L’energia scaturita anche da una sola esperienza vissuta in prima persona può offrire coraggio e convinzione nel cuore degli amici. A sua volta questo gesto che crea gioia invoglia a ricercare nuove esperienze e contribuisce allo sviluppo del movimento di kosen-rufu
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[16] Gli esami di Buddismo vengono organizzati per far sì che ogni persona possa continuare ad avanzare con vigore, approfondire la fede e stimolare la crescita personale attraverso lo studio. I responsabili hanno l’importante compito di valorizzare in modo efficace queste occasioni per promuovere un ulteriore progresso di kosen-rufu.
Ciò significa sostenere con tutte le energie i membri più giovani nella fede affinché possano crescere come persone di valore, lodare e incoraggiare coloro che superano gli esami, così che possano fare un ulteriore balzo in avanti, e svilupparsi ancora di più. Se i responsabili anziani nella fede si rallegrano dei loro successi come se fossero i propri e li incoraggiano, quanto entusiasmo riusciranno ancora a far emergere dai più giovani nella fede! Al contrario, se non li lodano e non li incoraggiano ma li ignorano, in realtà non stanno utilizzando questa occasione per permettere loro di spiccare il volo. Ciò non riguarda soltanto gli esami di Buddismo, ma vale anche per coloro che sono entrati a far parte di un “gruppo di formazione di persone di valore” o per coloro che hanno ricevuto un riconoscimento dalla Gakkai.
Allo stesso tempo è ancor più importante incoraggiare quelli che sono stati bocciati agli esami, o non sono riusciti a entrare in alcun “gruppo di formazione di persone di valore” oppure, nonostante i risultati, non hanno ricevuto alcun tipo di riconoscimento dalla Gakkai.
Ci sono casi in cui una organizzazione, nel portare avanti qualcosa, deve necessariamente operare una selezione in base a determinati criteri. L’importante è che i responsabili non dimentichino assolutamente di preoccuparsi di chi è rimasto escluso dalla selezione e agiscano velocemente per incoraggiarli.
Se i responsabili dovessero trascurare ciò, si finirebbe per procedere solo in base a criteri organizzativi, presto verrebbe a mancare il senso di umanità e l’organizzazione finirebbe per cadere nella fredda burocrazia.
Shin’ichi Yamamoto, consapevole di questo, volle parlarne con la decisione assoluta che ciò non accadesse: «Desidero congratularmi di cuore con tutti i responsabili che hanno superato l’esame di Buddismo, ma desidero ribadire che se ci si limita a superare l’esame, si rimane a un livello teorico. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è un insegnamento concreto, pertanto va messo in pratica. Possiamo ottenere l’Illuminazione solo sforzandoci fino in fondo per kosen-rufu, con tutte le forze, giorno dopo giorno e mese dopo mese. Noi miriamo a diventare persone dotate allo stesso tempo di “fede e comprensione” ma, per favore, siate consapevoli che le persone che coltivano la fede anche “senza comprensione” sono di gran lunga più preziose e nobili di coloro che coltivano la “comprensione senza la fede”».
[17] Poiché la riunione dei responsabili di capitolo dell’area 2 di Tokyo era una riunione di lancio, Shin’ichi Yamamoto iniziò a parlare del comportamento dei responsabili: «In base al principio di esho funi (non dualità di vita e ambiente) il capitolo è la proiezione della condizione vitale dei responsabili di capitolo delle Divisioni uomini e donne. Il nostro stato vitale pulsa così com’è nell’organizzazione e si riflette in essa. In altre parole, se la nostra condizione vitale è gioiosa e piena di coraggio, allora anche gli altri si sentiranno rinvigoriti e l’attività sarà permeata di energia e passione. Ma se i responsabili non sentono gioia né ispirazione, anche negli altri si spegnerà la gioia e tutti perderanno poco a poco l’entusiasmo e la voglia di fare. Se una campana riverbera un potente suono, in tanti ne verranno influenzati. Lo sviluppo del capitolo dipende dalla determinazione (ichinen) dei responsabili delle Divisioni uomini e donne, perciò è anche importante che diventino persone apprezzate dagli altri.
«Il requisito fondamentale per realizzare questo, in poche parole, è la sincerità. Cosa è necessario per essere sinceri? Oggi desidero parlare di due punti. Innanzitutto bisogna continuare a impegnarsi affinché tutti possano sviluppare i loro lati positivi. Se si decide di valorizzare sempre il lato positivo degli altri, si diventa capaci di vedere i loro pregi e il loro splendore. In questo modo nasce anche un sentimento di rispetto e si riescono a esprimere parole di lode e incoraggiamento. Il desiderio sincero dei responsabili che pregano per sostenere e far crescere i successori arriva al loro cuore.
«Il secondo punto è mantenere assolutamente le promesse. In quanto esseri umani questo è sottinteso ma, quando si ha una responsabilità e gli impegni aumentano, può capitare di pensare: “Questa volta non sono riuscito a mantenere l’impegno preso, ma non potevo fare altrimenti”. È un errore pensare così. Certamente ci sono dei casi in cui non possiamo in alcun modo mantenere le nostre promesse, a causa di impedimenti vari. In queste situazioni cosa bisogna fare? È necessario prodigarsi e prendersi cura della persona coinvolta in modo che si senta considerata e possa dire: “Si è preso cura di me fino a questo punto!”».
[18] Albert Einstein affermava: «La fiducia richiama fiducia. Senza di essa è impossibile ottenere una fruttuosa collaborazione». Anche quando si parla di un’organizzazione, si tratta sempre di legami tra esseri umani, di legami basati sulla fiducia. Essere sinceri alimenta tale fiducia. Shin’ichi Yamamoto volle parlare della tradizione della Gakkai di guidare nella fede saltando un livello di responsabilità.
«Nell’epoca pionieristica il maestro Toda, a proposito dell’organizzazione, parlava di “guidare nella fede saltando un livello”. A quel tempo i livelli dell’organizzazione erano suddivisi in capitolo, settore, gruppo e nucleo, e la sua indicazione era che il responsabile di capitolo guidasse nella fede i responsabili di gruppo, il responsabile di settore quelli di nucleo e il responsabile di nucleo tutti i membri del nucleo. È ovvio che i responsabili di ogni livello devono offrire consigli nella fede e incoraggiamenti rivolgendosi a tutti. Ma il criterio di “guidare nella fede saltando un livello” è importante per sviluppare l’organizzazione facendo crescere e rafforzando in particolare i responsabili che avranno un ruolo chiave nell’attività.
«Per fare degli esempi, nella Divisione uomini di Tokyo i responsabili di zona (territorio) si occuperanno dei responsabili di capitolo; i responsabili di centro (hombu) dei responsabili di grande nucleo (settore); quelli di capitolo dei responsabili di nucleo (gruppo) e, assumendosi questo compito, si sforzeranno di guidarli nella fede e di farli crescere fino a farli diventare persone eccellenti. Prego i responsabili di settore di prendersi cura di ogni singolo membro, incoraggiarlo e stare a contatto diretto con lui, sia insieme ai responsabili di altri livelli che stanno facendo attività in quel settore sia insieme a quelli di gruppo. Queste sono regole generali, ma è bene essere flessibili. Ai giorni nostri, in ogni organizzazione ci sono numerosi membri anziani nella fede ricchi di esperienza, perciò dobbiamo utilizzare al massimo le loro capacità per far crescere nuovi leader. Comunque sia, è importante chiarire chi si assume la responsabilità di guidare nella fede, di far crescere un successore e quale; dobbiamo far sì che tutti vengano incoraggiati e ricevano consigli nella fede e che nessuno venga trascurato».
Shin’ichi raccomandò alle Divisioni giovani uomini e giovani donne di mantenersi sempre direttamente collegati con la sede centrale della Soka Gakkai e di dare priorità allo sviluppo delle peculiarità della Divisione giovani promuovendo le attività in unità con le altre Divisioni; questo per formare nuove generazioni di persone di valore, manifestare la capacità tipica dei giovani di agire con prontezza in risposta alle diverse situazioni e approfondire lo spirito di proteggere il Buddismo.
[19] Il capitolo è un livello importante per lo sviluppo dell’attività per kosen-rufu, per questo il compito dei responsabili uomini e donne di tale livello non è semplice. Anche Shin’ichi Yamamoto, da giovane, era stato nominato vice responsabile di capitolo e si era dedicato con forza ai consigli nella fede e alle riunioni di discussione, perciò capiva bene le difficoltà avendole provate sulla sua pelle. Ma la pratica per ottenere l’Illuminazione in questa esistenza non può essere una cosa semplice. Perciò Shin’ichi disse: «Immagino che nelle vostre zone ci siano persone che non fanno che lamentarsi. Ci sarà chi, dopo essersi convertito, ha iniziato a provare sentimenti di antipatia verso la Gakkai, e chi difficilmente comprende la vostra sincerità. Ci saranno persone che subiscono angherie dal vicinato o dai familiari e che si sentono sole. Credo di comprendere bene tutti voi che vi state impegnando nel guidare il movimento di kosen-rufu col desiderio di costruire la “capitale della repubblica umana” del Buddismo. Senza pensare ad alcun tornaconto, utilizzando il vostro tempo prezioso senza lesinare la vita, lottate in modo ammirevole, fino in fondo. Questo è lo stesso tipo di duro lavoro svolto dal Budda “indicando e aprendo la strada per far entrare tutti nella via dell’Illuminazione”, e voi lo state portando avanti facendo le veci del Budda. Questa vostra pratica è degna di rispetto: è uno sforzo nobile che non potreste fare se non foste gli inviati del Budda e i diretti discepoli di Nichiren Daishonin. Quindi, non è possibile che i Budda e i bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni non vi proteggano. Non è possibile che non otteniate la Buddità in questa esistenza. Altrimenti, dove si troverebbe la vera pratica del Buddismo del Daishonin? Sono certo che qui risuona il canto di vittoria nella vita dei veri discepoli di Nichiren, illuminata dal sole dell’inizio dell’anno e colma di grandiosa fortuna».
I partecipanti, avvertendo la sua profonda convinzione, provarono una grande gioia e rinnovarono la loro decisione di lottare per la Legge. Shin’ichi compose una poesia in conclusione del suo discorso: «La spada della compassione / la sciabola del sovrano / impetuoso balzo avanti del leone».
[20] In ogni territorio e prefettura si svolsero le riunioni di lancio per i responsabili di capitolo e a seguire quelle di lancio di ogni capitolo, per far partire al meglio il sistema dei capitoli nel secondo atto di kosen-rufu. Il primo febbraio Shin’ichi Yamamoto tenne una riunione con il clero a Mukojima, presso il tempio locale nel quartiere Sumida, e al ritorno volle visitare la zona dove a fine marzo sarebbe stato realizzato il Centro culturale di Arakawa, a Machiya. Arakawa era un luogo pieno di ricordi per Shin’ichi: nell’agosto del 1957 vi era stato nominato responsabile delle guide del nucleo e aveva condotto le attività nel periodo estivo. Lungo il viale adesso si ergevano imponenti edifici e il panorama era cambiato da allora, ma c’erano ancora i vecchi palazzi e guardando fuori dal finestrino dell’automobile venne preso da molti ricordi.
Il Centro culturale di Arakawa era bianco e si poteva già apprezzarne la maestosità.
«Sarà un magnifico Centro culturale. È il “castello della gente comune” nel quartiere della gente», disse Shin’ichi osservando l’edificio. Un responsabile che lo accompagnava rispose: «I membri di Arakawa hanno dichiarato che desiderano inaugurare il Centro culturale con “un grande risultato nella propagazione” e si stanno impegnando con tutte le loro forze nel promuovere dialoghi sul Buddismo».
«Ne sono felice. Un nuovo Centro culturale si completa in quanto “castello di kosen-rufu” solo dopo che c’è stata la costruzione del “castello della fede”, del “castello del coraggio” e del “castello della vittoria”. Senza la vittoria di ogni individuo non ci può essere la vittoria della Gakkai. I nostri Centri culturali non sono palazzi reali, sono roccaforti del movimento di kosen-rufu. E se le roccaforti esistono per combattere, la vittoria ottenuta in battaglia è il modo migliore per inaugurarle. È mio augurio che i compagni di fede di Arakawa facciano risuonare l’inno vittorioso della gente comune. Questa è la terra delle persone che hanno lottato con me, dove ho costruito un modello di kosen-rufu infondendovi la mia anima».
Un responsabile che accompagnava Shin’ichi domandò: «Sensei, nell’estate del 1957 lei è stato nominato responsabile delle guide del nucleo di Arakawa, e in una sola settimana oltre duecento famiglie si sono convertite. Qual è stata la forza motrice?».
[21] Shin’ichi rispose: «L’ichinen di far diventare tutti assolutamente felici. All’epoca c’era chi era povero, chi aveva perso il lavoro, chi era malato o soffriva per motivi familiari, insomma tutti erano sofferenti e schiacciati dal proprio karma. Ma per vincere e trasformare il karma l’unica strada è risvegliarsi alla consapevolezza di essere Bodhisattva della Terra e dare avvio alla lotta per kosen-rufu. Questo è quello che ho affermato incontrandomi con ogni compagno di fede. Tutti, nonostante il poco tempo disponibile, pregarono con tutto il loro essere affinché attraverso questa lotta potessero realizzare la propagazione e dimostrare che si possono superare le sofferenze. Con coraggio affrontarono ogni cosa e lottarono con tutte le forze. Non era una lotta portata avanti perché qualcun altro lo aveva detto: essa derivava dal mettere in pratica lo spirito combattivo che era emerso dalla loro stessa vita. Questa è la fede e l’attività per diventare felici. Tutto serve per il proprio bene, e ciò conduce in modo naturale alla costruzione di una società prospera. Sia durante quell’attività che in seguito, ricevetti molti resoconti di membri che erano riusciti a superare le loro sofferenze e a ottenere benefici. I responsabili non devono mai dimenticare che anche se si parla di vittorie della Gakkai, in realtà si tratta di vittorie solo se i compagni di fede riescono ad approfondire la loro convinzione nel Buddismo e a provare gioia e felicità».
I responsabili che lo accompagnavano si resero conto dell’importanza di questo concetto che avevano dimenticato.
«La motivazione principale per cui sono riuscito a dedicare tutte le mie forze ad Arakawa è perché ero deciso a mostrare al maestro Toda la prova concreta della propagazione, per potergli dire: “Non si preoccupi, anche quando lei non ci sarà più, la realizzazione di kosen-rufu si concretizzerà sicuramente”».
Shin’ichi, rievocando dentro di sé i sentimenti di quel periodo, volse lo sguardo lontano. Poi, con calma, come se stesse riavvolgendo il filo dei suoi pensieri disse: «Quell’anno le preoccupazioni nel cuore di Toda si accavallarono per gli incidenti di Yubari e di Osaka, e il suo fisico ebbe un crollo. A giugno la Gakkai aveva raggiunto circa seicentomila membri e si iniziava a intravedere la vetta della realizzazione di settecentocinquantamila famiglie».
[22] Continuando il suo giro nei dintorni del Centro culturale di Arakawa, Shin’ichi Yamamoto proseguì il suo discorso: «La realizzazione di settecentocinquantamila famiglie rappresentava la lotta che avrebbe portato al compimento della vita del maestro Toda. Il mio desiderio era di fare qualsiasi cosa pur di realizzare questo obiettivo entro il 1957 e tranquillizzare il mio maestro. Pensai di diventare io la forza motrice di tutto ciò. Allo stesso tempo questo sarebbe stato di esempio per il futuro, mostrando come espandere il movimento di kosen-rufu. La lotta del maestro per portare a compimento il suo lavoro consiste nell’assicurare una grande crescita del discepolo. In altre parole sta al discepolo riuscire a dimostrare la prova concreta, tanto da poter dire a testa alta al proprio maestro: “Sensei! Questa è la mia vittoria!”. Questa è la non dualità di maestro e discepolo. Io sono riuscito a far emergere tutta la forza, il coraggio e la saggezza necessari perché in cuor mio avevo preso questa salda decisione. Quando un discepolo pieno di ardore prende l’iniziativa con il desidero di “rispondere alle aspettative del maestro di kosen-rufu“, la condizione vitale di re leone posseduta dal maestro inizia a pulsare nella sua vita. In altri termini, quando ci risvegliamo alla consapevolezza della non dualità di maestro e discepolo, dentro di noi inizia a pulsare la vita che esiste fin dal remoto passato per realizzare la grande missione di kosen-rufu insieme al maestro. Da ciò scaturisce la massima forza».
Oltre i tetti delle case si poteva scorgere il Centro culturale di Arakawa. Shin’ichi, osservando emozionato le pareti bianche del Centro, disse: «Il quartiere di Arakawa è pieno di umanità, è ricco del calore del cuore della gente, ma in questi ultimi anni sembra che via via stia perdendo queste qualità. Le strade e l’aspetto esteriore vengono migliorati, ma senza umanità e calore diverrà un quartiere monotono e arido. Per questa ragione i membri della Gakkai, creando legami tra una persona e l’altra, dovrebbero infondere un’umanità calorosa. Questo rappresenta kosen-rufu nel proprio quartiere. Desidero visitare il Centro culturale di Arakawa non appena sarà completato. Non vedo l’ora».
Dicendo questo, scrisse una breve poesia sul quaderno degli appunti: «In quella strada, / in questa via, / la nostra storia / il castello di Arakawa / riecheggia di grida di vittoria».
[23] Il filosofo americano Henry Thoreau affermò: «Nella battaglia tra bene e male, non c’è neanche un attimo di tregua». Le attività per kosen-rufu sono una lotta impetuosa tra l’armata del Budda e quella del demone. Una volta iniziata la battaglia, se si è negligenti o si lasciano le cose a metà, si permette al male di avere la meglio; in questo caso ciò che ci attende è la sconfitta. Per questo motivo non resta che continuare a lottare con tutte le proprie forze. Anche nel mese di febbraio Shin’ichi continuò a impegnarsi senza sosta per far sì che il sistema dei capitoli del secondo atto di kosen-rufu decollasse.
Convinto che i responsabili anziani nella fede che avevano portato avanti il movimento nell’era pionieristica avrebbero giocato un ruolo chiave nel determinare la vittoria o la sconfitta, Shin’ichi partecipò alle riunioni per i responsabili di capitolo superando numerose difficoltà.
Il 9 febbraio partecipò alla prima riunione del “gruppo Adachi”, di cui facevano parte alcuni rappresentanti dell’epoca pionieristica. Quando, nel mese di aprile del 1951, erano stati fondati i primi dodici capitoli, in base al numero delle nuove famiglie aderenti e ai risultati ottenuti erano stati suddivisi in tre categorie: A, B e C. All’epoca il capitolo di Adachi rientrava nella categoria B e alla fine di dicembre di quell’anno contava cinquecento famiglie praticanti. Invece il capitolo Koiwa, che rientrava nella categoria A, contava oltre mille famiglie. Tuttavia il capitolo Adachi riuscì a rafforzarsi grazie al costante sforzo nella propagazione e, dopo un anno e mezzo, nel giugno del 1953 superò le quattromiladuecento famiglie sviluppandosi enormemente e nel marzo del 1957 ottenne la palma della vittoria come “numero uno in tutto il Giappone per la propagazione”.
I primi responsabili del capitolo a scrivere la storia gloriosa di Adachi erano stati i coniugi Hideyoshi e Tae Fujikawa. In passato Hideyoshi gestiva un’azienda di taxi ma, con la sconfitta in guerra e le difficoltà ad assicurarsi il carburante, aveva deciso di cambiare e di intraprendere un nuovo lavoro nel campo della saldatura. Poco dopo gli arrivò la lettera di chiamata alle armi. Per poter mantenere i genitori anziani, Tae dovette prendere in mano l’azienda del marito. Ebbe un solo giorno di tempo per imparare il funzionamento degli impianti e le modalità di saldatura.
[24] Tae, fra lacrime e sudore, continuò a svolgere il lavoro di saldatura a cui non era abituata. Era una casalinga senza nessuna formazione specifica che portava avanti un lavoro a conduzione familiare. Non furono poche le volte che si vide tornare indietro i suoi prodotti. Si sentiva sola e arrivò a perdere la fiducia nella vita. In quel periodo le parlarono del Buddismo ed entrò a far parte della Soka Kyoiku Gakkai.
Era il mese di settembre del 1942, l’epoca del primo presidente Tsunesaburo Makiguchi. Iniziando a praticare attivò la protezione dall’ambiente circostante sperimentando su di sé il beneficio derivante dalla fede; anche il lavoro cominciò a svilupparsi sempre di più.
Tae incontrò il presidente Makiguchi per la prima volta a una riunione che si svolgeva a casa sua a Mejiro, nel quartiere di Toshima. Quando egli venne a sapere che suo marito era al fronte, guardandola con occhi pieni di compassione le disse: «Mi raccomando, ogni giorno scriva una lettera a suo marito. La felicità di ricevere delle lettere al fronte non ha prezzo. Se come moglie si impegna a comunicare con lui con il cuore, questo sarà una forma di shakubuku».
Le spiegò che il Buddismo è la legge della vita e che si manifesta nel modo di vivere e di comportarsi. Tae mise in pratica la guida di Makiguchi. Nella prima lettera rivolta al marito scrisse: «Ti prego di recitare tre volte Nam-myoho-renge-kyo. Allora non incontrerai né malattia né disgrazia». Il marito Hideyoshi gradualmente cominciò a recitare Daimoku al fronte, fino a farlo con costanza. Tae gli scriveva tutti i giorni.
Un giorno Makiguchi, leggendo il Gosho, esortò Tae a prendere una determinazione: «Quando una persona pratica l’insegnamento corretto, gli ostacoli emergono immancabilmente facendo a gara per interferire. Ciò è la prova della correttezza di questa fede. In quel momento ricordati che non devi avere paura, né indietreggiare di un solo passo. Si può conseguire l’Illuminazione solo superando le difficoltà».
E infatti, dopo neanche un anno, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, che allora era il direttore generale, vennero arrestati insieme ad altri responsabili a causa della pressione del governo militarista.
[25] Tae, che aveva sentito spiegare direttamente da Tsunesaburo Makiguchi che “sicuramente le persecuzioni avrebbero fatto a gara per interferire”, quando questi venne arrestato pensò: «Sta accadendo proprio come aveva predetto il maestro». E così, rafforzando la sua convinzione nel Buddismo, continuò a recitare Daimoku con impegno e ad approfondire la fede. La sua capacità lavorativa migliorò sempre di più, riuscendo anche a mettere da parte del denaro. Nell’agosto del 1947, alla fine della guerra, quando suo marito rientrò dal fronte, divenne membro della Soka Gakkai. Egli approfondì la fede in modo sincero, con tutto il cuore. Aveva sperimentato il potere del Buddismo grazie al fatto di essere tornato vivo dal fronte.
La casa dei Fujikawa ad Adachi divenne un luogo di riunione; essi andavano spesso da Toda che si impegnò nel far crescere Fujikawa con compassione: «Vuoi sapere come si danno i consigli nella fede e come si fa shakubuku? Stai vicino a me e impara. La fede si acquisisce e si assimila mettendola in pratica».
Fujikawa seguì le parole del maestro. Se veniva a sapere che Toda avrebbe partecipato a uno zadankai a Kamata, vi si recava anche a costo di pedalare per tre ore. Non solo, accompagnava anche degli ospiti. Se veniva a sapere che Toda si sarebbe recato a Sendai, ci andava. Erano cose improvvise e Tae impegnava i suoi kimono al banco dei pegni per racimolare la somma necessaria per il viaggio. Tae con un sorriso salutò il marito dicendogli: «Se non dovessero bastarti i soldi per il biglietto di ritorno, torna a piedi». Andò a trovare anche i compagni di fede e dato che avrebbe consumato subito la suola delle scarpe, indossò sandali di paglia.
Fujikawa, proprio come faceva Toda con lui, si impegnò nel dare consigli nella fede e nella propagazione portando con sé i successori e insegnando loro le basi dell’attività attraverso il suo comportamento. Il primo passo per far crescere persone di valore è agire insieme e, attraverso quest’azione, trasmettere lo spirito della Gakkai e il modo corretto di portare avanti l’attività.
Nel 1951 venne nominato il responsabile di capitolo “Sandali di paglia”.
I coniugi Fujikawa vissero dedicandosi esclusivamente a kosen-rufu senza dubbi né esitazioni: provavano un senso di infinito onore nel poter vivere in questo modo, era il loro punto di orgoglio. Questo era lo spirito dei responsabili di capitolo uomini e donne nel periodo pionieristico.
[26] Un giorno, mentre si trovavano presso la sede della Gakkai a Nishi-kanda, vedendo che Hideyoshi Fujikawa, da poco nominato responsabile del capitolo Adachi, aveva i capelli cortissimi, Shin’ichi gli domandò: «Signor Fujikawa, come mai porta sempre i capelli così corti?».
«Nel fare i lavori di saldatura è più comodo avere i capelli corti; anche il mio defunto padre mi disse: “Finché sei un apprendista, non farti crescere i capelli”».
«Ma com’è possibile che lei si consideri un apprendista?».
«Il capitolo Adachi di cui sono responsabile rientra nella categoria B. Devo assolutamente farlo diventare un grande capitolo, in modo che rientri nella categoria A, come Koiwa e Kamata. Fino a quel giorno io mi considererò un dilettante. Quando il capitolo Adachi sarà un grande capitolo, allora mi farò crescere i capelli come tutti voi».
Sicuramente sentiva una grande responsabilità per l’organizzazione che gli era stata affidata. Quando il capitolo Adachi divenne un grande capitolo, Fujikawa iniziò a farsi crescere i capelli. Shin’ichi visitò per la prima volta la sua casa nella primavera del 1955. Nella parte frontale c’era l’insegna “Impianti industriali Fujikawa” e tutt’intorno si estendevano le risaie. La sua casa, centro delle attività del capitolo, era frequentata da numerosi giovani: c’erano studenti dell’Università di Tokyo e tanti altri giovani che si riunivano pieni di allegria.
Fujikawa disse a Shin’ichi: «Se non si fanno crescere i giovani non ci sarà futuro per la Gakkai. Io mi relaziono con i giovani come se fossero tutti figli del maestro Toda. Hanno affidato a me questi tesori, perciò li tratto con la massima cura e attenzione. Sono pronto a fare qualsiasi cosa per i giovani. Se dovesse accadere loro qualcosa, sono pronto a dare la mia vita per proteggerli».
È con questo tipo di determinazione che i giovani possono crescere.
In quanto responsabile dei giovani, Shin’ichi era grato a Fujikawa per il suo atteggiamento e, felice, gli strinse la mano con energia.
[27] Alla prima riunione del “gruppo Adachi” erano presenti, in ottima forma, anche i coniugi Fujikawa. Shin’ichi, guardando con familiarità i presenti, disse: «Ognuno di voi è un “tesoro della Gakkai” che è potuto crescere grazie all’allenamento di Toda. Oggi desidero chiedere a tutti voi di far crescere persone di valore che possano prendere il vostro posto, così come voi siete stati cresciuti dal maestro Toda. Le persone di valore non appaiono in un giorno o in una notte. È necessario tempo e sforzo, ma senza far crescere persone di questo tipo non si potrà aprire la strada di kosen-rufu nell’infinito futuro e non si potrà realizzare questa nobile impresa. Desidero che ognuno di voi, attraverso il proprio esempio, trasmetta ai responsabili di capitolo e a quelli di grande nucleo (settore) come far crescere e come devono essere le persone di valore.
«Anche il modo di fare shakubuku e di dare consigli nella fede sono cose che si assimilano facendo attività al fianco di responsabili anziani nella fede. In questo tipo di attività, veniamo a nostra volta ispirati nella fede. Se questa tradizione andasse perduta, allora l’autentico flusso della crescita di persone di valore verrebbe interrotto. Sia nella propagazione che nei consigli nella fede, una persona non impara a mettere la teoria in pratica solamente comprendendo con la testa e assimilando a memoria un metodo. Piuttosto, si impara attraverso l’attività concreta, incidendo questi concetti nella vita. È mio desiderio che voi tutti, responsabili anziani nella fede, vi muoviate sempre al fianco dei membri giovani nella fede e trasmettiate loro, fino alla fine, lo spirito combattivo e la pratica».
Poi Shin’ichi volle ricordare il rimpianto espresso da Josei Toda, nel momento in cui venne nominato secondo presidente, riguardo ai compagni di fede che avevano iniziato a praticare prima della guerra ma che non erano riusciti a lottare insieme a lui, e alla fine “non erano riusciti a superare la loro esitazione”.
«Nel portare avanti il movimento di kosen-rufu ci sono dei “momenti” decisivi. Senza mai lasciarsi sfuggire neppure uno di questi “momenti”, e impegnandosi con tutte le forze nella pratica buddista, è possibile realizzare la propria missione e ottenere l’Illuminazione in questa esistenza. Adesso la Gakkai, che ha fondato il “sistema dei capitoli” nel secondo atto di kosen-rufu, sta accogliendo il “momento” di aprire il flusso del nostro movimento per l’eterno futuro. Ora è l’”alba”, è il momento di alzarci tutti con grande energia!».
[28] Shin’ichi mise ancora più forza nelle sue parole: «Nel portare avanti la fede, la cosa importante è osservare il principio di gentonise (focalizzarsi sul presente, mirando al futuro). Gen indica il “presente”, la “vita attuale”, to indica il “futuro” e la “prossima vita”. È importante non rimanere legati al passato, ma far tesoro del presente e vivere mirando al futuro: questo è il modo di vivere di un buddista. Invece di provare orgoglio per i risultati passati o rimanere inebriati dalle glorie trascorse, è importante domandarsi: “Cosa sto facendo adesso per il futuro?”. La fede deve progredire sempre. Anche la vita va osservata nel suo insieme, noi abbiamo scelto questa esistenza dal remoto passato per realizzare la nostra missione. Perciò esorto tutti noi a condurre vite vittoriose, in modo da poter affermare a noi stessi di aver vissuto fino alla fine per kosen-rufu, che è la nostra missione!». In risposta risuonò un coro di «Sì!» colmo di determinazione.
Shin’ichi disse con ancor più energia: «La fede non è un’idea astratta. Come afferma il Sutra del Loto, che spiega il “vero aspetto di tutti i fenomeni”, il vero aspetto della Legge mistica si manifesta in tutti i fenomeni, cioè in ogni fenomeno reale della società. Il punto è che cosa abbiamo fatto e che cosa stiamo per fare nella realtà. Il maestro Toda affermava che la Soka Gakkai è l’organizzazione direttamente collegata al volere del Budda. Infatti la Gakkai, proprio come aveva affermato Nichiren Daishonin, ha trasmesso il Buddismo in tutto il Giappone, lo ha propagato in tutto il mondo e milioni di persone l’hanno abbracciato. Numerosi compagni di fede hanno ricevuto grandi benefici, hanno superato l’infelicità e ora vivono esistenze gioiose. Sono convinto che questa sia la prova concreta che la Soka Gakkai ha messo in pratica correttamente il Buddismo, è la prova assoluta che la nostra pratica è in accordo con l’intento originale del Daishonin. La vita è limitata. Vi prego di continuare a mostrare la prova concreta in quanto Bodhisattva della Terra, in modo da poter affermare di aver trasmesso a tante persone il Buddismo e la strada per diventare felici, e di sostenere i capitoli. Il punto è cosa farete in quanto singoli esseri umani e coraggiosi pionieri, che tipo di storia lascerete ai posteri».
[29] Il 18 febbraio si tenne la riunione dei responsabili di centro, in preparazione dell’arrivo della primavera, presso il Centro culturale di Adachi. Era trascorso un mese dall’avvio del “sistema dei capitoli”. In ogni zona si svolsero le riunioni per responsabili di capitolo con le nuove nomine e di seguito si tennero le riunioni di lancio di ogni nuovo capitolo. Questa riunione dei responsabili di centro era la prima che si svolgeva da quando era partito il nuovo sistema dei capitoli, perciò i partecipanti che si stavano dedicando alla costruzione dei capitoli erano al culmine della gioia. Il punto focale della riunione furono i resoconti delle attività a cura dei responsabili di capitolo delle Divisioni uomini e donne. Fra questi, quello che entusiasmò tutti i presenti fu il resoconto della signora Fumi Nishinomine, responsabile del capitolo Mukaihara, del quartiere Meguro.
Insieme al marito gestiva un negozio di cestini da pranzo ed era addetta alla preparazione dei cibi. Durante i giorni feriali si alzava alle cinque del mattino, faceva Daimoku e Gongyo e poi iniziava a preparare le varie pietanze. Ma se gli ordini dei cestini erano numerosi, si alzava anche molto prima. Dopo aver preparato le pietanze, faceva colazione e preparava i tre figli per la scuola. A partire dalle nove, con l’arrivo dei dipendenti part-time, fino a oltre mezzogiorno, lavorava con loro. Dopo aver consumato velocemente il suo pranzo usciva per andare a fare attività. Dedicava tutte le sue energie a incoraggiare, dare consigli nella fede ai membri della Divisione donne e partecipare alle varie riunioni.
Alle tre del pomeriggio rientrava in negozio, lavava i contenitori, faceva le pulizie e iniziava a preparare la cena.
Poi, poco prima delle diciannove, usciva di nuovo per partecipare alle attività della Gakkai.
Ogni giornata era così piena di impegni da far girare la testa. Ma ogni volta Nishinomine rinnovava la sua determinazione che tutte le persone del capitolo diventassero felici.
La forza e la nobiltà della Soka Gakkai si trovano nel fatto che una persona, che si è risvegliata alla missione di kosen-rufu si dedica anima e corpo alla felicità degli amici nonostante i suoi problemi di salute o finanziari e nonostante i numerosi impegni quotidiani. Non si tratta di attività di assistenza portate avanti da persone di classe agiata che hanno a disposizione tempo e patrimoni: sono attività di “assistenza del cuore”, dove persone comuni e sconosciute condividono le sofferenze e si incoraggiano a vicenda.
[30] Fumi Nishinomine era nata nella prefettura di Fukui, sesta di sette figli. La sua famiglia era povera e così, finite le scuole medie, dovette iniziare a lavorare. Nel 1962 degli amici le presentarono Isao, che gestiva un ristorante di cucina cinese a Meguro, Tokyo, e si sposarono. All’epoca Isao, che era membro della Gakkai, incoraggiò la moglie a praticare il Buddismo. Lei decise di entrare a far parte della Gakkai, ma pur essendo incoraggiata dal marito, non si impegnò nella recitazione di Gongyo e Daimoku. In seguito decisero di chiudere il ristorante e di aprire un negozio di cestini da pranzo.
Il momento in cui Fumi si risvegliò alla pratica buddista fu quando, dopo cinque anni di matrimonio, diede alla luce un maschietto che a quattro mesi dalla nascita morì a causa di una polmonite. Il suo cuore era dilaniato, e sentì quanto fosse spesso il muro del suo karma.
In quel periodo furono i membri della Gakkai a essere gentili e calorosi con lei incoraggiandola con tutte le forze. «Se ti impegnerai nella pratica buddista e diventerai felice, questo sarà il più grande beneficio anche per il tuo bambino defunto. Sono convinta che anche il tuo bimbo ti stia dicendo: “Mamma coraggio!”». Queste parole penetrarono profondamente nel suo cuore. «È vero. Devo diventare forte. Voglio impegnarmi nella fede anche per mio figlio».
Fumi riuscì così a impegnarsi in prima linea nelle attività della Gakkai come membro della Divisione donne. Nel 1968, a causa dell’olio uscito da una padella, la fiamma di un fornello arrivò a toccare il soffitto, rischiando di far scoppiare un grosso incendio, ma grazie ai negozianti vicini che accorsero portando gli estintori, fu possibile domare le fiamme. Il fuoco venne spento prima ancora dell’arrivo dei vigili del fuoco e non fu necessario attivare gli idranti.
Fumi pensò: «Siamo stati protetti!». Da allora i due coniugi lavorarono facendo sempre molta attenzione alla fiamma dei fornelli, e con senso di gratitudine si impegnarono nell’instaurare buoni rapporti con i negozianti. Grazie a ciò, la fiducia nei loro confronti crebbe sempre più. Essi sperimentarono profondamente il principio della “trasformazione del veleno in medicina” e il beneficio derivante dal Buddismo. Finché si approfondisce la fede è possibile dare un senso sia agli incidenti che ai fallimenti. Per questo motivo chi pratica il Buddismo non si troverà mai a un punto morto. Per aprire un varco nel buio sono necessari l’ichinen e una pratica che fanno dire: “la preghiera al primo posto”, “nient’altro che kosen-rufu“.
[31] Quando Fumi, nel gennaio del 1978, venne nominata responsabile del capitolo Mukaihara, promise a se stessa: «Desidero prendermi cura di ogni persona e realizzare un capitolo felice» e: «Farò di tutto affinché le persone possano diventare felici; non mi lascerò fermare dalla fatica». Poi disse a tutti: «Per ricevere i benefici non c’è altra via che quella della preghiera e della propagazione». Anche nelle questioni che avrebbe potuto concludere con una telefonata si sforzava di andare a parlare con i diretti interessati perché attraverso queste azioni non solo riusciva a conoscere meglio le persone, ma poteva farsi conoscere meglio da loro e questo avrebbe accorciato le distanze e aumentato l’empatia. Sia la reciproca comprensione che l’amicizia e l’unità iniziano dall’incontro e dal dialogo diretto. Attraverso questi dialoghi sentì profondamente che “le esperienze riescono veramente a incoraggiare numerose persone e diventano la forza per risvegliare la fede”.
L’esperienza di Mariko Oyabu, responsabile di grande nucleo (settore) all’interno del capitolo Mukaihara, venne scelta per essere registrata nei dischi da distribuire alle riunione di discussione di gennaio e questo creò una grande emozione nel capitolo. Raccontava di essere riuscita a superare una a una le varie difficoltà della vita: dal difficile rapporto con la suocera convivente, alla malattia del figlio, alle difficoltà dell’azienda e al fatto che il marito, a causa della stanchezza accumulata, soffriva di pressione alta fino a svenire, ma alla fine era riuscita a realizzare una famiglia felice e armoniosa.
I membri del capitolo furono profondamente toccati dall’esperienza della loro compagna di fede e iniziarono a impegnarsi nella recitazione del Daimoku e nello shakubuku con allegria pensando: «Non c’è alcun dubbio che anch’io possa superare le mie difficoltà. Voglio poter raccontare la mia esperienza a testa alta!». Da lì scaturirono varie testimonianze, come quella di una donna il cui marito iniziò a praticare e quella di una persona che riuscì a riemergere dal fallimento degli affari. Una sola esperienza di benefici ricevuti riesce ad accendere il fuoco del coraggio e della convinzione nei cuori degli amici. Questo a sua volta fa nascere nuove esperienze, e infine tutta l’organizzazione viene pervasa dalla luce della felicità che deriva dai benefici. Questo porta allo sviluppo del movimento di kosen-rufu.
[32] Durante la riunione dei responsabili di centro, Fumi raccontò con entusiasmo le attività dell’ultimo mese. «Ogni volta che mi incontro con i membri del capitolo dico loro: “Qualsiasi cosa accada continuiamo a recitare Daimoku di fronte al Gohonzon. Accanto a ogni attività della Gakkai mettiamo l’obiettivo della risoluzione delle nostre sofferenze e dei nostri problemi, lottiamo e infine vinciamo».
In questo modo in tanti hanno sperimentato l’esperienza dei benefici derivanti dalla fede e, con questa gioia, i dialoghi sul Buddismo si stanno diffondendo a macchia d’olio. Io stessa in questo mese di febbraio sono riuscita ad accompagnare una persona a ricevere il Gohonzon e ne sono davvero felice!». Seguì un fragoroso applauso.
La miglior causa per la vittoria nelle attività sono i leader che prendono l’iniziativa. Solo seguendo l’esempio di persone di questo tipo, gli altri riescono ad avere lo stesso coraggio. Dice un proverbio: «Nessun soldato codardo sotto un generale coraggioso».
Con forza Fumi continuò: «Sono determinata a trasmettere questa gioia a tutti i membri, nessuno escluso, e a costruire un meraviglioso capitolo grazie al motto: “Prendersi cura degli altri e agire nel movimento”».
Ascoltando il suo resoconto, Shin’ichi era felice che i responsabili di capitolo avanzassero per kosen-rufu con la sua stessa determinazione di “fare di tutto per rendere felici le persone”. La strada della non dualità di maestro e discepolo non è quella di imitare il comportamento del maestro o di aspettare di essere guidati; non è vivere in modo passivo. Piuttosto inizia col fare proprio il cuore del maestro, alzarsi e prendere l’iniziativa col suo stesso ichinen. Sta anche nell’assumersi la completa responsabilità di kosen-rufu al suo posto. In altre parole si tratta di meditare profondamente sulle sue guide, di farle proprie, riuscendo così a innalzare i vessilli della vittoria per la felicità delle persone e per kosen-rufu. Shin’ichi desiderava che i responsabili uomini e donne di capitolo vincessero basandosi sulla non dualità di maestro e discepolo e prendendo l’iniziativa “come Shin’ichi Yamamoto”. Solo così sarà possibile aprire il brillante futuro di kosen-rufu.
[33] Infine arrivò il momento dell’intervento di Shin’ichi che iniziò a parlare della “fede basata sulla gratitudine”.
«Il secondo presidente Toda soleva affermare: “Coloro che nutrono sempre sentimenti di gratitudine verso il Gohonzon prospereranno sempre più e la loro fortuna continuerà ad accrescere, mentre chi si dimentica della gratitudine cancellerà la sua fortuna”. Da un cuore grato che ci fa dire: “Io sono stato protetto dalla fede, è merito del Gohonzon!”, nascono gioia, speranza e coraggio. Inoltre, la gratitudine arricchisce il cuore. Al contrario, se ci lamentiamo e siamo insoddisfatti rendiamo il nostro cuore misero. Mantenendo la gratitudine verso il Gohonzon e impegnandoci giorno dopo giorno nelle attività della Gakkai, riusciamo a realizzare la rivoluzione della nostra condizione vitale.
«Le azioni per ripagare il debito di gratitudine verso il Gohonzon e verso il Budda sono costituite dalle offerte. I vari tipi di offerta si distinguono in “offerta di beni”, come cibo e vestiti, e “offerta della Legge” cioè rispettare, lodare e pregare il Budda. La propagazione e gli incoraggiamenti rivolti ai compagni di fede rientrano nell’”offerta della Legge”. Mentre pratichiamo l’”offerta della Legge” con gioia e ci impegniamo nelle attività della Gakkai, anche se non ce ne accorgiamo, stiamo gradualmente accumulando fortuna e alla fine si manifesteranno grandi benefici. Questi sono i benefici invisibili. Attraverso questo percorso riusciamo a costruire nella nostra vita solide fondamenta e una condizione vitale di assoluta felicità».
Lo sviluppo di kosen-rufu dipende dal fatto che i compagni di fede riescano a prendere parte alle attività sprizzando gioia, a ritmo con il loro presidente Shin’ichi. Invece, senza gioia e con senso del dovere le persone non riuscirebbero a stimolare gli altri né ad accumulare benefici e fortuna. La cosa importante è risvegliare il desiderio di lottare con gioia e coraggio per kosen-rufu basandosi sullo spirito di gratitudine verso il Gohonzon, verso il maestro che ce l’ha fatto conoscere e verso la Gakkai. Chi nutre gratitudine è colmo di gioia. In più, una vita gioiosa diviene la linfa vitale della sfida, dello sviluppo, della vittoria e della felicità.
(continua)
(traduzione di Tamiko Kaneda – ha collaborato Tadashi Nitaguchi)