È possibile che la pratica buddista abbia in sé una carica antidepressiva? Dopo averlo sperimentato su di sé, la dottoressa Dockett ha promosso uno studio nella comunità dei praticanti statunitensi per capire meglio quali sono gli elementi più frequentemente percepiti come un vero e proprio vaccino contro il male oscuro
Ecco com’era la mia vita prima di incontrare il Buddismo di Nichiren: per sei anni, tre volte alla settimana, avevo fatto sedute di psicoterapia mirate alla ricostruzione del mio Io, sopravvivendo a farmaci contro la depressione e l’ansia e a un paio di drink serali di troppo, necessari per alleviare la mia sofferenza emotiva. I miei dieci anni di matrimonio con il “Principe Azzurro” si erano deteriorati in una relazione infelice, intrisa di infernale sofferenza, un insaziabile desiderio di accettazione e lacrime di rabbia e disperazione.
Pur in mezzo a tutta questa situazione, avevo svolto decorosamente la mia funzione di professore universitario di psicologia e direttore di un progetto di ricerca multidisciplinare sulla condizione dei senzatetto. In più, mi era anche stata concessa la licenza a esercitare privatamente la professione di psicologa. Mentre però mostravo al mondo questa schiera di riconoscimenti del mio successo, nel mio cuore stavo soffrendo: nutrivo una bassa autostima, cercavo una conferma esterna al senso del mio valore e mi sentivo impotente nel salvare il mio matrimonio, destinato ad andare in pezzi.
Effetti della pratica buddista
Fu in questo contesto che un collaboratore mi introdusse al Buddismo di Nichiren. Anche se all’inizio mi opponevo all’idea apparentemente non scientifica di recitare una frase per cambiare la mia vita, la mia inaridita esistenza assorbiva avidamente l’aroma puro e il gusto che emanavano dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Quasi subito, dalle profondità della mia vita iniziò a fluire una sorgente di gioia: il riso esplodeva libero e il sorriso permeava il mio volto. La mia vita iniziò a cambiare in modi che non riuscivo neanche a immaginare. Nei mesi successivi, costellati di lunghe recitazioni, la mia ansia si dissolse, i drink notturni si fermarono e la depressione, ormai di vecchia data, andò via. La mia terapeuta e io concordammo di sospendere i farmaci e ci avviammo alla fine della nostra lunga relazione terapeutica. Nel frattempo, sul fronte coniugale, risa e gioia erano tornate a riempire ancora una volta la nostra casa. Il mio cavaliere dalla lucente armatura era riemerso, e a tutt’oggi viviamo ancora felici e contenti.
Questi sono stati gli effetti della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo che ho sperimentato all’inizio. Ciò che è seguito è stato un rivoluzionario miglioramento della mia autostima, della sicurezza in me stessa e del senso del controllo personale. Ora, nel ventunesimo anno della mia pratica buddista, mi sto godendo la vita. Praticando il Buddismo di Nichiren con il sostegno della comunità buddista, ho avuto innumerevoli esperienze di quella che viene definita “trasformazione del veleno in medicina”: imparare a usare le avversità come un’occasione fondamentale per crescere, rafforzarsi e conquistare nuovi punti di vista. Grazie a questo ho sviluppato una nuova fiducia nella mia capacità di influenzare l’esito degli eventi nella mia vita. Per quanto possano essere impegnative le circostanze, io recito con profonda fiducia nell’esistenza della Buddità universale e agisco per la felicità degli altri e per la mia.
Qual è stato il cambiamento che è avvenuto in me? Cosa è successo da un punto di vista psicologico e buddista? Come agisce la pratica buddista per aiutare le persone a superare o addirittura prevenire la depressione? Queste domande sono state argomento di più di quindici anni della mia ricerca sugli effetti psicologici portati dalla pratica del Buddismo di Nichiren.
Fattori psicologici e buddisti
Un’analisi della depressione dal punto di vista psicologico e biologico ha portato alla luce molteplici fattori che aumentano la tendenza delle persone alla depressione, quando queste devono affrontare eventi della vita stressanti. Secondo ciò che viene definito l’approccio cognitivo, ci sono determinati stili di pensiero e di relazione che risultano a più elevato rischio di depressione. In essi si ritrovano tutti i tipi di convinzione irrazionale e controproducente che determinano la cosiddetta impotenza appresa, la quale si manifesta con sentimenti di incapacità e disperazione. Di conseguenza, numerosi interventi cognitivo-comportamentali rivolti alla depressione si concentrano oggigiorno sull’aiutare le persone a trasformare le loro convinzioni irrazionali.
Parimenti, la prospettiva buddista sottolinea il ruolo fondamentale delle nostre convinzioni che si rispecchiano nella realtà della nostra esistenza. Nel Buddismo di Nichiren ci sono tre punti fondamentali che ci aiutano a capire la nostra vera natura: 1) unità inscindibile con l’universo, che abbraccia in sé l’intero mondo fenomenico; 2) possesso della natura di Budda, o dell’innato potenziale per una felicità autentica e 3) responsabilità delle cause fondamentali, e delle soluzioni, alle sfide della vita.
Tra tutti gli scritti di Nichiren Daishonin, questi principi fondamentali sono forse rivelati in maniera più chiara nel Raggiungimento della Buddità in questa esistenza. Egli spiega: «La vita in ogni istante abbraccia il corpo e lo spirito, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti in ognuno dei dieci mondi e dei tremila mondi, come pure tutti gli esseri insenzienti […]. Chi si risveglia a questa verità realizza la mutua compenetrazione tra la sua vita e tutti i fenomeni. Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento imperfetto […]. Perciò, quando invochi la Legge e reciti il Sutra del Loto devi essere profondamente convinto che Myoho-renge-kyo è la tua stessa vita» (SND, 4, 3-4).
Qui Nichiren ci indirizza a non cercare fuori di noi la causa fondamentale e la soluzione alle nostre sofferenze. Invece, la saggezza e il potere di risolvere le nostre difficoltà derivano dall’interno, grazie alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Nichiren ci stimola ad avere fede nell’esistenza della nostra innata Buddità e nel fatto che la vera natura della nostra esistenza è la Buddità. In questa lettera egli individua nel Sutra del Loto un insegnamento per il potenziamento di se stessi e della responsabilità personale, capace di liberare le persone dagli impedimenti del senso di impotenza, della disperazione e dello scoraggiamento.
Dal mio punto di vista, questo tipo di impostazione costituisce la caratteristica “antidepressiva” della pratica buddista. Credere nel mio potenziale innato di crescita, credere che tutte le cause fondamentali e le soluzioni delle sfide della vita derivano da me, assumere la responsabilità della mia vita e il controllo del mio destino – queste sono le antitesi allo scoraggiamento e all’impotenza. Sono la realizzazione e la manifestazione di questi particolari insegnamenti a metterci in grado di superare o prevenire la depressione.
L’antitesi dei sintomi depressivi
Nel corso di una recente analisi che ho condotto su un gruppo di persone che praticano il Buddismo di Nichiren, io e i miei colleghi abbiamo sviluppato un modello concettuale della visione buddista della trasformazione dell’Io. Un campione di quarantanove membri molto attivi della SGI-USA, che risiedono nel sud-est degli Stati Uniti ma hanno discendenza africana, caucasica e asiatica hanno partecipato a gruppi di lavoro in cui hanno sviscerato, selezionato e valutato: 1) come erano cresciuti da un punto di vista personale attraverso la pratica del Buddismo di Nichiren, e 2) gli specifici insegnamenti buddisti, le regole e i processi organizzativi maggiormente responsabili della loro crescita.
Questi membri hanno identificato sei aspetti di crescita personale, da loro attribuiti appunto alla pratica buddista: 1) identità di sé, autostima, autoaccettazione, fiducia in se stessi; 2) forza psicologica (impegno, controllo, sfida); 3) speranza e ottimismo; 4) relazioni con gli altri; 5) vivere nel qui e ora; 6) una visione globale più ampia. Questi sei ambiti sono associati a benessere psicologico, capacità di recupero e forza. Sono l’esatto contrario della depressione.
La pratica buddista di Nichiren aiuta a sviluppare forza, autostima, speranza e ottimismo, tutti tratti legati alla capacità di recupero. Questi tratti si contrappongono alle caratteristiche disfunzionali della depressione quali il pessimismo, l’impotenza appresa, i sentimenti di incapacità e disperazione.
Sentieri verso la trasformazione di sé
Nel corso del nostro studio i buddisti hanno anche identificato particolari aspetti della pratica, degli insegnamenti e della vita organizzativa della SGI che consideravano responsabili della crescita personale acquisita. Da qui sono emersi tre gruppi di fattori: la pratica spirituale per sé e per gli altri; la comprensione e l’applicazione dei concetti buddisti; il supporto organizzativo e l’attività buddista.
Il primo punto, la pratica spirituale, veniva considerata vitale per la trasformazione di se stessi. I partecipanti allo studio hanno indicato come elementi essenziali della pratica: recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon, l’oggetto di culto nel Buddismo di Nichiren; lottare per manifestare la condizione di Buddità per se stessi e per gli altri; assumere la responsabilità personale per la propria vita; avere un’”unica mente” con Nichiren sulla diffusione del Buddismo; studiare la filosofia buddista e gli scritti del presidente della SGI Ikeda, tra gli altri. Recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon e incoraggiare gli altri a fare lo stesso attiva direttamente la nostra natura di Budda. Questo è uno degli aspetti cruciali e peculiari della pratica del Buddismo di Nichiren e per molti praticanti è la forza trainante per superare la depressione.
I concetti buddisti considerati più essenziali per la trasformazione di sé - il secondo gruppo di fattori - portavano a sviluppare un atteggiamento personale più coraggioso. I partecipanti allo studio dicevano che dovevano comprendere la legge universale di causalità, che dovevano comprendere la non dualità dell’io e dell’ambiente, e che l’autentica felicità si trova dentro di noi. Ognuno di questi concetti insegna la responsabilità di sé e conduce a una visione consapevole e attiva degli eventi nella nostra vita. Impegnarsi nel voto compassionevole del bodhisattva di alleviare le sofferenze degli altri, praticare l’altruismo e la nonviolenza, e nello stesso tempo perseguire la propria rivoluzione umana, o riforma interiore, sono azioni fondamentali per la crescita personale. Questi fattori forniscono un senso di comunità e di missione che dà significato alle nostre vite e ci motiva ad agire.
Gli intervistati hanno anche riferito che mettere in pratica il concetto buddista della trasformazione del veleno in medicina è la chiave per la crescita personale. Questo insegnamento buddista è sinonimo della componente di sfida insita nel coraggio – tutti gli aspetti della vita comportano un cambiamento – e il cambiamento fornisce occasioni indispensabili a noi per cambiare il nostro karma.
Come terzo gruppo, i partecipanti allo studio vedevano la comunità buddista come fonte di relazioni in grado di offrire loro il supporto emotivo necessario per attutire gli effetti degli eventi portatori di stress. Essa offre anche un’integrazione sociale in una comunità più ampia e l’opportunità per i membri di svolgere attività per gli altri piene di significato e di ricevere incoraggiamento.
La riunione di discussione costituisce la prima linea di sostegno nella pratica. Il suo obiettivo è aiutare i membri a praticare correttamente e a sfidare i loro problemi attraverso la fede buddista, diventando così più capaci di combattere la depressione. Questi legami sociali sono fattori chiave contro le avversità e la depressione.
Ciò che ho scoperto attraverso la mia ricerca e i miei ventun’anni di appartenenza alla SGI-USA è che praticare il Buddismo di Nichiren ha tre effetti antidepressivi: 1) studiando gli insegnamenti buddisti, cambiamo il nostro modo di pensare e le false convinzioni sulla vera natura della nostra esistenza; 2) praticando il Buddismo, possiamo incanalare la nostra forza vitale interiore per sconfiggere la malattia e 3) partecipando all’ambiente ricco di calore umano della SGI, accumuliamo saggezza nell’usare le risorse per lottare nel nostro ambiente e vincere la depressione.
Il Buddismo di Nichiren allena le persone a reagire e ad agire con forza. Molti membri della SGI trasformano la sofferenza e vivono nella speranza e non nella disperazione, nell’ottimismo e non nel pessimismo, nell’autostima e non nell’autoaccusa. Le persone si rafforzano invece di abbandonarsi a sensazioni di impotenza, lottano per assumersi la responsabilità della propria vita invece di incolpare gli altri o rimanere vittime impotenti. È ormai riconosciuto che queste qualità positive limitano la vulnerabilità alla depressione. In quanto fattori chiave nella trasformazione individuale, esse emergono quando basiamo la nostra vita sulla pratica corretta e lo studio della filosofia del Sutra del Loto, che incoraggia tutte le persone a far emergere la loro natura di Budda.
Per approfondire:
– DU, 70, 4-35. All’interno, di Kathleen H. Dockett, Strategie per la gestione dello stress, a pag. 18.