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“Il voto”, puntate 7-13 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:08

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“Il voto”, puntate 7-13

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CONTESTO STORICO
Prosegue la pubblicazione dell’ultimo capitolo.
L’autore continua a narrare lo svolgimento del Festival culturale del Kansai.
È l’occasione per confermare gli sforzi della Soka Gakkai per creare una società armoniosa e pacifica
sulla base del Buddismo di Nichiren Daishonin.

Potete leggere le puntate del volume 30 pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[7] Nel luglio del 1956, la Soka Gakkai presentò per la prima volta dei candidati alle elezioni dei consiglieri della Camera Alta. Shin’ichi Yamamoto aveva guidato con grande successo le attività della campagna elettorale nel distretto di Osaka e il candidato locale venne eletto. Fu una vittoria eccezionale, che ribaltò le previsioni dell’opinione pubblica che la ritenevano impossibile, e infatti un importante giornale annunciò il risultato con il titolo “L’impossibile è stato realizzato!”.
Il 3 luglio 1957 Shin’ichi fu arrestato con l’accusa infondata di aver violato la legge elettorale durante la campagna per le elezioni suppletive, che si erano svolte nell’aprile dello stesso anno.
Questo evento divenne noto come l’“incidente di Osaka”. Fu un atto di repressione da parte delle autorità che temevano l’ascesa di un nuovo, forte movimento popolare.
I compagni di fede si sentivano oltraggiati.
Il 17 luglio, presso il municipio di Osaka a Nakanoshima, si tenne una protesta contro la polizia della prefettura e la procura distrettuale. Migliaia di membri affollarono l’area fuori dalla sala del raduno, che non poteva contenerli tutti. All’improvviso scoppiò un acquazzone e i fulmini squarciarono il cielo. Pur trovandosi sotto la pioggia battente, i membri di Osaka ascoltavano con grande attenzione i discorsi provenienti dall’interno, grazie agli altoparlanti appositamente predisposti. Nessuno tra la folla, comprese le donne con i bambini legati alla schiena, era intenzionato ad andarsene. Erano tutti indignati per le accuse pretestuose con cui Yamamoto, responsabile del comitato elettorale, era stato arrestato. Non aveva fatto altro che dedicarsi, fino allo stremo delle forze, alla felicità delle persone. Aveva acceso in loro la scintilla del coraggio.
Non potevano tollerare che le autorità lo perseguitassero. La fiamma della giustizia ardeva con passione nei loro cuori. Il voto di vivere “sempre vittoriosi” si incise in profondità dentro di loro, dando inizio a un grande movimento di persone che si risvegliavano, una dopo l’altra.
I bambini che quel giorno erano stati portati sulla schiena dalle madri erano diventati splendidi giovani e molti di loro si erano esibiti con energia nel magnifico Festival culturale dei giovani per la pace, dando voce con tutta la loro anima al canto di vittoria delle persone comuni, alla loro gioia e visione di pace.
Dopo aver terminato il lavoro o gli studi, i giovani si affrettavano verso i luoghi delle prove e si esercitavano decisi a non lasciarsi sconfiggere da nulla e da nessuno. I membri dei Gruppi uomini e donne che si erano impegnati duramente sin dagli esordi della Soka Gakkai li raggiungevano regolarmente per dimostrare quanto li apprezzassero e per incoraggiarli. Alcuni si portavano dietro i nipotini a cui dicevano: «Osserva bene! Questi sforzi tenaci rappresentano lo spirito del Kansai, lo spirito della Soka Gakkai!».
I pionieri si sentivano felici e orgogliosi di questi successori, giovani leoni che crescevano splendidamente ereditando il loro spirito.

[8] Josei Toda si era interessato alla popolazione di Osaka perché aveva giurato di liberare il mondo dalla miseria e di aiutare ogni singolo individuo a diventare felice. Quella decisione era espressione del suo profondo desiderio di pace.
Shin’ichi Yamamoto aveva fatto sua la determinazione del maestro e aveva infuso tutte le sue energie nella realizzazione di quegli obiettivi. I membri del Kansai si erano sforzati al suo fianco nonostante l’oppressione delle autorità; insieme, avevano creato una nuova pagina di storia, assicurando felicità   e rivitalizzando innumerevoli persone. Ereditare lo spirito del Kansai e lo spirito della Soka Gakkai significava ereditare lo stesso spirito di pace di Toda.
Al Festival culturale dei giovani per la pace, dopo le esibizioni ginniche e artistiche, giunse il momento della “Dichiarazione di pace”. Il responsabile dei giovani del Kansai, Masashi Oishi, prese il microfono e rivolse un energico appello ai: «Centomila compagni di fede e discepoli del terzo presidente Yamamoto, arrivati da tutto il Kansai!». Iniziò quindi a leggere un testo in cui era formulato un solenne impegno di realizzare la pace.
«Promettiamo innanzi tutto di diffondere il Buddismo di Nichiren Daishonin  ovunque, in modo che diventi lo spirito di quest’epoca  e del mondo intero. Basandoci sui princìpi del rispetto della dignità della vita e del pacifismo umanistico, facciamo voto di promuovere il nostro movimento per creare una pace duratura in accordo con l’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Presto sarà il venticinquesimo anniversario della Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari pronunciata dal secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda. Lo spirito indomito di quella dichiarazione, ereditato dal terzo presidente della Soka Gakkai Shin’ichi Yamamoto, è ora diventato una corrente globale che pervade il cuore di molte persone. In vista del ventunesimo secolo intensificheremo le attività di pace nate dal nostro profondo impegno di praticanti del Buddismo del Daishonin. Continueremo a diffondere la penetrante visione espressa nella dichiarazione del presidente Toda e a lavorare per l’abolizione delle armi nucleari.
L’ancora di salvezza di una pace duratura è rappresentata dalla solidarietà tra i popoli del mondo. Ci impegniamo, riunendo il vasto potere dei giovani che cercano la pace nel mondo, a formare l’opinione pubblica globale di una nuova era in cui l’umanità sosterrà lo spirito della Carta delle Nazioni Unite, rendendo il ventunesimo secolo un secolo di vita e pace così come desiderato da tutto il genere umano».
La dichiarazione di pace fu salutata da un fragoroso applauso che salì dallo stadio gremito. Un movimento per la pace ha bisogno di una solida filosofia su cui fondarsi. Il Buddismo di Nichiren Daishonin  insegna  che  tutte  le persone possiedono la natura di Budda. Questo principio afferma che tutti gli individui, allo stesso modo, sono degni di supremo rispetto e che ognuno ha il diritto di condurre una vita felice.

[9] Il movimento per la pace della Soka Gakkai si basa sull’idea di seminare nei cuori delle persone il principio buddista del rispetto per la dignità della vita, ovvero di costruire le «difese della pace nella mente degli esseri umani», come dichiara il preambolo della Costituzione dell’Unesco. Il Buddismo del Daishonin,  che  racchiude l’essenza del Sutra del Loto, ci mostra come rivelare la Buddità insita nelle nostre vite, come sconfiggere il male e manifestare il bene nel cuore delle persone, e come realizzare la nostra felicità mentre al contempo aiutiamo gli altri a fare lo stesso.
I membri della Soka Gakkai mettono in pratica gli insegnamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin ogni giorno, sfidando se stessi nella propria rivoluzione umana e trasformando la sofferenza che origina dal proprio karma negativo. Contribuendo al miglioramento della società, allargano sempre più la rete di persone che condividono la filosofia della sacralità della vita.
La pace non è semplice assenza di guerra.  La vera pace si realizzerà sul nostro pianeta quando tutte le persone potranno vivere provando un genuino senso di felicità e gioia, liberi dalla paura e dall’ansia causate dalla minaccia delle armi nucleari, della scarsità di cibo, della povertà e della discriminazione.  I membri della Soka Gakkai sono l’esempio che questo tipo di vita autenticamente gioiosa e felice può essere realizzata.
I sindaci di Hiroshima e di Nagasaki rivolsero i loro saluti ai circa cinquemilacinquecento ospiti che partecipavano al Festival culturale per la pace dei giovani del Kansai.
Il sindaco di Hiroshima, Takeshi Araki, citò l’affermazione di Shin’ichi Yamamoto secondo cui, essendo il Giappone l’unico paese  ad aver subìto dei bombardamenti atomici durante la guerra, esso aveva la missione di condurre il resto del mondo verso l’abolizione delle armi nucleari.
Questa convinzione rivelava la necessità di far conoscere le esperienze di Hiroshima e Nagasaki a tutto il mondo e forniva i princìpi filosofici per agire con lo stesso impegno per la pace di queste due città.
Affermò poi con tono appassionato: «Il consolidamento di una pace duratura nel mondo, alla quale tutto il genere umano anela, si nutre delle interazioni sincere e calorose tra individui; queste a loro volta possono nascere grazie a una forte solidarietà tra le persone e al riconoscimento della positività che risiede in ognuna di loro. A tale proposito, apprezzo sinceramente gli sforzi dei giovani della Soka Gakkai che si impegnano nelle attività per promuovere la pace e la cultura».

[10] Il sindaco di Nagasaki, Hitoshi Motoshima, espresse ammirazione e apprezzamento per gli sforzi che la Soka
Gakkai profondeva nella costruzione della pace fin dai tempi della dichiarazione di Josei Toda del 1957 contro le armi nucleari. Ricordò le iniziative portate avanti dall’associazione, come la pubblicazione delle testimonianze dei sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e la petizione per l’abolizione delle armi nucleari.
Il sindaco Motoshima osservò che Shin’ichi Yamamoto aveva condotto dialoghi con numerosi leader mondiali, tra cui il premier sovietico Aleksey Kosygin, il segretario di Stato americano Henry Kissinger e il premier cinese Zhou Enlai, motivato dal desiderio di diffondere la pace nel mondo e la felicità. Questi sforzi, sottolineò, sono la chiave per rendere la pace un fatto concreto. Continuò dicendo:
«Promettiamo tutti insieme di impedire che un terzo ordigno nucleare venga mai sganciato sul nostro pianeta e che Nagasaki rimarrà l’ultimo luogo ad aver subìto un attacco nucleare! Vi chiedo di prendere la guida delle attività pacifiste in tutto il Giappone!».
Fu poi il turno del responsabile centrale della Soka Gakkai del Kansai Koichi Towada, che nel suo discorso definì il Festival culturale dei giovani per la pace una nuova partenza e proclamò la determinazione dell’organizzazione di contribuire alla pace realizzando un mondo libero dalle armi nucleari e dalla tragedia della guerra. Egli lesse inoltre il messaggio che il segretario generale delle Nazioni Unite Javier Pérez de Cuéllar aveva inviato al presidente della SGI in occasione del Festival culturale: «È molto incoraggiante per noi osservare la dedizione alla promozione della pace e del disarmo mondiale delle organizzazioni non governative giapponesi come la Soka Gakkai. Apprezzo profondamente i vostri sforzi volti a far conoscere agli altri popoli e ai governi del mondo i pericoli innescati dalla corsa agli armamenti».
In seno alle Nazioni Unite, nel corso delle discussioni tra gli Stati membri, accadeva spesso che ogni paese desse la precedenza ai propri interessi nazionali. Di conseguenza, i progressi nei negoziati internazionali per ridurre gli armamenti e abolire le armi nucleari andavano a rilento.
Le organizzazioni non governative (Ong) erano dunque presenze significative in quelle discussioni, poiché avevano l’importantissimo ruolo di smuovere l’impasse, contribuendo ad ampliare la solidarietà popolare tra i sostenitori della pace e della rinuncia agli armamenti, e a creare un forte impulso alla trasformazione. L’anno precedente, il 1981, la Soka Gakkai era stata registrata come Ong presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e il Dipartimento per l’informazione delle Nazioni Unite (UNDPI).
Il 26 gennaio 1982, nel settimo anniversario della fondazione della SGI, fu istituito il Comitato per la pace della Soka Gakkai che iniziò a intraprendere attività più ampie e incisive.
Il Buddismo esiste per proteggere gli esseri umani. Come suoi praticanti, abbiamo la missione di proteggere la pace.

[11] Al Festival culturale dei giovani per la pace del Kansai, dopo i saluti del presidente della Soka Gakkai Eisuke Akizuki, prese il microfono Shin’ichi Yamamoto. Esprimendo il suo profondo apprezzamento per tutti gli artisti e gli ospiti, Shin’ichi parlò dell’impegno della Soka Gakkai nel campo della pace.
«Tutti gli esseri umani nutrono un desiderio di pace. Partendo dalla convinzione nell’insegnamento corretto e nei princìpi del Buddismo di Nichiren Daishonin, abbiamo operato risolutamente per la pace e continueremo a farlo in futuro. Pur affrontando calunnie e critiche, ognuno di noi deve innalzarsi al di sopra di esse, continuando a progredire come una goccia nel potente fiume che si muove con energia verso la realizzazione dell’obiettivo più importante, quello della pace, a cui anelano tutte le persone. Miei giovani amici, vi affido questo compito».
Dopo aver espresso la sua speranza che i giovani potessero portare grandi contributi nei loro luoghi di lavoro e nelle loro comunità, lanciò un appello: «Vorrei che la Soka Gakkai diventasse un’organizzazione ancora più apprezzata e amata di quanto lo sia oggi!»
Shin’ichi recitò poi la poesia che aveva composto per i giovani del Kansai:

Ah, Kansai!
I cieli chiari illuminano la tua terra.
Centomila campioni di pace
hanno creato la storia!

Il primo Festival culturale dei giovani per la pace del Kansai si concluse in mezzo a un’esplosione di giubilo e di grida gioiose.
Era l’alba di un nuovo giorno di pace, reso possibile dagli sforzi delle persone comuni. Il patriarca della Nichiren Shoshu, Nikken Abe, era tra i numerosi ospiti del Festival.
Due giorni dopo, Shin’ichi ricevette un messaggio da parte del clero che lo convocava immediatamente al tempio principale. Shin’ichi dovette rinunciare alle visite programmate a Kyoto e a Shiga, due prefetture dell’area del Kansai, e il 25 marzo intraprese il viaggio verso il tempio insieme ad Akizuki.
Ad aspettarli trovarono un patriarca furioso, che si lanciò subito in una filippica imperiosa. Era infuriato per una frase usata dai giovani nella dichiarazione di pace al Festival culturale: «Ci impegniamo a elevare il Buddismo di Nichiren Daishonin verso nuove vette, e a diffonderlo ampiamente, di modo che diventi lo spirito della nostra epoca, lo spirito del mondo intero». Il patriarca asserì che era assolutamente irrispettoso parlare di “elevare” un insegnamento già così nobile come il Buddismo del Daishonin.
Stava usando la semantica per strumentalizzare il senso di quelle parole. Era ovvio a chiunque le avesse ascoltate che si trattava di un voto per la pace e per la realizzazione di kosen-rufu, di un voto basato sulla diffusione dei princìpi del Buddismo e con il chiaro intento che questo insegnamento diventasse il fondamento spirituale dell’epoca e del mondo.
Nello specchio di una mente distorta, tutto appare distorto.

[12] Nikken chiese poi il motivo per cui Shin’ichi, nel discorso pronunciato a quello stesso Festival, si fosse riferito a lui come a Sua Eminenza Nikken Shonin, e non come a Sua Santità il Patriarca. Nikken aveva assistito a quello spettacolare Festival ma non gli era neppure venuto in mente di inviare un ringraziamento ai giovani; invece, aveva convocato Shin’ichi e Akizuki al tempio principale appositamente per rimproverarli.
Essi, dal canto loro, rimasero assolutamente senza parole di fronte a questo atteggiamento arrogante e altezzoso. Che fosse per invidia o semplicemente perché stava mostrando la sua vera natura, il patriarca era intenzionato a ostentare la sua autorità.
Nonostante ciò, la determinazione di Shin’ichi di mantenere l’armonia tra il clero e i laici per il bene di kosen-rufu non vacillò minimamente.
«Adesso è il momento di dar vita a un nuovo corso per la cultura e la pace!». Con questo spirito, il 29 aprile, si aprì il primo Festival culturale per la pace dei giovani del Chubu, presso lo stadio della prefettura di Gifu.
Circa settantamila giovani si erano riuniti per commemorare il trentesimo anniversario di kosen-rufu nella regione del Chubu.
Contrariamente alle previsioni meteorologiche, che davano nuvoloso con pioggia, sopra le loro teste si apriva un terso cielo blu.
Il Festival iniziò con l’entrata in campo delle bandiere: quella delle Nazioni Unite, quella della pace della Soka Gakkai e la bandiera della Soka Gakkai del Chubu; le bandiere furono lanciate in aria e riprese dagli sbandieratori. Dietro di loro si dispiegò uno sgargiante e armonioso corteo i cui componenti danzavano per celebrare la gioventù al suono di una musica gioiosa e stimolante; seguirono molte altre esibizioni che esprimevano la passione e l’energia dei giovani uniti da uno scopo comune.
Il vice direttore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite Nobuaki Oda, uno degli ospiti intervenuto al Festival, dichiarò: «Grazie alla manifestazione di oggi ho rafforzato la mia convinzione che la pace non sia qualcosa che viene creata in qualche luogo lontano; possiamo costruirla proprio qui, nel nostro ambiente più vicino. Ho potuto assistere in prima persona al sostegno che il presidente della SGI Yamamoto presta alle Nazioni Unite, e mi ha profondamente ispirato».
Osservando che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si sarebbe presto riunita per una sessione speciale sul disarmo, dal 7 giugno al 10 luglio 1982, aggiunse che le Nazioni Unite riponevano grandi speranze in iniziative come quelle dei Festival culturali dei giovani per la pace della Soka Gakkai; erano eventi significativi in un momento storico importante.
Nel suo Solidaritätslied (“Canto della solidarietà”), il drammaturgo e poeta tedesco Bertolt Brecht (1898-1956) rivelò che l’unità è la chiave fondamentale per la vittoria.
Solamente la passione e la forza dei giovani possono realizzare un grande ideale di pace.

[13] Prendendo il microfono per ultimo, Shin’ichi espresse la sua ammirazione per un Festival «pieno di luci, di suoni
e del potere della pace», e ringraziò gli ospiti che erano intervenuti, tra cui i governatori delle prefetture di Gifu e di Aichi. Quindi si rivolse agli spettatori per condividere con loro alcuni brevi punti.
«Per condurre una vita significativa e appagante è importante tornare ripetutamente alle basi e riflettere sulla direzione da prendere. Questo significa porsi delle domande: “Come vivere al meglio la mia vita?”; “Qual è il vero scopo della mia vita?”; “Quali sono i princìpi chiave per realizzare la pace?”.
In altre parole, è essenziale fondare la nostra vita su una solida filosofia.
«Desidero dichiarare che noi membri della Soka Gakkai stiamo avanzando verso la realizzazione dell’ideale della pace discutendo di questa solida filosofia con molti amici e mettendola in pratica ogni giorno».
Gli applausi che accolsero queste parole echeggiarono fino al vicino monte Kinka, dove si erge il castello di Gifu.
Shin’ichi continuò: «Sin dai tempi antichi, le religioni in grado di dare potere alle persone sono state sottoposte a calunnie e critiche infondate. Tuttavia, spero che tutti voi, che vi state sforzando di inaugurare un’epoca che affermi il valore della vita e di creare una pace duratura, avanziate coraggiosamente verso il ventunesimo secolo, superando coraggiosamente tutti gli ostacoli lungo la strada.
Vi prego di diventare persone affidabili nei vostri luoghi di lavoro, a scuola, in famiglia e nelle vostre comunità. Questo è il modo di dimostrare la grandezza del Buddismo di Nichiren Daishonin e di aprire la strada alla pace». La pioggia cominciò a cadere in quell’esatto istante, come se avesse aspettato la conclusione del Festival culturale dei giovani per la pace del Chubu.
Osservando i partecipanti al Festival che manifestavano tutto il loro vivace spirito giovanile, quel giorno Shin’ichi si sentì sicuro che un indistruttibile e dorato castello Soka fosse stato costruito nel Chubu. Costruire un’inespugnabile fortezza di kosen-rufu nel Chubu, una regione situata a metà strada tra Tokyo e il Kansai, era il voto che Shin’ichi e il suo maestro Josei Toda avevano condiviso.
Da giovane, Shin’ichi aveva dedicato a Toda una poesia:

Ora è il momento
che i valorosi giovani si alzino
e lottino risolutamente
per costruire il castello dorato,
l’invincibile fortezza di Chubu!

Toda aveva immediatamente risposto con un’altra poesia:

Ora è il momento di avanzare!
Le forze del Budda
non hanno paura di nulla.
Quanto desidero vedere ergersi
l’invincibile fortezza di Chubu!

Il desiderio di maestro e discepolo era stato realizzato, e in modo splendido. Il Festival culturale era stato un trionfo e un evento storico.

(continua)

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