Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Volume 26, capitolo 4 "Impetuoso balzo in avanti", puntate 34-49 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:23

537

Stampa

Volume 26, capitolo 4 “Impetuoso balzo in avanti”, puntate 34-49

«Tutti nella vita affrontiamo avversità, affanni e fatiche. Ma questa è la realtà. Non esiste una vita meravigliosa come nelle favole»: evitare lo sforzo non porta a nessun risultato. Solo rimanendo con coraggio in mezzo alla dure lotte della vita possiamo compiere la nostra rivoluzione umana

Dimensione del testo AA

«Tutti nella vita affrontiamo avversità, affanni e fatiche. Ma questa è la realtà. Non esiste una vita meravigliosa come nelle favole»: evitare lo sforzo non porta a nessun risultato. Solo rimanendo con coraggio in mezzo alla dure lotte della vita possiamo compiere la nostra rivoluzione umana

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[34] Shin’ichi conosceva benissimo gli sforzi portati avanti nelle attività dai responsabili, a partire da quelli di capitolo delle Divisioni uomini e donne. Per questa ragione, e per rivitalizzarli, volle riconfermarne il significato: «Voi responsabili vi incontrate con i membri, incoraggiandoli nella fede. A volte vi capiterà di essere tentati di rinunciare, chiedendovi: “Perché non riesco a far comprendere la mia intenzione sincera?”. Tuttavia, proprio perché è così difficile, questa è la pratica buddista. L’azione di dedicarsi alla felicità delle persone è propria degli inviati del Budda. È un comportamento talmente nobile che solo i Bodhisattva della Terra possono svolgere.
«Desidero che non dimentichiate mai che il vostro miglioramento e la vostra crescita personale si realizzano soltanto attraverso lo sforzo di dare il meglio di voi per la crescita dei membri e nel dedicarvi a loro. In altre parole, desidero che abbiate la convinzione che, per voi responsabili, i membri rappresentano i “buoni amici” che vi conducono alla realizzazione della vostra rivoluzione umana e all’ottenimento della Buddità in questa esistenza. Inoltre i membri giovani nella fede dovrebbero nutrire infinita gratitudine verso i responsabili più anziani nella fede che, stando in prima linea, indicano loro la direzione e li esortano con energia affinché possano raggiungere la vetta della Buddità. Il fatto che vi stiano guidando nella fede significa che vi stanno indicando chiaramente la strada per raggiungere la felicità indistruttibile, sia per voi che per tutte le persone che vi seguiranno. Di conseguenza, con umiltà, dovreste seguire e mettere in pratica con spirito di ricerca le loro parole».
Shin’ichi, nutrendo grandi aspettative nei confronti dei responsabili uomini e donne di capitolo, disse: «Si sente affermare spesso che il valore di un leader si determina da quante persone eccellenti è riuscito a far emergere. Il Budda fece del conseguimento della Buddità di tutto il genere umano la propria missione e la propria gioia. Anche noi che siamo i figli del Budda, nel ruolo che ci siamo assunti, desideriamo pregare affinché i nostri successori crescano come grandi leader, migliori di noi, e si distinguano per il loro valore. Questo deve essere la nostra più grande gioia e la ragion d’essere dei leader di kosen-rufu. Vi chiedo di agire insieme ai membri giovani nella fede e di trasmettere loro, uno a uno, i princìpi base della fede. La “lotta condivisa” fa crescere persone di valore».

[35] Shin’ichi volle infine parlare di “non abbandonare mai la fede”.
«La fede va portata avanti per tutta la vita. Dobbiamo raggiungere e oltrepassare ogni picco del movimento di kosen-rufu stringendo i denti e dedicando tutti noi stessi. Dopo aver superato una vetta elevata, ce ne attende una ancora più alta, ma sappiamo che superare queste vette con fede ardente è la strada per kosen-rufu, e il risultato sarà il conseguimento della Buddità in questa esistenza. Sicuramente ci saranno momenti in cui penseremo: “È dura…”, “Devo sforzarmi fino a questo punto…”. Tuttavia, richiamando il coraggio, supereremo le nostre sofferenze e trasformeremo il nostro karma, avanzando un passo dopo l’altro. In ogni lotta bisogna dimostrare la prova concreta del beneficio. Se riuscirete a far divampare il fuoco della fede, potrete sfidarvi con un cuore forte, in allegria e con coraggio davanti a qualsiasi percorso scosceso. Colui che riesce a mantenere la fede per tutta la vita ha fatto propria l’essenza della fede. Vi prego di diventare leader rinomati di kosen-rufu, in grado di far ricevere tanti benefici ai membri del vostro capitolo». La riunione dei responsabili di centro terminò in un’atmosfera gioiosa.
Shin’ichi sentì che il sistema dei capitoli stava entrando sempre più in orbita. Ma pensò anche che, per rendere questo sistema più solido, fosse necessario dedicarsi a rafforzare le Divisioni giovani uomini e giovani donne.
Josei Toda si curò della formazione dei primi dodici capitoli e, quando si assunse la responsabilità di secondo presidente, volle fondare immediatamente le Divisioni giovani uomini e giovani donne. Ora anche Shin’ichi era determinato a far crescere concretamente la Divisione giovani, che è la forza motrice di kosen-rufu. Cominciò dai membri della Divisione giovani uomini dello Shin’etsu impegnandosi nel dare consigli sulla fede e incoraggiamenti, partecipando alla loro riunione responsabili.
Questo perché era fortemente convinto che la nuova era del “secondo atto di kosen-rufu” si sarebbe aperta solo quando ogni giovane uomo di ogni territorio avesse valorizzato le proprie peculiarità, prendendo l’iniziativa come precursore e trainando il movimento di kosen-rufu.

[36] Il 29 febbraio, giorno successivo alla riunione di centro, i giovani uomini arrivarono dalla regione di Shin’etsu al Centro culturale di Tachikawa, a Tokyo. Alcuni partecipanti provenivano dall’isola di Sado, altri, provenendo dalle zone remote di alta montagna, indossavano gli stivali. Con il volto e le guance arrossate e un profondo spirito di ricerca, erano consapevoli di essere i protagonisti della costruzione di una nuova epoca.
La stazione della metropolitana più vicina al Centro era Nishi-Kunitachi. Coloro che erano arrivati in treno fino alla stazione di Ueno avevano preso la linea Yamanote, alla stazione di Kanda avevano cambiato con la linea Chuo e poi, alla stazione di Tachikawa, avevano preso la linea Sobu; la stazione di Nishi-Kunitachi era la prima fermata.
La maggior parte dei partecipanti era stata varie volte a Tokyo, ma la stazione di Nishi-Kunitachi era per loro sconosciuta. Per questa ragione i responsabili di territorio e prefettura si impegnarono affinché tutti venissero accompagnati, in modo che non si perdessero per strada.
I giovani che giunsero al Centro culturale di Tachikawa erano pieni di energia. «Pur di ricercare il mio maestro sono disposto a recarmi ovunque» oppure: «Sono pronto ad andare in qualsiasi luogo dove costruire kosen-rufu!». Questo è lo spirito dei giovani uomini.
La realizzazione della riunione era stata decisa proprio in base alla forte insistenza da parte dei responsabili della Divisione giovani uomini dello Shin’etsu, che avevano affermato: «Vogliamo riunirci lì dove si trova il nostro maestro e da quel luogo vogliamo andare nella prima linea del movimento di kosen-rufu per dare inizio alla sfida».
Shin’ichi Yamamoto era felice di questa loro determinazione. Quando era nella Divisione giovani, ovunque fosse il luogo della lotta per kosen-rufu, lui stesso vi si precipitava con gioia. A Kamata, a Bunkyo, a Otaru, a Sapporo, a Osaka, a Yamaguchi, a Yubari, ad Arakawa, a Katsushika…
«Non fare niente pur sapendo che i compagni di fede stanno lottando e incontrando sofferenze vuol dire essere spettatori privi di compassione. Non bisogna assolutamente condurre una vita di questo tipo». Questo è quello che Shin’ichi ripeteva a se stesso. La vera unità e la strada della vittoria sono laddove tutti mantengono una visione completa del movimento di kosen-rufu, cercano di unire i cuori e agiscono in modo risoluto e valoroso.

[37] Il 29 febbraio, alle due e trenta del pomeriggio, presso il Centro culturale di Tachikawa, si sentì risuonare la voce forte e determinata di Shin’ichi: «”Partiamo! Superiamo la dura battaglia! L’obiettivo deciso non è possibile cancellarlo“. Questo è un famoso brano di Walt Whitman».
Tutti i giovani riuniti, decisi a fare propria la guida di Shin’ichi, ascoltavano con molta attenzione. I loro occhi risplendevano. Queste parole di Whitman Shin’ichi le aveva incise da giovane nel cuore e adesso voleva condividerle con molti giovani.
«”Partiamo!”: significa non rimanere legati al passato, indica i giovani che vivono in modo radioso mirando al futuro. È lo spirito di avanzare giorno dopo giorno affermando: “Tutto inizia da ora in poi”. È lo spirito forte di intraprendere una sfida senza sosta. Nella fede la perseveranza è importante, ma perseverare non significa ripetere la stessa cosa del giorno precedente. Questa non è altro che inerzia. La vera fede da portare avanti per tutta la vita è quella per cui ogni giorno rinnoviamo con noi stessi la decisione di “partire”, continuando a lottare. Sappiate che ogni giorno è una nuova partenza, e che vincendo quotidianamente realizziamo la nostra rivoluzione umana e otteniamo grandiose vittorie nella vita. “Superare la dura battaglia”: questa è la strada che dobbiamo percorrere per realizzare kosen-rufu e adornare di vittorie la nostra esistenza. Non esistono grandi personaggi che non abbiano sofferto. Tutti coloro che hanno realizzato grandi imprese hanno affrontato persecuzioni, condanne e calunnie, e hanno lottato contro innumerevoli difficoltà.
Anche il primo presidente Makiguchi, e il secondo presidente Toda, che hanno aperto la grande strada Soka, hanno lottato contro l’oppressione del potere militarista dando la loro vita. Noi siamo figli di questi leoni. Solo rimanendo con coraggio in mezzo alla lotta dura e superandola possiamo realizzare la nostra rivoluzione umana».

[38] La vita è movimentata e ci sono giornate in cui si deve avanzare attraverso aspre difficoltà, ma nel momento in cui affrontiamo queste sfide miglioriamo, ci forgiamo e cresciamo.
Shin’ichi affermò con forza: «Per noi le dure battaglie sono inevitabili perché sono dovute al karma. Ma i traguardi decisivi, cioè kosen-rufu, il conseguimento della Buddità in questa esistenza, il completamento in quanto esseri umani e il fatto di dare prova concreta attraverso vittorie colme di buona fortuna, non potranno essere mai cancellati. Ad esempio un aereo, una volta decollato, deve continuare a volare per raggiungere la meta. Durante il volo possono esserci forti venti, possono verificarsi temporali. Ciò vale ancor più per noi Bodhisattva della Terra che abbiamo una nobile impresa da compiere, che abbiamo iniziato la lotta per realizzare kosen-rufu, il nostro nobile obiettivo. Perciò è naturale dover affrontare dure battaglie. Ogni giorno io prego con serietà affinché siate fieri delle vostre lotte, proviate convinzione e gioia nella fede e possiate avanzare con coraggio».
Il numero delle ardue battaglie sostenute sarà quello che farà risplendere la nostra storia. Le dure lotte affrontate diventeranno la nostra forza. Impegnandosi e sforzandosi fino in fondo è possibile crescere come autentici responsabili.
Shin’ichi inoltre, riprendendo una guida di Toda che afferma: «L’essere umano dovrebbe vivere mirando all’apice», sottolineò che una persona dovrebbe mirare al massimo nel campo in cui si trova. Poi ricordò che, nell’era pionieristica della Gakkai, un gruppo di giovani, tra cui Shin’ichi, divenne il nucleo che diede il via al movimento di kosen-rufu, e questa sfida durò anni, senza sosta, giorno e notte.
«L’epoca si trasforma momento per momento. Ma kosen-rufu è una riforma religiosa che trasforma alla radice l’essere umano, e non si realizzerà senza la decisione di impegnarsi anche a costo della propria vita. In altre parole, qualsiasi cosa accada, è necessario che il fuoco della fede arda con vigore. Inoltre, è indispensabile ottenere la fiducia e la comprensione della gente».

[39] Shin’ichi parlò del significato del movimento portato avanti dalla Soka Gakkai: «Nei fatti la Soka Gakkai è diventata l’organizzazione religiosa “numero uno” in Giappone e vi fanno parte un’ampia varietà di persone, sia per lavoro che per età. Fra di esse forse ci sono persone che sono impulsive o che mancano di buon senso. La Soka Gakkai, offrendo la luce della speranza a chi soffre maggiormente, ha sempre abbracciato tutti con il desiderio che diventassero felici».
In passato la maggior parte dei membri che iniziava a praticare il Buddismo aveva seri problemi. Ci furono anche momenti in cui i problemi dei singoli furono additati come problemi di tutta la Soka Gakkai, motivo per cui fu calunniata. Ma questa è la dimostrazione che la Gakkai ha salvato chi soffriva e sprofondava negli abissi della società, adempiendo alla missione autentica della religione.
«Quella che stiamo realizzando è un’impresa estremamente difficoltosa e non potremmo compierla se non fossimo i nobili inviati del Budda. Stiamo realizzando un’impresa per conto del Budda. Per questa ragione, dal punto di vista delle scritture buddiste, è normale che le tempeste si susseguano implacabili, per realizzare kosen-rufu è necessario passarvi attraverso. Senza questa consapevolezza vacillerete al primo ostacolo. Desidero che consolidiate il vostro ichinen alla radice. Se commettete degli errori, ammetteteli a voi stessi, rifletteteci e poi continuate ad avanzare. Non compiacetevi. Non scambiate la ferma convinzione con l’irragionevolezza».
Avanzando con una convinzione indomita, con buon senso, con pazienza, guadagnando la fiducia da parte della società, si realizzerà l’espansione del movimento di kosen-rufu.
Shin’ichi con voce risonante disse: «Finché kosen-rufu continuerà ad avanzare emergeranno svariate difficoltà, ma la responsabilità sarà solo mia. Anche il maestro Toda soleva dire, rispetto ai problemi incontrati dalla Gakkai, che essi erano dovuti alle sue retribuzioni. Anch’io mi sento nella sua posizione. Perciò continuate a percorrere l’ampia strada dei successori con serenità e spensieratezza».

[40] Shin’ichi, pieno di aspettative nei confronti dei membri presenti alla riunione dei responsabili della Divisione giovani uomini dello Shin’etsu, continuò il suo discorso fiducioso: «Tutti nella vita affrontiamo svariate avversità, affanni e fatiche. Ma questa è la realtà. Non esiste la vita meravigliosa descritta nelle favole. Quella è pura fantasia. Bisogna mettere radici nella realtà e da lì far fiorire con costanza la propria vita. Ci sono momenti in cui ci denigriamo dicendo a noi stessi: “Non valgo niente!” o ci disperiamo pensando: “Perché nessuno si accorge di me?”. Ma la vita è lunga. Non dovete essere impazienti. Se a causa dell’impazienza smettete di sforzarvi, sicuramente vi ritroverete a un punto morto.
«La vittoria o la sconfitta nella vita non si decidono in cinque o dieci anni. È necessario valutare l’intero arco della vita. Inoltre, dovremmo osservare le cose utilizzando i parametri fondamentali dei tre tempi di passato, presente e futuro. In particolare, quando ci troviamo a un punto di stallo, dobbiamo tornare a questo metro di valutazione e da lì ripartire richiamando tutto il nostro coraggio. La vittoria nella vita si trova nel perseverare nella fede, e nell’affrontare con tutte le proprie forze i problemi e le battaglie che abbiamo di fronte, e vincere nel momento presente. Grazie a questo riusciamo a superare a una a una le sofferenze e a espandere la nostra condizione vitale. Tutte le attività per kosen-rufu esistono affinché si possa diventare felici e vincere nella vita. Tutti gli sforzi che facciamo divengono i nostri benefici e la nostra fortuna. È chiaro? Tutto dipende da cosa fate adesso, in questo momento. Il tempo non ci aspetta. Ora è il momento di alzarsi. Per concludere, desidero rileggere un brano della poesia di Whitman: «Partiamo! Superiamo la dura battaglia! / L’obiettivo deciso non è possibile cancellarlo». La riunione si concluse con un applauso fragoroso. Da allora l’espressione “Partiamo!” divenne non solo la determinazione quotidiana di tutti i giovani uomini dello Shin’etsu, ma anche il motto di tutta la Divisione giovani.

[41] Shin’ichi ogni giorno rifletteva senza sosta su come far sì che il sistema dei capitoli del secondo atto di kosen-rufu proseguisse senza perdere la rotta. Nella lotta per far avanzare il movimento di kosen-rufu, infatti, non è permesso commettere errori. Per poter rafforzare i capitoli, sono importanti le figure dei responsabili di centro, che si prendono cura di più capitoli. Per questa ragione egli volle partecipare alla riunione dei responsabili di centro del Kanto e del Tokaido, presso il Centro culturale di Tachikawa.
Alla riunione Shin’ichi esortò i responsabili ad avere la massima cura affinché non si verificassero incidenti e i membri fossero protetti al meglio. Inoltre propose la pubblicazione di una raccolta di brevi poesie (waka) in cui ognuno potesse esprimere i propri sentimenti nel vivere per kosen-rufu, come l’opera Man’yo di kosen-rufu [Man’yoshu: lett. “raccolta di diecimila foglie”. È la più antica collezione di poesie in lingua giapponese; n.d.r.]. Tutti approvarono con gioia. La raccolta di waka, che esprime la condizione vitale della gioia e della felicità derivanti dall’agire per kosen-rufu, per la Legge e per la società, avrebbe rappresentato la prova concreta della grandezza del Buddismo.
Il primo marzo, presso il Centro culturale di Tachikawa si tenne la riunione dei responsabili di capitolo di Tokyo, ma Shin’ichi aveva un altro impegno. Egli volle comunque provare a raggiungere il luogo di riunione per incontrare i membri, ma quando arrivò la riunione era già terminata. Visto che i partecipanti ancora non avevano lasciato la sala, si chiese: «In questo momento cosa posso fare per loro?». Decise così, impegnandosi con tutto il cuore, di suonare al pianoforte i brani La luna sopra le rovine del castello e I tre martiri di Atsuhara, poi, con voce energica, disse: «Ripongo la mia fiducia in voi! Vi esorto a prendere la guida al posto mio. Incoraggiate i membri e continuate ad affermare la verità del Buddismo. Utilizzate tutta la vostra saggezza e dedicatevi a questo. Agite e agite ancora! Niente è più forte di un atteggiamento serio. Ora è il momento di dare avvio a una nuova era. Lottiamo per questo!».
Il tempo passa in un batter d’occhio: anche un minuto, un secondo, hanno un peso rilevante e non dovremmo sprecare neanche un attimo. Questo è ciò che Shin’ichi ripeteva continuamente a se stesso. Le sue azioni rapide e i programmi serrati derivavano dallo spirito di far tesoro del tempo: anche un solo attimo, a seconda di come viene utilizzato, può far emergere un potenziale infinito.

[42] In una organizzazione dove i giovani sono attivi, pieni di serenità e vitalità, c’è vigore. C’è sviluppo. C’è un futuro.
Il 4 marzo Shin’ichi partecipò alla riunione dei responsabili di capitolo delle Divisioni giovani uomini e giovani donne presso il Centro culturale di Tachikawa. Egli era determinato a far crescere i giovani sforzandosi anche a costo di rimetterci in salute.
Quel giorno Shin’ichi nella sua guida, oltre a parlare del 16 marzo come “giorno di kosen-rufu in cui Josei Toda affidò la Gakkai ai giovani”, volle parlare del concetto di nonin (Colui Che Sa Sopportare). Esso indica il Budda che appare nel mondo malvagio di saha e con estrema pazienza esercita la compassione.
«Voi tutti siete giovani. Nella vostra lunga vita ci saranno tanti momenti in cui incontrerete sofferenze, situazioni spiacevoli, dolore e tristezza. Noi stiamo vivendo nell’epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge e ci impegniamo per realizzare kosen-rufu. Perciò è scontato dover affrontare difficoltà e sofferenze. Il Daishonin afferma: “Come le montagne si sovrappongono alle montagne e le onde seguono le onde, così le persecuzioni si aggiungono alle persecuzioni e le critiche si aggiungono alle critiche” (RSND, 1, 214). La strada verso kosen-rufu è infatti caratterizzata da un susseguirsi di difficoltà e così anche la vita. In mezzo a tutto questo bisogna lottare e vincere, in modo da dare prova dei princìpi di “i desideri terreni sono Illuminazione” e “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”, e dimostrare la correttezza del Buddismo di Nichiren Daishonin.
«La vita delle persone è turbolenta. L’azienda per cui si lavora può fallire, ci si può ammalare o si possono perdere dei familiari. Ma anche se saremo sconfitti dalla sofferenza o nella società, finché avremo fede sicuramente riusciremo a rialzarci. E alla fine vinceremo. La fonte della forza per vincere nella vita si trova nella fede. Per questo, per poter vincere, è fondamentale pazientare perseverando (nonin)».
Ciò che rende impotente l’essere umano è l’atteggiamento di resa che porta a dire: «Non ce la faccio più!». Ma questo conduce solo a chiudere la porta dell’infinito potenziale insito nella nostra vita e a rinchiudere il nostro spirito. La rassegnazione è causa di sconfitta. La fede è la forza per spezzare le tenebre della disperazione e far sorgere nel nostro cuore l’alba della vita.

[43] Kosen-rufu è un viaggio attraverso nuove sfide e nella sfida è necessaria la pazienza.
Lo scrittore francese Balzac scrisse in Un medico di campagna: «La pazienza è la sorgente della forza che dà vita a grandi opere».
Shin’ichi desiderava che i membri della Divisione giovani, i successori della Soka Gakkai, crescessero come persone coraggiose che sopportano le difficoltà e forgiano se stessi in quanto nonin (coloro che “sanno sopportare”).
Se i giovani divengono leader senza aver conosciuto la vera fatica, la Soka Gakkai finirà per allontanarsi dal cuore della gente, si ritroverà a un punto morto e non riuscirà più a portare avanti la missione di kosen-rufu di salvare il genere umano. Per questa ragione, per diventare dei successori è importante affrontare la vita con coraggio, impegno e “sopportare perseverando”.
Se il pensiero di “evitare le fatiche e cercare la via più facile” divenisse un’abitudine, si perderebbe il coraggio di sfidarsi e non ci sarebbero più né sviluppo, né miglioramento, né crescita. Da questo tipo di comportamento si sviluppano persone che pensano solo a se stesse. Di conseguenza, si perderebbe la fiducia e il rispetto da parte dell’ambiente circostante e le persone si allontanerebbero.
Shin’ichi aveva visto tante persone che in gioventù, nonostante fossero oggetto di grandi aspettative, non erano riuscite a completarsi come esseri umani. Il punto in comune di tutte loro era di non voler faticare, ma di lasciar fare agli altri trascorrendo la vita evitando gli sforzi. Anche i giovani che sono cresciuti senza sperimentare la fatica, perché nati in salute e in una condizione abbiente, nel mondo della Gakkai dovrebbero a maggior ragione sfidarsi in compiti difficili e fare sforzi su sforzi per forgiare se stessi. In particolare, è importante costruire una storia individuale fatta di azioni coraggiose, dedicandosi anima e corpo alla propagazione, ai consigli nella fede, a incoraggiare gli amici.
Ad esempio, se si trasmette il Buddismo a un amico malato, se lo si incoraggia fino in fondo e si vive insieme a lui l’esperienza della guarigione, si potrà provare la sua stessa gioia di aver superato la malattia e si svilupperà convinzione nella fede. Lo stesso vale se abbiamo amici che soffrono a causa delle relazioni umane o di problemi economici.

[44] Per far sì che il “sistema dei capitoli” diventasse il nuovo trampolino di kosen-rufu, Shin’ichi agì su più fronti affinché ogni persona divenisse un punto di forza nella costruzione dei capitoli, dando sempre lui per primo l’esempio e lavorando in prima linea. Si dedicò senza sosta a incoraggiare e a dare consigli nella fede ai responsabili di capitolo delle Divisioni uomini e donne, ai responsabili pionieri facenti parte delle Divisioni guide, ai responsabili di centro che avevano il ruolo di coordinare i capitoli e ai responsabili di capitolo delle Divisioni giovani uomini e giovani donne che rappresentavano la forza motrice delle attività.
Ora che il sistema dei capitoli era stato avviato, Shin’ichi volle dedicare le sue energie all’organizzazione dei nuclei (attuali gruppi): la prima linea. I capitoli si fondano sui nuclei, dunque rafforzare i capitoli significava rafforzare i grandi nuclei (attuali settori), e infine rafforzare ogni nucleo. Anche quando si parla della Soka Gakkai, in realtà essa è composta dai vari nuclei.
«Quante sono le persone che, con gioia, si stanno dedicando alle attività? Quante hanno vissuto l’esperienza di aver ottenuto dei benefici con la fede e nutrono una totale convinzione nella pratica? Quante sono quelle che si riuniscono negli zadankai?». Tutto questo rappresenta il microcosmo della Soka Gakkai.
Lao Tzu affermò: «Un alto edificio inizia da un cumulo di terra. Anche un viaggio di mille miglia inizia da un primo passo». Se non si rafforzano i nuclei che rappresentano le fondamenta dell’organizzazione, sia i capitoli che l’intera organizzazione Soka diventeranno come castelli di carte.
Consolidando i nuclei, anche il movimento di kosen-rufu diverrà solido e ci sarà un balzo in avanti dell’intera Soka Gakkai. Per realizzare questo è necessario che tutti i responsabili, portando il loro contributo in ogni nucleo, attraverso il dialogo facciano crescere persone di valore. Mettendo al centro i responsabili uomini e donne di nucleo è necessario costruire una solidarietà della “repubblica umana” dove tutti, senza esclusioni e in armonia, possano impegnarsi con gioia e coraggio nella fede.

[45] Per costruire questo rafforzamento dei nuclei Shin’ichi volle iniziare da Saitama invece che da Tokyo, perché nutriva aspettative illimitate verso il futuro di questa zona.
Nell’area metropolitana, a partire dalla zona di Tama fino a Saitama, Kanagawa e Chiba, si stavano sviluppando i comuni dei pendolari e la popolazione stava aumentando velocemente. Da ora in avanti quello sviluppo non si sarebbe arrestato ed era chiaro che nel ventunesimo secolo sarebbero nati nuovi comuni intorno ai quartieri di Tokyo. Anche per la Soka Gakkai, nello stesso modo si stava aprendo lo scenario della nuova era. Inoltre il futuro di kosen-rufu si sarebbe determinato con l’affermarsi o meno della grande solidarietà dell’umanesimo Soka.
Shin’ichi decise di fare attività in prima linea con i responsabili di nucleo di Saitama e di partecipare personalmente alle attività. Aveva in programma di partecipare alla riunione delle responsabili di nucleo della Divisione donne. Il giorno prima della riunione, il 6 marzo, verso sera tenne un incontro informale con i massimi responsabili della Gakkai. In quell’occasione emerse che Shin’ichi aveva tenuto in passato alcune lezioni di Gosho per i membri del settore Kawagoe, nel capitolo Shiki di Saitama, e uno dei responsabili chiese: «I membri di Kawagoe che parteciparono alle sue lezioni di Gosho affermano tutt’ora: “Ancora oggi riesco a rivivere l’emozione provata allora”; “Sono state lezioni nelle quali la voce di sensei era maestosa come il ruggito di un leone”. Sensei, con quale tipo di ichinen tenne quelle lezioni?».
La risposta fu immediata: «Forse alle persone intorno sarò sembrato calmo, composto e brillante. Ma io avevo la sensazione di trovarmi con le spalle al muro, perché sentivo che quelle lezioni avrebbero determinato la vittoria o la sconfitta. All’epoca il capitolo Shiki era piccolo e, rispetto ai capitoli di Tokyo, le attività erano molto indietro. Il maestro Toda volle scegliere all’interno di quel capitolo un settore in particolare per far nascere da lì una forte spinta per il movimento di kosen-rufu a Saitama, e quindi mi affidò l’incarico di tenere “in sua vece” le lezioni di Gosho. Avevo solo ventitré anni».

[46] Shin’ichi venne inviato nel settore Kawagoe per tenere le lezioni di Gosho il 25 settembre 1951, cinque mesi dopo la nomina a secondo presidente della Soka Gakkai di Josei Toda.
Da quel giorno, per un anno e cinque mesi ­Shin’ichi si recò periodicamente nel settore Kawagoe. In quel periodo tenne lezioni su vari Gosho come Curare la malattia, Lettera da Sado, Risposta alla monaca laica Nichigon, Le persecuzioni che colpiscono il santo, Risposta a Matsuno, L’eredità della Legge fondamentale della vita, Sul ricevimento delle tre grandi leggi segrete, Gli argini della fede, Il reale aspetto del Gohonzon.
Shin’ichi disse con nostalgia: «Il maestro Toda in occasione della sua nomina a presidente della Gakkai dichiarò che in questa esistenza come suo voto avrebbe realizzato la conversione di 750.000 famiglie. Inoltre volle nominare dei membri che avrebbero tenuto le lezioni di Gosho affidando loro un ruolo cruciale nel movimento di studio del Buddismo, e io ero tra questi.
All’epoca i responsabili erano felici della nomina a presidente del maestro Toda e iniziarono a dedicare le loro energie allo shakubuku e alla propagazione, ma la consapevolezza di voler costruire insieme al maestro le fondamenta di kosen-rufu realizzando il voto del maestro era superficiale.
Toda alla fine di agosto di quell’anno mi disse: “Se continuiamo di questo passo la realizzazione di 750.000 famiglie praticanti richiederà decenni o secoli. In particolare Saitama è agli ultimi posti. Perciò desidero che tu ti prenda cura delle lezioni di Gosho del settore Kawagoe nel capitolo Shiki e, basandoti sugli scritti di Nichiren, risvegli la loro consapevolezza della missione di kosen-rufu ispirandoli a prendere l’iniziativa. Quando si parla di costruire un capitolo, ciò significa iniziare con il rafforzare i settori”».
Nel 1951 ogni capitolo era formato da un certo numero di settori, fino a un massimo di dieci, che costituivano la prima linea del movimento. Nel caso dei settori grandi l’attività veniva organizzata dividendosi per gruppi, ma la struttura della Soka Gakkai suddivisa in capitoli – settori – gruppi -nuclei si formò ufficialmente solo l’anno successivo, nel mese di gennaio.
Toda all’epoca disse a Shin’ichi: «Anche se il settore è una piccola unità, è da lì che divampa il fuoco della fede in tutta la Gakkai. Se riusciremo a costruire un settore esemplare in una zona distante dalla capitale come quella di Kawagoe, a Saitama, sicuramente anche Tokyo ne sarà stimolata e tirerà fuori tutte le sue forze».

[47] «Sto pensando di affidarti una responsabilità chiave all’interno dell’attività, oltre al settore Kawagoe. Sarai sempre più oberato, ma Saitama è importante. Perciò ti chiedo di dedicarti con serietà alla costruzione del settore Kawagoe. Fai crescere le persone attraverso lo studio del Gosho e assicurati che approfondiscano la fede nella loro vita. L’unico modo per rafforzare l’organizzazione è quello di far crescere persone di valore. Sembra semplice, ma in realtà questo lavoro è la chiave per realizzare la conversione di 750.000 famiglie. Te la senti?».
Shin’ichi rispose immediatamente: «Sì! Mi impegnerò con tutte le mie forze nella costruzione del settore Kawagoe». Toda, stringendo gli occhi, annuì felice. Shin’ichi sentiva ricadere sulle sue spalle l’importante responsabilità della realizzazione del progetto del maestro: «Queste lezioni di Gosho fanno parte della battaglia per aprire la strada alla realizzazione del grande desiderio del maestro! Se non dovessero andare a buon fine, il progetto di kosen-rufu del maestro finirebbe col ritrovarsi sin dall’inizio della lotta a un’impasse. In quanto suo discepolo, non posso ammettere che ciò avvenga!».
Shin’ichi, ritagliando il tempo fra lavoro e attività, studiò i Gosho. Li lesse decine di volte, fece delle ricerche riguardo ai punti che non riusciva a comprendere e cercò più volte di riflettere attentamente. «Terrò queste lezioni di Gosho facendo le veci del maestro Toda»: pensando così sentiva crescere la tensione, ma ciò fece sì che riuscisse a infondere più forza nello studio e nella recitazione del Daimoku.
Il 25 settembre 1951 arrivò il giorno della sua prima lezione di Gosho presso il settore Kawagoe. La sera, presso gli uffici della ditta commerciale Daito, Toda disse a Shin’ichi: «Ogni singola lezione di Gosho determinerà la vittoria o la sconfitta. Affronta ogni lezione con la consapevolezza che “potrebbe essere l’ultima volta che vai a Kawagoe”. La lezione deve essere seria, appassionata e motivata. La vittoria o la sconfitta sarà determinata dal fatto che tu riesca o meno a risvegliare nei presenti la gioia di aver incontrato il Buddismo e di poter vivere dedicandosi a kosen-rufu».

[48] Josei Toda, anche se in poco tempo, volle trasmettere a Shin’ichi i punti fondamentali di una lezione di Gosho: «Quando si tiene una lezione di Gosho, è importante la profondità. Tenere una lezione profonda non vuol dire esibire una sfilza di parole difficili o fare una spiegazione teorica. Al contrario, significa realizzare una lezione di facile comprensione, dove chi ascolta possa dire: “Ho capito! Ho come la sensazione di aver aperto gli occhi per la prima volta. Aveva un significato così importante. Adesso sono convinto”. In altre parole, una lezione profonda è quella dove chi ascolta approfondisce la comprensione e si risveglia alla missione di kosen-rufu. Fai in modo che tra un anno o due il settore Kawagoe divenga come uno degli attuali capitoli».
Incidendo in cuor suo la guida di Toda, Shin’ichi partì rinfrancato verso il settore Kawagoe. L’ufficio della ditta Daito si trovava a Ichigaya, da lì prese la metropolitana fino a Ikebukuro e poi con la linea Tobu-tojo si diresse verso Kawagoe. Subito dopo la stazione di Narimasu si entrava nella prefettura di Saitama. Stava scendendo la notte e dai finestrini del treno si intravedevano le risaie. Shin’ichi recitava con il desiderio di impregnare quella terra col Daimoku e di “far emergere dalla grande Saitama numerosi Bodhisattva della Terra”.
Dalla stazione di Ikebukuro arrivò a quella di Kawagoe dopo cinquanta minuti. Situata sotto un castello, veniva chiamata anche la “piccola Edo” poiché aveva conosciuto un periodo di prosperità e vi si poteva assaporare un’atmosfera di calma e tranquillità. Il luogo della lezione era una casa distante pochi minuti dalla stazione.
Poco prima delle sette di sera Shin’ichi entrò nella casa salutando in modo vivace. Nonostante fossero presenti otto, nove persone, solo una rispose a bassa voce: «Buonasera», mentre gli altri osservarono Shin’ichi con sguardo interrogativo. La maggior parte di loro non lo conosceva e, poiché era così giovane, non immaginavano che potesse essere la persona incaricata di tenere la lezione. Quando iniziò a guidare con voce sonora tre Daimoku colmi di convinzione, tutti si sentirono rinvigoriti e si sedettero in posizione eretta.
Il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen scrive: «Il luogo di battaglia è qui. È qui che bisogna combattere. Io sono fermamente deciso a vincere qui!».

[49] Arrivò l’ora della lezione. Shin’ichi iniziò presentandosi: «Mi chiamo Shin’ichi Yamamoto e mi è stato chiesto di fare le veci del maestro Toda nel tenere alcune lezioni di Gosho presso il settore Kawagoe. Sono anche deciso a trasmettervi il nobile spirito del maestro Toda che mentre guida il movimento di kosen-rufu, vive le parole del Gosho con la sua vita. Per quanto riguarda questa serie di lezioni, il maestro Toda ha voluto preparare degli attestati di partecipazione per tutti voi. Sono giovane e ho poca esperienza ma sono deciso, attraverso lo studio del Buddismo, a costruire insieme a voi le fondamenta di un grandioso sviluppo del settore Kawagoe»; poi si inchinò profondamente.
«Terrò questa lezione estraendo i punti fondamentali, anche a causa del poco tempo. Inoltre, terminata la lezione, se ci sarà ancora tempo a disposizione, sono disponibile a rispondere alle vostre domande».
Era il periodo antecedente la pubblicazione della raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin a cura della Soka Gakkai, e perciò il materiale di studio era costituito da quel che era stato pubblicato sulla rivista Daibyakurenge. Tuttavia alcuni Gosho erano stati pubblicati mesi addietro e quindi alcuni non avevano con sé il materiale. Nonostante i partecipanti alle lezioni fossero stati selezionati, la maggior parte non era in grado di leggere correttamente tutto il testo e spesso si bloccava durante la lettura. Quando Shin’ichi provò a domandare il significato di alcuni termini utilizzati, dalle risposte comprese che avevano una scarsa conoscenza delle basi del Buddismo e non percepì in loro nessun desiderio di dedicarsi alla propagazione. La maggioranza delle persone era entrata a far parte della Gakkai semplicemente perché aveva sentito dire che “recitando Daimoku si ottengono benefici”.
Tutti stavano lottando a causa di problemi economici e di salute. La maggior parte di loro, piuttosto che vivere per un grande ideale, era concentrata su come assicurarsi la sua razione quotidiana di riso.
La Soka Gakkai è un’organizzazione che mira a realizzare il grande ideale di kosen-rufu grazie alle persone comuni che combattono risolutamente nella vita reale. Nell’aver messo le sue radici in mezzo alla gente si trova la sua forza.
(continua)

(traduzione di Tamiko Kaneda – ha collaborato Tadashi Nitaguchi)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata