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Il segreto della mia vittoria - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Il segreto della mia vittoria

Livia De Angelis, Roma

Report riunioni donne e giovani donne

Grazie al suo impegno coraggioso nella pratica buddista Livia riesce a vincere la depressione, si specializza come psicoterapeuta e trasforma radicalmente la relazione conflittuale con sua madre. “Anche il più profondo pozzo di dolore – afferma – si illumina istantaneamente se vi si accende una luce”

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Ho 33 anni e pratico il Buddismo di Nichiren Daishonin dal 2015. Mi trovavo in un momento estremamente buio della mia vita, ero stata colpita dal mostro della depressione.
Di quel periodo ho ricordi sfocati. Anche l’ambiente intorno a me aveva assunto le sfumature più cupe. Ogni cosa aveva perso il suo sapore e il suo odore, ricordo solo quelli delle medicine che prendevo per lenire il mio male di vivere. Spesso anche la vista di un balcone a picco sulla strada o i blister pieni dei farmaci sembravano spingermi a spezzare quel profondo male. Mi trovavo al quinto anno di psicologia ma la depressione e l’ipocondria con tratti deliranti mi impedivano di proseguire. Ero intrappolata da 6 anni in una relazione con un ragazzo che non amavo e non avevo nessun amico al mio fianco. Ero sola.
Mia madre, con cui da sempre avevo un rapporto conflittuale, non capiva quel momento e mi definì “una fallita”, mentre i miei fratelli decisero di restare in disparte.
Un giorno mi comparve su facebook il contatto di un’amica dell’università con cui avevo litigato anni prima. Non so cosa mi spinse a farlo, ma le scrissi. Lei fu subito accogliente, mi chiese come stavo e io le raccontai. Mi invitò a un incontro buddista.
Da lì ha avuto inizio la storia più entusiasmante della mia vita. Recitando Nam-myoho-renge-kyo sentii che nelle mie mani, nella mia voce, nel mio cuore si materializzava la chiave della mia liberazione e soprattutto della mia felicità. Da quel giorno non mi sono mai fermata: Daimoku, zadankai, attività, i legami con i compagni di fede, era come se la Soka Gakkai mi avesse fatta rinascere mostrandomi la strada per l’Illuminazione e la creazione di valore.
I benefici sono arrivati subito: finalmente riuscii a trovare un bravo psichiatra che inquadrò la diagnosi e mi diede i farmaci giusti: non solo ripresi l’università, ma in un mese superai cinque esami e riuscii a laurearmi in anticipo con tanto di eccellenza. Poco dopo trovai la forza di chiudere la relazione con il mio fidanzato. Fu complesso e difficile sciogliere quella dipendenza, ma dopo avergli comunicato la mia decisione sentii un senso di libertà mai provato prima.
Tuttavia i demoni facevano a gara per ostacolarmi, la mia salute mentale era ancora instabile, avrei voluto iscrivermi a una scuola di specializzazione in psicoterapia, ma come avrei potuto curare qualcuno – mi domandavo – quando io stessa ero in difficoltà? Le ricadute erano in agguato. Decisi di affidarmi al Gohonzon e con un atto di coraggio mi iscrissi a una scuola a indirizzo psico-corporeo dove incontrai due compagni di corso buddisti che mi avrebbero sostenuta per gli anni a venire.
Intanto iniziavo a lavorare in una casa famiglia per bambini abusati e cresciuti nell’incuria. Andare al lavoro per me era una vera impresa. Lottavo tra le paranoie che i farmaci non riuscivano ad arginare e la mia voglia di vincere sul male. Alcuni giorni furono dolorosissimi, ma non mollai di un centimetro.
Tutto ciò che desideravo era svincolarmi dalla mia famiglia e raggiungere l’indipendenza. Nichiren però è molto chiaro su questo punto:

«L’inferno dimora nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (Gosho di capodanno, RSND, 1, 1008).

Iniziai a recitare Nam-myoho-renge-kyo per costruire un rapporto di valore con mia madre, la causa presunta del mio dolore, e per riuscire ad andare a vivere da sola. Misi l’obiettivo assurdo di trovare una casa a 100 euro e dopo tre mesi, alla fine di un turno di protezione, come byakuren, al Centro culturale, mia madre mi chiamò e mi disse che mio fratello era disposto a prestarmi la sua casa, che era inutilizzata, al costo di 100 euro. Avevo vinto!
Gli anni successivi furono un periodo di lotte intense con il senso di inadeguatezza riguardo al mio futuro di psicoterapeuta e al mio peso corporeo, mentre il mio desiderio di costruire una famiglia si andava a infrangere ogni volta con gli uomini sbagliati.
Io rispondevo a tutto questo a suon di Daimoku. Compresi che per trasformare la mia paura di morire in gioia di vivere dovevo uscire dal mio piccolo io, e mi impegnai più che potevo nell’attività per gli altri. Così ho sentito per la prima volta di non essere sola e i miei compagni di fede sono stati il segreto della mia vittoria.
Volevo contribuire a lenire il dolore del mondo, guardare la vita da una prospettiva più ampia. Anche questo significa essere una terapeuta: una nuova luce si accese in me. Iniziai ad avere sempre meno ricadute, finché tolsi ogni farmaco. Riprendevo il controllo della mia mente che non era più un cavallo imbizzarrito.
A settembre 2022 mi sono specializzata in psicoterapia funzionale e oggi so che tutto questo dolore mi ha reso una professionista più sensibile e un essere umano di spessore. Grazie al Buddismo ho compreso che, più che il risultato, è la trasformazione del cuore che fa la differenza. A ottobre mi hanno proposto un contratto di lavoro ma la ditta non ci ha pagato per mesi e così, a 33 anni, sono tornata momentaneamente a vivere con mia madre.
Un passo indietro, si potrebbe credere, e invece è una grande occasione, una grande gioia, non più una prigionia. A lei devo tutto: senza le difficoltà della nostra relazione non avrei mai incontrato il Buddismo e non sarei diventata la donna e la professionista che sono.
Oggi me ne prendo cura e la amo, provo una gratitudine profonda verso di lei che mi risponde con inimmaginabile compassione e accudimento.
Lo devo ammettere, il Buddismo mi ha salvato la vita: vi sto parlando di un cuore nuovo, di una guarigione dell’anima. Ora sono di nuovo in moto e determino di costruire la stabilità economica, una famiglia di valore e il progresso di kosen-rufu. Prego affinché i miei pazienti trovino luce, affinché i miei compagni di fede siano felici e le persone possano incontrare il Buddismo e trasformare radicalmente la storia della loro vita.
Recito Daimoku per far sì che il bene vinca sul male, consapevole che anche il più profondo pozzo nero di dolore si illumina istantaneamente se vi si accende una luce.

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