Issho Jobutsu Sho
Gosho Zenshu pag. 383
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 4 pag. 3
Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sopporti dall’eternità e raggiungere sicuramente la suprema Illuminazione in questa esistenza, devi risvegliarti alla mistica verità che è sempre esistita nella vita degli esseri umani. Questa verità è Myoho-renge-kyo. Di conseguenza recitare Myoho-renge-kyo ti permetterà di percepire la mistica verità dentro di te. Myoho-renge-kyo è il re dei sutra, senza errori sia nella lettera che nella teoria. Le sue parole sono la realtà della vita, e la realtà della vita è la Legge mistica (myoho). È chiamata Legge mistica perché spiega la relazione di mutua compenetrazione tra la vita e tutti i fenomeni. È questa la ragione per cui questo sutra è la saggezza di tutti i Budda.
“Mutua compenetrazione tra la vita e tutti i fenomeni” significa che la vita in ogni istante abbraccia il corpo e lo spirito, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti in ognuno dei dieci mondi e dei tremila mondi[ref]Di ichinen sanzen.[/ref], come pure tutti gli esseri insenzienti: le piante, il cielo e la terra, fino alla più piccola particella di polvere. La vita in ogni istante permea l’universo e si manifesta in tutti i fenomeni. Chi si risveglia a questa verità realizza la mutua compenetrazione tra la sua vita e tutti i fenomeni.
Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo, ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento imperfetto. “Insegnamenti imperfetti” sono quelli al di fuori di questo sutra e sono espedienti provvisori. Nessun insegnamento provvisorio conduce direttamente all’Illuminazione e, senza la diretta via all’Illuminazione, non si può raggiungere la Buddità, neanche praticando vita dopo vita per innumerevoli eoni. Raggiungere la Buddità in questa esistenza sarebbe dunque impossibile. Quindi, quando invochi la Legge e reciti il Sutra del Loto, devi essere profondamente convinto che Myoho-renge-kyo è la tua stessa vita.
Non cercare mai nessuno degli ottantamila insegnamenti di Shakyamuni e nessuno dei Budda e bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni al di fuori della tua mente. La padronanza degli insegnamenti buddisti non ti solleverà affatto dalle sofferenze di nascita e morte fino a che non percepirai la natura della tua vita. Se cerchi l’Illuminazione al di fuori della tua mente, qualsiasi disciplina o buona azione sarà priva di significato. Per esempio, un povero non potrà guadagnare un centesimo contando le ricchezze del suo vicino, anche se lo fa continuamente giorno e notte.
Miao-lo afferma: «Se non si percepisce la natura della propria mente, non si può sradicare il cattivo karma»[ref]Maka shikan bugyoden guketsu, vol. 4.[/ref]. Questo significa che finché non percepisci la natura della tua mente, la tua pratica sarà un’infinita e dolorosa austerità. Perciò Miao-lo, commentando il passo del Maka shikan: «Benché studino il Buddismo, le loro idee non sono buddiste», condanna tali studiosi come non buddisti.
Invocare il nome del Budda[ref]Il nome del Budda: qui è da intendere come Nam-myoho-renge-kyo.[/ref], recitare il sutra o semplicemente offrire fiori e incenso, sono tutte azioni virtuose che apportano benefici alla tua vita. Pratica con questa convinzione.
Per esempio, il Sutra Jomyo afferma che l’Illuminazione del Budda è da ricercarsi nella vita umana, perciò gli esseri umani possono conseguire la Buddità e le sofferenze di nascita e morte possono essere Nirvana. Afferma inoltre che, se la mente degli uomini è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente.
Lo stesso vale per un Budda e un comune mortale. Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda. Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno specchio appannato, che però, una volta lucidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazione alla verità immutabile. Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo.
Cosa significa myo? È semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di momento in momento, che la mente non può comprendere e le parole non possono esprimere. Se guardi nella tua mente in qualsiasi istante, non puoi percepire né un colore né una forma per verificarne l’esistenza. Tuttavia non puoi neanche dire che non esista, poiché pensieri differenti l’attraversano di continuo. La vita è veramente una realtà inafferrabile che trascende sia le parole che i concetti dell’esistenza e della non-esistenza. Non è né esistenza né non esistenza, e tuttavia ha le caratteristiche di ambedue. È la mistica entità della Via di mezzo che è la realtà di tutte le cose. Myo è il nome dato alla misteriosa natura della vita e ho alle sue manifestazioni.
La meraviglia di questa Legge è esemplificata da renge, il fiore del loto. Una volta compreso che la tua vita stessa è la Legge mistica, comprenderai che lo è anche la vita di tutti gli altri. Tale comprensione è il mistico kyo, o sutra. È il re dei sutra, la diretta via all’Illuminazione, poiché spiega che l’entità della nostra mente, dalla quale sorgono sia il bene che il male, è in realtà l’entità della Legge mistica; se hai una profonda fede in questa verità e reciti Myoho-renge-kyo, sicuramente raggiungerai la Buddità in questa esistenza.
Questo è il motivo per cui il sutra afferma: «Dopo la mia morte, dovete abbracciare questo sutra. Quelli che lo faranno percorreranno la diretta via verso la Buddità»[ref]Sutra del Loto, cap. 21.[/ref]. Non dubitare mai minimamente, ma mantieni la tua fede, poiché questa è la pratica per raggiungere la Buddità in questa esistenza. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.
Con rispetto,
Nichiren
Cenni storici
Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho all’età di trentaquattro anni, nel 1255, due anni dopo la proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo, il vero Buddismo, avvenuta il 28 aprile del 1253. In quel periodo Nichiren viveva a Matsubagayatsu, nei pressi di Kamakura, e nella sua capanna un gran fermento di giovani, preti e laici che si erano convertiti, portava avanti le attività di propagazione. Fra questi giovani praticanti alcuni rimasero per tutta la vita al fianco di Nichiren sostenendolo anche nei momenti più difficili: Shijo Kingo, i fratelli Ikegami e Toki Jonin, che è appunto il destinatario di questo Gosho. Toki Jonin era samurai presso il governo militare e aveva cominciato a praticare nel 1254; uomo di cultura e di grande fede, ricevette oltre trenta Gosho tra cui tre fra i dieci più importanti scritti di Nichiren, cosa che ci fa capire la grande considerazione che il Daishonin aveva per questo discepolo.
Spiegazione
Se vuoi…
Il Buddismo spiega il principio delle cinque componenti (go on seken) che sono forma, percezione, concezione, volizione e coscienza attraverso le quali ognuno di noi viene in contatto con il mondo esterno. Per esempio vediamo una rosa (forma), la percepiamo come tale (percezione), ce ne facciamo un’immagine nel nostro cuore (concezione), poi, ad esempio, decidiamo se coglierla o lasciarla (volizione) perché possa essere ammirata anche da altre persone (coscienza). Per questo motivo veniamo detti individui, cioè ognuno di noi è diverso e ha delle capacità uniche e irripetibili a seconda di come queste cinque componenti si sono karmicamente aggregate al momento della nascita. È anche vero che, pur essendo individui, condividiamo completamente altri aspetti della vita, per esempio il tempo. In questo senso di fronte al Gohonzon siamo tutti uguali, perché tutti abbiamo a disposizione ventiquattr’ore nell’arco di una giornata. Alla luce di questo, le due parole che aprono questo Gosho racchiudono un grande significato: il senso di responsabilità con cui utilizziamo il nostro tempo. Infatti alcuni trascorrono le loro giornate oziosamente, altri lavorano, altri studiano, alcuni lavorano e studiano sforzandosi di dare valore alla propria vita ecc. (Il presidente Toda diceva: «Chi non ha tempo è povero», e Ikeda afferma: «Se ti affatichi per le cose di questo mondo non rimane niente, se ti affatichi per la fede rimane la gioia e la buona fortuna»), quindi in questo “se vuoi” è incluso il tempo che noi dedichiamo alla nostra fede, alla nostra pratica, al nostro studio e allo shakubuku, cioè al Gohonzon e a kosen-rufu.
Per spiegare un altro aspetto del senso di responsabilità, immaginiamo di avere una casa con un giardino del quale non ci prendiamo cura; invaso dalle erbacce, attirerà i rifiuti di tutto il vicinato e dei passanti. Il giorno in cui decidiamo di ripulirlo, la nostra falciatrice, urtando un rifiuto, produce una scheggia che ci ferisce al viso. Di chi è la responsabilità? Degli altri o nostra, che abbiamo permesso l’accumulo di ogni tipo di ciarpame? Se invece avessimo curato il giardino, non solo nessuno ci avrebbe gettato nulla, ma l’inquilino del terzo piano, dovendo traslocare in una casa più piccola, ci avrebbe regalato il suo ficus benjamin dicendo: «Penso che nel suo meraviglioso giardino starà benissimo!». È questo il concetto di esho funi (non dualità di individuo e ambiente) e quello che in un altro Gosho viene definito come «la fragranza interna otterrà protezione esterna» (SND, 4, 172).
Un altro aspetto contenuto in queste due parole è: quale posto occupa nella nostra vita il Gohonzon e soprattutto nel nostro cuore, cioè, quando abbiamo un problema, siamo veramente capaci di raccogliere il potere della nostra fede e di utilizzare «la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra» (SND, 4, 195) contando solo ed esclusivamente sul potere del Gohonzon?
«Se vuoi» significa decidere di dedicare il nostro tempo, le nostre forze, le nostre capacità a propagare la fede nel Gohonzon e a mostrare la prova della sua grandezza. Se veramente abbiamo questo desiderio, tutto è intrapreso naturalmente (altra parola chiave) e con gioia e non con senso del dovere, quell’austerità di cui parla più avanti il Gosho.
Questo ci fa capire che non basta ricevere il Gohonzon e averlo in casa: per fare la nostra rivoluzione umana occorre una grande passione, uno slancio vitale che si rinnova ogni giorno, in contrapposizione a un atteggiamento formale (vero veleno per la nostra pratica) che non può far scaturire né lo spirito di ricerca né la saggezza del Budda, né la forza vitale, né quindi attirare la protezione degli shoten zenjin.
Anche le azioni più semplici che facciamo per il Gohonzon, come offrire l’incenso, i sempreverdi, la frutta o lodare il suo potere quando facciamo shakubuku, sono cause positive che portano beneficio alla nostra vita e sono testimonianza della nostra devozione; scaturiscono da una fede sincera e ci aiuteranno a non cadere nella formalità e nell’abitudine.
«Se vuoi» è un’indicazione molto severa.
«Se vuoi» mette la nostra vita nelle nostre mani proprio come, simboleggia il juzu durante la nostra preghiera.
«Se vuoi» affida il nostro futuro e la nostra realizzazione alla qualità della nostra fede. Qualità della fede significa andare davanti al Gohonzon senza dubbi, come un bimbo va al seno materno, senza dubitare minimamente che quel latte possa fargli del male.
Possiamo anche aggiungere che noi possediamo tutti gli strumenti necessari per conseguire la Buddità in questa esistenza, in quanto siamo nati come esseri umani, abbiamo incontrato il Buddismo e in particolare il mandala di Nichiren “perfettamente dotato”, che contiene il potere del Budda e della Legge, ma dipende dal nostro «se vuoi» cioè dal nostro ichinen (determinazione) quanto attraverso il potere della fede e della pratica riusciamo ad attingere dal Gohonzon inerente alla nostra vita.
…liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sopporti dall’eternità e raggiungere senza alcun dubbio la suprema Illuminazione in questa esistenza, devi risvegliarti alla mistica verità che è sempre esistita nella vita degli esseri umani. Questa verità è Myoho-renge-kyo. Di conseguenza recitare Nam-myoho-renge-kyo ti permetterà di afferrare la mistica verità dentro di te.
Il temine libertà significa: uno stato di autonomia caratterizzato dall’assenza di costrizioni o di limitazioni, o anche di impedimenti, restrizioni. In senso negativo l’eccesso di libertà può portare a una mancanza di controllo o di ritegno fino alla totale perdita di rispetto per sé e per gli altri. Nel Buddismo si intende per libertà quell’emancipazione dai vincoli formati dal karma che costringono l’individuo in dinamiche forzate e che impediscono alla Buddità di manifestarsi nella sua pienezza, liberamente, appunto. Ecco perché, in antitesi, è possibile concepire la definizione “Budda di assoluta libertà”.
Le sofferenze hanno origine dai tre veleni di Avidità, Stupidità e Collera e dalle cinque impurità: impurità dei desideri (che comprende i tre veleni), impurità dell’epoca, della società, del pensiero e della vita stessa. Agendo in queste condizioni vitali facciamo emergere l’io fenomenico legato al nostro egoismo, un “piccolo io”, mentre attingendo alla condizione vitale della Buddità si manifesta il nostro “vero io” pieno di saggezza. Il Buddismo considera la vita eterna, quindi finché non percepiamo la mistica verità dentro di noi ripeteremo sempre questo ciclo di nascite e morti senza riuscire a spezzare le catene del karma.
Risvegliarsi o illuminarsi alla mistica verità che è sempre esistita dentro di noi significa comprendere che sia il comune mortale che il Budda sono entità della mistica Legge, Nam-myoho-renge-kyo. Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin spiega che «l’oscurità innata e l’Illuminazione innata sono un’unica entità e perciò è chiamata Legge mistica» e ne L’entità della Legge mistica dice che incontrare cause esterne negative produce illusione, incontrare cause esterne positive produce Buddità [«Il mistico principio della vera natura di tutti i fenomeni è uno, ma se incontra cattive influenze si manifesta come illusione, se incontra buone influenze si manifesta come Illuminazione» (SND, 9, 4), n.d.r.]. La Buddità è l’Illuminazione innata, l’illusione è l’oscurità innata. Il Gohonzon è la causa esterna positiva per eccellenza, la “vera causa” che trasforma l’oscurità in Illuminazione. È chiamata mistica verità perché va oltre la ragione, cioè come comuni mortali non siamo in grado di spiegarla razionalmente. Per esempio se guardiamo nel cervello di un essere umano non troveremo i suoi pensieri, ma nessuno può negare che essi esistano, così come se guardiamo nel suo cuore non troveremo i suoi sentimenti, ma nessuno può negarne l’esistenza, allo stesso modo recitando Nam-myoho-renge-kyo possiamo “misticamente” percepire la verità dentro di noi, prescindendo da ogni logica e da ogni esperienza sensibile, ma facendo appello a capacità di cui l’uomo appare dotato.
Quindi, come recita il secondo capitolo del Sutra del Loto, Espedienti: «La saggezza dei Budda è infinitamente profonda e incommensurabile. L’accesso a questa saggezza è difficile da comprendere e difficile da varcare. Nessuno tra gli ascoltatori della voce o tra i pratyekabuddha è in grado di comprenderla. […] La vera entità di tutti i fenomeni (shoho jisso) può essere compresa e condivisa solo tra Budda» (SDL, 2, 29-30). «Compresa e condivisa solo tra Budda» significa per noi oggi solo tra coloro che recitano Daimoku davanti al Gohonzon. Come è spiegato nel Gosho L’eredità della Legge fondamentale della vita: «Questo legame spirituale è la base per la trasmissione universale della Legge fondamentale di vita e morte» (WND, 217) [nella traduzione italiana questa affermazione è implicitamente inclusa nella frase: «In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo in itai doshin, senza alcuna distinzione fra di loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita» (SND, 4, 224), n.d.r.]. Alla luce di questo appare chiaro che nella Soka Gakkai scorre questa linfa vitale della fede. Ecco perché dovremmo avere una grande gratitudine per la nostra organizzazione, capire cioè che senza la Soka Gakkai e i suoi tre presidenti, Makiguchi, Toda e Ikeda, eterni esempi di totale dedizione alla propagazione della Legge, il Buddismo di Nichiren non sarebbe mai giunto in Europa e nessuno di noi avrebbe potuto intraprendere il percorso per trasformare la propria vita.
Le parole «sempre esistita» significano contenuta originariamente nella vita umana, ma non è riferibile quindi a tutte quelle capacità che si sviluppano e si acquisiscono nel corso dell’esistenza, come imparare un’arte o una lingua. Quindi, se ogni abilità nella vita richiede una pratica, ancora di più per raggiungere la Buddità in questa esistenza abbiamo bisogno di una pratica costante poiché l’Illuminazione non è una semplice comprensione intellettuale, ma si percepisce in modo chiaro e reale dalla profondità della nostra vita recitando Daimoku. Nel Gohonzon non c’è una divinità trascendente da venerare e adorare. Il Gohonzon non è neanche un’invenzione di Nichiren, la Legge è sempre esistita, Nichiren Daishonin l’ha percepita con la sua vita e con la sua esperienza e gli ha dato una forma concreta iscrivendo l’oggetto di culto per tutta l’umanità, consentendo di illuminarci a questa stessa verità. Quindi possiamo dire che prima viene la convinzione, cioè la fede, poi la saggezza.
Dobbiamo comprendere la differenza tra valori reali e valori fittizi. I valori fittizi sono quelli che possono sparire da un momento all’altro come per esempio la carriera, la ricchezza, la posizione sociale e così via; basare la nostra vita su questi valori può condurci a un punto morto e a un grande senso di frustrazione (pensiamo alla crisi americana del Ventinove, in cui il crollo della borsa di Wall Street portò al suicidio migliaia di persone che si ritrovarono sul lastrico da un momento all’altro). Invece i valori reali sono quelli che nessuno ci può dare, ma nessuno ci può rubare; sono quelli che noi costruiamo ogni giorno della nostra esistenza con impegno e determinazione. La fede è un valore reale (non si può comprare da nessuna parte) che ci portiamo dentro in qualunque parte del mondo andiamo. Nel Gosho Le persecuzioni che colpiscono il Budda si legge: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se vi rilassate anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (SND, 4, 188), e nell’Eredità della legge fondamentale della vita si legge: «Senza l’eredità della fede, sarebbe inutile abbracciare il Sutra del Loto» (SND, 4, 226).
Una forte fede naturalmente alimenta la via della pratica e dello studio che a loro volta alimentano la fede, quindi, per non rilassarsi, è necessario avere un grande ideale: il presidente Toda era solito dire che non c’è niente di peggio di una persona senza ideali. L’ideale che Nichiren Daishonin ci incoraggia sempre a ricercare è quello di diventare persone di valore per kosen-rufu, in questo grande desiderio ci sono tutti i nostri benefici.
Quando sediamo davanti al Gohonzon e recitiamo sinceramente Daimoku dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo facendo il massimo per dare valore alla nostra vita e che in questo modo apparirà chiaramente qual è la nostra missione.
Il presidente Ikeda in proposito ha detto: «Se la nostra fede è debole saremo vinti dalle circostanze, se la nostra fede è forte le circostanze cambiano», cioè le stesse circostanze che erano negative diventano positive; è interessante notare che non dice le tue conoscenze, le tue possibilità economiche ecc., ma parla solo di fede, facendoci capire che con una forte fede si può risolvere qualunque problema e si può superare qualunque tipo di difficoltà.
Già nel 1992 il presidente Ikeda, durante il suo viaggio in Europa, ci incoraggiava a studiare attentamente questo Gosho in modo da poter rispondere a ogni domanda che lo riguarda. Questo ci fa capire che attraverso lo studio approfondito di un singolo Gosho possiamo penetrare tutti gli insegnamenti buddisti.
In questo scritto il Daishonin ci assicura che abbracciando il Gohonzon otterremo sicuramente la Buddità in questa esistenza, quindi la Buddità non è una meta definita, non è un punto di arrivo che si raggiunge dopo un certo numero di anni di pratica, ma è un processo continuo e costante da attuare nella vita quotidiana. Più avanti si legge: «Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo».