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Il segreto di una riunione vitale - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:50

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Il segreto di una riunione vitale

Per migliorare le riunioni di discussione occorre anzitutto interrogarsi su se stessi, ha ricordato Tamotsu Nakajima, rispondendo a una delle numerose domande rivolte dai partecipanti al corso

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Per migliorare le riunioni di discussione occorre anzitutto interrogarsi su se stessi, ha ricordato Tamotsu Nakajima, rispondendo a una delle numerose domande rivolte dai partecipanti al corso

Alcuni componenti del Consiglio nazionale hanno dato risposta alle numerose domande arrivate dai partecipanti al corso, cercando di riassumerle in tre argomenti.
Alla domanda: «Come possiamo costruire una forte relazione tra maestro e discepolo superando le barriere culturali e le distanze geografiche?», Mitsuhiro Kaneda ha premesso di voler rispondere in maniera semplice, precisando però che sia l’incontro personale con i tre maestri che il seguirne ciecamente gli insegnamenti non hanno nulla a che fare con lo sviluppo di una relazione corretta. Ha invece indicato tre punti cardine: imparare correttamente dal maestro, mettere in pratica correttamente quello che si è imparato, trasmettere correttamente agli altri. Sono i discepoli che dimostrano quanto è grande il maestro, come – volendo fare un’analogia – un ago (maestro) e il filo per cucire (discepolo). Una volta completato il lavoro l’ago non serve più, ma restano i fili a comporre il vestito. Se non fosse stato per Josei Toda, la morte in carcere di Makiguchi non sarebbe stata diversa da quella di un qualsiasi criminale. Oggi, invece, grazie agli sforzi congiunti del presidente Toda e del presidente Ikeda, Makiguchi è conosciuto a livello internazionale; per esempio, in Brasile, sono ben quindici le scuole che si ispirano ai suoi princìpi educativi. Seguire ciecamente non serve a nulla. L’insegnamento, dopo essere stato appreso, va applicato alla propria vita. Questo è contemporaneamente un diritto e un dovere del discepolo.
«Come realizzare un successo pieno nella società e nella vita personale?». Rispondendo a questa domanda Asa Nakajima ha fatto notare prima di tutto che non esiste differenza fra noi e la società, e che avere successo non significa necessariamente diventare ricchi o famosi. Consiste piuttosto nel trarre soddisfazione profonda dal proprio modo di vivere. Il prezioso lavoro di una casalinga può dare la stessa gioia di altri lavori considerati più prestigiosi, a patto di far fiorire appieno la propria personalità. Una volta sensei mi ha detto – ha raccontato Asa – di far fiorire me stessa al massimo, sviluppando tutte le mie caratteristiche. Dovremmo pregare decidendo di far emergere la nostra natura di Budda. Asa ha quindi ribadito l’importanza di una profonda preghiera volta a rinnovare il grande voto di realizzare kosen-rufu, esprimendo il proprio pieno potenziale lì dove ci troviamo. Attraverso il voto dei Bodhisattva della Terra di manifestare gioia, impariamo anche ad apprezzare la nostra vita.
Infine Tamotsu Nakajima (nella foto) ha risposto alla seguente domanda: «Come possiamo migliorare e rivitalizzare le riunioni di discussione che spesso si rivelano monotone e poco incoraggianti?». Il miglioramento dipende dallo spirito di ricerca di ognuno e per primi i responsabili, che si sono assunti la responsabilità degli altri, devono impegnarsi per migliorare con serietà ogni giorno, diventando un esempio positivo per gli altri. Chi avverte che qualcosa non va, deve analizzare e comprendere i punti su cui intervenire e impegnarsi a migliorare se stesso. La fede non può essere misurata, e il progresso nasce dall’impegno individuale unito al dialogo con gli altri. E dato che il cuore del Buddismo è la diffusione, la preparazione di una riunione deve essere finalizzata a trovare il modo migliore per trasmetterne la validità, dimostrando così la compassione del Budda. Quindi interroghiamoci in prima persona su come fare a migliorare la nostra compassione. Non è questione di tecnica, è necessario cercare di comprendere il Buddismo con la propria vita. Si tratta di una continua ricerca del miglioramento personale, di una trasformazione del proprio io interiore, non di conoscere teoricamente un metodo.
La domanda da porsi quando un ospite viene a riunione dovrebbe essere: «Come posso far sì che ritorni?». Quella persona domani potrebbe non tornare… Consideriamo ogni incontro come l’ultima occasione che abbiamo di trasmettere la grandezza del Buddismo e in questo modo difficilmente una riunione risulterà noiosa.

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