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Il tempo di rinnovare il voto - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Il tempo di rinnovare il voto

In questo saggio inedito dell’aprile 2009, Daisaku Ikeda ha annunciato per la prima volta le cinque linee guida per la vittoria assoluta delle donne. Lo pubblichiamo in questo numero in occasione del decimo anniversario

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In questo saggio inedito dell’aprile 2009, Daisaku Ikeda ha annunciato per la prima volta le cinque linee guida per la vittoria assoluta delle donne. Lo pubblichiamo in questo numero in occasione del decimo anniversario

Il maestro esorta i discepoli
a realizzare
kosen-rufu;
maestro e discepolo
uniti nello spirito
conseguono una vittoria dopo l’altra.

Una volta il mio maestro Josei Toda mi disse: «Il Buddismo insegna che “tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge buddista” (RSND, 2, 791). Ho intenzione di istruirti in modo che tu sia in grado di parlare senza difficoltà di qualsiasi argomento con i massimi studiosi e leader mondiali». Ciò avveniva durante una delle lezioni in quella che chiamo con affetto “università Toda”.
Questa primavera (2009) le onorificenze che ho ricevuto da università e istituzioni in tutto il mondo hanno superato il numero di duecentocinquanta, e ciò è dovuto interamente alla formazione ricevuta da Toda. Desidero dedicare queste onorificenze al mio maestro e condividerle con i compagni di fede di tutto il mondo.
Sono passati cinquantuno anni dalla morte di Toda e oggi il vessillo Soka sventola alto, come una speranza per tutta l’umanità.

Toda morì serenamente il 2 aprile 1958, dopo aver realizzato la missione della sua vita. Fu un grande leader del movimento di kosen-rufu per la pace, che si alzò da solo in mezzo alle rovine del Giappone dopo la Seconda guerra mondiale e si dedicò altruisticamente alla diffusione del Buddismo del Daishonin per sradicare sofferenza e disperazione dalla vita delle persone.
Inoltre, fermamente convinto che la vita umana sia assolutamente sacra, denunciò con forza il male delle armi nucleari.
Toda realizzò tutti i suoi obiettivi, a partire dall’adesione di 750.000 famiglie alla Soka Gakkai. Grazie ai suoi sforzi creò le fondamenta di kosen-rufu in Giappone, e le basi di una visione di cittadinanza globale per l’umanità intera.
Al termine della sua vita mi disse: «Il mio lavoro è finito. Adesso è il tuo turno. Conto su di te!».
Dopo la sua morte iniziarono a circolare notizie sui mass media e tra la gente circa un’ipotetica, imminente disintegrazione della Soka Gakkai.
In mezzo a quelle voci che ci schernivano, 120.000 membri provenienti da tutto il Giappone parteciparono alla veglia funebre di Toda, l’8 aprile, e 250.000 al suo funerale, il 20 aprile.
Il dolore dei membri per la perdita del loro amato maestro bruciava nel mio petto, e feci il voto di proteggerli e far sì che la Soka Gakkai, l’organizzazione che si impegna in accordo con l’intento e il mandato del Budda, non subisse mai battute d’arresto. Feci il voto di assicurarmi che kosen-rufu continuasse a progredire, e di sconfiggere le forze negative e i tre potenti nemici che di certo sarebbero sorti per ostacolarci. Riflettevo e pregavo a lungo, con forza, giorno e notte.
Poi giunse il 3 maggio successivo alla morte del mio maestro. Quel giorno, alla riunione generale, in piedi sul palco proclamai la mia visione delle “sette campane”: sette periodi di sette anni che segnavano tappe cruciali e obiettivi di sviluppo della Gakkai, a partire dalla data della sua fondazione (1930). Volevo offrire ai membri un faro di speranza, indicando loro nuovi e meravigliosi orizzonti futuri.

Il poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) scrisse:

Quando gli altri corrono confusi
il tuo sguardo vedrà attraverso ogni illusione;
quando gli altri si lamentano dolenti
vincerai la tua causa con lo scherzo;
terrai in gran conto l’onore e il diritto
e in ogni cosa sarai semplice e schietto.

Insieme ai compagni di fede diedi avvio a una nuova fase del nostro movimento basato sullo spirito di maestro e discepolo, chiamata “lotta dei cento giorni”, perché si sarebbe conclusa con la cerimonia per il centesimo giorno dalla morte di Toda.

Possiate anche voi,
indomiti campioni,
provare la grandezza della nostra causa,
per i vostri compagni di fede
e per il vostro maestro.

Mentre proteggevo tenacemente la nostra sede a Tokyo, viaggiavo in lungo e in largo per il Giappone, dal Kansai al Kyushu, dal Tokaido allo Hokkaido.
A Sapporo, nello Hokkaido, incontrai una giovane donna di Yubari e le promisi che avrei visitato la sua città. Il maestro Toda l’aveva incoraggiata personalmente il primo marzo, poco prima di morire. A quel tempo Toda, pur essendo molto debole, aveva incoraggiato un nutrito gruppo di giovani rivolgendosi in particolare a tre giovani donne.
«Da dove venite?» aveva chiesto loro. Io, che ero sempre al suo fianco facendo il massimo per sostenerlo, lo informai subito che erano di Yubari. Ricordando l’episodio del sindacato dei minatori1, Toda disse con passione: «Non possiamo permettere che le autorità perseguitino la Soka Gakkai! Andrò personalmente a Yubari. I giovani di Yubari devono prendere una posizione ferma e decidere di agire!».
Nel gennaio dell’anno seguente (1959), mi recai a Yubari per realizzare il desiderio del mio maestro. «Sono qui per mantenere la promessa del signor Toda!», dissi. Ero determinato ad adempiere in sua vece a ogni promessa che avesse fatto ai membri, anche la più piccola. Allo stesso tempo, durante quei cento giorni sfruttavo ogni momento libero per incoraggiare ognuno di loro.
Tutto parte da un singolo individuo. L’importante è incoraggiare ogni persona con sincerità, calore e gentilezza. Questo è il modo per trasmettere gioia e fiducia in se stessi. Così una persona dopo l’altra si alzerà, creando un flusso incessante di campioni dediti a kosen-rufu.

Diventate forti!
Diventate felici!
Non scordate mai
la voce del nostro maestro
che ci incoraggia sempre.

Guardando indietro, nessun leader ha mai fatto più di Toda per incoraggiare le madri che avevano tanto sofferto durante la guerra e ispirare le donne a far emergere il loro immenso potere innato.
Un giorno una donna in lutto si asciugò le lacrime quando Toda le disse con convinzione: «Tu diventerai sicuramente felice». E a un’altra donna, sfinita dalle tribolazioni che stava affrontando, disse: «Tu puoi senza alcun dubbio trasformare il tuo karma». Udendo queste parole piene di fiducia, quella donna risollevò la testa con speranza e cominciò a liberarsi dalle catene della sfortuna.
Grazie all’incoraggiamento di Toda, molte donne sofferenti appresero l’essenza del Buddismo e furono in grado di rialzarsi con fiducia, diventando persone che si impegnano con gioia per la felicità degli altri e per il miglioramento della società.
Nell’ultimo editoriale che Toda scrisse per il Daibyakurenge, pubblicato l’1 aprile 1958, il giorno prima della sua morte, egli sottolineò il pericolo di confondere il sapere con la saggezza: «Fondamentalmente dovreste capire che non si può ottenere la vera felicità se non si diventa padroni della propria vita, e per far questo occorre una notevole forza vitale e una saggezza resiliente». Le donne Soka sono grandi sagge che hanno superato e vinto ogni sorta di difficoltà, dando prova di quella notevole forza vitale e “saggezza resiliente” di cui parlava Toda.
Il mio maestro dichiarò che kosen-rufu si sarebbe realizzato grazie al potere delle donne.

Come è noto, alla morte di Toda la Gakkai fu bersagliata da indicibili attacchi, rispecchiando la predizione contenuta nel Sutra del Loto di “odio e gelosia” e “attacchi e calunnie” che avrebbero colpito i suoi praticanti. In quel periodo decisi di far conoscere al mondo la grandezza del mio maestro, la validità dei suoi insegnamenti e il suo comportamento altruistico, parlando pubblicamente cento, mille volte più forte di prima.
Le donne del nostro movimento lottarono al mio fianco con lo stesso spirito, decise a comunicare al mondo la grandezza del nostro maestro e del Buddismo del Daishonin che Toda, più di chiunque altro, ci aveva trasmesso. Esse seguirono coraggiosamente la mia guida per ripagare il debito di gratitudine verso il maestro. Le loro voci pure e sincere riecheggiarono in tutto il Giappone.
Quell’aprile di cinquantuno anni fa, mentre molti insinuavano che la fine della Gakkai fosse vicina, la nostra organizzazione proseguì senza sosta nel suo slancio in avanti.
I risultati delle attività di propagazione nell’aprile del 1958 superarono di cinquemila nuovi membri quelli di marzo, con un totale di 29.008 famiglie. A maggio aumentammo di 33.035 nuovi membri e a giugno oltre 32.000, giungendo a un totale di 900.000 famiglie. Questa vittoria decisiva, nella quale il coraggio e l’impegno assiduo delle donne ebbero un ruolo fondamentale, stupì l’opinione pubblica ribaltando completamente tutte le previsioni.

Il 6 luglio 1958, alla fine della “lotta dei cento giorni”, scrissi nel mio diario: «La mia vita è interamente dedita a realizzare la visione del presidente Toda, la sua ultima volontà. È la mia unica missione in questo mondo» (Diario giovanile, esperia, 686).
Il 10 luglio 1958 tenemmo una cerimonia solenne per i cento giorni dalla morte di Toda, volta a diffondere lo spirito con cui si era dedicato a kosen-rufu.
La fine di una sfida è l’inizio di quella successiva. A una vittoria deve seguirne un’altra. Un giovane rivoluzionario è fiero di condurre una vita di sfide costanti.
Il 12 luglio partii da Yokohama verso il mio amato Kansai per partecipare alla riunione generale dei giovani, prevista a Osaka per il giorno seguente. Erano presenti 6.800 giovani donne e 7.600 giovani uomini pieni di entusiasmo, ai quali dissi: «La Gakkai è la fonte di speranza del Giappone e i giovani sono la fonte di speranza della Gakkai!».
Così, dopo aver concluso insieme ai miei amati giovani la “lotta dei cento giorni”, annunciai dal Kansai, “patria” della mia gioventù, l’avvento di una nuova era “sempre vittoriosa”.

Sconfiggiamo i tre potenti nemici,
trionfiamo su di essi
al fianco del maestro
con i sorrisi della Soka.

Recentemente mi è stata inviata dai membri del quartiere di Toshima, a Tokyo, una fotografia della sala civica circondata dai ciliegi in fiore, che ha risvegliato in me tanti cari ricordi. Il giorno successivo alla morte di Toda si tenne la riunione dei responsabili di centro (3 aprile 1958). Toda aveva espresso la volontà che quella riunione si svolgesse regolarmente e io trasmisi ai membri riuniti il messaggio commovente che aveva lasciato per loro pochi giorni prima di morire: «Non dovete mai rallentare nella lotta contro il male!».
Se perdiamo lo spirito di “confutare l’erroneo e rivelare il vero”, l’armoniosa comunità della Soka Gakkai sarà distrutta da persone invidiose e ingrate. Il Daishonin afferma: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (RSND, 1, 885).
Non dimentichiamo mai questo messaggio finale del nostro maestro, e continuiamo sempre la nostra lotta contro l’ingiustizia.

Con una foto del mio maestro
nel taschino della giacca
viaggio per il mondo
per condividere la sua profonda missione.

Nel Gosho Il prolungamento della vita, il Daishonin scrive: «Tutti gli insegnamenti della vita di Shakyamuni sono le auree parole di verità del Tathagata; per innumerevoli kalpa non hanno mai contenuto la più piccola falsità. In particolare il Sutra del Loto è la verità di tutte le verità insegnate dal Budda, poiché contiene la sua dichiarazione: “Mettendo da parte onestamente gli espedienti”» (RSND, 1, 847).
È responsabilità del discepolo conservare gli insegnamenti del maestro. Dopo la morte di Toda iniziai a raccogliere e sistemare tutte le sue guide e lezioni, perché volevo che nemmeno una singola parola andasse perduta.
Fedele allo spirito di non dualità di maestro e discepolo espresso dalla frase di apertura del sutra: «Questo è ciò che io ho udito», ho raccolto tutti gli insegnamenti del mio maestro e ne ho fatto delle guide eterne per la Soka Gakkai.
La prima fu la sua lezione su Il prolungamento della vita, nella quale il Daishonin afferma: «Un giorno di vita è molto più prezioso di tutti i tesori del sistema maggiore di mondi» (Ibidem, 848). Ogni giorno della nostra vita è incredibilmente prezioso.
In gioventù soffrivo di tubercolosi e i medici mi dissero che probabilmente non sarei vissuto fino a trent’anni. Poi, quando giunsi ai trent’anni, Toda morì e io assunsi di fatto la responsabilità del nostro movimento come suo successore. Da allora considero ogni anno di vita come un regalo del mio maestro Toda, al quale sono profondamente grato. Per questo mi sono sempre sforzato di realizzare ogni giorno ciò che gli altri possono fare in un mese o in un anno.
Toda ammirava molto il primo ministro e stratega cinese Zhuge Liang (181-234), che visse nel periodo dei Tre regni. Lo storico Pei Songzhi (372-451), che scrisse un commentario dettagliato delle Cronache dei Tre regni (dove si narra la storia di Zhuge Liang), lodava il tipo di alleanza che si era creata intorno a lui, in cui le persone erano unite nella vita e nella morte per la loro nobile causa.
Inoltre il Buddismo insegna il principio di non dualità di vita e morte. In tal senso, al livello più profondo le vite del maestro e dei discepoli sono una cosa sola, che trascende i confini di vita e morte. Quando comprenderemo questo, anche le nostre vite traboccheranno di una forza senza limiti.
Lo stesso principio si applica alla famiglia. Scrive il Daishonin: «Il corpo che il padre e la madre lasciano dietro di sé non è altro che la forma fisica e la mente del figlio» (RSND, 2, 540). Perciò, quando un figlio consegue la Buddità, la conseguono anche i genitori.
Il regno della Legge mistica è unito da legami che collegano passato, presente e futuro. Per i defunti, i membri della famiglia non sono dei “sopravvissuti”, ma dei “successori”; e il ruolo dei successori è raccogliere l’eredità della vita del defunto, la sua fortuna, e portare avanti la missione di kosen-rufu. Non bisogna rimanere attaccati al passato. Piuttosto, dovremmo recitare con forza Nam-myoho-renge-kyo e continuare ad andare avanti, vivendo le nostre esistenze al massimo e creando ogni giorno un valore che risplenda in tutto l’universo. Questo è il modo di dimostrare gratitudine ai nostri predecessori.

Il 2 aprile di quest’anno (2009) ho ricevuto una cattedra onoraria dall’Università Marittima della Corea (a Busan, nella Corea del Sud). Il rettore Oh Keo Den, che è stato anche ministro degli affari marittimi e della pesca, e sua moglie Shim Sang Ae, sono venuti in Giappone per la cerimonia. In quell’occasione il rettore ha affermato: «Il 2 aprile segna l’anniversario della morte di Josei Toda, che si batté coraggiosamente per la pace, contro il militarismo giapponese, durante la Seconda guerra mondiale. In questo giorno così significativo vogliamo onorare il discepolo di Toda che ha sostenuto con altruismo il suo maestro nel momento del bisogno».
Il vasto campus dell’Università Marittima della Corea si trova nel porto internazionale di Busan. Ciò mi ricorda un episodio avvenuto durante la riunione in cui fu fondato il Gruppo donne in Giappone, nel 1951, all’apice della guerra di Corea (1950-1953). Una donna originaria di Busan, con le lacrime agli occhi, espresse a Toda la sua forte intenzione di lavorare per kosen-rufu, per la pace e la prosperità della sua amata patria.
Sono lieto che il 2 aprile, alla cerimonia di conferimento dell’onorificenza, fossero presenti numerosi membri della SGI-Corea del Sud, e in particolare i membri di Busan, dove il nostro movimento si è particolarmente sviluppato. I numerosi studenti sud coreani dell’Università Soka che hanno assistito all’evento, guardavano con fierezza la loro bandiera mentre risuonava l’inno nazionale. Sono profondamente grato di aver potuto dedicare questa onorificenza al mio maestro in compagnia di tanti cari amici della Corea del Sud.

Il Gruppo donne in Giappone sta ripartendo in questa primavera di progresso dinamico con un nuovo team di responsabili. Mia moglie e io stiamo pregando sinceramente per la felicità e la salute di tutte le donne Soka. In questa occasione sono state enunciate cinque nuove linee guida per la vittoria assoluta delle donne:

– La preghiera è l’inizio di tutto
– Avanzare armoniosamente con le nostre famiglie
– Far crescere giovani successori
– Prendersi cura della propria comunità e della società
– Raccontare con gioia le proprie esperienze di fede

La preghiera è la base di tutto.
Nichiren Daishonin afferma: «Non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta» (RSND, 1, 306). La preghiera non è semplicemente un tiepido anelito o un vago desiderio. È il voto di far sì che qualcosa accada veramente, è il voto di vincere assolutamente!
Alla luce del principio di simultaneità di causa ed effetto, una preghiera che si basa su una profonda promessa ottiene un risultato chiaro, con la stessa certezza con cui una calamita attrae il ferro. Come scrive il Daishonin: «Se solo reciti Nam-myoho-renge-kyo quale colpa non potrà essere cancellata? Quale fortuna non verrà concessa?» (RSND, 1, 117). Le nostre donne sono esperte nell’arte della felicità e la loro unica “arma” per conseguire la vittoria assoluta è la strategia del Sutra del Loto.
Betty Williams, che ricevette il premio Nobel per il suo importante contributo alla pace nell’Irlanda del Nord, ha affermato a questo proposito: «La Soka Gakkai conosce il potere delle donne. Le donne Soka fanno parte di una rete spirituale di donne che contribuisce alla pace nel mondo. Questa rete composta dalle madri, che nutrono la vita, si basa su una visione comune. Credo dal profondo del cuore che le donne possono cambiare il mondo. E ciò sta già accaderendo».
Oggi in tutto il globo si sta diffondendo una rete meravigliosa di donne che condividono la mia visione e si dedicano a kosen-rufu, una rete per realizzare la pace e la felicità di tutti.

Questa è la stagione in cui i fiori di ciliegio adornano gli edifici della Gakkai di tutto il Giappone, a cominciare da sud, per espandersi poi gradualmente verso nord. Al Parco cimiteriale Toda di Atsuta, in Hokkaido, il paese natale del mio maestro, ogni anno a partire dal 3 maggio, giorno della Soka Gakkai, fioriscono ottomila splendidi alberi di ciliegio che i nostri compagni di fede curano con affetto. È un posto amato dalla gente del luogo, dove i membri si radunano insieme ai loro amici e ai rappresentanti della comunità locale.
Sono certo che Toda sorriderebbe a questa vista con gli occhi luminosi. Mi sembra di sentire ancora la sua voce mentre si rivolgeva ai giovani uomini: «Non seguite la strada del potere ma quella della giustizia! Andate sempre avanti puntando lo sguardo da qui a duecento anni! Andate per il mondo a unire le persone! Unitevi con gli altri giovani!».
Ho sempre agito in accordo con il coraggioso ruggito di leone del mio maestro, celebrando ogni anno l’anniversario della sua morte con la prova concreta delle mie vittorie.
Per i discepoli, il periodo che va dal 2 aprile al 3 maggio è il tempo di mostrare al maestro la prova concreta delle proprie vittorie.
È anche il tempo in cui promettere al maestro di realizzarne di nuove, e di agire per farlo.

Lottando fianco a fianco
e realizzando vittorie in questa esistenza
avanziamo con gioia,
rispondiamo all’appello del nostro maestro!

(8 aprile 2009)

1. Durante l’episodio del sindacato dei minatori di Yubari (1957) i minatori furono minacciati di perdere il lavoro perché appartenevano alla Soka Gakkai.

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