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Il senso del ritmo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:27

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Il senso del ritmo

Un incontro con un gruppo di giovani è l’occasione per affrontare nel dettaglio alcuni temi meno consueti, come quali parole e quale tono scegliere per presentare una riunione oppure come sostenere il ritmo di chi sta guidando la recitazione

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Un incontro con un gruppo di giovani è l’occasione per affrontare nel dettaglio alcuni temi meno consueti, come quali parole e quale tono scegliere per presentare una riunione oppure come sostenere il ritmo di chi sta guidando la recitazione

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

Sorridendo con calore ad Ataka e agli altri partecipanti, Shin’ichi disse: «Quando fate i presentatori o i moderatori di una riunione, fate attenzione anche ai tempi e al ritmo. Ci sono momenti in cui c’è bisogno di parlare velocemente per mantenere alto il ritmo, altri in cui è necessario lasciare un po’ di respiro e fare una pausa. Senza il senso del ritmo, l’atmosfera della riunione rischia di rovinarsi. Per esempio, che cosa accadrebbe se si dicesse: “Se avete troppo caldo, toglietevi pure le giacche” e poi si presentasse subito l’ospite successivo, senza dare il tempo ai presenti di togliersi la giaccha? In quel momento, pur volendo, le persone non potrebbero applaudire e l’ospite appena presentato dovrebbe cominciare a parlare mentre in sala c’è il brusio della folla. In questo caso, si dovrebbe aspettare finché tutti si siano tolti le giacche, poi fare una piccola pausa per permettere alle persone di concentrarsi nuovamente e quindi, solo allora, riprendere a parlare. Non solo durante le riunioni, ma anche in teatro, negli spettacoli di danza e nei concerti il senso del ritmo è la chiave per il successo».
I partecipanti a quella riunione informale fissavano concentrati Shin’ichi Yamamoto, intenti ad assorbire ogni singola parola. Era la prima volta che sentivano qualcuno entrare così nei dettagli riguardo alle responsabilità di un presentatore.
Shin’ichi continuò a spiegare le qualità necessarie per condurre una riunione: «Anche la capacità di rispondere prontamente o adattarsi ai cambiamenti è estremamente importante. Per esempio, se durante una riunione le prime file di sedie rimangono vuote, ma le persone si affollano in fondo alla sala e arrivano fino in corridoio, il presentatore deve trovare il modo e il momento giusti per chiedere ai partecipanti di spostarsi avanti nelle prime file. Se la riunione è piuttosto lunga e le persone sono stanche di stare sedute, il presentatore potrebbe proporre di fare una pausa, alzarsi e sgranchirsi le gambe, magari fare un po’ di ginnastica».
Riunioni differenti richiedono differenti modi di condurre l’incontro. Se si tratta di un seminario, con un alto numero di amici non praticanti, il presentatore dovrebbe parlare lentamente e con tono rassicurante, per rilassare le persone e metterle a proprio agio.
«Il Buddismo spiega la necessità della “saggezza della verità dell’insegnamento essenziale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli”. Il presentatore dovrebbe coltivare al massimo questa qualità. Per farlo, è indispensabile recitare Daimoku con la forte determinazione che la riunione sia un grande successo. Le riunioni della Soka Gakkai esistono per la realizzazione di kosen-rufu, sono tutte versioni contemporanee della Cerimonia nell’aria descritta nel Sutra del Loto. Quindi, fare il presentatore durante una riunione significa adempiere al nobile lavoro del Budda, come scrive Nichiren Daishonin: “La voce compie il lavoro del Budda” (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 109, 41). Tenetelo sempre ben a mente».
I giovani sentirono che la guida di Shin’ichi li stava aiutando ad acquisire un nuovo punto di vista. Si resero conto di non aver compreso fino a quel momento il profondo significato di fare il “maestro di cerimonia”, e ascoltarono le sue parole con umiltà.
Ascoltavano con attenzione senza perdersi nemmeno una parola. Shin’ichi, colpito dalla sincerità di quei giovani, era deciso a parlare il più possibile di vari argomenti.
«A volte il presentatore deve anche sostenere la persona che sta guidando la recitazione di Gongyo. Lasciate che vi spieghi come farlo in maniera corretta. Prima di tutto, ascoltate con attenzione la voce della persona che sta guidando Gongyo e cercate di andare a ritmo con lei. È importante non andare né più in fretta né più lentamente. Inoltre, assicuratevi che sia un ritmo dinamico e trascinante, come quello di un cavallo al galoppo.
Quando partecipano molte persone, è inevitabile che il ritmo di Gongyo e Daimoku a poco a poco tenda a rallentare, ma voi non lasciatevi trascinare indietro. Cercate di guidare tutti mantenendo un ritmo sostenuto. È anche necessario che le parole del sutra siano scandite chiaramente. Per questo è importante che vi sforziate di fare un Gongyo perfetto tutti i giorni, assicurandovi di non cadere nell’abitudine di una pronuncia sciatta, e facendo attenzione a riprendere fiato nei punti più corretti. Cercate di fare un Gongyo vibrante, chiaro, potente e pieno di forza. Durante questa attività qui nel Kyushu, allenerò io stesso coloro che sostengono la recitazione di Gongyo».
Quindi Shin’ichi si rivolse a un giovane uomo dalla fronte ampia, con gli occhiali. Era Junnosuke Fukutomi, un dentista, responsabile della Divisione giovani uomini del quartiere Kokurakita, luogo in cui si trovava il Centro culturale di Kitakyushu.
«Tutto bene al lavoro?».
«Sì, tutto procede benissimo. L’anno scorso ho aperto il mio studio dentistico».
Shin’ichi con un sorriso smagliante disse: «Benissimo, sono felice per te. Allora, oggi non c’è bisogno che ti incoraggi. Dopotutto, non serve incoraggiare una persona felice e la cui vita prosegue bene. Desidero incoraggiare con tutto il cuore coloro che stanno soffrendo e si sforzano nelle circostanze più difficili. Questo è il modo di comportarsi di un buddista ed è lo spirito della Soka Gakkai».
Un responsabile del Kyushu disse a Shin’ichi: «Oltre al signor Fukutomi, a Kitakyushu ci sono altri due responsabili della Divisione giovani uomini che lavorano come dentisti».
«Sì, li conosco entrambi. Li ho incontrati dopo la riunione generale della Divisione giovani del Kyushu tenutasi quattro anni fa a Kitakyushu. Come stanno?».
Junnosuke Fukutomi rispose: «Sono qui entrambi, al Centro culturale. Fanno attività nello staff organizzatore».
«Allora, per favore, andate a chiamarli».
Poco dopo i tre dentisti furono riuniti: oltre a Fukutomi c’erano Yoshito Ouchibori e Masao Sanga.
«Sono felice di incontrarvi di nuovo – disse Shin’ichi -. Voi tre in questo momento siete un esempio nella vostra professione. È davvero bello che ci siano tre dentisti, responsabili della Divisione giovani uomini, che si impegnano dietro le quinte nelle attività di staff. Mi fa piacere, siete davvero ammirevoli. Voi incarnate il vero spirito della Soka Gakkai.
Ci sono alcune persone che, una volta raggiunta una certa posizione sociale, si sentono superiori e cominciano a guardare gli altri membri dall’alto in basso, screditando l’importanza delle attività della Gakkai. Ma essere un medico o un avvocato non ci rende speciali o superiori agli altri. La società ha bisogno di tutti i tipi di professione. Un medico specializzato può non essere capace di cucinare del buon riso, e un bravo avvocato non riesce a costruire una casa. Ogni professione è importante. Non c’è niente di più sciocco che reputarsi più importanti degli altri, trascurando la pratica buddista e deviando dalla strada che porta alla Buddità in questa esistenza. Il Buddismo insegna come costruire in questa vita uno stato di assoluta felicità per se stessi e per gli altri, per l’eternità. Insegna la filosofia per realizzare pace e prosperità durature per tutta l’umanità. Ecco perché chi pratica il Buddismo e lo diffonde è degno del più profondo rispetto. Vi esorto a essere dei buddisti sinceri, e spero che continuiate a camminare sul grande sentiero Soka senza dare troppa importanza alla posizione o al ruolo che ricoprite nella società».
I tre giovani dentisti annuirono vigorosamente in risposta alle parole di Shin’ichi.
Junnosuke Fukutomi, il responsabile della Divisione giovani uomini del quartiere di Kokurakita che era presente all’incontro sin dall’inizio, veniva da Tagawa, nella prefettura di Fukuoka. Era entrato a far parte della Soka Gakkai nel marzo del 1968, quando studiava al Kyushu Dental College.
Da studente era rimasto profondamente scosso nel vedere l’espressione sofferente di un cadavere che stavano dissezionando durante una lezione di anatomia. Da quel momento, aveva cominciato a chiedersi il perché di espressioni tanto diverse sui volti delle persone che morivano.
Più studiava medicina, più aumentava la confusione nei riguardi della vita e i suoi misteri. «Perché moriamo? Cosa succede dopo la morte?»: queste domande lo tormentavano. Percepiva la fragilità e la caducità della vita, e si chiedeva quale fosse il modo migliore di vivere senza avere rimpianti.
Suo padre gestiva uno studio dentistico. Purtroppo soffriva di disturbi alla colecisti e Fukutomi chiese a uno specialista in medicina cinese di preparare una cura a base di erbe per suo padre. Un giorno lo specialista gli parlò del Buddismo: «Penso che sia importante per uno come te, che sta studiando per diventare dentista, conoscere la filosofia di vita del Buddismo. Conosci la Soka Gakkai?».
«Sì, ne ho sentito parlare…» rispose Fukutomi, ricordando alcune cose che gli erano state dette riguardo alla Soka Gakkai.
Lo specialista in medicina cinese allora gli rispose: «Non so che cosa hai sentito, ma sappi che non è una religione che inganna gente inconsapevole con promesse vuote sulla guarigione da tutti i mali o sulla ricchezza garantita. Questo è un fraintendimento totale del vero scopo e delle finalità della pratica buddista. Il Buddismo spiega la legge di causa ed effetto che opera nelle nostre vite. In altre parole, spiega la strada per armonizzare le nostre vite con la Legge fondamentale dell’universo, per realizzare la rivoluzione umana, far emergere la forza vitale che risiede dentro di noi e stabilire una condizione di felicità assoluta».
Come disse Abraham Lincoln (1809-65), il sedicesimo presidente degli Stati Uniti: «Contro la calunnia non c’è vendetta migliore della verità».
L’esperto di medicina cinese parlò a Junnosuke Fukutomi della filosofia buddista della vita, dei princìpi di non dualità di corpo e mente, di non dualità dell’individuo e del suo ambiente, del mutuo possesso dei dieci mondi e dei tremila regni in un singolo istante di vita. Inoltre, gli spiegò che la vita è eterna nel ciclo delle tre esistenze di passato, presente e futuro. Erano tutti concetti che Junnosuke sentiva per la prima volta, e così pian piano iniziò a porre domande riguardo ai misteri di nascita e morte, un argomento sul quale si era sempre interrogato.
Il medico fu in grado di rispondere a molte domande e Junnosuke si sentì come se un mondo sconosciuto si stesse aprendo di fronte a lui. Forse, pensò, la Soka Gakkai avrebbe potuto aiutarlo a trovare le risposte che cercava.
Rimase anche colpito dalla sincerità e dal buon carattere di quella persona, disposta a dedicare il suo tempo a esporre con tanta cura gli insegnamenti buddisti a uno studente come lui.
Dopo tre ore che dialogavano in questo modo, Junnosuke si inchinò in segno di rispetto e disse: «La prego di introdurmi a questa pratica buddista».
Dopo essere entrato a far parte della Soka Gakkai, Junnosuke ebbe modo di conoscere Yoshito Ouchibori – un responsabile della Divisione studenti che frequentava il quarto anno del Kyushu Dental College – e Masao Sanga, che frequentava lo stesso anno di Fukutomi.
Yoshito proveniva dalla prefettura di Kagoshima e si era unito alla Soka Gakkai due anni prima di Junnosuke. Studiando medicina il suo stupore di fronte alle meraviglie della vita era aumentato. Durante un periodo in cui rifletteva intensamente sul senso dell’esistenza, mentre tornava a casa dalla sua famiglia in treno, gli capitò di incontrare un membro della Soka Gakkai che gli parlò degli insegnamenti buddisti. Questa fu per lui l’occasione per decidere di praticare il Buddismo.
Masao invece proveniva dalla prefettura di Niigata ed era diventato membro della Soka Gakkai solo un mese prima di Junnosuke, nel febbraio del 1968. Quando entrò al Kyushu Dental College, Masao si unì a un gruppo che studiava il problema dei villaggi sprovvisti di medici e di dentisti professionisti: desiderava trovare una soluzione per risolvere quella carenza.
Il Giappone disponeva di un sistema di assicurazione pubblica sulla salute. Ogni mese i cittadini pagavano per l’assicurazione, ma la mancanza di professionisti e il fatto che tendevano a concentrarsi nelle grandi città lasciava gli abitanti dei villaggi rurali nell’impossibilità di accedere alla sanità pubblica. Masao era esasperato perché il governo sembrava non voler far nulla di concreto per risolvere quella situazione.
Quando i giovani, e soprattutto gli studenti, ignorano o accettano in silenzio le contraddizioni e le ingiustizie della società, e finiscono con l’accondiscendere, allora non ci sarà più alcuna riforma sociale, né il miglioramento personale. L’acuta capacità di critica è l’arma più affilata che possiedono i giovani.
Masao Sanga in passato aveva avuto occasione di confrontarsi con un membro della Soka Gakkai che frequentava la sua stessa università, più grande di lui di due anni, Yoshihiko Tsunemitsu, su come risolvere il problema dei piccoli centri abitati sprovvisti di ambulatori e odontoiatri. Masao era dell’idea che fosse necessario modificare il sistema nazionale e che si dovesse rendere obbligatoria l’assegnazione di quei piccoli centri sprovvisti di medici o dentisti come luoghi di lavoro.
Ma Tsunemitsu gli rispose: «Cambiare semplicemente il sistema non risolverà il problema. Non penso che si possa fornire assistenza odontoiatrica nei villaggi obbligando i dentisti a lavorare in una zona rurale contro la loro volontà. Piuttosto l’ideale sarebbe che il medico stesso divenisse consapevole del grande significato del suo lavoro e si risvegliasse alla sua missione impegnandosi seriamente nell’offrire le sue cure laddove ce n’è più bisogno. In altre parole, se non sono gli stessi medici a cambiare, qualunque altra soluzione sarebbe un palliativo.
«In generale, non penso che la felicità per un essere umano si possa ottenere semplicemente attraverso le riforme politiche. Per esempio, oggi il popolo è sovrano e il vecchio sistema feudale con la sua divisione in classi è stato abolito. Eppure non abbiamo raggiunto l’uguaglianza, esistono ancora differenze e discriminazioni, anche se in forme differenti. Anche l’inquinamento ambientale che minaccia la nostra stessa esistenza nasce dall’avidità umana. Inoltre la mancanza di fiducia, l’alienazione e la solitudine forse sono oggi più gravi di quanto non lo siano mai stati.
«La politica, l’economia, il mondo del lavoro e dell’educazione, sono tutte invenzioni degli esseri umani. Quindi, se c’è qualcosa che ha bisogno di essere riformato, è il cuore stesso delle persone, coloro che creano queste istituzioni».

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