Shin’ichi considerava gli educatori individui impareggiabili con un compito fondamentale: trasformare la società. «L’istruzione risulta essere l’impresa umana più impegnativa di tutte e richiede i nostri massimi sforzi», «L’educazione consente ai bambini di vivere felicemente e alla società di prosperare»
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 24, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
«La felicità è lo scopo della vita umana e a maggior ragione deve esserlo anche dell’educazione». Questo era stato il pensiero costante del fondatore della Soka Gakkai, nonché educatore, Tsunesaburo Makiguchi. L’obiettivo fondamentale dell’educazione è quello di consentire ai bambini di vivere felicemente. La sera del 6 febbraio 1977, in un ristorante di Shinanomachi, a Tokyo, Shin’ichi [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] si stava intrattenendo a cena con un gruppo di studenti delle scuole Soka.
Il presidente Yamamoto aveva un’espressione radiosa mentre ascoltava con attenzione quelle giovani fenici che stavano crescendo e maturando grazie all’esperienza che stavano facendo alle scuole Soka. I loro volti risplendevano di speranza mentre parlavano animatamente della vita che conducevano negli alloggi e di argomenti legati alla scuola. Saltava agli occhi l’educazione umanistica che veniva loro impartita nelle scuole: uno sforzo congiunto sia da parte degli studenti sia degli insegnanti, capace di formare e migliorare la vita di tutti loro, con la consapevolezza della missione che aspettava quei ragazzi dopo la laurea. Fin dai primi anni Settanta, in tutto il Giappone erano balzate in primo piano molteplici questioni relative agli studenti, come ad esempio il numero crescente di studenti che non riuscivano a tenere il passo con i programmi scolastici, la mancanza di strutture ricreative e, infine, sempre più casi di bambini a cui venivano riscontrate fratture ossee e ulcere gastriche legate allo stress.
Nel dicembre 1976 il Consiglio del Ministero della pubblica istruzione aveva annunciato i risultati emersi da uno studio di tre anni condotto nelle scuole di tutto il paese. Veniva sottolineata la necessità di creare un ambiente educativo meno stressante e più appagante per i ragazzi tramite una politica di riduzione dei libri di testo e delle ore di lezione trascorse in classe. A seguito di questa relazione, il Ministero della pubblica istruzione iniziò a rivedere i programmi scolastici. Osservando i cambiamenti in corso nel settore educativo, Shin’ichi fece alcune considerazioni sul futuro del paese.
«Naturalmente è fondamentale avere una comprensione nitida della realtà del momento e riformare la nostra politica», pensò. «Ma prima di tutto, credo che la cosa essenziale che occorra fare sia creare un sistema educativo capace di motivare ogni bambino a comprendere quale sia il nobile scopo che rivestono la scuola e lo studio.
«Se negli studenti non alimentiamo il senso di iniziativa personale e lo spirito di sfida, l’idea di un ambiente educativo meno stressante si tradurrà in un forte calo nel loro rendimento scolastico. Per far emergere questo spirito di sfida, sarà di vitale importanza l’atteggiamento che assumono gli insegnanti».
Dopo la cena con gli studenti delle scuole Soka, Shin’ichi aveva pensato di partecipare alla prima riunione del Dipartimento educatori di Tokyo, credendo che la missione di questo Dipartimento fosse estremamente importante alla luce delle problematiche emerse in Giappone nel settore dell’istruzione. Il Dipartimento educatori era stato fondato il 3 maggio 1961, in occasione della riunione generale che si era tenuta presso la sede centrale della Soka Gakkai, un anno dopo la nomina di Shin’ichi a terzo presidente dell’organizzazione.
Un valido sistema educativo
Il Dipartimento educatori aveva ereditato quella che era l’origine dello spirito che aveva portato alla fondazione della Soka Gakkai. La Soka Kyoiku Gakkai (Società educativa per la creazione di valore, predecessore della Soka Gakkai) era stata istituita quando il presidente fondatore, Tsunesaburo Makiguchi, decise di promuovere la riforma dell’istruzione giapponese. Pubblicò il suo libro Soka Kyoikugaku Taikei (Il sistema educativo tramite la creazione di valore) basato sull’intenzione che aveva di migliorare la situazione degli studenti, i tesori del futuro. Erano gli anni Trenta, e, in quella fase iniziale, la maggior parte dei membri erano educatori.
Il Dipartimento educatori portava avanti il pensiero filosofico di Makiguchi che mirava a far emergere il massimo potenziale dei bambini all’interno del sistema educativo, affermando che questa era la chiave per una società prospera. Questo era il motivo per cui Shin’ichi si dedicava anima e corpo a incoraggiare i membri del Dipartimento educatori. Quando venne a sapere che stavano facendo una riunione generale, affrontò ogni sorta di difficoltà pur di parteciparvi. Quando si trovava impossibilitato a prendere parte a un meeting con loro, componeva per gli educatori un messaggio pieno di parole che trasmettevano le sue più fervide speranze. E nel 1964 tenne una serie di conferenze appositamente per alcuni rappresentanti, basandosi su uno degli scritti di Nichiren Daishonin, Scegliere il cuore del Sutra del Loto.
Shin’ichi considerava gli educatori come campioni ineguagliabili con una missione fondamentale: quella di trasformare la società. Questa era la sua più intima convinzione.
La collettività è come un grande corpo formato da tanti esseri umani. Per questo, il futuro dell’umanità e del mondo intero dipende da come si incoraggiano e si crescono i giovani, ed è per lo stesso motivo che l’istruzione risulta essere l’impresa umana più impegnativa di tutte e richiede i nostri massimi sforzi.
Gli insegnanti sono l’elemento basilare dell’ambito educativo, dal momento che esercitano una grandissima influenza sui bambini. Makiguchi affermava che gli insegnanti sono essenziali per riformare l’istruzione. Vista da una prospettiva più ampia, la capacità propria degli insegnanti di continuare a lucidare e migliorare se stessi è la chiave per assicurare un ulteriore sviluppo alla società.
L’istruzione deve basarsi su una filosofia. È di vitale importanza che per il ventunesimo secolo vengano fissati nuovi princìpi morali ed educativi profondamente radicati in un insegnamento che rispetti la vita, come potrebbero essere le norme per la cittadinanza globale, che possano avere un’applicazione e un riconoscimento universali, in grado di trascendere i confini nazionali ed etnici dei singoli paesi. Questo è l’unico modo che abbiamo per dare inizio a una grande trasformazione di cui deve farsi carico l’educazione.
In un passo del Sutra del Loto, il Budda afferma la sua intenzione di permettere a tutti gli individui di diventare «uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi» (SDL, 45). Il Budda personifica lo stato vitale che racchiude infinite possibilità, la Buddità, una condizione vitale che si trova in ogni essere vivente. Il Budda, inoltre, senza fare distinzioni, aiuta tutti a raggiungere il suo stesso stato vitale, la condizione vitale del Budda. Nel Sutra del Loto si legge che questa è la missione del Budda.
Shin’ichi considerava queste parole come il principio fondamentale dell’educazione umanistica. Lo scopo dell’educazione è quello di formare il carattere, creare individui, non macchine. Che nobile esistenza hanno gli esseri umani! Le persone possiedono un potenziale illimitato nella profondità della propria vita che è poi la sorgente da cui ha tratto origine la cultura. L’educazione umanistica fa emergere quel potenziale che si trova in ogni persona, lo lucida e lo perfeziona. L’educazione consente ai bambini di vivere felicemente e alla società di prosperare.
Fin dai tempi della contestazione studentesca degli anni Sessanta, quando agli occhi di tutti risultarono evidenti le magagne dell’istruzione in Giappone, Shin’ichi non mancava mai di sottolineare la necessità e l’urgenza di mettere in pratica l’educazione umanistica. All’inizio del 1971, in un lungo messaggio che inviò a una riunione del Dipartimento educatori, Shin’ichi poneva l’accento sull’importanza dell’educazione umanistica. Era il centenario della nascita di Tsunesaburo Makiguchi, l’anno in cui veniva inaugurata l’Università Soka e il decimo anniversario della fondazione del Dipartimento educatori. Così come il fuoco cova sotto la cenere anche la contestazione giovanile alimentava ovunque i suoi movimenti di protesta.
«Non c’è missione più nobile di quella che forma il carattere degli individui. L’educazione è la linfa vitale del nuovo secolo e la sua importanza non è mai stata così cruciale come oggi.
«Nel passato ha predominato l’educazione nazionalistica, ma si è dimostrata un completo fallimento; ora l’ottica si è spostata verso una educazione umanistica. In questo momento dobbiamo concentrarci su come dovremmo vivere come esseri umani».
La rivoluzione pedagogica
Nel suo messaggio, Shin’ichi Yamamoto osservava con grande acume i problemi reali che doveva affrontare l’istruzione in quel momento. «Il fallimento del sistema educativo riflette il degrado che attraversa l’intera civiltà e potrebbe portare in ultima analisi all’imbarbarimento della razza umana. Oggi, molti leader sono concentrati solamente a ottenere utili a breve termine e interessi immediati. Mancano di una prospettiva più vasta per comprendere quello di cui c’è realmente bisogno per costruire un futuro migliore: si sono coperti gli occhi di fronte alle relazioni umane che legano la società e il suo ambiente, tappati le orecchie al ritmo melodico delle diversità e non hanno fatto alcuno sforzo per percepire il vero battito del cuore della vita. Proprio come l’educazione nazionalistica del periodo prebellico, anche quella odierna è vuota e considera le persone poco più che ingranaggi di una macchina. C’è anche da aspettarsi che i cuori dei giovani, così sensibili e puri, non possano trovare una loro collocazione con questo tipo di sistema educativo. Questo è il grande errore della nostra epoca alienata».
Shin’ichi continuò a discutere di come gli insegnanti avrebbero dovuto portare avanti l’educazione umanistica utilizzando il loro ruolo. «Gli educatori che cercano di migliorare il proprio carattere e di svilupparsi come esseri umani sono il cardine dell’educazione umanistica. La qualità dell’istruzione potrà cambiare in meglio solo quando gli educatori si muoveranno da quello che è il rapporto tradizionale insegnante-studente a uno che consenta la crescita reciproca, sia degli insegnanti che degli studenti, avendo ben chiara in mente la creazione di un futuro migliore».
«Siete gli alfieri di questa educazione umanistica. Ciò significa che siete anche i portabandiera di una cultura umanistica. Una grande, innovativa filosofia dell’umanità sarà sicuramente la fonte ispiratrice di una nuova educazione e una cultura straordinaria». Quando scriveva il messaggio, Shin’ichi stava prendendo in considerazione i dieci anni che sarebbero seguiti.
«Se gli educatori che ardono di passione per la missione dell’educazione umanistica si sforzano assiduamente e instancabilmente di studiare e migliorare se stessi, saranno in grado di fare un passo avanti verso una rivoluzione educativa, capace di illuminare il futuro del Giappone con una grande luce di speranza. Non è esagerato affermare che le azioni del Dipartimento educatori potranno salvare il Giappone nei prossimi dieci anni».
Poi Shin’ichi ampliò la visuale e iniziò a descrivere i decenni a venire. «Alla fine, un flusso costante di laureati dell’Università Soka si riverseranno nel settore educativo e il Dipartimento educatori assumerà un’importanza sempre maggiore. Allora, l’istruzione Soka, una educazione umanistica basata sulla filosofia della dignità della vita, diventerà la corrente trainante dell’educazione in tutto il mondo».
All’inizio del 1971, i membri del Dipartimento educatori furono profondamente colpiti dal messaggio di Shin’ichi, dove esprimeva la necessità dell’educazione umanistica: per tutta risposta, ognuno di loro si alzò in piedi con coraggio. Il 2 agosto, il Dipartimento educatori tenne il settimo meeting generale per commemorare il centenario della nascita di Tsunesaburo Makiguchi e il decimo anniversario della fondazione del Dipartimento, segnando così una nuova partenza verso la realizzazione dell’educazione umanistica.
Anche Shin’ichi mandò un messaggio in occasione della riunione, lanciando un monito su quella che era al momento la condizione dell’educazione: «Spesso è stato notato che, in nome della modernizzazione, il nostro sistema educativo pone troppa enfasi sulla acquisizione di informazioni mentre lo sviluppo del potenziale umano è indirizzato verso la lotta per la sopravvivenza. Su tutto questo possiamo vedere ovunque esempi di incuria che si possono definire unicamente come il fallimento nell’assunzione di responsabilità per l’istruzione del paese. Andremo avanti su questa direzione o cercheremo di cambiarla? Questo, io credo, è il problema principale che oggi ci troviamo ad affrontare.
«La creazione dell’educazione umanistica esprime la necessità di perseguire la missione e i diritti dell’educazione in risposta a questa abdicazione di responsabilità. Nutro le più grandi speranze per la profonda saggezza e la passione indistruttibile che coltivate, così come per gli sforzi concreti che compite insieme agli altri, fondati sulla consapevolezza che l’educazione opera per formare persone caratterizzate dalla compassione e dal dialogo». In definitiva, la riforma educativa si trasmette nel modo in cui vivono gli insegnanti. In ultima analisi, quindi si può dire che la rivoluzione educativa dipende dalla rivoluzione umana.
Nel 1973, basandosi sugli slogan: “Il Dipartimento educatori aperto alla società” e “Dal podio alla comunità”, il Dipartimento educatori cercò in vari modi di dare il suo contributo alla società. Shin’ichi nutriva le sue più fervide speranze per le attività degli educatori e ogni volta che organizzavano un grande evento inviava loro un lungo messaggio allo scopo di trasmettergli una guida eterna. Conferiva regolarmente anche con i rappresentanti del Dipartimento. Ogni volta che ricevevano un incoraggiamento da Shin’ichi, rafforzavano la loro determinazione per essere i professionisti della educazione umanistica mentre continuavano a impegnarsi con tutto il cuore, provando nuove metodologie e facendosi venire in mente idee nuove per diventare degli educatori formidabili.
Cercavano anche modalità diverse per dare un contributo alle comunità locali. E a forza di pensare e ripensare a cosa avrebbero potuto fare per la società e come avrebbero poi concretizzato quelle iniziative, emerse da più parti una nuova energia creativa.