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Il testimone di kosen-rufu dal maestro ai discepoli - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:30

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Il testimone di kosen-rufu dal maestro ai discepoli

La relazione tra maestro e discepolo è il pilastro del Buddismo, è un legame personale e intimo che ognuno approfondisce giorno dopo giorno. Lo spirito del 16 marzo è racchiuso nel passaggio del testimone dal maestro al discepolo. Chiara, Davide, Valerio e Lea condividono le loro esperienze e riflessioni sul legame che hanno costruito con il maestro Ikeda

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La relazione tra maestro e discepolo è il pilastro del Buddismo, è un legame personale e intimo che ognuno approfondisce giorno dopo giorno. Lo spirito del 16 marzo è racchiuso nel passaggio del testimone dal maestro al discepolo. Chiara, Davide, Valerio e Lea condividono le loro esperienze e riflessioni sul legame che hanno costruito con il maestro Ikeda

Il significato di questo legame
di Chiara Fasoli, 31 anni

Prima di praticare il Buddismo, non avevo mai considerato la relazione tra maestro e discepolo, e all’inizio la percepivo come una specie di dipendenza. Incoraggiata dai miei compagni di fede, decisi di studiare il Buddismo e fare Daimoku per percepire profondamente il significato di questo legame. È stata un’immensa fortuna perché in poco tempo, con grande stupore, mi sono resa conto che nel Buddismo questa relazione non ha nulla a che vedere con quello che pensavo io. Approfondendo questo legame, ho scoperto di avere paura: non solo di vedere deluse le mie aspettative, ma soprattutto di essere io a deludere qualcuno che crede in me profondamente. Ma il mio maestro mi incoraggia a credere nella mia natura di Budda e in quella di tutti gli altri. Per me oggi la relazione maestro e discepolo significa costruire e alimentare questa convinzione profonda. Di fronte alle difficoltà in famiglia, nel lavoro, nello studio, come nelle attività per kosen-rufu, so che la chiave della vittoria è sforzarmi di tornare a questa fiducia. Questo è il desiderio di sensei, e oggi è anche il mio!

Per sconfiggere la sofferenza
di Davide Rocchi, 27 anni

Ogni volta che mi trovo a un punto morto, davanti al Gohonzon mi domando: «Come posso, anche oggi, ripagare il mio debito di gratitudine verso il mio maestro rendendolo felice?». Partendo da questa preghiera, approfondisco con lo studio il pensiero di sensei. Quando ho questo spirito pieno di gratitudine non mi sento mai solo. Trovo la forza per affrontare le difficoltà.
Victor Hugo nel romanzo Novantatré scriveva: «D’altronde, cosa mi importa della tempesta, se ho la bussola?».
Da quando ho abbracciato il Buddismo, la mia bussola sono lo spirito e gli ideali del presidente Ikeda, raccontati ne La nuova rivoluzione umana. Come afferma il Daishonin: «Nichiren è come la pianta e il suo maestro è come la terra» (RSND, 1, 808), per sconfiggere la sofferenza nel mio cuore ho imparato che ispirandomi allo spirito del mio maestro e facendo mio il desiderio di portarlo avanti, scardino i confini egoistici che limitano la mia vita. E costruisco ogni volta uno stato vitale gioioso e forte, colmo di compassione e gratitudine.

Per tutta la vita
di Lea Fanny Pani, 27 anni

Daisaku Ikeda ha realizzato cose straordinarie ed è per me un grande esempio di umanità e determinazione. A un livello ancora più profondo, il motivo per cui lo considero il mio maestro è perché da lui ho ereditato l’ideale di kosen-rufu, che lui stesso ha ereditato dal presidente Toda in quanto suo discepolo diretto. I successori di Daisaku Ikeda siamo tutti noi, in particolare giovani e Futuro, come sensei sta dichiarando da molti anni.
La domanda che mi faccio quotidianamente è: «Quanto ne sono consapevole?». Quello che sento è che questo legame esiste nel momento in cui il discepolo sceglie il maestro, impegnandosi a realizzare il suo desiderio, anche e soprattutto quando il maestro non ci sarà più. Quando davanti al Gohonzon percepisco questo, il tempo, lo spazio, la vicinanza fisica non contano più, poiché maestro e discepolo sono legati dall’infinito passato e rimarranno legati nell’infinito futuro, come si legge nel Sutra del Loto: «Dimorarono in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri» (SDL, 203). Ora che sensei è in vita, voglio impegnarmi al massimo per allenare questa consapevolezza grazie ai suoi incoraggiamenti, consapevole che, insieme ai compagni di fede, avrò il compito di trasmettere il legame con sensei alle future generazioni.

Le persone più felici del mondo!
di Valerio Confalone, 30 anni

Decidere di vivere insieme al mio maestro non è stato affatto facile. È servito passare attraverso la sofferenza e lottare con tenacia per risvegliarmi a questa fortuna. Serve coraggio per decidere di avere un maestro. Non perché da soli non possiamo farcela, e tantomeno per emulare un mito, ma perché insieme al presidente Ikeda possiamo essere vincitori nella vita, far risplendere al massimo le nostre capacità e diventare le persone più felici del mondo!
Da quando ho deciso di avere un maestro, ricordo tante vittorie mie e degli amici che ogni giorno mi impegno a incoraggiare con lo stesso spirito del presidente Ikeda.
Per me è un esempio di come si può trasformare la propria vita in un capolavoro. Così affronto la campagna “Io sono Shin’ichi Yamamoto”, domandandomi in ogni istante: «Cosa farebbe o direbbe ora sensei?». Facendo questo, nel rispetto delle mie potenzialità, mi impegno a seguire il suo cammino e mi sforzo di proseguirlo, per rispondere al suo desiderio: «Diventate tutti Shin’ichi!» (NRU, 30, cap. 1, p.ta 47).

16 marzo 1958 – 2018

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