Anche recenti ricerche nel campo della psicologia hanno riscontrato che le persone provano maggior soddisfazione nel dedicarsi agli altri, o comunque a un ideale che espanda ed elevi le loro esistenze piuttosto che nel rincorrere piaceri materiali e momentanei. Un risultato coerente con l’insegnamento buddista
«Gli eroi più grandi sono quelli che si battono per aiutare gli altri, non per il potere o la gloria» scriveva Ellen Key (1894-1926), una grande educatrice svedese, apprezzata anche dal primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, che la citò nella sua Educazione per la creazione di valore. Anche noi ci battiamo senza sosta, un giorno dopo l’altro, non per il potere o per la gloria personale ma per aiutare coloro che soffrono. Il Buddismo del Daishonin è un grande insegnamento di speranza che esiste per liberare gli esseri viventi dalla sofferenza al livello più profondo della vita e noi della Soka Gakkai, che lo abbracciamo e lo diffondiamo, siamo impareggiabili “eroi della vita”, proprio come lo stesso Daishonin afferma. E, come ben sapete, i massimi leader e pensatori di tutto il mondo esprimono continuamente sostegno e apprezzamento per il movimento della Soka Gakkai che unisce le persone e dà un notevole contributo alla società.
Lo scrittore francese Victor Hugo (1802-85) fece dire al personaggio di una sua opera teatrale: «Tutto inizia, finisce e poi inizia nuovamente in qualche altro luogo […] La vita è una ruota eterna». La sua profonda comprensione della natura eterna della vita è vicina alla visione buddista dell’esistenza. Proprio perché la nostra vita è eterna dobbiamo fare il massimo nel presente, a beneficio del futuro. È questo il modo di vivere buddista nel quale si avanza senza sosta dal presente verso il futuro.
Esattamente cinquantasei anni fa, il 9 dicembre 1948, il premier cinese Zhou Enlai e sua moglie Deng Yingchao visitarono un’università appena inaugurata e, in quell’occasione gli studenti della nuova scuola diedero loro il benvenuto eseguendo un’opera appositamente composta. Al termine dell’esecuzione la coppia si recò immediatamente nei camerini per stringere la mano a tutti coloro che avevano partecipato. Incoraggiarono una giovane che aveva suonato il gong nelle ultime file dell’orchestra: «Lavorare dietro le quinte è molto importante. Ti prego di brillare come un’anonima eroina» disse Zhou Enlai, «dare il massimo dietro le quinte ti assicurerà la qualificazione necessaria per lavorare fuori, sul palcoscenico». Fu una scena bellissima, commovente come in un film. Ed esortarono anche gli studenti a imparare dal popolo e seguire il loro esempio.
Il presidente Zhou si preoccupava sempre di mettere in evidenza gli sforzi dietro le quinte. Non dimenticava mai di incoraggiare coloro che avevano fatto del proprio meglio, che avevano lottato con coraggio, anche quando le altre persone non si accorgevano del loro impegno e delle sofferenze che avevano dovuto affrontare. È una lezione importantissima che i responsabili dovrebbero imparare, un esempio che tutti voi, leader del nostro movimento, dovreste emulare. I cinesi diedero completa fiducia e lealtà al presidente Zhou perché avevano riconosciuto che ogni sua azione era basata su una assoluta dedizione al popolo. E si impegnarono anima e corpo con lui e gli altri leader che ne avevano ereditato lo spirito, nell’arduo compito di costruzione nazionale che gettò le basi per quel grande paese che la Cina è oggi diventata.
Zhou amava molto i giovani e si dedicava a loro senza risparmiarsi. Anch’io sono sempre concentrato sull’aiutare la crescita dei giovani e comprendo i suoi sentimenti. Già prima che ci incontrassimo avvertivo un legame spirituale fra noi e anch’egli sapeva molto di me, della mia vita, dei miei sforzi e del mio impegno come privato cittadino per migliorare le relazioni fra Cina e Giappone e fra Cina e Unione Sovietica. E trent’anni fa, il 5 dicembre 1974, contro il parere dei medici, il presidente Zhou decise di incontrarmi di persona. Aveva settantasei anni e io quarantasei. Proprio questa mattina mia moglie commentava che da quell’incontro erano passati trent’anni e che io adesso avevo l’età che lui aveva allora. In effetti ho trascorso gli ultimi tre decenni cercando di fare tutto ciò che era nelle mie facoltà per adempiere alla promessa che gli avevo fatto.
Anche i leader della Gakkai devono saper capire i sentimenti delle persone che si sforzano nell’ombra. C’è un numero infinito di persone nella Gakkai che si impegnano in attività poco visibili e riconosciute, che fanno il massimo per kosen-rufu, per i loro compagni di fede e per la comunità in cui vivono, anche se per la maggior parte nessuno nota o mette in luce i loro sforzi. È proprio grazie a questa dedizione scevra da egoismo che la Soka Gakkai è cresciuta così tanto. I responsabili della Gakkai devono nutrire un sincero apprezzamento per queste persone e considerarle dei tesori. Spero che ne loderete gli sforzi, le incoraggerete con calore e le ringrazierete con tutto il cuore. I leader devono apprezzare profondamente ogni individuo, devono imparare dai membri. Non scordate mai che mettere i membri al primo posto è da sempre l’orgoglio dei responsabili della Soka Gakkai.
Voglio esprimere la mia gratitudine anche a coloro che offrono la propria casa come luogo di riunione. È importante dare loro la massima cortesia e considerazione, anche se sono nostri intimi amici. Dovremmo dimostrare il nostro apprezzamento a chi ci mette a disposizione la sua casa, non solo mettendo in ordine e pulendo dopo le riunioni, ma facendo la massima attenzione dall’inizio alla fine. Il Buddismo trova espressione non soltanto nelle attività visibili ma anche nelle piccole gentilezze e nei gesti come questi. Come scrive il Dasihonin: «È il cuore che è importante» [La strategia del Sutra del Loto. Nella versione italiana è tradotto: «Solo la fede è realmente importante» (SND, 4, 194), n.d.t.]. Facciamo sempre il possibile per non creare disturbo o lavoro ulteriore a chi apre la sua casa alle attività di kosen-rufu. Spero che i responsabili diano concretamente l’esempio, trattando queste case con lo stesso, anzi con ancora maggior rispetto, della propria. Inoltre, come insegna il Daishonin, coloro che generosamente offrono la propria casa otterranno una condizione tale che, insieme ai loro discendenti, di generazione in generazione, abiteranno in splendidi palazzi. Spero che ricorderete sempre questo grande onore.
Martin Seligman, ex presidente dell’Associazione degli psicologi americani, è un grande sostenitore della “psicologia positiva” e viene considerato uno dei teorici più innovativi del suo campo dopo Freud. In un suo recente incontro con Masao Yokota, il presidente del Centro di Ricerche di Boston per il XXI secolo, Seligman ha esposto alcune conclusioni del suo ultimo studio, il cui obiettivo era appurare, sulla base di dati empirici raccolti in tutto il mondo, ciò che dà alle persone maggior soddisfazione nella vita. Seligman ha individuato tre principali fonti di soddisfazione. La prima è la “felicità edonista”, cioè vivere una vita piacevole. La seconda è usare le proprie qualità nelle varie sfere di attività e relazione con gli altri. La terza è devolvere le proprie migliori energie al servizio di qualcosa di più grande di se stessi. Osservando i dati, Seligman ha scoperto che in ogni parte del mondo la seconda e la terza fonte di soddisfazione forniscono un sentimento di realizzazione più profondo e spirituale della prima. In altre parole la felicità non è determinata dalla ricchezza economica o materiale, né dalla posizione sociale.
È proprio come dice Nichiren Daishonin, i «tesori del cuore» sono più preziosi dei «tesori di un forziere» (SND, 4, 177). Questo per noi è un insegnamento fondamentale ed eterno. Il segreto per condurre un’esistenza realizzata e senza rimpianti è dedicarci a una causa e a uno scopo più grande di noi. Tutti lo sapete e lo state facendo. State conducendo la più grande vita possibile, una vita di suprema creazione di valore. Anche dal punto di vista della psicologia, le attività della Gakkai che ci consentono di accumulare i tesori del cuore rappresentano lo stile di vita ideale, un modello da imitare per la società, in quanto rappresenta l’aspetto migliore del comportamento umano. Per questo tanti grandi filosofi hanno espresso la speranza che l’umanesimo Soka si diffonda in tutto il mondo. Desidero affermare che a ogni livello la Gakkai è il regno della felicità, a ritmo con la Legge fondamentale dell’universo. Continuiamo ad avanzare con calma e fiducia senza farci turbare dalle persone arroganti, invidiose o piene di pregiudizi.
Seligman ha affermato anche di aver tratto ispirazione dal nostro incontro. Vorrei riferirvi ciò che ha detto come prova della sua fiducia e del suo apprezzamento per la Soka Gakkai nel suo complesso. «Grazie all’incontro con il presidente Ikeda – ha detto – ho provato una maggior fiducia nel ricercare nuove strade in psicologia». E ha proseguito riconoscendo l’importanza delle organizzazioni e dell’ambiente nel formare una forte base individuale per la creazione di felicità, aggiungendo che sperava di imparare queste cose dal Buddismo.
La domanda cruciale alla fine dei nostri giorni è la seguente: «La nostra è stata una vita di soddisfazione e di significato, libera dal senso di futilità e dai rimpianti? È stata una vita vittoriosa in cui abbiamo superato ogni ostacolo oppure una vita triste e dolorosa in cui ci siamo dati sconfitti nelle varie battaglie?». La vita è governata dalla severa legge di causa ed effetto, e il nostro destino è di vivere secondo le restrizioni che ci impone. Alla fine tutto si riduce al determinare se la nostra sia stata una vita felice oppure infelice. O l’una o l’altra. E la risposta dipende dal fatto che sia stata colma della gioia della vittoria e della dolorosa sofferenza della sconfitta. Se vincete sarete felici. Se perdete sarete infelici. Per questo il Buddismo si concentra sulla vittoria. E la Legge mistica è la Legge per la vittoria assoluta. Coloro che abbracciano il Buddismo del Daishonin, che si sforzano attivamente fino all’ultimo istante per realizzare lo scopo più significativo che esista, kosen-rufu, sono sicuri di ottenere la Buddità in questa vita, di conseguire una felicità eterna e indistruttibile e una sicura vittoria. Sia Shakyamuni che Nichiren Daishonin lo confermano senza possibilità di errore. Voi state vivendo questo tipo di vita. Lasciatemi gridare perché tutti possano sentirlo: «Voi avete vinto!». Siete tutti grandi vincitori che conducono vite ammirevoli. Godrete di eterna gloria, vittoria e fortuna. Forse adesso per voi le cose sono difficili e potete avere vari problemi e preoccupazioni. Ma la vita è come un’opera teatrale, fatta di tanti atti, di tante scene diverse. Se tutto fosse meraviglioso dall’inizio alla fine e non succedesse mai niente, che opera teatrale sarebbe? La felicità non è libertà dalle preoccupazioni materiali, non è mangiare cibi squisiti, o non dover mai uscire né lavorare, e trascorrere tutto il giorno contemplando pigramente il monte Fuji. Questa può sembrare felicità ma in realtà non potrebbe esistere maggior sfortuna.
Il Daishonin non sbaglia mai. Ci esorta ad abbracciare la fede nel corretto insegnamento del Buddismo se desideriamo sperimentare la suprema gloria della vita e a dedicare quest’ultima alla diffusione della Legge mistica, la causa più positiva che ci sia e agire senza sosta per tale scopo. E noi ci sforziamo di farlo con coraggio, in totale accordo con lo spirito del Daishonin. Per questo la Soka Gakkai è così grande. Come dice il Daishonin: «È il cuore che è importante». Il nostro cuore o mente [la parola giapponese per “cuore”, kokoro, significa “cuore-mente”, n.d.t.], il nostro intento, il nostro atteggiamento sono cruciali. Negli Insegnamenti orali il Daishonin dice che «una grande gioia è quella che si prova comprendendo per la prima volta che la propria mente è stata il Budda sin dal primo istante. Nam-myoho-renge-kyo è la più grande di tutte le gioie» (OTT, 211-12). «La mia mente, la mia vita, è quella di un Budda!», la gioia che reca questo risveglio è insuperabile. Ma non è una realizzazione che si può spiegare a parole. Se cominciate a sbraitare: «Sono un Budda! », la gente penserà che siete pazzi. Per questo tutto dipende dal nostro cuore o mente. Questo insegnamento non significa che voi siate una specie di “Budda vivente”. Comportarsi in maniera arrogante e piena di sé non fa di voi dei Budda, contrariamente a ciò che il clero sembra pensare.
L’enfasi del Daishonin sull’importanza del cuore, della mente, può essere interpretata come una rimostranza contro un simile autoritarismo e vuoto formalismo. Il cuore è l’essenza, la base; è la fede, in altre parole, è il cuore che crede. Il nostro cuore, la nostra mente si manifesta nelle nostre azioni. Un Budda non è mai disonesto o interessato. Lo stato vitale del Budda si manifesta in azioni piene di compassione e di cura per gli altri, come aiutare i propri vicini, incoraggiare gli amici che soffrono e condividere con gli altri la grandezza della Legge mistica. Come scrive il Daishonin: «Il vero significato dell’apparizione del Budda Shakyamuni in questo mondo sta nel suo comportamento da essere umano» (SND, 4, 179). Il gioioso stato vitale di un Budda pulsa proprio lì, nel vostro cuore, mentre recitate la Legge mistica e agite per realizzare il grande voto di kosen-rufu, giorno dopo giorno.
Questa è una riunione di responsabili e perciò mi piacerebbe ribadire le guide eterne che diedero il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda.
Toda diceva: «Se i responsabili si impegnano sinceramente si renderanno immediatamente conto dei punti nodali che richiedono una riforma. Tutto dipende dalla sincerità dell’impegno dei responsabili che permetterà loro di manifestare una profonda saggezza e di sviluppare un naturale intuito per aiutare ogni persona e per favorire lo sviluppo di ogni organizzazione locale. Un sincero impegno è il requisito di un responsabile e spero che voi ne darete prova nelle azioni, nelle guide e in ogni attività che porterete avanti.
Il mio maestro Toda un giorno mi disse che, con l’approssimarsi dell’era dei mezzi di comunicazione, un quotidiano sarebbe stato un bene d’importanza fondamentale. E, sorprendentemente, proprio nel bel mezzo delle difficoltà in cui versava la sua azienda, propose di fondare un quotidiano della Soka Gakkai. Me lo disse in una piccola tavola calda, vicino alla stazione di Shimabashi, a Tokyo, nel dicembre 1950. Era un periodo in cui veniva bersagliato di insulti, attacchi e aspre critiche e l’intensa battaglia per tenere a galla la sua attività economica aveva richiesto da parte sua un notevole dispendio di energie, sia fisiche che mentali. Io avevo lasciato da parte tutto il resto per stargli al fianco; lavoravo notte e giorno per proteggerlo, fermamente deciso a impedire che gli capitasse qualcosa di male. In qualsiasi circostanza il mio mentore immaginava sempre un futuro meraviglioso per kosen-rufu. E quando discutemmo il nome del futuro giornale disse: «Pensiamo al suo potenziale futuro e chiamiamolo Notizie dell’Universo». Vedeva tutto su grande scala e ricordo di aver riso con lui alla sua battuta sul fatto che io non avevo titoli per accusarlo di aver fatto una proposta esagerata visto che il mio nome “Daisaku” significava “grande risultato”. E così dallo sforzo congiunto di maestro e discepolo, in un periodo in cui la Gakkai stava affrontando enormi sfide, nacque il Seikyo shimbun [La prima edizione fu pubblicata il 20 aprile 1951]. Continuiamo a migliorare il Seikyo shimbun, il quotidiano che Toda voleva che tutto il Giappone leggesse, e a usarlo ulteriormente per promuovere kosen-rufu.
Toda disse: «Se siete miei veri discepoli continuate a battervi fino all’ultimo istante per kosen-rufu e per la Soka Gakkai!» e ancora: «Chi non ha il fegato di combattere il male dovrebbe andarsene adesso. Chiunque può vedere che gli attacchi e le critiche nei miei confonti fanno parte di un malvagio complotto basato sull’invidia, il pregiudizio e la menzogna». Questo è vero oggi quanto allora. Spero che rintuzzerete le calunnie dichiarando senza paura ciò che è vero e giusto e refutando ogni falsità.
Makiguchi affermava che «Una sola persona corrotta può minacciare la vita di tante persone buone». Le persone cattive non sopportano le buone parole e le buone azioni e per questo le attaccano con le calunnie, facendo tutto ciò che è in loro potere per mettere in cattiva luce le persone rette e oneste. Makiguchi combatté questi individui senza scrupoli e dopo la guerra Toda sferrò una battaglia per affermare con forza la causa del suo maestro. E fino a oggi a mia volta ho combattuto la mia battaglia personale per vendicare la causa di Toda. Questa è la storia dell’inseparabilità di maestro e discepolo.
Toda spesso esclamava: «La compassione buddista richiede anche di combattere contro i traditori e gli ingrati. La Soka Gakkai è il regno più felice e armonioso di tutto l’universo. Non possiamo permettere alle forze demoniache di distruggerlo. Non dobbiamo lasciare che un singolo individuo malintenzionato si avvicini alla nostra nobile organizzazione!». Non dobbiamo lasciar correre le azioni di quelle persone che, pur dovendo tutto al sostegno dei membri, cercano di sfruttare l’organizzazione per fini personali o per il proprio interesse economico. Se dimentichiamo di combattere simili ingrati traditori i nostri sforzi andranno sprecati e se ciò dovesse accadere, alla fine non saremmo più in grado di proteggere il bene.
Simon Bolivar (1783-1830) noto come il liberatore del Sud America, disse la famosa frase: «Dimenticare i propri debiti è il più grande crimine che una persona possa commettere!» e il filosofo svizzero Carl Hilty (1833-1909) scrisse in Sulla Felicità: «Uno dei tratti distintivi della persona spregevole è l’ingratitudine». Cervantes (1547-1616), l’autore del Don Chisciotte, scrisse: «I malvagi sono sempre ingrati» e «L’ingratitudine è la figlia dell’orgoglio e uno dei più gravi peccati conosciuti». Byron (1788-1824), famoso poeta inglese, annotò queste parole in una delle sue opere teatrali in versi: «Nelle menti malvage i benefici diventano veleno» [riferendosi a chi ripaga la gentilezza con il male]. E il filosofo olandese Spinoza (1632-77) affermò: «[L’ingratitudine] è meschina perché in genere è segno che un uomo è troppo influenzato dall’odio, dalla collera, dall’orgoglio o dall’avarizia». L’ingratitudine è un segno di bassezza morale, pensavano questi filosofi del passato e del presente.
Oggi sono con noi vari membri della SGI-Corea. Il campione dell’indipendenza coreana An Ch’angho (1878-1938), salutato spesso come il “Gandhi coreano” disse: «Qualsiasi cosa cerchiamo di fare dobbiamo basarci su una rivoluzione del nostro carattere». La rivoluzione del carattere è simile al nostro concetto di rivouzione umana. Il grande studioso coreano Pak Chiwon (1737-1805) scrisse: «Fin dai tempi antichi il livello dell’etica e della moralità che prevalgono in una società è stato determinato dai suoi capi» Tutto dipende dai capi. Viviamo in un’epoca in cui la leadership di coloro che ricoprono una carica di responsabilità è messa seriamente in discussione. Quanto ci stanno guidando con saggezza e onestà? In particolare quando i leader di kosen-rufu cessano di migliorarsi e di sfidarsi e deviano dal sentiero corretto diventano un ostacolo per tutti e le responsabilità degli alti dirigenti sono particolarmente pesanti.
Han Yongun (1897-1944), poeta e attivista per l’indipendenza coreana, ci ha lasciato queste belle parole: «Come il fiore di susino che pervade l’aria con la sua deliziosa fragranza in mezzo alla spessa neve e ai rigori invernali, così è una persona di valore che ottiene la vera felicità fra le grandi tribolazioni di un’epoca desolata». I fiori di susino sono così meravigliosi quando sbocciano perché hanno sopportato i gelidi venti e le tempeste invernali. Sono i primi araldi della primavera. Le persone più felici in assoluto sono coloro che hanno il coraggio di affrontare le dure prove della vita e trionfare su di esse. Il poeta e romanziere inglese Thomas Hardy (1840-1928) disse: «La disgrazia della vita inizia, credo, col sentirsi impotenti». La vita può diventare pesante e dolorosa se lasciamo calare la nostra forza vitale fino a immobilizzarci, incapaci di tirar fuori l’energia per provare a superare i vari ostacoli.
La Legge mistica ci permette di attingere nelle profondità del nostro essere allo stato vitale di Buddità, il più grande coraggio e la più grande forza che ci sia. I Budda non sono destinati all’infelicità e alla sconfitta. Coloro che abbracciano la Legge mistica trasformeranno senza alcun dubbio tutte le avversità in qualcosa di positivo, cambieranno il veleno in medicina, indipendentemente dall’epoca travagliata in cui vivono, dalle loro circostanze personali e dalle difficoltà che li colpiscono. La “miccia” che accende questo processo di trasformazione positiva è costituita dalla fede nella Legge mistica, dallo sviluppo personale che deriva dall’impegno del discepolo di seguire gli insegnamenti del maestro e dall’incoraggiamento e dal sostegno ricevuto dai compagni di fede. E poiché noi della SGI possediamo questi ingredienti segreti per la felicità è impossibile che non vinciamo la battaglia della vita. Spero che vivrete sempre con piena fiducia.
Di recente è stato pubblicato in Giappone un mio dialogo con l’ex cosmonauta russo Alexander Serebrov dal titolo L’universo, la terra e l’umanità. In esso Serebrov, riconoscendo l’importanza delle persone che si uniscono per uno scopo comune, afferma: «L’ondata di Soka che avete creato è caratterizzata da una forza eccezionale, da un alto livello di consapevolezza […] L’apparizione di più organizzazioni come la Soka Gakkai in ogni paese è davvero l’unica speranza per la sopravvivenza del nostro pianeta. Nutro immense aspettative nei confonti della Soka Gakkai».
Cinquant’anni fa, nel mese di dicembre, il presidente Toda mi nominò capo del Dipartimento di pubbliche relazioni della Soka Gakkai. All’epoca molti di voi non erano ancora nati. Invidio la vostra gioventù: un futuro di illimitata speranza si stende davanti a voi. Toda affidò la piena responsabilità degli sforzi della Soka Gakkai nel campo delle pubbliche relazioni non a un alto dirigente ma a me, un membro della Divisione giovani. E io ripongo le massime speranze nella nostra attuale Divisione giovani. I giovani non sono astuti e calcolatori. Non sono falsi e subdoli. Sono perspicaci, puri di cuore e pieni di coraggio. Questo è lo spirito della gioventù. Come responsabile delle pubbliche relazioni ho incontrato persone di tutti i tipi e ho aperto nuove strade. Ho accettato fino in fondo il compito affidatomi e ho lavorato diligentemente dietro le quinte per sostenere la Gakkai. Toda ci insegnava che tutte le nostre attività per kosen-rufu sono di per sé magnifiche opere di pubbliche relazioni in quanto promuovono la comprensione nei confronti del nostro movimento e buone relazioni con coloro che ci circondano. Kosen-rufu è una lotta verbale senza pari che ci permette di acquisire una vasta gamma di capacità e di punti di forza. Per esempio impariamo l’arte di interagire con gli altri, come discutere e comportarsi con cortesia, la capacità di arrivare direttamente al cuore della gente e fare rapidamente amicizia. Cerchiamo allora di diventare tutti “ambasciatori di felicità” e “inviati di pace” nella vita quotidiana.
Nelle dottrine buddiste c’è il concetto dei “quattro modi di insegnare”, cioè quattro metodi di presentare e comunicare gli insegnamenti buddisti: 1) Insegnare secondo i desideri delle persone, cioè in termini secolari e in accordo con le condizioni sociali e l’epoca, per permettere alle persone di acquisire una comprensione del Buddismo; 2) Insegnare secondo le rispettive capacità di comprensione delle persone e condurle ad abbracciare il Buddismo; 3) Insegnare refutando l’errore e permettendo alle persone di liberarsi da sole dai cattivi sentieri; 4) Insegnare la verità fondamentale del Buddismo direttamente, così com’è. Quando parliamo di Buddismo agli altri dobbiamo avere piena padronanza di questi quattro approcci e usarli in relazione al tempo e alla situazione. In ciò risiede anche il segreto del successo nelle pubbliche relazioni, nel promuovere una maggiore comprensione del nostro movimento: comunicare con gli altri a un livello più profondo con sincerità e costanza, trasformare anche i nemici in alleati e, soprattutto, il coraggio e la saggezza di refutare l’errore e permettere agli altri di comprendere la verità delle cose nella maniera giusta.
Nei passati cinquant’anni ho guidato le nostre attività di pubbliche relazioni per la realizzazione di kosen-rufu nel mondo, i nostri sforzi di far conoscere il nostro movimento. Ora vorrei affidare i prossimi cinquant’anni di questa nobile impresa ai giovani. Il prossimo anno la rete televisiva nazionale giapponese NHK trasmetterà la storia di un eroe medievale, Yoshitsune, narrata in uno dei classici giapponesi Il racconto di Heike che ne descrive i sentimenti alla vigilia di una temibile battaglia fra il suo clan, i Gengji, e il clan dominante dei Taira: «In battaglia è esilarante vincere andando all’attacco senza sosta». Quando affrontiamo qualsiasi sfida è importante impegnarci con tutta la nostra forza. Concentrarci sui nostri poteri è la strada della vittoria. La strategia fondamentale di qualsiasi lotta consiste nell’andare costantemente all’offensiva. Lo spirito di Yoshitsune è molto simile a quello della Gakkai. Avanziamo con la determinazione di affrontare attivamente ogni sfida e sperimentare la gioia di conseguire un’esilarante vittoria dopo l’altra. In particolare chiedo ai giovani di seguire l’eroico esempio di Yoshitsune e impegnarsi in vigorosi sforzi per refutare le falsità e rivelare il vero.
Il Daishonin trascorse i suoi ultimi giorni qui a Tokyo e tenne la sua ultima lezione sul Rissho ankoku ron, che viene considerato il punto di partenza e il punto di arrivo di tutti i suoi insegnamenti, in quella che è l’attuale Ikegami nel quartiere di Ota. La nostra lotta, come discepoli, è di abbracciare la Legge mistica e costruire una società sicura e pacifica. A Munenaga, il più giovane dei fratelli che sono un esempio di unità per i membri di Tokyo, il Daishonin scrisse: «Hojo Shigetoki, che costruì il tempio Gokuraku-ji per Ryokan, sembrava una persona ammirevole. Ma, ingannato sul mio conto dai credenti Nembutsu, mi trattò con ostilità, con il risultato che lui e tutto il suo clan furono completamente rovinati. Solo Hojo Naritoki, signore della provincia di Echigo, è sopravvissuto. Potresti pensare che coloro che credono in Ryoka-bo stiano prosperando, ma dovresti vedere che ne è stato del clan Nagoe» (SND, 4, 131).
Chi segue una strada malvagia alla fine cadrà. Il vero e il falso saranno immancabilmente svelati. Così insegna il Buddismo. Vorrei concludere con un altro brano di una lettera ai fratelli Ikegami: «Qualunque difficoltà possa sorgere, considerala passeggera come un sogno e pensa solo al Sutra del Loto» (SND, 4, 121). Con questo spirito superiamo ogni problema e difficoltà e marciamo sicuri verso kosen-rufu.