di tutti gli animali?». I partecipanti lo ascoltavano con serietà.
Shin’ichi citò un passo del Gosho per sottolineare l’importanza di determinare ogni giorno: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (ibidem). Kosen-rufu è una valorosa battaglia contro le funzioni demoniache. Anche se fino al giorno prima una persona si è sforzata con tutta se stessa, se si ferma anche un momento offrirà al demone la possibilità di intromettersi.
«Se, di fronte a un muro di difficoltà, l’essere umano pensa: “Non ce la posso fare”, perde la voglia di lottare. Ma anche nel caso opposto, in cui sta per superare una difficoltà, se pensa: “Adesso sono a posto, in qualche modo ce la farò”, molla la presa.
«Entrambi i casi rappresentano una persona che è destinata a essere vinta dalla funzione demoniaca. L’obiettivo del demone è arrestare la dedizione verso kosen-rufu e fermarne così la corrente. Per poter vincere, l’unico modo è avanzare giorno dopo giorno, sfidarsi e migliorarsi. Quando si smette di pedalare si perde l’equilibrio. Lo stesso vale per la lotta verso il conseguimento della Buddità in questa esistenza».

[53] Per concludere la lezione Shin’ichi disse: «So benissimo quanto siano grandi le aspettative che il maestro Toda nutre verso il settore Kawagoe, il capitolo Shiki e tutta Saitama. Pensando al futuro, fra dieci anni, trent’anni e ancora più in là, al ventunesimo secolo, egli desidera costruire a Saitama un castello di kosen-rufu indistruttibile. A seconda dell’epoca il fulcro di kosen-rufu potrà cambiare. Adesso Tokyo è il centro trainante delle attività, ma non è detto che sarà così fra una decina d’anni. Oggi voi state pensando che “Saitama ha solo un capitolo, mentre Tokyo ne ha dieci e per di più molti di essi sono ‘grandi capitoli’. Pertanto è impossibile che Saitama possa superare Tokyo”. Ma nel ventunesimo secolo Saitama crescerà anzi, noi dobbiamo metterci in moto per creare le condizioni affinché ciò avvenga. Che cosa è necessario per raggiungere questo scopo? Rafforzare giorno dopo giorno le fondamenta. Come afferma il Daishonin nel Gosho: “Se uno non è in grado di attraversare un fossato largo dieci piedi, come può attraversarne uno largo cento o duecento?” (RSND, 1, 680). È necessario impegnarsi con tutti noi stessi per affrontare e vincere ogni problema che si presenta davanti a noi, passo dopo passo. Ciò che si deve fare oggi, non va assolutamente rimandato; facendolo al cento per cento si aprirà una nuova strada».
L’attimo presente racchiude l’infinito futuro. Le scelte e le azioni intraprese momento per momento possono cambiare la storia. Per non lasciarsi sfuggire l’”attimo giusto”, è necessario affrontare ogni singola situazione con la massima forza. Le occasioni favorevoli per determinare la vittoria si possono presentare in qualsiasi momento. Solo la persona che si sforza e lotta senza sosta riesce a cogliere l’occasione propizia, poiché questa si può manifestare quando meno ce lo si aspetta. Terminata la lezione, Shin’ichi si trattenne per poter rispondere a domande che non riguardavano la dottrina buddista, ma altri temi.
Il primo a intervenire fu un giovane: «Io lavoro presso una piccola fabbrica e soffro perché non riesco a trovare il tempo per partecipare alle attività della Gakkai».

[54] Shin’ichi rispose sorridendo: «Anch’io sono nella tua stessa situazione. Spesso mi domando come trovare il tempo per partecipare alle attività della Gakkai: è una lotta. La sera esco per partecipare alle attività e poi rientro in ufficio per lavorare fino a notte fonda. Ogni giorno decido di sfidarmi e ogni giorno escogito qualcosa. Nel periodo della gioventù, se uno lavora con tutte le sue forze mirando a diventare il numero uno nel suo lavoro, è naturale che non abbia tempo disponibile. Probabilmente sono rare le persone che possono lasciare l’ufficio nell’orario prestabilito e che la sera possono fare liberamente ciò che desiderano e riposarsi la domenica e nei festivi.
«In mezzo ai tanti impegni, riuscire a trovare del tempo è già di per sé una lotta. La pratica buddista inizia già nel momento in cui ci sforziamo di portare a termine al meglio i nostri incarichi per poter uscire in orario dal lavoro. In questo modo ci forgiamo e, ripetendo questa sfida, diverremo in grado di utilizzare e vivere il tempo in modo concentrato. Se durante i giorni feriali non riusciamo a partecipare alle attività, allora possiamo concentrare nella domenica l’attività che faremmo in una settimana o in un mese.
«Anche se ci sono momenti in cui non potete partecipare alle riunioni, non indietreggiate neanche di un passo nella fede e nello spirito di ricerca. C’è un brano del Gosho che afferma: “I benefici di cento anni di pratica nella Terra della Perfetta Beatitudine non si possono paragonare ai benefici ottenuti in un solo giorno di pratica in questo mondo impuro” (RSND, 1, 658); perciò, se ci impegniamo nella fede in una situazione difficile, i benefici che otterremo saranno tanto più grandi.
«Il maestro Toda spesso diceva ai giovani: “Sforzatevi. Sforzatevi tanto. Anche a costo di soffrire molto. Sforzandoci e soffrendo siamo in grado di comprendere lo stato d’animo altrui e infine diventare grandi leader”. Anch’io ho inciso questa guida del mio maestro nel cuore e mi sfido stringendo i denti. È mio desiderio che tu dimostri la prova concreta, tanto da poter affermare: “In questa situazione difficile sono riuscito a portare avanti le attività della Gakkai e in questo modo sono riuscito ad affermarmi nel lavoro” e poter raccontare la tua esperienza a tanti giovani uomini».

[55] Il giovane che aveva posto la domanda annuì. Nella stanza entrò un signore di grossa corporatura, in giacca e cravatta; era il presidente di un’azienda nel settore tessile che fino a quel momento aveva rifiutato qualsiasi responsabilità all’interno della Gakkai con la scusa di “non avere tempo libero”.
Shin’ichi, continuando a rispondere alla domanda del giovane, aggiunse: «Se siamo oberati dal lavoro tendiamo a pensare: “Quando avrò tempo libero mi impegnerò anche nelle attività della Gakkai”. Ma questo è un errore, non importa quanto siamo oberati, bisogna impegnarsi in tutto, facendo del nostro meglio. Dico questo perché se la fede non progredisce, anche nel lavoro finiremmo per trovarci a un punto morto. Nichiren Daishonin scrive in proposito: “Il Buddismo è come il corpo e la società come l’ombra. Quando il corpo si piega, si piega anche l’ombra” (RSND, 1, 923). Quando si rafforza il corpo, che rappresenta la fede, sia il lavoro, che è la sua ombra, sia qualsiasi altro aspetto riguardante la vita quotidiana, avanzerà senza intoppi. Inoltre, se dovessimo affrontare una difficoltà nel lavoro o in altri ambiti della vita, riusciremmo a far emergere la forza necessaria per superarla.
«Il maestro Toda una volta mi disse che la causa principale dell’impasse dei suoi affari risiedeva nel fatto che egli cercava di evitare la nomina a secondo presidente della Soka Gakkai. In quella occasione mi disse: “Io sapevo benissimo che dovevo assumere la guida del movimento di kosen-rufu in quanto presidente perché questo era il testamento spirituale del maestro Makiguchi. Pensando alla pesantezza di tale ruolo, non facevo che rimandare: dentro di me ritenevo che non sarei stato all’altezza del maestro Makiguchi, eppure questo voleva anche dire andare contro il volere del Budda. Per tutto il tempo che ho tentennato, ho rallentato il movimento di kosen-rufu e le persone hanno continuato ad affannarsi nella sofferenza. Solo nel momento in cui i miei affari si sono bloccati completamente ho aperto gli occhi per la prima volta e mi sono reso conto di tutto questo.
«”Tutti noi abbiamo la missione di realizzare il voto di kosen-rufu formulato nel remoto passato. La responsabilità istituzionale all’interno della Gakkai significa quindi assumersi il ruolo di guida con senso di responsabilità per realizzare questo incarico. Questo è il motivo per cui non dobbiamo assolutamente trascurarla”».

[56] Il giovane che aveva posto la domanda rispose con un sorriso: «Ho capito. Farò del mio meglio».
L’uomo, che era giunto a metà del discorso, si fece avanti e, grattandosi la testa, disse: «È un discorso difficile da accettare».
Shin’ichi si rivolse a lui con pazienza: «La responsabilità nella Soka Gakkai ha la funzione di contribuire alla realizzazione di kosen-rufu perciò ritengo che non possa essere paragonata ai ruoli nelle aziende o nella società. La guida del maestro Toda intendeva dire che nel momento in cui si riceve un incarico nella Gakkai lo si deve assumere come “volontà diretta del Budda” e portarlo a termine con senso di responsabilità dedicandovisi anima e corpo.
«Di conseguenza, anche se si è in difficoltà per vari motivi, è importante avere il coraggio di accettare una responsabilità nella Gakkai. Anche se siamo pieni di impegni, in quanto responsabili dedichiamoci per il bene del Buddismo e dei nostri compagni di fede. In questo modo forgiamo noi stessi, trasformiamo la nostra condizione vitale, facciamo la nostra rivoluzione umana e accumuliamo benefici e fortuna».
Poco tempo dopo quest’uomo, sempre con la motivazione di essere oberato dal lavoro, iniziò a trascurare le attività della Gakkai. Di lì a poco ci fu il crollo della borsa e, nonostante i suoi enormi sforzi, non riuscì a superare la crisi e la sua azienda fallì.
L’uomo ebbe l’occasione di riflettere, ripartì con spirito combattivo impegnandosi anche nella pratica buddista e alla fine gli venne affidata una nuova azienda grazie al sostegno del mondo dell’industria. Tuttavia, preso dalla ricerca dei finanziamenti, egli finì con l’allontanarsi nuovamente dalle attività della Gakkai. E trascorsi otto mesi, anche questa nuova azienda collassò.
Anni dopo, rievocando il suo passato, avrebbe detto a Shin’ichi: «Non ci sono dubbi riguardo alla seguente affermazione del Daishonin: “Il Buddismo è come il corpo e la società come l’ombra. Quando il corpo si piega, si piega anche l’ombra” (RSND, 1, 923). Io stesso, che ho dimenticato quanto la fede sia fondamentale, ho vissuto l’inferno per ben due volte, perciò posso confermarne la veridicità».

[57] Terminata la lezione di Gosho, Shin’ichi si trattenne ulteriormente per rispondere alle domande e dare consigli ai compagni di fede, e quando lasciò il luogo di riunione erano passate le dieci. Prese l’ultima corsa della metropolitana diretta a Ikebukuro; sul treno c’erano pochi passeggeri, qualcuno con la faccia arrossata, completamente disteso sui sedili, russava sonoramente.
Shin’ichi tirò fuori dalla borsa un pacchetto di cartoline e iniziò a scrivere con la sua stilografica.
All’epoca era responsabile di gruppo della Divisione giovani uomini e responsabile di settore a Oomori, nel capitolo Kamata. Inoltre si doveva occupare delle lezioni di Gosho sia nel settore Kawagoe, che nel settore Ichiba, nel capitolo Tsurumi, e quel 7 settembre tenne la sua prima lezione.
Aveva fatto sua la volontà di Toda e per il bene del futuro si dedicava con tutte le sue forze all’edificazione delle basi del movimento di kosen-rufu a Saitama e a Kanagawa. Nel lavoro, in quanto direttore commerciale della ditta Daito, la responsabilità degli affari poggiava sulle sue spalle.
Ogni giorno era gravato di impegni. Aveva molte difficoltà a trovare il tempo per incontrarsi con i membri del settore e con i giovani uomini. Perciò si era imposto di scrivere loro cartoline e lettere di incoraggiamento utilizzando il tempo libero.
Se si ha una determinazione (ichinen) così irremovibile da poter affermare: “Voglio portare a termine questa cosa a tutti i costi”, emergeranno ingegno e inventiva a volontà. Al contrario, con uno spirito rassegnato si finirà per spegnere ogni creatività.
Shin’ichi arrivò a Ikebukuro poco prima delle ventitré. Non avendo ancora cenato si fermò in un chiosco a mangiare velocemente un piatto di ramen (spaghetti in brodo).
Quando arrivò nel suo appartamento Aoba-so, a Oomori, era già mezzanotte passata. Offrì una preghiera profonda al Gohonzon.
Shin’ichi aveva una montagna di cose da fare, ma nell’istante presente è possibile fare una sola cosa per volta, perciò l’unica soluzione è affrontare le numerose questioni che ci competono attimo dopo attimo, attingendo a tutte le proprie energie. Il futuro è “adesso”. La vittoria è “adesso”.

[58] Shin’ichi continuò a tenere le lezioni di Gosho per il settore di Kawagoe di Saitama e per il settore Ichiba di Kanagawa, e quando nel gennaio del 1952 venne nominato responsabile del capitolo Kamata guidò la famosa “campagna di febbraio”.
Appena conclusa l’organizzazione in capitoli, settori, gruppi e nuclei, Shin’ichi diede risalto alla prima linea, rappresentata dai nuclei, e realizzò una crescita senza precedenti con la conversione di duecentouno famiglie in un capitolo.
In qualsiasi luogo si trovasse e qualsiasi attività intraprendesse, nel suo cuore erano sempre presenti sia Saitama che Kanagawa, i settori dove teneva le lezioni di Gosho.
Il 9 dicembre 1952 era prevista la lezione di Gosho per il settore Kawagoe, ma nel pomeriggio cominciò a cadere la prima neve dell’anno. Shin’ichi partì per Kawagoe augurandosi che i treni non venissero bloccati dalla nevicata. La lezione di quel giorno terminò alle venti perché tutti potessero rientrare a casa puntuali ed evitare incidenti sulle strade rese impraticabili dalla neve.
Al termine della lezione Shin’ichi si trattenne venti minuti con un responsabile della Divisione uomini che gli disse: «Sono rimasto senza parole davanti al progresso incredibile realizzato dal capitolo Kamata nel mese di febbraio. Lei ha guidato questa campagna che ha visto l’ingresso di oltre duecento famiglie. Mi sono sempre ripromesso di chiederle, se ne avessi avuto l’occasione, come si fa a realizzare un’impresa di questo tipo».
«Sono convinto che da quando il maestro Toda è stato nominato secondo presidente, si siano create le condizioni propizie per realizzare kosen-rufu. Questo è un momento raro, uno su un milione. La vittoria o la sconfitta dipendono da quanto riusciremo a promuovere lo sviluppo e da quante persone di valore riusciremo a far crescere nei prossimi anni. Nella storia del Buddismo non c’è mai stato un periodo così, per questa ragione io ho deciso dentro di me: “Se sono un discepolo, ora devo alzarmi e prendere l’iniziativa! Non è il momento di lesinare la mia vita!”. Inoltre febbraio è il mese in cui è nato il leader dello shakubuku, il maestro Toda. Per questo ho deciso di coronare il mese del compleanno del mio maestro con grandi risultati nella propagazione condividendo la mia decisione anche con gli altri. A questo mio appello i compagni di fede di Kamata hanno risposto con i fatti. Quando uno pensa: “Voglio lottare per il mio maestro”, allora sente emergere coraggio e gioia. Questo è ciò che desideravo trasmettere ai compagni di fede di Kamata».

[59] Con grande determinazione, Shin’ichi disse rivolto al responsabile della Divisione uomini: «Ho sempre incoraggiato le persone a impegnarsi per trasformare il proprio karma e la propria condizione vitale! Tra i compagni di fede c’è chi soffre a causa di gravi problemi economici e di salute, ma questa pratica, il Daimoku e la propagazione servono per trasformare la propria vita e diventare felici. Le attività della Gakkai vengono svolte per il bene di noi tutti. Non esiste problema che non possa essere risolto attraverso il Daimoku e lo shakubuku. Questo è il punto che il maestro Toda sta cercando di trasmettere con forza.
«Per questa ragione gli dicevo: “Con questa intensa attività nel mese di febbraio abbattiamo il muro delle sofferenze di ognuno e offriamo prova concreta del beneficio e della trasformazione del karma”. Il mio desiderio era che ogni singolo membro del capitolo divenisse felice. Anzi, in quanto responsabile del capitolo avevo il dovere di fare tutto il possibile affinché ciò si realizzasse, a tutti i costi.
«Alla fine tutti hanno deciso risolutamente di realizzare la trasformazione del proprio karma e, rinnovando il loro spirito combattivo, hanno dato avvio alla campagna. In seguito hanno iniziato ad avanzare da soli, sfidandosi nella recitazione del Daimoku e nello shakubuku. Giorno dopo giorno, con grande fervore, la propagazione ha iniziato a svilupparsi.
«Sono emerse una dopo l’altra tante esperienze, chi era malato guariva, chi aveva perso il lavoro lo ritrovava. A ogni riunione c’erano nuove esperienze, tutte le persone si sentivano incoraggiate e aumentavano coloro che dicevano: “anch’io voglio propagare questo insegnamento!” o decidevano di entrare a far parte della Gakkai. Nel momento in cui si innesca una reazione a catena di benefici e di gioia, l’attività fa passi da gigante.
«Ogni volta che potevo, ricordavo a tutti che le attività della Gakkai esistono per sfidarsi e trasformare le sofferenze e il karma. Questo spirito è diventato la forza motrice dell’attività di ogni persona. In altre parole, il capitolo Kamata è riuscito ad avanzare in modo grandioso grazie al fatto che tutti hanno combattuto coraggiosamente per trasformare il proprio karma con il desiderio di rispondere alle aspettative del maestro. Se il capitolo Shiki, se Saitama, se tutti daranno inizio alla lotta con la stessa forza, allora sicuramente riusciranno a ottenere grandi risultati. Per favore dia avvio “all’epoca di Saitama”!»

[60] Shin’ichi, al termine della riunione, si diresse verso la casa di Josei Toda. Voleva fargli un resoconto sulla situazione del settore per tenerlo aggiornato sui suoi movimenti e sulle attività giornaliere. Era felice di condividere con il maestro le sue lotte. Si impegnava nelle attività ripetendo sempre a se stesso: “In quanto discepolo voglio essere orgoglioso di riferire al maestro le lotte che sto affrontando, per questo devo impegnarmi al massimo”.
Il discepolo lotta facendo proprio il cuore del maestro: questo spirito di non dualità di maestro e discepolo divenne la forza motrice del “generale Shin’ichi sempre vittorioso”.
Il 10 dicembre, il giorno successivo alla lezione di Gosho del settore Kawagoe, Shin’ichi partecipò allo zadankai del settore Tamagawa, capitolo Kamata, che si svolse a Kizuki, nella città di Kawasaki, prefettura di Kanagawa. In questa prefettura si trovava il capitolo Tsurumi. Nella primavera del 1951, prima che Toda venisse nominato secondo presidente, il capitolo Tsurumi si era sfidato con l’obiettivo di contribuire alla nomina del maestro Toda come presidente attraverso un grande risultato nella propagazione. Lo spirito che animò i membri del capitolo fu notevole e il 20 aprile nel primo numero dell’appena fondato giornale Seikyo, questa attività venne presentata col titolo: “Splende la torcia di Tsurumi”.
Nel portare avanti il movimento di kosen-rufu la funzione di Tokyo era fondamentale, poiché rappresentava il centro politico-economico-culturale. Ma Tokyo stessa da chi veniva trainata? Toda pensava che le varie prefetture che circondavano la metropoli dovessero assumere questo compito: in particolare aveva in mente le due prefetture di Saitama e di Kanagawa che includevano i capitoli Shiki e Tsurumi. Per questa ragione aveva voluto affidare a Shin’ichi le lezioni di Gosho dei settori Kawagoe e Ichiba e nella riunione di discussione di Kizuki, a cui parteciparono numerosi ospiti, si percepì la sua determinazione. Shin’ichi quel giorno volle trasmettere ai presenti, oltre al potere immenso del Gohonzon, il principio che “la legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta” (RSND, 1, 741).
Ogni prova concreta di realizzazione serve a chiarire la correttezza dell’insegnamento. Per questo motivo la strada di kosen-rufu è caratterizzata dal karma della vittoria. Lungo tale percorso, quando facciamo ardere uno spirito combattivo invincibile, nella nostra vita brillerà la medaglia di campione.

[61] L’ultima lezione di Gosho di Shin’ichi presso il settore Kawagoe si tenne il 10 febbraio 1953. I partecipanti arrivarono a essere cinquanta: molti di loro, misero in pratica ciò che avevano studiato, diventando persone di valore. Anche l’impegno nello shakubuku aumentò. Nel mese di agosto del 1951, prima che Shin’ichi venisse incaricato di tenere le lezioni di Gosho, tutto il capitolo Shiki aveva accolto venticinque nuove famiglie, mentre nel febbraio del 1953 solo il settore Kawagoe ne aveva convertite trentacinque. In un anno e mezzo sia il numero di persone di valore che la convinzione, la decisione e la volontà di tutti erano completamente cambiati.
Grazie alle lezioni curate con passione da un giovane chiamato Shin’ichi, tutti furono in grado di attingere al proprio coraggio e infine aprirono la strada all’espansione. Anche il capitolo Shiki continuò a crescere e, nel novembre del 1954, divenne un grande capitolo che arrivò a contare oltre quattromila famiglie.
«In ogni cosa è insito un diamante. Se lo si lucida esso brillerà», queste sono parole di Edison. Tutti sono nobili persone di valore, come i diamanti.
Erano trascorsi venticinque anni dalle lezioni di Gosho presso il settore Kawagoe. Proseguendo l’incontro informale con i massimi responsabili, Shin’ichi disse con profonda emozione: «La Soka Gakkai della prefettura di Saitama si è sviluppata enormemente: è diventata forte e io nutro grandi aspettative nei suoi confronti. Quando il maestro Toda stava affrontando un periodo di difficoltà, andammo insieme a Saitama per cercare dei finanziamenti e la mancanza di cuore della gente mi fece stringere i denti dalla rabbia. In quel momento feci questa ferma promessa: “Un giorno sicuramente anche qui a Saitama costruirò un castello di persone Soka ed emergeranno decine e centinaia di migliaia di compagni di fede. Dimostrerò la grandiosità del mio maestro e la correttezza della Gakkai dedicandovi tutta la mia vita”. Adesso è giunta l’epoca in cui Saitama, in quanto “simbolo del Kanto” del movimento di kosen-rufu e “sovrana di kosen-rufu“, faccia risuonare il ruggito del re leone in tutto il Giappone e in tutto il mondo. Sono felice, sono veramente felice. Sono pronto a lottare risolutamente nella prima linea di Saitama insieme ai compagni di fede. La riunione dei responsabili di nucleo della prefettura di Saitama che si terrà domani rappresenta una nuova partenza».

[62] Ascoltando le parole di Shin’ichi, un responsabile chiese: «Sensei, perché ha pensato di partecipare proprio a una riunione dei responsabili di nucleo della Divisione donne per dare avvio a questa nuova partenza?».
«Sicuramente si poteva pensare a una riunione di responsabili di centro o di capitolo della Divisione uomini, oppure a una riunione congiunta dei responsabili delle quattro Divisioni rispose Shin’ichi . Ma la più grande forza motrice del movimento di kosen-rufu sono le donne. Per questa ragione ho pensato di iniziare dalla loro Divisione.
«Napoleone aveva un solo grande rimpianto. Negli ultimi anni della sua vita disse: “Rimpiango di non aver dialogato a sufficienza con le donne, perché dalle donne è possibile imparare tante cose di cui gli uomini raramente mi parlano. Le donne hanno un’indipendenza speciale”.
Napoleone non seppe acquisire e valorizzare la saggezza e le capacità delle donne, ma kosen-rufu, che ha come obiettivo quello di costruire un’epoca della gente, cioè una rivoluzione pacifica, necessita della saggezza e della forza delle donne. Un altro motivo per cui ho deciso di partecipare a quella riunione è che sono convinto che lì si svolga la vera battaglia. Giorno dopo giorno, esse portano avanti un’eroica lotta. Se il generale si ripara nel castello, la battaglia sarà persa.
«”Primo dobbiamo essere dei combattenti. Secondo dobbiamo essere dei combattenti e terzo dobbiamo essere dei combattenti”. Anche queste sono celebri parole di Napoleone. I blasoni e i titoli nobiliari sul campo di battaglia diventano una cosa ridicola. Per questa ragione sono sempre stato sul campo di battaglia di kosen-rufu, dove si svolge la lotta più dura, e lì ho sempre combattuto e vinto. Il maestro Toda mi affidò delle imprese impossibili. Inoltre, per quanto mi impegnassi e soffrissi per raggiungere il traguardo, non mi lodava quasi mai. Anzi, aveva un’espressione sul viso come a dire che era naturale che avessi vinto. Ciò rappresenta la compassione severa, ma profonda, del maestro che cerca di far crescere il suo discepolo come un responsabile sincero».

[63] Shin’ichi aggiunse: «Ho soprannominato Saitama la “Loira della Legge mistica”. La zona della Loira, in Francia, ha conosciuto lo sviluppo industriale ma è ricca anche di verde e di meravigliosi castelli antichi. Anche Napoleone si interessò alla zona della Loira e durante il suo mandato al governo suggerì all’allora ministro degli esteri di acquistare il castello di Valençay, di particolare bellezza. Fece di questo luogo il palcoscenico di incontri internazionali tra figure chiave di varie nazioni. In altre parole, con il potere della cultura più raffinata sviluppò nella Loira strategie diplomatiche. Il motivo per cui esorto Saitama a diventare la “Loira della Legge mistica” è perché intendo incoraggiarla a vincere con la diplomazia, cioè ad allargare la cerchia di comprensione nei confronti della Gakkai più che in qualunque altro luogo al mondo».
Shin’ichi si recava a Saitama anche per le attività di relazioni esterne. Egli affrontava ogni incontro con coraggio, cercando di essere il più possibile leale e sincero.
Un giorno Toda disse a Shin’ichi: «Quando ci troviamo fuori, nella società, noi rappresentiamo l’intera Soka Gakkai, non il semplice individuo. Per questo non dobbiamo perdere la consapevolezza che siamo sempre in rappresentanza della Gakkai».
Un responsabile della Divisione giovani andò in aiuto di un membro che stava subendo ingiuste persecuzioni, ma dovette tornare a casa senza essere riuscito a obiettare e affermare le cose che andavano dette durante la discussione . Quando Toda lo venne a sapere andò su tutte le furie e disse: «Che se ne vadano via i codardi che non riescono a proteggere i membri! Che se ne vadano via i pusillanimi dalla Gakkai! I genuini compagni di fede sono pronti a vivere e a morire insieme alla Gakkai».
Toda era severo nei confronti dei giovani pavidi e con coloro che non provavano neanche a risvegliare il proprio coraggio. Questo perché senza coraggio non si possono proteggere i membri, né si può affermare kosen-rufu e alla fine ci si rende infelici da soli. Poiché i Budda e i bodhisattva sono inerenti alla nostra vita, il coraggio è originariamente insito in tutti noi. Il punto è se cerchiamo di richiamarlo o meno. Il coraggio che si coltiva all’interno delle attività della Gakkai diventa lo spirito combattivo necessario per abbattere le barriere delle difficoltà nella vita.

[64] La sala Kosen presso la sede della Soka Gakkai a Shinanomachi era piena di sorrisi raggianti dei membri della Divisione donne.
«Benvenute. Sono felice di incontrarvi!». Il 7 marzo, verso le due, Shin’ichi Yamamoto si presentò alla riunione delle responsabili di nucleo della prefettura di Saitama in un’atmosfera gioiosa.
«Propongo di recitare Daimoku insieme. Preghiamo per il movimento di kosen-rufu a Saitama, per la vostra salute e per la prosperità delle vostre famiglie». Shin’ichi pregò con tutto se stesso per la vittoria dei suoi amati compagni di fede di Saitama. Poi prese il microfono e disse: «Perché pratichiamo il Buddismo? Per conseguire la Buddità e per realizzare kosen-rufu. Riguardo alla Buddità il Daishonin scrive: “Finché era in vita egli era un Budda vivente e ora è un Budda defunto. Si è Budda sia nella vita sia nella morte” (RSND, 1, 403). Egli insegna che si è Budda viventi e Budda defunti. In altre parole, la Buddità non riguarda il regno dopo la morte, infatti così come siamo, adesso, possiamo aprirci alla condizione vitale di Buddità e consolidare lo stato vitale della felicità. Se riusciamo a far emergere il mondo di Buddità grazie a una seria preghiera, realizzeremo la rivoluzione umana e stabiliremo una condizione vitale di felicità.
«Il Budda originale Nichiren Daishonin aveva questa “grande saggezza imparziale” (RSND, 1, 203) e si impegnò per il conseguimento della Buddità di tutto il genere umano. Di conseguenza, se noi siamo i suoi discepoli, abbiamo la responsabilità di trasmettere alle persone la Legge mistica. Se per esempio pregassimo solo per la nostra felicità, questa sarebbe veramente una mancanza di compassione e, dal punto di vista del Buddismo, rientrerebbe nell’offesa dell’”avidità e dell’avarizia” (RSND, 1, 334). In più dal punto di vista del buon senso, questo tipo di atteggiamento è basato sull’ego. Se le persone che ci circondano non dovessero diventare felici, allora anche la nostra felicità non sarebbe quella vera. Perciò è solo attraverso la pratica per sé e per gli altri (jigyo keta) che troviamo la vera felicità. Questa è la ragione per cui dovremmo vivere: per realizzare kosen-rufu e per l’adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese».
Se la religione voltasse le spalle alle sofferenze altrui e alla società, ciò vorrebbe dire che ha perso la sua missione.

[65] Fra le donne presenti alla riunione c’era chi aveva il marito senza lavoro, oppure i figli gravemente malati. Ognuna aveva svariati problemi, ma nonostante ciò i loro volti erano luminosi e brillavano di determinazione e gioia.
Coloro che lottano per kosen-rufu, nonostante sperimentino grandi sofferenze, nel profondo le hanno già superate perché nei loro cuori è già sorta l’alba dell’elevata condizione vitale del Budda e del Bodhisattva.
Non c’è motivo di nutrire paura nei confronti delle tenebre del proprio karma, poiché si possono dissolvere facendo risplendere la propria vita e annunciando l’alba della rinascita.
Shin’ichi spiegò che l’essere umano non può sfuggire alle quattro sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte; ma, risvegliandosi alla natura eterna e immutabile della vita, si possono risolvere tutti i problemi dell’esistenza. Questa è la strada indicata dal Buddismo.
«Durante il viaggio della vita ci saranno momenti di sofferenza, di tristezza. Forse anche momenti in cui ci si sentirà privi di speranza, ma se si recita Daimoku davanti al Gohonzon emergerà la forza e si manifesterà un’infinita energia vitale. Inoltre, continuando a portare avanti la pratica della preghiera e della propagazione, si trasformerà il karma e si accumulerà una grande fortuna. Il Daimoku basato sulla pratica per sé e per gli altri diviene la fonte della forza per vivere fino in fondo in questa società caotica.
«Nel mondo della fede il fatto di sforzarsi e di soffrire per la Legge e per kosen-rufu si trasforma in benefici e fortuna. Perciò, chi più ha sofferto sarà più felice. Questo è il vero Buddismo.
«Il nostro karma è la nobile missione che ci siamo scelti. “I desideri terreni sono Illuminazione”, “vita e morte sono nirvana”, “trasformare il veleno in medicina”: come indicano questi principi, se ci basiamo sul saldo perno della vita che è la fede, possiamo trasformare qualsiasi infelicità e ribaltarla facendo della nostra esistenza una grande opera. Le lacrime amare versate per kosen-rufu diventeranno lacrime di gioia, le critiche si trasformeranno in lodi e le dure battaglie brilleranno come medaglie.
«Anche oggi impegniamoci con coraggio fino in fondo per la Legge, per il bene degli amici e della società. Più accumuliamo sforzi, più grande è la gioia che proveremo di fronte alla vittoria».

[66] Dopo aver partecipato a questo incontro, Shin’ichi si diresse verso il Centro culturale di Tachikawa dove voleva partecipare alla riunione delle responsabili di nucleo della Divisione giovani donne dell’area 2 di Tokyo per incoraggiare con tutte le sue forze le giovani donne della prima linea che in futuro guideranno la Gakkai.
Shin’ichi esordì: «La vita non è una passeggiata. La felicità vissuta in gioventù non è detto che duri in eterno. Dopo il matrimonio può darsi che si debba soffrire per i problemi lavorativi del marito, per una malattia, per la disarmonia familiare o per l’educazione dei figli. Ma la nostra pratica serve per moltiplicare le energie per vincere su questi problemi e accumulare fortuna per il futuro. Desidero che decidiate di vivere la vostra gioventù in modo da costruire le basi della felicità dell’intera esistenza attraverso la pratica buddista e forgiare voi stesse».
Poi aggiunse in tono informale: «Nei vostri nuclei forse ci saranno membri che credono che il Buddismo sia valido, ma si vergognano di parlare della pratica agli altri. È importante sconfiggere questa debolezza manifestando coraggio. Per recitare la parte di una “principessa di felicità” non si può rimanere in un angolo del palcoscenico a causa della timidezza, perché così la recita non avrà inizio. Per vivere con forza è necessario avere coraggio; non è esagerato affermare che ciò che determina l’andamento dei vari ambiti della vita è il fatto di avere coraggio. La fede serve per forgiare un cuore temerario e questo avviene attraverso le attività della Gakkai. Nel Gosho si parla di zuirikiguzu (propagare secondo le proprie capacità) e zuiriki enzetsu (insegnare agli altri secondo le proprie capacità) (RSND, 1, 675) e cioè parlare del Buddismo agli altri con le proprie parole rimanendo coerenti con se stessi. Per costruire una felicità indistruttibile desidero che voi giovani donne richiamiate tutto il vostro coraggio.
«Il futuro di kosen-rufu va affidato a voi giovani. Solo grazie alla presenza delle giovani donne la nostra organizzazione potrà diventare un giardino fiorito. Mi affido a voi e continuerò a vegliare su di voi».
Le sue parole erano simili alla preghiera di un padre.

[67] Verso una nuova vetta. Lungo il viaggio della speranza.
Whitman scrisse: «Non è più il momento di indugiare. Alziamo l’ancora e salpiamo».
Un’esistenza che lotta è meravigliosa. Nelle giornate in cui si lotta, si provano soddisfazione e gioia. Il nuovo “sistema dei capitoli” del secondo atto di kosen-rufu che era stato annunciato nel gennaio del 1975, grazie all’impegno di Shin’ichi, adesso aveva solide basi e in tutti gli angoli dell’organizzazione si avvertiva un senso di rinascita. Ogni capitolo del paese, ogni Divisione fece risuonare il rombo del suo motore e decollò verso la nuova fase di kosen-rufu.
A metà marzo Shin’ichi, rivolgendosi ai massimi responsabili, disse: «Finalmente il nuovo sistema dei capitoli procede nella sua orbita. Quando si decide e si dà avvio a qualcosa, affinché possa prendere il via in modo concreto è necessario valutarlo da varie angolazioni e agire di conseguenza.
«L’essere umano, quando vede che le cose stanno procedendo come programmato, tende a rilassarsi, ma in quel momento diventa negligente e le attività cadono nell’inerzia e nell’abitudine. Solo sconfiggendo tutto questo ogni giorno si può avanzare con spirito fresco. Perciò, da ora in poi, bisogna continuare a “sfidarsi giorno dopo giorno”.
«La strada di kosen-rufu è impervia, non può essere facile e sicuramente si manifesteranno grandi persecuzioni. Perciò, affinché i membri non si abbattano e, anzi, diventino felici, ora è il momento di incidere nei loro cuori lo “spirito del re leone” della Soka. Questo non è altro che lo spirito del maestro e del discepolo che vivono per kosen-rufu. È lo spirito di alzarsi da soli. Sono disposto a dare la mia vita per questo, anche tutti voi dovreste avere questo tipo di decisione, altrimenti i demoni prenderanno il sopravvento!».
La Gakkai in quel periodo stava navigando in un mare sempre più agitato e giorno dopo giorno si facevano sempre più aspre le critiche e le false accuse da parte del clero malvagio.
Shin’ichi sentiva che era giunto il momento di costruire un’organizzazione dove far scorrere uno spirito di maestro e discepolo Soka, irremovibile e inflessibile. Sentiva che le funzioni demoniache si stavano attivando per distruggere kosen-rufu, ma con coraggio alzò gli occhi verso la vetta di kosen-rufu del ventunesimo secolo.

(fine del capitolo 4, volume 26)

(traduzione di Tamiko Kaneda – ha collaborato Tadashi Nitaguchi)

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