Sakae Takahashi ha incentrato il suo intervento sulla possibilità che ciascuno ha dentro di sé di determinare cambiamenti importanti a livello individuale e collettivo, a patto di essere disposto ad abbattere il muro della sfiducia
All’inizio dell’anno ho partecipato in Giappone alla prima riunione per i responsabili tenuta dal presidente Ikeda [vedi pag. 3, n.d.r.]. In quell’occasione ho sentito che, con una decisione superficiale, non si può ottenere nessuna vittoria in questi due anni significativi, perciò ho iniziato a recitare Daimoku con una nuova determinazione, come se fossi nata in quel preciso momento.
Il grande voto espresso da Shakyamuni nel Sutra del Loto è che tutti gli esseri umani manifestino la Buddità e siano felici; Nichiren Daishonin ha fatto suo questo voto. Per realizzarlo ha proclamato Nam-myoho-renge-kyo e ha materializzato la sua natura di Budda iscrivendo il Dai-Gohonzon per l’umanità. Né Makiguchi né Toda hanno mai lasciato il Giappone; è stato Daisaku Ikeda a realizzare concretamente il voto di Shakyamuni e Nichiren. Il 2 ottobre del 1960 intraprese il primo viaggio fuori dal suo Paese recandosi alle Hawaii e il 26 gennaio del 1975 andò a Guam dove ha fondato la Soka Gakkai Internazionale. Ikeda ha scelto questi due luoghi perché avevano sofferto in modo particolare la tragedia della Seconda guerra mondiale. Al suo rientro in Giappone mi regalò il volume dei Gosho con una dedica: «Questo è il libro che salverà il genere umano». Il Gosho è infatti il libro della speranza. Sensei è l’esempio di questa filosofia che vede in ogni essere umano il potere di trasformare il destino dell’umanità.
Oggi stanno emergendo giovanissimi Bodhisattva della Terra che cercano di costruire un mondo diverso in cui tutti siano felici. E questi giovani siete proprio voi. Tutto si sta realizzando come immaginato da sensei. Per il Buddismo il tempo non è oggettivo, ma è un’esortazione a decidere che ogni momento può essere quello decisivo, in altre parole tutto dipende dalle nostre azioni.
Uscito dal carcere, Toda trovò intorno a sé solo un paese devastato, ma decise: «È arrivato il momento per realizzare kosen-rufu». Eppure, non c’erano assolutamente le condizioni per pensare di poterlo fare davvero. Ma prendendo questa decisione Toda ha aperto la strada di kosen-rufu in Giappone.
Quarantanove anni fa fu eretto il Muro di Berlino. Ikeda aveva deciso di aprire la strada di kosen-rufu nel mondo. Giunse in Europa nel 1961 e quando si trovò di fronte al Muro recitò Daimoku affinché questo non durasse più di trent’anni. Era un desiderio basato solo sulla sua profonda decisione, non si basava su un’analisi oggettiva dei fatti che allora non davano nessuna speranza. Dopo ventotto anni, di fatto, il Muro è stato abbattuto. I discepoli che hanno deciso di fare propria la decisione del maestro, che si può sintetizzare con l’espressione “io creo il momento”, scrivono la storia di kosen-rufu. Cercando la stessa armonia e il ritmo impresso dal maestro i discepoli sono in grado di fare emergere dalla propria vita una forza incredibile. È una lotta piena di gioia che sgretola la barriera del limite personale.
Otto (contenuto in ottantesimo) significa aprire: è il tempo di vincere su tutti gli aspetti della propria vita. Invece di chiedersi: «Perché quest’anno è così importante?» alziamoci e diciamo a noi stessi: «Sì, ora è il momento giusto». La chiave della vittoria è la preghiera. Cerchiamo di comprendere bene che il limite è solo nel cuore, non si trova al di fuori e per abbatterlo la strada è armonizzarsi con quello del maestro. Così si lotta con gioia e vitalità e si realizzano obiettivi oltre ogni aspettativa. Invito tutti a recitare Daimoku in ogni ritaglio di tempo, allora non vi troverete mai a un punto morto.
Alla Divisione giovani vorrei dire: «Ora è il vostro momento, realizzate kosen-rufu in Italia e in Europa, sentite che ognuno di voi ha una missione e una forza inestimabile, per favore lottate con questa convinzione e coltiviamo insieme centomila fiori in Italia».