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Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:41

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    Di recente ho ritrovato dei vecchi diari, che mi hanno riportato alla memoria la continua sofferenza in cui mi dibattevo nei miei vent’anni, quando ancora non conoscevo il Buddismo ma sperimentavo in pieno gli effetti di un karma, che mi privava dell’empatia del mio ambiente. Come si può essere consapevoli del proprio potenziale se si incontrano solo indifferenza e disinteresse?
    Avevo imparato a rendermi accettabile e a comprarmi il favore degli altri rendendomi disponibile verso il mondo altrui ma negando il mio bisogno di ricevere, a mia volta, interesse. Ovviamente questo mancato riconoscimento dei miei bisogni nasceva in famiglia, dove le mie richieste di attenzione suscitavano solo fastidio.
    Ho iniziato a frequentare la Soka Gakkai a trentuno anni, avendo contattato una praticante, e nelle parole di Daisaku Ikeda leggevo una promessa che mi riempiva il cuore di speranza: nel Buddismo tutti vengono valorizzati e sostenuti! La mia tendenza vitale si continuava a manifestare implacabilmente e ben presto mi ritrovai al punto che nemmeno in questo ambiente mi sentivo ben accetta. Però volevo credere alla promessa di sensei e approfondivo lo studio, soprattutto per quanto riguarda il karma, e così dovetti “accettare” il fatto che le cause le stavo mettendo io: questa fu la cosa più difficile perché mi sentivo vittima di un’indifferenza generalizzata, che mi generava una gran collera. Ma il Buddismo mi insegnava che io stessa avevo scelto le circostanze in cui rinascere.
    Dapprima pensavo che forse, se fossi riuscita a spiegarmi meglio, avrei ottenuto comprensione e invece più riempivo di parole le persone, più queste si allontanavano. Intanto recitavo Daimoku da sola e studiavo il Gosho e le guide del mio maestro, che sapeva trovare le parole per farmi capire che non serviva a niente incolpare gli altri delle mie circostanze: molto meglio impiegare le energie per creare un futuro migliore.
    Ho avuto l’opportunità di fare attività di segreteria, prima di hombu e poi di territorio, e per la prima volta ho potuto sentire che facevo parte di un mondo e, in questa occasione ho anche imparato a usare il computer, che è poi diventato il mio strumento di lavoro. Grazie all’attività di segreteria ho potuto incontrare una grande quantità di persone, con cui ho scambiato esperienze e prospettive e spesso ho avuto la gioia di saper trovare le parole per restituire la speranza a qualcuno. Ho compreso che il mondo è fatto così, che le persone sono tutte alla ricerca di calore e che, se io desidero stabilire uno scambio di cuore con qualcuno, sta a me creare un ponte.
    Quella ragazza che scriveva i miei vecchi diari era schiacciata dalla sofferenza per la mancanza d’amore e ora, dopo quattordici anni di pratica buddista, mi rendo conto di quanto il Daimoku ha trasformato la mia percezione della vita: prima era un buco nero, ora un orizzonte dove posso costruire liberamente. Sono diventata la fonte di calore dei miei genitori, che sono anziani e hanno bisogno di quell’attenzione e cura che io conosco bene e poiché non devo più comprarmi l’accettazione di nessuno, decido liberamente come voglio offrire le mie risorse per incoraggiare le persone.
    Da un po’ di tempo ho trovato un compagno che mi vuole sinceramente bene e me lo dimostra con continui gesti di attenzione. Lui vive a Pistoia e mi sta facendo conoscere i suoi amici; ho avuto la piacevole sorpresa di vedere come è cambiato l’approccio degli altri verso di me: ora percepisco che le persone si avvicinano come se sapessero che io posso dare loro calore…
    Questa cosa è una vera novità per me e sento che sta per iniziare una nuova fase nella mia esistenza: quella in cui si ha più da dare che da prendere. Nel prossimo futuro andremo a vivere a Pracchia, un piccolo paese vicino a Pistoia e ho deciso di approfondire la mia fede in previsione dei momenti in cui avrò bisogno di sostegno e ci sarò solo io a praticare il Buddismo nel raggio di vari chilometri.
    In settembre avevo avuto la comunicazione da parte dell’Università di Bologna di una prossima convocazione di servizio a tempo indeterminato. Ho desiderato un lavoro in cui potessi esprimere al massimo le mie peculiarità e sono stata assegnata alla presidenza della facoltà di Ingegneria, come esperta di computer, con un ottimo orario che mi permette di avere del tempo da dedicare alla mia vita, oltre alle visite a mio babbo, che vive in una casa di riposo. Per esprimere gratitudine, ho deciso di insegnare a mia mamma a recitare Daimoku, in modo che possa far emergere dalla sua vita una nuova forza e serenità, anche quando si troverà a vivere fisicamente da sola, anche se con il cuore delle figlie vicino.

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