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Il vero aspetto di tutti i fenomeni - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:31

338

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Il vero aspetto di tutti i fenomeni

Shoho Jisso Sho
Gosho Zenshu pag. 1358
nuova traduzione – precedentemente pubblicato come “La vera entità della vita”, SND. 4, 229

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Shoho Jisso Sho
Gosho Zenshu pag. 1358
nuova traduzione – precedentemente pubblicato come “La vera entità della vita”, SND. 4, 229

Il testo integrale è stato pubblicato nel n. 336 del Nuovo Rinascimento, a pag. 18 – seconda parte

Spiegazione

I requisiti dei Bodhisattva della Terra

Nella parte precedente (pubblicata nel Nuovo Rinascimento n. 336) è stato trattato l’aspetto teorico più complesso del “vero aspetto di tutti i fenomeni” (shoho jisso), e sono stati spiegati due punti fondamentali: come Nichiren Daishonin sia stato il primo a insegnare che tutti gli esseri umani sono Budda e il primo a chiarire e propagare la Legge che permette a ogni persona di ottenere l’Illuminazione. Questa Legge è l’essenza del “vero aspetto di tutti i fenomeni” ed esattamente come fece il Daishonin, che chiarì e propagò l’insegnamento buddista, anche noi dobbiamo fare la stessa cosa: propagare la Legge mistica.

Qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede come devoto del Sutra del Loto e rimani mio discepolo per il resto della tua vita. Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra, e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato. Il sutra afferma: «Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine». Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne: se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il Daimoku.

In questo brano, Nichiren Daishonin spiega i requisiti fondamentali di un Bodhisattva della Terra. Con la frase «qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede», egli insegna quale sia l’atteggiamento di base nella fede di un Bodhisattva della Terra.
Il Daishonin dice a ognuno di noi: dato che hai avuto la grande fortuna di incontrare e prendere fede in questo Buddismo, e dal momento che la vita scorre in un flusso incessante, considera quanto sei fortunato a essere nato come umano e ad aver incontrato il Sutra del Loto. Egli desidera che ognuno sia pienamente consapevole di questa rara opportunità e incoraggia tutti – in quanto devoti del Sutra del Loto – a dedicare le proprie vite alla propagazione della Legge mistica.

I devoti del Sutra del Loto

Più avanti nel testo si legge: «Devi farti una reputazione come devoto del Sutra del Loto». Chi sono i “devoti del Sutra del Loto”? Sono coloro che conducono le loro esistenze in accordo con il sutra stesso, cioè con la Legge che permette a tutte le persone di ottenere l’Illuminazione. Leggere il Sutra del Loto con la propria vita significa propagare la Legge mistica senza “risparmiare” la propria vita.
Nella parte precedente di questo Gosho, il Daishonin aveva spiegato che i devoti del Sutra del Loto perseverano nella propagazione del sutra anche se incontrano grandi ostacoli come “i tre potenti nemici” [i venti versi del capitolo Esortazione alla devozione del Sutra del Loto descrivono le categorie di persone che perseguiteranno coloro che diffondono il Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge: 1) laici ignoranti di Buddismo che denunceranno i devoti del Sutra del Loto e li attaccheranno con spade e bastoni; 2) preti arroganti e astuti che calunnieranno i devoti; 3) preti che godono del pubblico rispetto e che temendo di perdere fama e profitto indurranno le autorità secolari a perseguitare i devoti, n.d.r.].
Farsi una “reputazione come devoto del Sutra del Loto” significa quindi propagare la Legge, lottare per la felicità propria e altrui senza indietreggiare, non importa quanto possano essere grandi gli ostacoli e le persecuzioni che si incontrano nel cammino.
Il Sutra del Loto chiarisce che tutte le persone possono ottenere l’Illuminazione e rivela che apparirà un Budda per propagare la Legge che permette la realizzazione di questo grande scopo. Inoltre esso sottolinea che i veri bodhisattva sono coloro che – in quanto discepoli del Budda – lottano con lo stesso spirito del loro maestro per far sì che tutte le persone ottengano l’Illuminazione.
Leggere il Sutra del Loto con la vita – in altri termini vivere in accordo con il Sutra del Loto – significa credere nel conseguimento della Buddità propria e degli altri e lottare per far sì che questo desiderio divenga una realtà. In sintesi significa lottare per kosen-rufu.
In altri termini, coloro che propagano Myoho-renge-kyo con lo spirito di offrire la propria vita sono i veri devoti del Sutra del Loto e i veri Bodhisattva della Terra. A maggior ragione, farsi una “reputazione come devoto del Sutra del Loto” significa non indietreggiare mai nella fede, non importa quali ostacoli possano apparire: solo avanzando in questo modo sarà possibile, alla fine, superare qualsiasi ostacolo. Se si fuggisse nel momento in cui gli ostacoli emergono, invece di affrontarli e superarli, non saremmo mai in grado di squarciare il velo dell’oscurità fondamentale che esiste nelle nostre vite e rivelare il potere di Myoho-renge-kyo e di conseguenza non potremmo essere chiamati devoti del Sutra del Loto dell’Ultimo giorno della Legge.
Il Daishonin scrive: «In altre parole, chi abbraccia gli otto volumi, un solo volume, capitolo o verso del Sutra del Loto, o chi recita il Daimoku, è l’inviato del Tathagata. Inoltre, chi persevera di fronte a grandi persecuzioni e abbraccia il sutra dall’inizio alla fine è l’inviato del Tathagata» (WND, 942). Questo dunque è il primo criterio per essere Bodhisattva della Terra.

I discepoli di Nichiren

Il secondo requisito dei Bodhisattva della Terra, si può ricavare dalla frase con la quale Nichiren Daishonin sprona Sairen-bo a «rimanere suo discepolo per il resto della vita». Ciò significa vivere come discepolo di Nichiren, non lasciare mai l’armoniosa comunità dei credenti unita nello spirito di “diversi corpi, stessa mente” (itai doshin) e dedicata alla realizzazione di kosen-rufu.
Quando parliamo del “devoto del Sutra del Loto”, ci riferiamo a Nichiren Daishonin che, per primo nell’epoca di mappo, espose in modo chiaro e applicò la filosofia del Sutra del Loto spiegando come praticarla. Per questa ragione vivere in quanto devoto del Sutra del Loto significa, in termini concreti, niente altro che vivere come discepoli di Nichiren Daishonin fino alla fine della propria esistenza.
Oggigiorno al di fuori della Soka Gakkai, non esiste altra organizzazione che si dedica a kosen-rufu basandosi sullo spirito di “diversi corpi, stessa mente”. In particolare, nei 750 anni che intercorrono dalla fondazione di questo Buddismo da parte del Daishonin ai nostri giorni, soltanto grazie alla Soka Gakkai il grande desiderio del Budda originale di realizzare kosen-rufu nel mondo intero ha iniziato a diventare realtà.
Commentando il brano degli Insegnamenti orali «…e ora quando Nichiren recita Nam-myoho-renge-kyo sta permettendo a tutti gli esseri viventi di ottenere l’Illuminazione nei diecimila anni dell’Ultimo giorno della Legge», Daisaku Ikeda ha detto: «Nella prospettiva a lungo termine dei prossimi diecimila anni, possiamo definire il settantacinquesimo anniversario della fondazione della Sgi e il trentesimo anniversario della fondazione della Sgi come “fasi pionieristiche di kosen-rufu nel mondo”. Una fase pionieristica è quella in cui si lascia in eredità alle generazioni future la profonda traccia della propria intensa lotta che sarà la causa dello sviluppo futuro. Riguardo a ciò il Daishonin scrive: “Più profonde sono le radici, più rigogliosi crescono i rami; più lontana è la sorgente, più lungo è il corso del fiume” (SND, 5, 127). Insieme affondiamo le “radici” dell’espansione e stabiliamo la sorgente della vittoria per i prossimi diecimila anni, consolidando la nostra unità di “diversi corpi, stessa mente”».
Così come afferma Ikeda avanziamo tutti insieme con l’orgoglio e la consapevolezza di vivere una fase pionieristica ove si mettono le basi per la pace per i prossimi diecimila anni.

Lo stesso cuore e spirito di Nichiren

Il Daishonin scrive: «Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra». Avere la “stessa mente” di Nichiren significa condividere lo stesso spirito e lo stesso intento di Nichiren Daishonin in quanto bodhisattva Pratiche Superiori (Jogyo). Il bodhisattva Pratiche Superiori, a nome di tutti i Bodhisattva della Terra, fece il voto di propagare ampiamente la Legge dopo la scomparsa di Shakyamuni. Condividere e mantenere questo grande voto e su questa base agire per realizzare kosen-rufu, è il significato di “avere la stessa mente di Nichiren”. Di conseguenza, condividere lo stesso cuore e lo stesso spirito di Nichiren è il terzo criterio fondamentale e il più importante per essere Bodhisattva della Terra.
Riguardo a ciò il presidente della Sgi Daisaku Ikeda scrive: «Nichiren Daishonin afferma: “Se hai la stessa mente di Nichiren devi essere un Bodhisattva della Terra”. Per sviluppare “la stessa mente di Nichiren” non basta semplicemente pregare. Chi nutre nel cuore il profondo desiderio di far conoscere il Buddismo di Nichiren Daishonin per la felicità di tutta l’umanità ha “la stessa mente di Nichiren”. Makiguchi e Toda hanno lottato sinceramente con questo atteggiamento, che è e sempre sarà anche quello della Soka Gakkai. Chi la protegge e si impegna per il suo sviluppo riceve senza alcun dubbio il profondo elogio di Nichiren» (Il Nuovo Rinascimento, aprile 1997, n. 182, pag. 10).
E ancora, nel Mondo del Gosho Ikeda afferma: «Da quanto abbiamo affermato finora, emerge che “avere la stessa mente di Nichiren” significa mantenere la fede, decisi a denunciare la falsità di potenti avversari e a combattere i tre potenti nemici come fece Nichiren, in parole povere, perseverare nella pratica del devoto del Sutra del Loto. Il Budda cerca discepoli autentici, che non si limitino a pregare passivamente per la sua compassionevole protezione come se fosse una sorta di essere trascendente. Il Budda vuole discepoli che si battano insieme a lui e chi non si aspetta altro che la protezione da parte del maestro ha ancora molta strada da fare prima di potersi chiamare vero discepolo. È sforzandoci come il maestro per proteggere i nostri simili che meritiamo di essere chiamati veri discepoli, veri leoni. Il Sutra del Loto stesso si potrebbe definire un “appello del maestro” nel quale il Budda esprime le sue speranze e le sue aspettative riguardo all’apparizione di veri discepoli. Perché senza di loro, come afferma il sutra, non sarà possibile condurre le persone dell’Ultimo giorno all’Illuminazione» (MDG, 2, 215).
Il sutra afferma: «Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine». Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne: se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il Daimoku.

Coloro che vivono per il grande voto di realizzare kosen-rufu hanno tutti i requisiti per essere Bodhisattva della Terra. Nichiren sta affermando che, nel momento in cui la propria esistenza ruota stabilmente intorno al punto fondamentale costituito dalla decisione di dedicare la propria vita a kosen-rufu, si è senza alcun dubbio discepoli di Shakyamuni sin dal remoto passato, in altri termini discepoli del Budda originale ed eterno.
Il Daishonin cita il seguente brano dal capitolo quindicesimo del Sutra del Loto Emergere dalla Terra: «Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine». Questa frase indica l’ottenimento della Buddità di Shakyamuni nel remoto passato del tempo senza inizio (kuon ganjo) invece che sotto l’albero di Bodhi in quella esistenza, e rivela l’eterna condizione vitale di Shakyamuni che viene esposta nel sedicesimo capitolo Durata della vita del Tathagata (Juryo). In sintesi questo brano rivela che noi siamo discepoli del Budda che si illuminò nel lontano passato e non di Shakyamuni che si illuminò in questa vita.
Cosa significa che i Bodhisattva della Terra sono discepoli del Budda originale o eterno?
Significa seguire la pratica del bodhisattva avendo dentro di sé la vita del Budda eterno. Di solito si pratica la via del bodhisattva allo scopo di conseguire la Buddità, ma i Bodhisattva della Terra sono già nella condizione vitale di Buddità e portano avanti deliberatamente le azioni di bodhisattva conservando la vita del Budda originale dentro di loro. In altre parole i Bodhisattva della Terra rappresentano lo stato di bodhisattva che esiste intrinsecamente nella vita del Budda originale. Agiscono quindi come bodhisattva ma la loro vera entità è quella del Budda eterno. In pratica agendo come loro lo stato vitale è quello del Budda.
Nam-myoho-renge-kyo è il nome della vita eterna contenuta nello stato di Buddità e recitare Daimoku significa far emergere dalla nostra vita la condizione vitale di Buddità. È grazie a questa grandiosa capacità che possiamo promuovere kosen-rufu e propagare la Legge mistica nell’epoca di mappo. Questo è il comportamento dei Bodhisattva della Terra.
Di solito un bodhisattva è una persona che cerca di illuminarsi attraverso varie pratiche, ma grazie alla possibilità di recitare e propagare Nam-myoho-renge-kyo noi, in quanto Bodhisattva della Terra, possiamo rivelare subito la natura di Budda così come siamo.
Noi siamo i Bodhisattva della Terra.
A questo proposito scrive Daisaku Ikeda: «Il Daishonin afferma: “A differenza delle epoche precedenti, il Daimoku che ora Nichiren recita nell’Ultimo giorno della Legge è Nam-myoho-renge-kyo per sé e per gli altri” (GZ, 1022). Perciò “recitare” qui significa sia l’azione personale di recitare Daimoku sia quella di far conoscere agli altri il Buddismo di Nichiren Daishonin. Oggi la vostra voce che recita ogni giorno il Daimoku abbraccia tutto il globo. Se i membri della Sgi, che recitano Daimoku con questo intento, propagandolo e promuovendo kosen-rufu, non sono Bodhisattva della Terra, allora i Bodhisattva della Terra non esistono. Nel quindicesimo capitolo Emergere dalla Terra del Sutra del Loto è scritto: “Hanno abilmente appreso la via del bodhisattva, e come il fiore di loto nell’acqua non sono contaminati dalle questioni mondane” (SDL, 15, 292). Proprio come il loto fiorisce nello stagno melmoso, i Bodhisattva della Terra si sforzano sulla via del bodhisattva per salvare le persone mentre abbracciano e sostengono il corretto insegnamento in mezzo a una società corrotta e, specialmente, senza farsi macchiare dai mali della società. Sono proprio i membri della Sgi che stanno agendo in esatto accordo con questo brano».
Una delle ragioni per cui Nichiren scrive «se non fossero Bodhisattva della Terra non potrebbero recitare il Daimoku» è perché Myoho-renge-kyo deve essere praticato per sé e per gli altri. Perciò coloro che recitano Nam-myoho-renge-kyo per sé e per gli altri sono Bodhisattva della Terra.
Al contrario il Daimoku recitato solo per formalità, o come un rituale, o come quello recitato dai preti “per conto terzi”, non può essere assolutamente il Daimoku propagato da Nichiren Daishonin né quello dei Bodhisattva della Terra.
Chiunque può recitare Daimoku in modo superficiale, ma il punto cruciale è recitare Daimoku con lo stesso cuore, la stessa mente, lo stesso intento di Nichiren Daishonin. Avere lo stesso cuore e mente di Nichiren significa avere vivo nel proprio cuore il voto di propagare Nam-myoho-renge-kyo e recitare Daimoku per sé e per gli altri – con la determinazione di realizzare kosen-rufu, continuando a mirare all’ottenimento della Buddità propria e altrui.

L’uguaglianza tra uomini e donne

Non devono esserci discriminazioni … siano essi uomini o donne.

Il Buddismo permette a tutti di far emergere il supremo potenziale della Buddità, quindi tutte le persone sono uguali. La Buddità si manifesta attraverso il potere di recitare Daimoku e questo potere ce l’hanno tutti.
Dato che il Buddismo rende manifesta la più alta forma di spiritualità degli esseri umani, quella che noi chiamiamo Buddità, può proclamare l’assoluta uguaglianza fra uomini e donne che trascende le differenze biologiche o sociali. Meno si comprende questa suprema spiritualità inerente nell’essere umano, e più si diventa ossessivi nei confronti delle discriminazioni sessuali e delle differenze biologiche o sociali fra uomini e donne.
Ne La saggezza del Sutra del Loto (Saggezza, 2, 185-6) si legge:
«Ikeda: In un individuo la parte maschile e la parte femminile devono armonizzarsi: in ciò consiste la maturazione della personalità e la realizzazione di se stessi. In altri termini se un uomo possedesse solo tratti maschili, sarebbe brutale: deve possedere anche delicatezza e sensibilità nel comprendere il modo di pensare e sentire della donna. Allo stesso modo, anche per la donna, non è sufficiente possedere i tratti cosiddetti femminili. Nella nostra cultura, la calma, una lucida razionalità, la capacità di giudizio e la lungimiranza sono considerate prerogative maschili e sono comunque requisiti necessari per il completo sviluppo di se stessi. Qualunque società si aspetta che l’uomo manifesti la “mascolinità” e la donna la “femminilità”. Tuttavia, uniformandosi solo a questa aspettativa, altri lati della personalità rimarrebbero soffocati. […] Forse Dante, per completarsi come essere umano, aveva bisogno di un’immagine da idealizzare, Beatrice. Il Faust si conclude con le parole: “La donna, eternamente, ci mostra la via”. Può darsi che Goethe, come uomo, ricercasse “l’eterno femminino” nella sua lotta spirituale per diventare un essere umano completo. Il perfetto “essere umano completo” è il Budda che ha realizzato ichinen sanzen».
Nella quarantunesima riunione dei responsabili di Centro del 9 settembre 2004 Daisaku Ikeda disse: «Sono convinto che gli uomini dovrebbero trattare le donne con il massimo rispetto, con la cortesia e le buone maniere che si addicono a veri gentiluomini. Finora la maggior parte degli ex responsabili che hanno abbandonato la fede e lasciato la Soka Gakkai, denigrava le donne e non prendeva in considerazione la loro opinione. I responsabili autoritari e arroganti che disprezzano le donne alla fine saranno scansati da tutti. Queste persone altezzose e piene di sé finiscono come dei perdenti. Nemmeno uno di loro ha mai successo. Questa è la conclusione a cui sono giunto in più di cinquant’anni osservando concretamente questi casi. Il Buddismo è severo. È assolutamente inflessibile. Il Daishonin dice che non devono esistere discriminazioni fra uomini e donne. Uomini e donne hanno un’uguale missione per kosen-rufu e diceva anche: “Le donne che abbracciano questo sutra, non solo sono superiori a tutte le donne, ma eccellono su tutti gli uomini” (Unità fra marito e moglie, SND, 6, 125). Quando vediamo una persona che si sforza sinceramente dovremmo sempre avere lo spirito di “alzarti e salutarla di lontano, mostrandole lo stesso rispetto che mostreresti a un Budda” (SDL, 28, 435). È essenziale che i responsabili abbiano il massimo rispetto e apprezzamento dei nobili figli del Budda. Avanziamo tutti armoniosamente insieme, uomini e donne, giovani e anziani» (Il Nuovo Rinascimento, 15 novembre 2004, n. 316, pag. 5).

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