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Il potere senza limiti di una preghiera risoluta - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:09

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Il potere senza limiti di una preghiera risoluta

Evelina Ceccarelli, Valentano (VT)

Attraverso una forte preghiera e una profonda promessa al maestro, Evelina è riuscita a sostenere fino in fondo la vita di suo figlio e a trasformare completamente la propria sofferenza che le impediva di vivere felice e a proprio agio

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Ho cominciato a recitare Nam-myoho-renge-kyo a ventiquattro anni perché, nonostante la mia vita fosse apparentemente soddisfacente, sentivo sempre angoscia per il futuro, rabbia e senso di impotenza. Quando mi dissero che la preghiera nel Buddismo non era affidarsi a qualcuno, ma decidere di essere protagonisti della propria vita, sentii che potevo trovare le certezze che cercavo da sempre.

Dopo anni di attività con le giovani donne concentrata a superare la mia dipendenza relazionale, nel 2015 incontrai Angelo. Con lui sentii che avevo superato il problema della dipendenza affettiva e avevo trasformato il mio karma. E decisi che sarebbe stato il padre dei miei figli.
A marzo 2018 rimasi incinta, tuttavia dopo un mese ebbi un distacco della placenta e mi dissero che le speranze erano minime. Io che avevo sempre recitato tanto Daimoku, mi ritrovai a fare a malapena Gongyo. Era tutto un delegare la mia felicità all’esterno. Per fortuna le compagne di fede sono sempre state al mio fianco. Una sera lessi questa frase del Gosho:

«Quando il re leone ruggisce vedendo i cuccioli minacciati da altre fiere o da uccelli da preda, i cento cuccioli prenderanno coraggio e la testa delle altre fiere e uccelli si romperà in sette pezzi. Il Sutra del Loto è come un re leone che regna su tutti gli altri animali» (Il tamburo alla porta del tuono, RSND, 1, 842).

Avevo ritrovato la rotta e iniziai a recitare Daimoku come una leonessa che protegge il suo cucciolo. Mi resi conto che tutto dipendeva dalla solidità della mia fede. Decisi che avrei partorito, proprio come dice il Gosho, “un figlio fortunato”. E così, il 3 dicembre 2018, è nato Valerio, l’amore della mia vita. Gli sono molto grata per avermi fatto sperimentare il potere senza limiti di una preghiera risoluta.
Nei primi quattro mesi era come se tutti i problemi fossero svaniti, era talmente buono che mi permetteva di recitare ore di Daimoku.

Nel frattempo emerse in me una forte sofferenza legata al lavoro. Decisi di farmi aiutare e mi venne riconosciuta una importante depressione post partum. Chiesi un consiglio nella fede e fui incoraggiata a sviluppare un amore incondizionato per me stessa.
Il mio compagno non capiva cosa stessi realmente attraversando, e in realtà non lo capivo nemmeno io. Vivevo la continua angoscia di non essere in grado di proteggere la vita di mio figlio. Intanto Valerio aveva tre anni e ancora non parlava. Iniziai a pregare per trovare la logopedista giusta e me ne consigliarono una. Quando le regalai un libro sul Buddismo mi disse: «Anche io sono buddista e penso sempre a tutti i miei piccoli pazienti quando sono davanti al Gohonzon».
Nel 2022, quando ho compiuto quarant’anni, con gratitudine mi sono domandata cosa potessi fare negli anni a venire per trasformare il mio karma e realizzare kosen-rufu. Così ho iniziato a sfidarmi nello shakubuku e sono riuscita a realizzare più di settanta dialoghi sul Buddismo in due mesi. Grazie a questa azione costante di aprire la mia vita agli altri sono riuscita a trasformare il mio ambiente lavorativo e, dopo molti tentativi falliti, ho ottenuto il trasferimento che avevo tanto desiderato.

Continuava intanto la ricerca di strutture in grado di darci delle risposte rispetto alla situazione di Valerio: nell’arco di tre mesi aveva cominciato a parlare ma ci consigliarono di fare approfondimenti.
Io non ero più quella di prima: le mie debolezze, insicurezze e paure erano tutte illuminate da un potente Daimoku che ricercava in ogni istante la stessa convinzione e forza del maestro. Volevo vedere mio figlio crescere libero e felice.
A settembre 2023 ci hanno chiamato dalla ASL per fare il test del Q.I. ed è emerso un deficit cognitivo, con un Q.I. di 62. La sua intera vita sarebbe stata condizionata da questo… tuttavia, mentre la neuro psichiatra infantile parlava, io tra me pensavo: “Ho il Gohonzon, nessun dubbio condizionerà la mia preghiera!”. Ho sentito che il potenziale di mio figlio, come quello di ogni essere umano, è illimitato.
Insieme al mio compagno non ci siamo arresi e abbiamo deciso di andare più a fondo.

Il 18 novembre 2023, quando ho appreso della morte di Sensei, le mie preoccupazioni personali hanno lasciato spazio al desiderio di ripagare il mio debito di gratitudine nei suoi confronti. Ho accettato di occuparmi dell’attività delle giovani mamme a livello di territorio e ho cercato un centro vicino casa dove Valerio potesse essere seguito con cura. Lì ci hanno proposto di ripetere il test.
Nel frattempo, mi sono lanciata nella sfida di realizzare gli obiettivi del corso nazionale donne, tra cui realizzare dieci dialoghi basati sul Buddismo. Ogni mattina davanti al Gohonzon decidevo di incontrare nuove persone da incoraggiare, determinando che la qualità della nostra vita non sarebbe stata condizionata dal risultato di un test!
Tornata dal corso donne con un meraviglioso stato vitale, sono stata convocata per l’esito del test e le psicologhe ci hanno spiegato che il precedente risultato era totalmente sbagliato perché il Q.I. di Valerio aveva dato come risultato 102: oltre ogni aspettativa! Addirittura, stavano riportando la storia di Valerio nei vari seminari in Italia, come caso di mala sanità.
Ci hanno spiegato che le difficoltà di Valerio erano legate alla mia depressione, che lui si era fatto carico della mia sofferenza e questo gli impediva di spiccare il volo. Stranamente non ho sentito sensi di colpa, anzi ho riconosciuto che, nelle condizioni che vivevo, avevo davvero fatto l’impossibile per occuparmi di Valerio. Allo stesso tempo, però, da quel giorno è cominciata per me una nuova esperienza. Ho deciso di trasformare radicalmente la mia sofferenza incoraggiata da queste parole di Sensei:

«”Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?”. Qualsiasi ostacolo o sfida dobbiate affrontare nella vita, recitate Daimoku vigorosamente, fino a quando la situazione non si è completamente trasformata. Il Daimoku è il ruggito del leone. È il mezzo fondamentale per vincere su tutte le funzioni negative e sradicare il male» (NR, 386)

Se oggi ripenso alla mia depressione sento gratitudine perché mi ha permesso di vedere la rabbia con cui ero cresciuta e ritrovare il desiderio di abbracciare le persone senza mettere un muro. All’imposizione che chiude la vita oggi scelgo la condivisione che arricchisce, scelgo il dialogo che apre il cuore, scelgo la gratitudine. Tutto questo lo devo al Gohonzon e al mio maestro, le uniche certezze della mia vita, quelle che cercavo quando ho cominciato a praticare.
Ora, mentre avanziamo verso il 2030, voglio continuare a sperimentare il potere della preghiera perché, come afferma la signora Kaneko:

«Io non sono né forte né saggia, ma mio marito e io preghiamo insieme e crediamo fortemente nel potere della fede, una cosa che continuo a imparare da lui. Se preghiamo sinceramente e con tutto il cuore, le porte si aprono senza dubbio. La preghiera, questo sì, rientra nei miei poteri» (La forza del sorriso,Esperia, pag. 71)

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